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sabato 11 giugno 2016

Pino Aversa,il medico anarchico

Pino Aversa,il medico anarchico
di Francesco Cirillo
Mi è molto difficile parlare di Pino dopo la sua dipar-
tita.
Anche l’uso di un altro termine mi infastidisce.
Preferisco pensare che Pino sia andato da un'altra
parte. Che abbia litigato con la sua famiglia, i suoi
amici e compagni, i suoi pazienti, e sia partito per
un lungo viaggio senza dire a nessuno dove sia
questo posto.
Scherzando con Pino, negli ultimi mesi, mentre lui,
quale un maestro zen, costruiva nella sua falegna-
meria sotto casa tavolini, porta lampade ,porta pipe,
e oggetti in legno vari, seguendo la sua passione
hobbistica, dicevamo che dovevamo andarcene
nell’ultimo paese del mondo, e che saremmo stati
meglio che in Calabria.
Pensavamo al Bourkina Faso. Pino in verità pensa-
va di andarsene davvero , seguendo un'altra sua
passione, che era la sua terra a Simbario, vicino a
Serra san Bruno.
Qui aveva piantato, meli, noci, ciliegie, e non vedeva l’ora , appena aveva tempo e spa-
zio, a portarci amici e compagni, ai quali orgoglioso faceva fare il giro della terra,
mostrando gli innesti fatti, le nuove piantumazioni, i nuovi progetti di trasformare quel pic-
colo pezzo di terra in un giardino protetto biologico.
Nel suo ultimo viaggio verso il cimitero, a Simbario, è qui che il feretro si è fermato per
un ora. Sono stato, insieme a tutti gli altri compagni e amici, a rompergli le scatole per
trent’anni.
Chi lo conosceva ricorda bene che poteva telefonargli in qualsiasi momento, o andare a
casa sua a qualsiasi ora. Faceva quello che dovrebbero fare tutti quelli che hanno scel-
to di fare questa professione delicata,difficile. Pino sapeva mettere insieme la medicina
ufficiale che svolgeva a Grisolia , con quella omeopatica, con le tecniche dell’agopuntu-
ra. Sapeva rispettare le culture diverse, le conoscenze degli altri, senza imporre nulla dal-
l’alto di uno scranno.
Era troppo modesto, troppo umile , troppo disponibile, con tutti, che spesso ne approfit-
tavano, ne approfittavamo.
Ma al suo primo posto, dopo la sua famiglia, la sua compagna Mara, i suoi figli Nora e
Dario, venivamo noi amici e compagni.
Nel ricordo di tanti suoi amici e conoscenti sfugge quest’aspetto basilare della sua vita.
La sua cultura profondamente anarchica che gli concedeva quello spirito libero, quella
sua voglia di far stare bene a tutti i costi tutti coloro che gli stavano attorno, spesso non
pensando a se stesso.
Con queste idee, abbiamo girato insieme tutta la Calabria ad inseguire, discariche, ince-
neritori,strade che tagliavano alberi,porti ed ecomostri. Pino anche nella sua malattia
continuava a girare. Stanco, aveva bisogno di sedersi, ma voleva esserci. E’ venuto a
Cosenza, un mese fa per la conferenza del giornalista Lannes sulle navi dei veleni, è
venuto a Diamante alla conferenza del Forum Ambientalista contro la costruzione del
mega porto, ha costruito l’associazione Medici per l’Ambiente con una conferenza nella
sala comunale del comune. E voleva ancora fare tante cose mentre era cosciente del suo
male. Lo rendeva quasi pubblico dicendoci, senza dirlo esplicitamente , che la vita va vis-
suta, va lottata e non accettata per come ce l’hanno fatta trovare.
L’insegnamento di Pino sta tutto in questo modo di vivere e lo ringraziamo tutti per aver-
ci indicato la strada da seguire. L’unica strada.
Giugno 2010
 

