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lunedì 14 agosto 2023

ANARCHY AND ANARCHIST 8

 

A N A R C H Y AND A N A R C H I S T

Abdelemoune est un militant anarchiste à Alger dans les années 1950, membre du Mouvement libertaire nord-africain.

Bibliographie et sources


 

 

Paul Auguste Marie Adam2, nato il 7 dicembre 1862 a Parigi dove morì il 1 gennaio 19203, è stato uno scrittore e critico d'arte francese.

Biographie

Proveniente da una famiglia di industriali e soldati dell'Artois, figlio di un direttore delle poste sotto il Secondo Impero, Paul Adam completò gli studi secondari al Lycée Henri-IV di Parigi prima di intraprendere la carriera letteraria già nel 1884.

Collaborò con La Revue Indépendante prima di pubblicare in Belgio il suo primo romanzo, Soft Chair (1885), che fu accusato di immoralità, suscitò scandalo e valse al giovane autore una pena sospesa di quindici giorni di carcere e una pesante multa.

Abbandonato il naturalismo, Paul Adam si è rivolto al simbolismo. Collabora con varie riviste legate a questo movimento, anima Le Symboliste e La Vogue e fonda con Paul Ajalbert Le Carcan. Nel 1886 collaborò con Jean Moréas a Le Thé chez Miranda e Les Demoiselles Goubert e pubblicò un romanzo intimo, Self. La sua notorietà fu stabilita con il romanzo Essere (1888). Nello stesso anno, sotto lo pseudonimo di Jacques Plowert – nome di un personaggio di Les Demoiselles de Goubert – scrive con Félix Fénéon un Piccolo Glossario per servire l'intelligenza di autori decadenti e simbolisti che diventeranno un modello di preziosità decadente.

Nel 1889 si presentò alla deputazione di Nancy, insieme a Maurice Barrès, sotto l'etichetta boulangista e fu picchiato. Ma in seguito si è dissociato da Barrès essendo Dreyfusard.   

Nel 1892 pronunciò il suo famoso Éloge de Ravachol: "Di tutti gli atti di Ravachol, ce n'è forse uno più simbolico di tutti gli altri. Aprendo la tomba di quella vecchia e tastando scopre tra le mani appiccicose del cadavere un gioiello capace di salvare per mesi dalla fame una famiglia di miserabili, questo dimostra la vergogna di una società che adorna sontuosamente le sue carogne, mentre, per uno solo un anno, 91.000 persone muoiono di fame tra i confini del ricco paese della Francia, senza che nessuno ci pensi, tranne lui e noi. »

Paul Adam è anche vicino all'ambiente occultista della Belle Époque e il suo lavoro ne è intriso. Così, per conoscere il destino dei suoi personaggi man mano che arrivavano a perseguitare la sua immaginazione, Paul Adam "pescava le carte" per loro. Era davvero un eccellente indovino. Ecco un estratto dalla lettera che scrisse al suo amico Victor-Emile Michelet nel giugno 1919:

“(…) Sì, i Tarocchi mi hanno ispirato ogni giorno, suggerito molti miei tentativi. Devo all'Eremita, al Bateleur, alla Gran Sacerdotessa, secondo le loro posture in mezzo ai loro pari, nella figura del pentagramma, mille intuizioni. E sono loro grato soprattutto per avermi elargito una forza dalla quale sarete stati sedotti fino a scrivere queste pagine, per le quali rimango docile discepolo avendo ricevuto la più alta ricompensa per il suo zelo, quella della vostra approvazione . »

Fu uno dei testimoni di Jean Lorrain durante il suo duello, a Meudon, con Marcel Proust il 6 febbraio 1897. Rimasero amici. Al funerale di Lorrain, nel 1906, le corde della bara furono tenute da Paul Adam e dal pittore Antonio de La Gandara.

Nel 1904 fu co-presidente, con Auguste Rodin e Vincent d'Indy, dell'Unione Internazionale delle Belle Arti, delle Lettere, delle Scienze e dell'Industria (Parigi), il cui organo ufficiale era la rivista mensile Les Tendances nouvelles diretta da Alexis Mérodack -Jeaneau fino al 1914. Nel 1905 l'Accademia di Francia gli conferì il premio Alfred-Née.

Nel 1906 fu vicepresidente della neonata Accademia dello sport; poi, in Vues d'Amérique, Paul Adam riassume il suo approccio all'arte: “L'arte è l'opera di inscrivere un dogma in un simbolo”. Sostenitore del generale Boulanger, fu attivo nei movimenti nazionalisti e tradizionalisti e, durante la prima guerra mondiale, visitò le truppe per sostenerne il morale e fondò la Lega intellettuale della Fraternità latina. Contemporaneamente pubblicò numerose opere: saggi, romanzi, racconti, diari di viaggio, tra i quali si possono citare i romanzi del suo ciclo napoleonico: La Force (1899), L'Enfant d'Austerlitz (1901), Au soleil de July (1903), così come La Ruse (1903) e Stéphanie (1913), un curioso appello a favore dei matrimoni combinati rispetto ai matrimoni d'amore. La guida Paris-Parisien, che lo considerava nel 1899 una "notorietà delle lettere", notava che aveva "concezioni ardite" alle quali dava una "forma molto ardita". Remy de Gourmont ha detto di lui:

