Emidio Agostinoni
Figlio di un impiegato delle ferrovie e di una casalinga, Emidio Agostinoni (conosciuto anche come Agostinone) nasce a Montesilvano il 13 maggio del 1879. La sua è un'infanzia semplice, fatta di piccole cose e di amore per lo studio e l'applicazione.Diventa maestro elementare, un lavoro che per lui è soprattutto espressione della passione per la pedagogia, che non lo abbandonerà mai.
Come pure è vivo in lui l'interesse per l'impegno civile e politico.
A venticinque anni si iscrive al partito socialista prendendo posto fra i riformisti e mantenendosi in contatto con le altre formazioni dell'estrema sinistra.
Nel marzo del 1911 partecipa alla fondazione del periodico milanese “La cultura popolare”, organo dell'Unione italiana dell'educazione popolare, di cui diventa condirettore. Collabora poi con altri giornali, tra cui “La difesa delle lavoratrici”, uscito a Milano nel 1912, e “La critica sociale”.
Come giornalista, ma anche come fotografo, lavora per il quotidiano l'Avanti e per diversi periodici tra i quali L'illustrazione italiana, La lettura, Il secolo XIX, Critica sociale, Nuova antologia.
Al centro dei suoi interessi ci sono soprattutto i problemi della scuola e dell'istruzione, la lotta all'analfabetismo e l'emancipazione delle classi lavoratrici. Le sue sono vere e proprie indagini che diventano articoli e servizi fotografici sulla condizione dei contadini e dei pastori.
Tra i suoi lavori, il volume di legislazione scolastica redatto nel 1906 con Enrico Giuria.
Ma Agostinoni realizza anche pubblicazioni riguardanti il territorio, il paesaggio e i monumenti d'Abruzzo: libri editi dalla casa editrice Istituto d'arti grafiche di Bergamo, per la quale il giornalista cura anche l'apparato iconografico.
Tra le sue opere, “Dalla terra d'Abruzzo, otto lettere al giornale Lombardia di Milano”, del 1905.
E poi ancora, “Il Fucino”, nel 1908, di cui cura anche la parte fotografica.
L'amore per la sua terra d'origine appare in ogni suo scritto, come “Altipiani d'Abruzzo”, e “Maioliche e maiolicari d'Abruzzo”.
Una vita piena, quella di Agostinoni. Dopo i prolifici anni milanesi, si trasferisce a Roma dove va a dirigere il Consorzio per le biblioteche popolari e l'Istituto nazionale Minerva, accompagnando l'azione di propaganda di Ettore Fabietti, a capo del consorzio presieduto da Filippo Turati.
La biblioteca popolare è il modello di biblioteca pubblica dedicata alla formazione culturale del popolo, che si afferma in Italia dopo l'Unità, e negli Stati Uniti agli inizi del Settecento.
L'esperienza lo pervade e lo spinge ancora di più all'azione politica.
Viene eletto alla Camera nella lista socialista nel 1919 nel collegio di Teramo, e nel 1921 in quello dell'Aquila.
Interviene nelle discussioni su problemi di scuola e di cultura per il popolo, anche in qualità di membro della commissione Industria e Belle arti.
Diventa segretario alla presidenza della Camera.
Rimane sempre legato all’ala riformista del socialismo italiano, e manifesta la propria opposizione al fascismo sulle questioni della pubblica istruzione.
Per lui, l'avvento del fascismo segna la fine di ogni attività
pubblica e giornalistica. Agostinoni si ritira a vita privata nella sua casa di Montesilvano.
E' lì che muore il 28 settembre del 1933, nella città che gli ha dato i natali e che per lui è sempre rimasta un approdo sicuro.
Da appena otto anni è stata completata e inaugurata la linea
ferroviaria Sulmona-Isernia e Emidio Agostinoni in viaggio per l’Abruzzo
sale da Sulmona a Roccaraso con il treno.
E’ il primo pezzo del brano che prosegue poi con il racconto
della terra di Roccaraso, tratto dall’opuscolo “Dalla terra d’Abruzzo –
otto lettere al giornale Lombardia di Milano” della Casa editrice
Sandron.
Roccaraso, agosto1905
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