Non è per nulla facile descrivere Pino Aversa.
Lo è ancora di meno farlo nel
dolore
della
Perdita.
Tuttavia,vorrei tentare ugual-
mente di esprimere la gratitudi-
ne che provano per lui coloro
che hanno avuto il privilegio,il
dono di essere suoi pazienti.
E che si sentono defraudati di
un bene prezioso.
Il bene più prezioso. La sicu-
rezza sulla salute dei nostri
figli. Oggi,ci sentiamo tutti più
precari,più esposti alle intem-
perie del tempo.
Come se fossimo senza prote-
zione. Come se ci avessero
sottratto l’antidoto al più potente dei veleni,perché colui
che aveva trasformato la sua esistenza in una battaglia
incessante contro la malattia altrui,alla fine,è stato
costretto ad arrendersi al suo nemico,che lo ha colpi-
to,nel suo corpo.
Come se la malattia fosse riuscita a prendersi una rivin-
cita su uno dei suoi più temibili e infaticabili avversari.
Noi,a casa,lo chiamavamo affettuosamente “
il Mago”
e
glie lo avevamo anche detto.
Ci aveva sorriso su,perché ridere spesso, e di cuore, era
una delle sue tante doti. Ma il Mago,perché?
Perché la sua competenza professionale,la sua scienza
era tale che le sue diagnosi ,sempre azzeccate, a
volte,sembravano miracolose,come se possedesse un
talento,un fiuto speciale che non aveva bisogno del sup-
porto di tac,ecografie e risonanze magnetiche.
Pino ti visitava,con scrupolo,con serietà,a lungo,poi ti
diceva,con sicurezza,di cosa si trattava.
E quella sua sicurezza ti rassicurava,ti avvolgeva come
un alone protettivo,ti faceva sentire al riparo da ogni
imprevisto. A mio figlio,ad esempio, che,per frequenti e
dolorosissimi mal di testa,veniva curato per
sinusite,anche a seguito di una visita specialistica in uno
dei migliori, e più conosciuti,Ospedali di Italia, Pino dia-
gnosticò,invece,un disturbo epatico.
E’ stata sufficiente una cura, e soprattutto una alimenta-
zione corretta,per veder recuperata la qualità della vita
di un bambino.
Oggetto di conversazione ,tra noi,era anche il
“fluido”
che pensavamo possedesse nelle mani,perché ogni
dolore spariva,senza neppure il ricorso a medicinali,se
Pino
“ti rimetteva a posto
”,talvolta anche grazie all’ago-
puntura, là dove ,all’improvviso,la sofferenza ti aveva
teso una trappola. Pino sapeva sempre di cosa si tratta-
va.
Sapeva sempre cosa si doveva fare. Per questo era
diventato uno dei pilastri della mia vita. Una delle colon-
ne portanti della mia esistenza. Qualcuno su cui potevi
sempre contare. L’ultima volta che l’ho visto,senza che
l’insidia del suo male fosse venuto allo scoperto,è stato
qualche giorno prima della sua vacanza estiva. Mi disse
che sarebbe rimasto via,per tutto il mese di Agosto. Un
po’ scherzando, gli ho risposto “ Tu non puoi allontanar-
ti per un tempo così lungo. E se,nel frattempo,ci succe-
de qualcosa?” Mi aspettavo il solito sorriso. E,invece,un’
ombra repentina,calata sul suo volto, e nei suoi pensie-
ri,lo aveva reso stranamente serio “ Anche io ho bisogno
di riposare”. Dopo tutto quello che è accaduto,mi dico
che le nostre parole contengono profezie che,solo i gior-
ni che verranno,potranno svelare,in tutta la loro eviden-
za. Mio marito,infatti,il sedici Agosto ha avuto un infarto
e,senza Pino,mi sono sentita persa,in balia degli eventi.
Contavo i giorni,le ore che ci separavano dal suo rientro.
Nello stesso tempo, Pino,dalla sua vacanza,non è mai
veramente ritornato,perché costretto a un riposo che
non aveva previsto,per malattia...Agli inizi di
Settembre,infatti,
è
partito
per
degli
accertamenti...Sono iniziati,anche per me,così,i giorni
della Grande Paura “
Cosa starà succedendo al mio
medico?...
” Poi,l’ansia era diventata così forte che mi
sono
fatta
coraggio
e
l’ho
chiamato...La
Verità....Cruda...Il timore che diventa certezza...La sua
fragilità umana...I ruoli che si erano invertiti....Io,nel
tentativo impacciato di chiedergli di non mollare,perché
il mio medico non poteva ammalarsi,altrimenti,chi si
sarebbe preso cura di me ?...il sorriso che,nonostante
tutto,sono riuscita a strappargli per il mio benevolo egoi-
smo,perché a uno che amava la vita come lui, ridere
veniva naturale...Da quel momento l’ho visto e sentito
poche volte. Pensavo che avesse bisogno di riposa-
re...che più a lungo avesse riposato,più presto sarebbe
guarito...
Come se si trattasse davvero solo di una vacanza for-
zata,dalla quale ritornare,perché non era ancora una
vacanza dalla Vita... Pino,nonostante il suo stato di
salute, mi aveva comunque detto che potevo sempre
contare su di lui,che voleva continuare ad essere il mio
medico e che, se proprio lo avessi cercato in un giorno
in cui non si sentiva in forma, mi avrebbe solo chiesto di
rinviare...Pino Aversa,infatti, del medico,non aveva solo
la scienza,bensì anche la coscienza...
Negli anni in cui è stato il mio medico era sempre dis-
ponibile,a qualsiasi ora ,in qualsiasi momento. Andare
nel suo studio era come andare in un luogo piacevo-
le,perché c’era sempre il tempo per una conversazione
“sui fatti del giorno”
.