“Ho pensato a Balzac - M. Paul Adam sarà lusingato, spero - leggendo, nella biografia dell'autore di La Ruse, l'elenco delle sue opere che è stato appena dato. C'è davvero qualcosa di balzaciano nella fecondità di questo giovane romanziere che, in diciassette anni di lavoro, ci avrà regalato trentacinque volumi, e spesso volumi enormi, che valgono due o tre per la loro compattezza. Qual è il suo metodo di lavoro, non lo ignoro del tutto; è più ragionevole di quello di Balzac e, di conseguenza, durerà senza dubbio più a lungo. » 

Hommage

Un monumento in suo onore, scolpito da Paul Landowski, è stato eretto contro il muro del Palais de Chaillot, all'incrocio tra Avenue du President-Wilson e Avenue Albert-de-Mun.

 In suo omaggio, rue Paul-Adam a Reims celebra la sua azione a favore della città martire, così come avenue Paul-Adam nel 17° arrondissement di Parigi.

 La sua tomba, installata nella settima divisione del vecchio cimitero di Boulogne Billancourt (Hauts-de-Seine), comprende una bella Pietà in bassorilievo di Paul Landowski.

Œuvres

  • Chair molle, Auguste Brancart, Bruxelles, 1885.
  • Soi, Tresse et Stock, Paris, 1886.
  • Le Thé chez Miranda (avec Jean Moréas), Tresse et Stock, Paris, 1886.
  • Les Demoiselles Goubert, Mœurs de Paris (avec Jean Moréas), Tresse et Stock, Paris, 1886.
  • La Glèbe, Tresse et Stock, Paris, 1887.
  • Trilogie Les Volontés merveilleuses :
    • Être, Librairie Henry du parc, Paris, 1888 ; Librairie illustrée, Paris, 1891 (réimprimé avec le remaniement minimal sous le titre Les Feux du Sabbat, Bibliothèque des auteurs modernes, 1907)
    • L'Essence de soleil, Tresse et Stock, Paris, 1890 (réimprimé avec le remaniement minimal sous le titre Les Puissances et l'Amour, Albert Méricant, 1908).
    • En décor, Albert Savine, Paris, 1891 (réimprimé avec suppression de quatre derniers chapitres intitulés Finale mystique sous le titre Jeunesse et Amours de Manuel Héricourt, Albert Méricant, 1913).
  • Trilogie L'Époque :
    • Le Vice filial, Ernest Kolb, Paris, 1891.
    • Robes rouges, E. Kolb, Paris, 1891.
    • Les Cœurs utiles, E. Kolb, Paris, 1892.
  • L'Automne : drame en trois actes, co-écrit avec Gabriel Mourey, E. Kolb, Paris, 1893. Interdit par la censure le .
  • Le Conte futur, Librairie de l'Art indépendant, Paris, 1893.
  • Critique des mœurs, E. Kolb, Paris, 1893.
  • Les Images sentimentales, Paul Ollendorff, Paris, 1893.
  • Princesses byzantines, Firmin-Didot, Paris, 1893.
  • La Parade amoureuse, P. Ollendorff, Paris, 1894.
  • Le Mystère des foules, en 2 tomes, P. Ollendorff, Paris, 1895.
  • Les Cœurs nouveaux, P. Ollendorff, Paris, 1896.
  • Le Cuivre, co-écrit avec André Picard, P. Ollendorff, Paris, 1896 (adaptation des Cœurs utiles représentée au Vaudeville).
  • La Force du mal, A. Colin, Paris, 1896.
  • L'Année de Clarisse, P. Ollendorff, Paris, 1897 (illustr. de Gaston Darbour).
  • La Bataille d'Uhde, P. Ollendorff, Paris, 1897 (illustr. de Gaston Darbour).
  • Lettres de Malaisie, La Revue Blanche, Paris, 1898 (réimprimé sous le titre La Cité prochaine, Bibliothèque des auteurs modernes, Paris, 1905) ; réédition Séguier, « Bibliothèque Décadente », 1996 (ISBN 2-84049-100-1)
  • Les Tentatives passionnées, P. Ollendorff, Paris, 1898 (illustr. de Gaston Darbour).
  • Le Vice filial, Paris, Librairie Borel, 1898, illustré par Jan Dědina.
  • Le Triomphe des Médiocres, P. Ollendorff, Paris, 1898.
  • Tétralogie Le Temps et la Vie, épopée de la famille Héricourt :
    • La Force, P. Ollendorff, Paris, 1899.
    • L'Enfant d'Austerlitz, P. Ollendorff, Paris, 1901.
    • La Ruse, 1827-1828, P. Ollendorff, Paris, 1903.
    • Au soleil de juillet, 1829-1830, P. Ollendorff, Paris, 1903.
  • Basile et Sophia, Société d'éditions littéraires et artistiques, Paris, 1900, illustré par Clémentine-Hélène Dufau.
  • Le Troupeau de Clarisse, P. Ollendorff, Paris, 1904.
  • Le Serpent noir, P. Ollendorff, Paris, 1905.
  • Combats, P. Ollendorff, Paris 1905.