Anche i miei figli,sin da piccoli,non avevano mai paura di
andare da Pino,perché sapeva come prenderli,per non
far apparire, il luogo del suo lavoro, come il luogo degli
orrori.. Una mattina in cui stava per scendere in spiag-
gia,pur conoscendo il mio disturbo,una tendinite per la
quale ero già in cura,ma sapendo anche che spesso
avevo bisogno solo che mi tranquillizzasse ,mi disse “
sto facendo colazione...se ti sbrighi,faccio in tempo a
visitarti...”
Pino era un medico così...Un medico di famiglia,nel
senso che ti entrava nel cuore,che diventava uno di
casa,un
parente,uno
da
amare
profondamente...(Dio,come ci mancherà ciò che ci hai
ingiustamente tolto!!)...
Generoso fino in fondo,ha continuato a visitare,anche
fino a una settimana prima di morire.
Ci sono andata anche io...alla ricerca della sua
magia...della sua ultima magia ...Mi ha prescritto un
esame per confermare la sua ipotesi e mi ha chiesto di
ritornare. Ne ero felice.
Così potevo rivederlo. Anche perché c’era una cosa che
non ero riuscita a digli. Volevo parlargli della morte.
Volevo dirgli che cosa è la morte,dal mio punto di
vista,così diverso dal suo. Volevo farlo con discrezione.
Partendo dalla mia malattia e non dalla sua. Ma pur-
troppo non ho fatto in tempo...è stata l’ultima volta che
l’ho abbracciato.... Le sue ultime parole,però, non sono
state per me.
Sulla soglia dello studio,infatti,smagrito da non dirsi,che
gli restavano di suo solo la voce e i grandi occhi profon-
di, si è rivolto a mio marito, con affettuosa sollecitudine
“ Riguardati,mi raccomando,abbi cura di te”. Medico
generoso e altruista ,come un amico,fino all’ultimo.
A un passo dal suo Addio alla vita,del quale era consa-
pevole ,la sua preoccupazione restava per il suo prossi-
mo. Pino Aversa aveva scelto di fare il medico,perché
non c’era nient’altro di meglio per manifestare il suo
amore profondo per la vita,che rispettava,come presen-
za ,in ogni corpo umano,in ogni angolo della natura e
del cosmo e aveva scelto di farlo per le persone norma-
li,comuni,come me .Lui che ,bravo come era,avrebbe
potuto ,se solo avesse voluto,scalare le vette della pro-
fessione ad ogni livello,aveva provato gusto a prendersi
cura,ma cura davvero,delle persone che usufruiscono
del servizio pubblico.
La sua coerenza “ideologica” nello stile di vita era estre-
ma,anche nell’essere tra i pochi che non ha mai usato la
professione per fini politici.
Coerente fino al punto di andarsene senza un funerale
religioso,solo perché non era credente e certe cose si
fanno quando hai fede,anche perché le rispetti.
Eppure io, cattolica integralista,avevo ipotizzato di affi-
dare proprio a lui, oltre che a mio marito,in un eventua-
le testamento biologico, la scelta di decidere per me.
Perché nessuno più di lui avrebbe saputo farlo in scien-
za e coscienza. Lottando ,fino alla fine,per far vincere la
vita, e anche riuscendo a capire fino a che punto poteva
ancora trattarsi di vita. Di Pino,io mi fidavo. Anche del
fatto che avrebbe ragionato,non per ideologia,ma da
medico ......Oggi, che conosco il luogo dove è stato
sepolto,penso che luogo migliore, per rasserenare i suoi
pensieri in affanno, non potesse essere scelto...un pic-
colo paesino di montagna,dove era nata sua
madre,nelle serre catanzaresi,dove ancora gli uccelli si
sentono cantare e anche lo stormire degli alberi nel
vento... dove nel bosco può darsi si possano indagare i
misteri della natura e contemplare nel cielo i segreti del-
l’universo...tutto è accaduto,con lentezza e con sempli-
cità, in una splendido pomeriggio domenicale,di sole e
di primavera,che ha reso ancor più triste il contrasto tra
la festa della vita e il trionfo della morte...chi delle due
avrà prevalso?..
.L’unica certezza è che Riposa in Pace... Ma io, che vivo
ancora il Tempo delle inquietudini, c’è una domanda che
vorrei fargli e una promessa che vorrei strappargli :
.Ora che sei passato dall’altra parte del fiume,dimmi,hai
trovato qualcosa,o qualcuno, sull’altra riva? Perché
sarei felice ,e lo saresti anche tu,di sapere che solo su
una cosa ti eri sbagliato. Solo su una, avevi preso una
proverbiale cantonata. Di certo,comunque,se un’altra
vita c’è, avrai già ottenuto il permesso di accedervi,per
meriti acquisiti sul campo. Se penso,infatti,alle virtù eroi-
che di un cristiano,al servizio della Vita degli altri,senza
ricercare per sé gloria e ricchezze,non riesco ad imma-
ginare un testimone più credibile. E se qualcosa ,o qual-
cuno hai incontrato,oltre la riva,promettimi che troverai il
modo di tenermi informata , perché,come al solito,della
tua risposta,senza tentennamenti,continuerò a fidarmi.
Ci Crederò. Ma soprattutto vedi di fare il possibile per
continuare a comunicare con noi,i tuoi pazienti,perché tu
non puoi allontanarti per un tempo così lungo. E se,nel
frattempo, ci succede qualcosa?”
Grazie Pino,per come ti sei donato...
Nel tuo Riposo,mentre io coltiverò la speranza di rive-
derti,tu non dimenticarci...
Pino Aversa, MEDICO in Scienza e Coscienza
di Stella Fabiani