  • Vues d'Amérique, P. Ollendorff, Paris, 1906.
  • Les Lions, P. Ollendorff, Paris, 1906.
  • Irène et les eunuques, P. Ollendorff, Paris, 1907.
  • Clarisse et l'homme heureux, J. Bosc & Cie, Paris, 1907.
  • La Morale de l'Amour, Albert Méricant, Paris. 1907.
  • La Morale de Paris, Ambert, Paris, 1907.
  • Le Nouveau Catéchisme, Edward Sansot, Paris, 1907.
  • Le Taureau de Mithra, E. Sansot, Paris, 1907.
  • La Morale des Sports, la Librairie mondiale, Paris, 1907.
  • L’Icône et le Croissant, Librairie des publications modernes, Paris, 1908.
  • Les Impérialismes et la morale des peuples, Boivin & Cie, Paris, 1908.
  • Le Rail du Sauveur, Librairie des Annales, Paris, 1908.
  • La Morale de la France, Librairie moderne Maurice Bauche, Paris, 1908.
  • La Morale de l'Éducation, Ernest Flammarion, Paris, 1908
  • Les Disciplines de la France, Vuibert et Nony, Paris, 1908.
  • Dix ans d'art français : Orné de reproductions d'oeuvres d'art d'après les Maîtres, Albert Méricant, Paris, 1909.
  • Le Malaise du monde latin, R. Roger et F. Chernoviz, Paris, 1910.
  • Le Trust, A. Fayard, Paris, 1910.
  • Contre l’Aigle, contre nous, H. Falque, Paris, 1910.
  • La Ville inconnue, P. Ollendorff, Paris, 1911.
  • Stéphanie, Fasquelle-Charpentier, Paris, 1913.
  • Les Visages du Brésil, Laffitte, Paris, 1913.
  • Le Serpent noir, Pour Les Cent bibliophiles, Paris, 1913, aux-fortes et pointes-sèches en couleurs de Malo-Renault.
  • La Victoire de la vie, pensées choisies et précédées d'une introduction par Jean Héritier, E. Sansot, Paris, 1913.
  • La Guerre 1914-1920 :
    • Dans l'air qui tremble, Georges Crès & Cie, Paris, 1916.
    • Lettres de l'Empreur, G. Crès & Cie, Paris, 1916.
    • L'Effort portugais, Bloud et Gay, Paris, 1916.
    • La Terre qui tonne France - Italie, Librairie Chapelot, Paris, 1917.
    • La Littérature et la Guerre, G. Crès & Cie, Paris, 1917
    • Reims dévastée, Librairie Félix Alcan, Paris, 1920.
  • Le Brésil, Bloud et Gay, Paris, 1918.
  • Le Lion d'Arras, E. Flammarion, 1920 (ajout tardif à la série Le Temps et la Vie)
  • Publications posthumes :
    • Le Seuil de la vie, Flammarion, Paris, 1921.
    • Notre Carthage, Eugène Fasquelle, 1922, préface du général Charles Mangin.
    • Le Culte d'Icare, E. Flammarion, 1923, roman inachevé, ajout tardif à la série Le Temps et la Vie.
    • Mademoiselle Dhamelincourt (Illustr. d'après les aquarelles de Dutriac), Arthème Fayard et Cie, Paris, 1923.
    • Dieu, La Phalange, 1924, préfacée par Jean Royère.

Théâtre

  • Les Byzantines, 1906, non représenté.
  • Les Mouettes, créées à la Comédie-Française le (non représentées).

Portrait de Paul Adam par Félix Vallotton paru dans Le Livre des masques de Remy de Gourmont (1896).

Félix Vallotton Bibliothèque nationale de France
 
French writer Paul Adam (1862-1920).
 Agence de presse Meurisse Bibliothèque nationale de France   1913

couverture du livre "Basile et Sophia" de Paul Adam
Clémentine-Hélène Dufau 
 

Illustration de Paul Adam. Titre : Album Mariani : portraits, biographies, autographes / [par A. Mariani] Auteur : Mariani, Angelo (1838-1914) Éditeur : Librairie Henri Floury (Paris) Date d'édition : 1897 Contributeur : Uzanne, Joseph (1850-1937). Annotateur Contributeur : Lalauze, Adolphe (1838-1906). Illustrateur Sujet : Célébrités -- Biographies -- Dictionnaires Sujet : Célébrités -- Portraits Sujet : Biographies -- Anecdotes Type : monographie imprimée Langue : Français Format : 1 vol. (270 p.) : gravures ; 28 cm Format : application/pdf Droits : domaine public Identifiant : ark:/12148/bpt6k299357b Source : Bibliothèque nationale de France Relation : http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb31515047f Provenance : bnf.fr Date de mise en ligne : 15/10/2007

Date de création : 1 janvier 1897

Monument à Paul Adam, au Trocadéro (jardins), le long de l'avenue du président-Wilson (Paris, 16e). Inscription : L'art est l’œuvre d'inscrire un dogme dans un symbole.

Paul Adam en 1906.

La Vie au grand airLa Vie au grand air, 1er juin 1906, p.420-421

Sépulture de P. Adam au cimetière ancien de Boulogne-Billancourt.

Ederolland EdRTravail personnel
 
Détail de la sépulture. 
Ederolland EdRTravail personnel

Jean Ajalbert, nato il 10 giugno 1863 a Clichy (Seine)1 e morto il 14 gennaio 1947 a Cahors (Lot), è stato critico d'arte, avvocato e scrittore naturalista, prima simpatizzante anarchico poi collaborazionista francese.

Biographie

Jean Ajalbert nasce il 10 giugno 1863 a Levallois-Perret, frazione di Courcelles. Ha un fratello gemello, Maurizio. Questo gemello, Jean Ajalbert evoca in Bulk Memoirs of the Time of Symbolism: “Mio fratello è morto dopo poche settimane. »

Fu studente a Parigi al liceo Condorcet dove conobbe Rodolphe Darzens che lo pubblicò nella sua rivista La Pléiade (1886). Nel 1883 lavorò a La Justice, il giornale del deputato radicale Georges Clemenceau. Ajalbert pubblica i suoi primi scritti poetici sotto lo pseudonimo di Hugues Marcy. Poi, nel 1886, entrò a far parte di La Revue Indépendante. 
Si sposò nel 1895 con Dora Dorian, figlia di Charles Dorian, che gli diede un figlio Charlie, ma si separarono intorno al 1898 e divorziarono. A quel tempo, era piuttosto intimo con Aristide Briand che fece alcuni soggiorni nel maniero di Keruic che prese in affitto a Locquémeau, sulla costa bretone.

Nel 1898, Ajalbert fu uno dei principali collaboratori del quotidiano Dreyfusard Les Droits de l'homme e nel 1899 del Journal du Peuple. Molto impegnato, volutamente violento, considerato un "formidabile polemista", fu uno dei più importanti scrittori dreyfusardi e raggruppò i suoi principali articoli in quattro volumi: Les Deux Justices, , Sous le sabre, La forêt noire e Some below the trial of Renne. Precoce dreyfusardo, era stato uno dei rari giornalisti, nel 1895, a ribellarsi al modo in cui i suoi colleghi avevano trattato il capitano condannato e in particolare quando riferivano della sua degradazione: lo conoscevano? Che i suoi giudici lo hanno ritenuto colpevole. Ma non è contro questo delitto, di cui non si conoscono i dettagli, che è stato inveito. L'indignazione non poteva essere contenuta, ho letto: "Sporco ebreo!" abbiamo gridato per la sua strada. Sporco ebreo! Cosa c'entra questo con la mobilitazione consegnata? Che nozioni confuse di giustizia! È in questione la patria o le credenze religiose? Dovremo credere con Pascal che “come la moda porta piacere, fa anche giustizia”, la moda dell'antisemitismo? Questi cristiani senza perdono, questi vigilantes cristiani, sarà necessario ricordare loro il perdono di Cristo, da cui reclamano? »

Verso la fine dell'Ottocento Ajalbert frequenta circoli simbolisti e decadenti ai quali si possono paragonare i suoi primi romanzi. Ha scritto diversi volumi sulla sua nativa Auvergne e ha raccolto gli scritti di Arsène Vermenouze pubblicati nel 1939. I numerosi saggi di Ajalbert coprono argomenti diversi come architettura, arazzi, pirateria, aviazione, vita in Laos o Indocina, Roland Garros o l'Académie Goncourt (di cui fu membro dal 1917 al 1947).   

 La sua famosa polemica contro la scuola francese dell'Estremo Oriente si sviluppa in Le Matin, L'Avenir du Tonkin, La Dépêche de Toulouse o La Presse Coloniale. Grazie alle indagini che condusse in Indocina, Ajalbert notò “che non c'era comunicazione dal conquistatore al vinto, dallo straniero all'indigeno. Se i membri della Facetious School hanno istituito corsi di sanscrito, tibetano e giapponese, di cui sono reciprocamente insegnanti e allievi, non hanno mai aperto una classe di lingue indigene”. Il 7 luglio 1911, Paul Pelliot, membro di spicco dell'EFEO, lo schiaffeggiò pubblicamente durante un banchetto al ristorante Ledoyen, organizzato dall'Association des Français d'Asie in onore di Albert Sarraut, che doveva essere nominato governatore Generale dell'Indocina francese. Il suo aggressore sarà condannato a una multa di cinque franchi e un franco simbolico come risarcimento danni.