 
 

Pino Aversa

È deceduto venerdì 7 maggio 2010, il nostro compagno Pino Aversa.
Ci mancherà il suo sguardo critico e attento sulla realtà calabrese, i suoi contributi altrettanto critici negli incontri fra anarchici e libertari calabresi.
Ci mancherà la sua disponibilità, la sua generosità, i suoi consigli di medico omeopata e la passionalità che ci metteva nell’esercizio della sua professione.
Ci mancherà il suo contributo nelle battaglie contro le nocività che non è venuto mai meno, neanche in questi ultimi mesi tormentati dalla grave malattia che lo aveva colpito.
Ma ci mancherà soprattutto il non averlo più accanto nei nostri momenti di convivialità fra compagni, nei nostri incontri, nelle nostre iniziative di anarchici e libertari calabresi, nelle lotte sociali per un mondo di libere ed uguali.
Un forte e grande abbraccio alla sua compagna Mara ed ai suoi figli Dario e Nora.
L’ultimo saluto è avvenuto domenica nella sua casa a Cirella, per poi proseguire per Serra San Bruno, suo paese natio.
Ciao Pino.

I compagni
anarchici e libertari calabresi

I compagni del collettivo redazionale si stringono intorno a Mara, Dario e Nora, e a tutti i compagni calabresi.

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