 Per più di trent'anni, Jean Ajalbert si è curato nella località termale di Royat-les-Bains in Alvernia, con la sua cara amica e confidente, Madre Marie Quinton (1854-1933), ex Belle Meunière, soggiornando all'hotel des Marronniers nella camera da letto del generale Georges Boulanger e della sua amante, la viscontessa Marguerite de Bonnemains. In seguito pubblicò Les amants de Royat nel 1939. Jean Ajalbert frequenta regolarmente gli stabilimenti di Madre Quinton a Parigi e a Nizza sulla Costa Azzurra.

Durante un viaggio in Indocina, Ajalbert conobbe a Saigon l'avvocato Georges Garros, padre dell'aviatore Roland Garros. Incontra quest'ultimo a Roma al termine della corsa aerea Parigi-Roma e gli fa amicizia, tanto che riesce a riconciliare il padre e il figlio freddi da tempo. Divenuto curatore del castello di Malmaison, nel dicembre 1914 vi accolse il Roland Garros e la sua amica Marcelle Gorge per l'ultimo Natale da uomo libero dell'aviatore, che quattro mesi dopo sarebbe stato catturato dai tedeschi. Da quel momento scrisse in L'Humanité, creato poco prima nel 1904. La sua firma si affianca a quella di Édouard Vaillant, Daniel Halévy, Jules Renard, Tristan Bernard, Bertrand de Jouvenel e Léon Blum.

Nel novembre 1914, il suo unico figlio fu ucciso. Chiese di lasciare La Malmaison e divenne curatore della Fabbrica nazionale di arazzi di Beauvais, dove rimase attivo fino al 1935. In questo periodo pubblicò diversi testi di propaganda per la pace (L'Heure de l'Italie, Propos de Rhénanie), testi scientifici studi (Les cartons de Beauvais), Cronache d'Alvernia e Les Mystères de l'Académie Goncourt, che fece scandalo.

A partire dagli anni '30, Ajalbert si dedicò alla scrittura di diversi volumi di memorie in cui tornava con nostalgia alla Belle Époque. In queste opere mostra il suo attaccamento al generale Boulanger e risale all'era del simbolismo dove ebbe un certo successo.

Durante la seconda guerra mondiale, partecipò all'Emancipazione nazionale di Jacques Doriot, organo collaborazionista del Partito popolare francese (PPF). Nel marzo 1942 firmò anche un manifesto di intellettuali francesi contro i crimini britannici insieme a Jean de La Varende, Louis-Ferdinand Céline, Pierre Drieu la Rochelle, Robert Brasillach, Abel Bonnard e Abel Hermant. Il suo nome compare nelle liste degli "scrittori indesiderabili" emanate dal Comitato Nazionale degli Scrittori durante l'epurazione della Liberazione. Fu processato per collaborazione dalla 4a camera civica nel 1945, poi imprigionato a Fresnes nel marzo 1945.

Œuvres

  • Sur le vif. Vers impressionnistes. Lettre-préface de Robert Caze. Paris, Tresse et Stock, 1886. Seulement 307 ex. sur Vélin teinté, 7 ex. sur Hollande et 7 ex. sur Japon impérial. Tous numérotés et paraphés par l'auteur. Premier livre de Jean Ajalbert.
  • En amour, Paris, Tresse et Stock, 1890.
  • Femmes et Paysages, Paris, Tresse et Stock, 1891.
  • En Auvergne, Paris, Dentu, 1893.
  • Notes sur Berlin, Paris, Tresse & Stock, 1894.
  • Le Cœur gros, Paris, Lemerre, 1894
  • Celles qui passent, Paris, Ollendorff, 1898.
  • Les deux justices, Paris, Éd. de la Revue Blanche, 1898.
  • Sous le sabre, Paris, Éd. de la Revue Blanche, 1898.
  • La forêt noire, Librairie de la Société des Gens de Lettres, 1899.
  • Quelques dessous du procès de Rennes, Paris, Stock, 1900.
  • La tournée - Scènes de la vie de théâtre, roman, Paris, éditions de la Revue Blanche, 1901; édition définitive en 1918 chez Charpentier et Fasquelle; réédition en 1930 chez Ferenczi.
  • A fleur de peau, Paris, Stock, 1901.
  • Veillées d’Auvergne, Paris, Dentu, 1905 (éd. définitive chez Flammarion en 1926).
  • Sao Van Di (mœurs de Laos), Charpentier & Fasquelle, 1905 ; réédité par Flammarion en 1919, par G. Crès en 1922, par Gallimard en 1934.
  • Une enquête sur les droits de l’artiste, Paris, Stock, 1905.
  • Bas de soie et pieds nus, Paris, Bibliothèque générale d’éditions, 1907.
  • La piraterie en Indochine, Paris, Fayard, 1909.
  • Le château de la Malmaison, Paris, Éd. d’Art, 1911.
  • Les nuages sur l'Indochine, Paris, Louis Michaud, 1912.
  • Dans Paris la Grande Ville. Sensations de Guerre, Paris, Crès, 1916.
  • L’aviation au-dessus de tout, Paris, Crès, 1916.
  • Raffin Su-Su. Mœurs coloniales, Paris, Flammarion, 1917 ; réédité par Gallimard en 1930.
  • Autour des Cartons de Beauvais, Beauvais, Manufacture nationale de Beauvais, 1924.
  • La passion de Roland Garros, 2 vol., Paris, Éditions de France, 1926.
  • Les livres du Pays, Clermont-Ferrand, L’Auvergne Littéraire, 1926.
  • Les mystères de l’Académie Goncourt, Paris, Ferenzi et fils, 1929.
  • Les Peintres de la Manufacture nationale de tapisseries de Beauvais Édition originale 1930
  • L’en-avant de Frédéric Mistral, Raphalès-les-Arles, Éditions du Midi, 1931.
  • Clemenceau, Paris, Gallimard, 1931.
  • L’Indochine par les Français, Paris, Gallimard, 1931.

- Gustave Salé " Histoires coloniales ", préface de Jean Ajalbert, Éditions d'Asie, Paris, 1931

  • Auvergne, 1932.
  • Feux et cendres d’Auvergne, Paris, La Renaissance de Livre, 1934.
  • L’Italie en silence et Rome sans amour, Paris, Albin Michel, 1935.
  • Mémoires à rebours. Briand à trente ans, Paris, Denoël et Steele, 1936.
  • Mémoires en vrac. Au temps du Symbolisme, 1880-1890, Paris, Albin Michel, 1938.
  • Mémoires sur une tombe. Les amants de Royat : Général Boulanger et Mme de Bonnemains, Paris, Albin Michel, 1939.
  • Ces phénomènes artisans de l’Empire, Paris, Aubanel, 1941.

    

 
Jean Ajalbert en 1890. 
Joseph Primoli (1850-1927)See : File:Sur le perron d'Edmond de Goncourt 1890
 
Ajalbert posant avec d'autres fondateurs de l’Académie Mallarmé, à l’époque de la fondation de celle-cien 1937. De gauche à droite, debout : Édouard Dujardin, Francis Vielé-Griffin, Paul Valéry, André-Ferdinand Hérold, André Fontainas, Jean Ajalbert. Assis : Saint-Pol-Roux, Paul Fort
.Agence de presse Meurisse Bibliothèque nationale de France  Date de création : 1 janvier 1937
 
Étienne Alart, nato il 5 agosto 1883 a Ille (Pyrénées-Orientales)1 e morto in data e luogo ignoti, è stato un anarchico e attivista antimilitarista francese.

Biographie

Proveniente da una famiglia di agricoltori dei Pirenei Orientali, prestò il servizio militare dal 1904 al 1907 e tornò alla professione agricola a Ille. Lasciò poi la sua regione di origine per Parigi, dove svolse piccoli lavori ed entrò in contatto con circoli anarchici dal 1911.
Durante l'estate del 1914 lasciò la Francia per evitare la mobilitazione e si rifugiò in Spagna. Fu dichiarato insubordinato dall'esercito francese il 4 ottobre 1917, status che mantenne fino al 12 agosto 1936, impedendogli così di tornare in Francia sotto la sua vera identità fino a quella data.
Vive a Figueres con un altro anarchico ribelle, Michel Vidalou, di Ille come lui. Sostenitore del recupero, fu condannato per furto di avena a Figueres nel luglio 1916. Nel 1917, i gendarmi di Ille diedero a Etienne Alart la seguente descrizione: "affiliato a tutte le bande nere, era diventato un nemico dei più irriducibili della società" . I gendarmi sospettano anche che sua madre abbia aderito alle sue idee, soprattutto dopo che un altro dei suoi figli è morto in combattimento.
Nel registro di servizio, il foglio a lui dedicato reca la menzione manoscritta “certificato di posizione militare inviato il 25-7-1957”, che potrebbe far pensare che sia ancora in vita a tale data.   

Jean Meckert, noto come Jean Amila, nato il 24 novembre 1910 nel decimo arrondissement di Parigi e morto il 6 marzo 1995 a Vaux-sur-Lunain1, è stato uno scrittore francese. Conosciuto con il suo nome di nascita per i suoi romanzi pubblicati nella Collection Blanche delle Éditions Gallimard, è conosciuto anche con gli pseudonimi di John Amila, poi Jean Amila, utilizzati per i suoi romanzi polizieschi pubblicati nella collana Série Noire. Ha anche pubblicato altri romanzi popolari con gli pseudonimi di Édouard, Edmond o Guy Duret, Albert Duvivier, Mariodile e Marcel Pivert. Il suo lavoro è segnato dalla sua sensibilità libertaria.

Biographie

L'enfance (1910-1923)

La partenza del padre dalla casa di famiglia per vivere con la sua amante nel febbraio 1920 segnò una svolta nella vita di Jean Meckert. Mentre sua madre era internata a Le Vésinet e sua sorella in una pensione a Neuilly, fu ricoverato in un orfanotrofio protestante a Courbevoie, il manicomio dei Lambrechts, fino al 1923. Meckert conserverà di questo soggiorno l'odio per l'educazione religiosa, il ricordo di la fame e il freddo, ma soprattutto la sensazione di umiliazione e di abbandono.

Les petits boulots et le début de l'écriture (1923-1939)

Ottenuto il diploma di scuola elementare con un anno di anticipo, Jean Meckert inizia il suo apprendistato in un laboratorio di costruzione di motori elettrici nel 20° arrondissement di Parigi (1923). Nel 1927 divenne impiegato al Crédit Lyonnais, poi sperimentò disoccupazione e lavori saltuari. Poiché "moriva di fame", si arruolò nell'esercito tra il gennaio 1930 e il maggio 1932, nella compagnia del campo di Satory a Versailles, dove ottenne il grado di caporale.
Al suo ritorno dall'esercito, Jean Meckert ha lavorato per un anno in una carrozzeria e si è sposato. Questo matrimonio dura solo pochi anni. Ha poi svolto vari piccoli mestieri - venditore di penne sulla pubblica via, foto minute alle fiere, avvolgitore, venditore ambulante, detective in un'agenzia di intelligence - fino allo scoppio della guerra.
Fu negli anni '30 che Meckert iniziò a scrivere, inclusi cinque racconti, nel 1935, che descrisse come "storie autentiche", tratte dalla sua esperienza e in gran parte autobiografiche. Scrisse anche opere teatrali e un romanzo, Les Coups, nel 1936. Tre anni dopo, Meckert inviò un primo saggio, Message livide, a George Duhamel. Quest'ultimo lo giudica troppo ibrido (tra il racconto e il saggio) e di una scrittura troppo influenzata da Louis-Ferdinand Céline.

L'expérience de la guerre et premières publications (1939-1945)

Jean Meckert fu mobilitato il 2 settembre 1939 nella quinta società di ingegneria, sezione di Bouzonville nella Mosella. Annota su un taccuino i movimenti del suo reggimento durante la "guerra fasulla", la cui missione è recuperare materiale sulla linea ferroviaria lungo il fronte. Fu internato in Svizzera con 38.000 soldati francesi, prima a Baden, poi a Moosleerau.
Tornato in Francia nel febbraio 1941, Meckert superò vari concorsi, prima di essere finalmente ammesso agli scritti negli uffici di stato civile presso la prefettura della Senna.
  Nel luglio 1941 invia Les Coups, un romanzo scritto nel 1936, alle edizioni Gallimard, che lo pubblicano nel dicembre 1941. Questa storia di Félix, operaio in un'azienda meccanica che "cerca di spiegare la sua angoscia, angoscia per essere stato frainteso , malinteso", e finì per picchiare sua moglie, fu acclamato dalla critica - in particolare da André Gide e Raymond Queneau - e divenne un successo commerciale, la prima edizione fu rapidamente esaurita.
Abbandonata la professione per dedicarsi alla scrittura, Meckert scrive subito L'uomo con il martello edito da Gallimard nel 1943. È in questo periodo che Jean Meckert, come Léo Malet, pubblica una ventina di libri con lo pseudonimo di Duret, cognome da nubile della madre .

Les difficiles années d'après-guerre (1945-1950)

Mentre il suo terzo romanzo, La Lucarne, viene pubblicato nel 1945, Jean Meckert firma un contratto con Gallimard nel febbraio 1946 per la pubblicazione de La Marche au canon prevista per l'estate dello stesso anno. Tuttavia, l'opposizione di Roger Martin du Gard, che afferma che "Meckert ha troppo talento e personalità nel talento, quindi lo lasciamo affondare pubblicando questo", blocca questo progetto. Negli anni successivi Meckert modificò più volte il suo manoscritto (aggiungendo capitoli, modificando il tempo di narrazione), ma Gallimard lo rifiutò nuovamente nel 1955.
Infatti, se Gallimard continuò a pubblicare romanzi di Meckert (Abbiamo le mani rosse nel 1947 e La città di piombo nel 1949), il successo non ci fu più. Fu anche dal 1946 che Meckert smise di scrivere i suoi romanzi popolari sotto uno pseudonimo.

La rencontre avec Marcel Duhamel : la naissance d'Amila (1950-1970)

  Su richiesta di Marcel Duhamel, Jean Meckert scrisse un romanzo nero della Serie Nera, Y'a pas de Bon Dieu!, pubblicato nel 1950 con lo pseudonimo di John Amila, diminutivo di Amilanar che l'autore aveva proposto e che significa "sfacciato " in spagnolo o "Amico Anar(chiste)". Diventa così il secondo francese a scrivere nella raccolta dopo Serge Arcouët (con lo pseudonimo di Terry Stewart). L'edizione originale di Y'a pas de Bon Dieu! indica "adattato dall'americano di Jean Meckert". I primi cinque titoli pubblicati nella Black Series sono firmati John Amila, poi il successivo Jean Amila, perché "è diventato Jean, dopo, perché io.. non sono americano".
In totale, Meckert scriverà ventuno thriller, di cui diciassette tra il 1950 e il 1974. Dedicherà molti romanzi alla prima guerra mondiale (Le Boucher des Hurlus nel 1982) e alla seconda guerra mondiale (La Lune d'Omaha nel 1964, Sul balcone di Hiroshima nel 1985), dove rivela le sue convinzioni anarchiche e antimilitariste. Ha creato due personaggi ricorrenti: Riton Godot, proprietario di una discoteca parigina, Le Faisan Noir, legato a una banda di gangster (La Bonne Tisane nel 1955 e Sans attendente Godot nel 1956) e soprattutto Édouard Magne, detto Géronimo, un poliziotto anticonvenzionale , contestatore, del movimento hippie, che lotta per le vittime e non per lo Stato (La Nef des dingues nel 1972, Contest-flic nel 1972 e Terminus Iéna nel 1973). Au balcon d'Hiroshima ha ricevuto il Critics' Mystery Prize nel 1986.    
Tre dei suoi romanzi polizieschi sono stati adattati per la televisione nella serie televisiva Série noire iniziata da Pierre Grimblat per conto di TF1 e della televisione svizzera francofona: Noces de sulphur, Pitié pour les rats e La Lune from Omaha.
Dal 1957, Jean Meckert lavora al cinema come dialoghista per Yves Allégret (Quand la femme s'en mélle, sceneggiatura ispirata al romanzo Senza aspettare Godot), André Cayatte, Maurice Labro e Georges Lautner (Fleur d'sorrel, sceneggiatura ispirata al romanzo Langes radiant)

Derniers combats (1970-1995)

Nel 1971 pubblica La vergine e il toro in cui denuncia l'amministrazione coloniale francese e gli esperimenti nucleari in Polinesia, dopo essere stato a Papeete l'anno precedente per fare dei sopralluoghi per un film con André Cayatte che non avrebbe mai visto il giorno. Profondamente antimilitarista, questo romanzo di pamphlet che denuncia il neocolonialismo della Francia, l'esercito e i servizi segreti francesi sarà ritirato dalla vendita.
Dopo aver lasciato gli studi ORTF nel gennaio 1975, Jean Meckert fu aggredito da estranei in rue de Belleville. Una teoria spesso citata evoca la possibilità di rappresaglie dopo il suo libro La vergine e il toro, che mette in discussione la necessità di test nucleari francesi nel Pacifico, mentre i medici della Pitié-Salpêtrière, dove è in cura, diagnosticano invece crisi epilettiche. Divenuto parzialmente amnesico a causa dei colpi ricevuti, stordito dal guardal, Meckert entra in un lungo periodo di depressione. Mentre sua madre e sua sorella morirono all'inizio degli anni '80, sua moglie lo lasciò, ritirandosi a Lorrez-le-Bocage-Préaux, Jean Meckert scrisse un racconto autobiografico nel 1985 che includeva molti testi che l'autore aveva scritto nel corso della sua vita. Intitolato Like a Wandering Echo, il libro di Meckert racconta in terza persona i ricordi della sua giovinezza come terapia, una storia che le edizioni Gallimard rifiutarono nel 1986.
  Fu senza dubbio l'ultimo libro che Meckert presentò a un editore, visto che i suoi ultimi romanzi polizieschi, sotto lo pseudonimo di Jean Amila, furono pubblicati tra il 1981 e il 1985 (Le Pigeon du Faubourg nel 1981, Le Boucher des Hurlus nel 1982, Le Chien de Montargis nel 1983 e Sul balcone di Hiroshima nel 1985). A proposito di quest'ultimo romanzo, spiega che “Hiroshima annuncia il tempo in cui il mondo intero sarà in balia di una casta che può disporre della vita di miliardi di uomini. Questo è ciò contro cui cerco di combattere, anche scrivendo romanzi noir. Jean Meckert è morto il 7 marzo 1995.   

Citation

"Sono un lavoratore andato a male... Ho iniziato a raccontare storie populiste prima, poi, in quella mia lingua, ho raccontato storie nere. »
 

Hommage et postérité

Per molti anni il lavoro di Jean Meckert è caduto nell'oblio. 
Gli autori di romanzi polizieschi riconoscono tuttavia la loro affiliazione con Jean Meckert. È il caso di Didier Daeninckx che gli rende omaggio in Nazis dans le métro (1996) - dove André Sloga, scrittore e uomo libero di 78 anni viene picchiato in un parcheggio, e si sveglierà con un vuoto di memoria - e in 12, Meckert Street (2001). Allo stesso modo, Patrick Pécherot situa l'azione di Tiuraï (1996) a Papeete e ha come soggetto gli esperimenti nucleari indagati dal giornalista Thomas Mecker, che ritroviamo in Terminus nuit (1999).
Nel 1993, Jean-Jacques Pauvert ha ripubblicato il primo libro di Jean Meckert, Les Coups, su Terrain vague, con una postfazione di Annie Le Brun. Poi, dal 2005, la collezione Arcanes delle edizioni Joëlle Losfeld ristampa gradualmente i suoi romanzi, il che ci permette di riscoprirlo. Tuttavia, la maggior parte del suo lavoro non è disponibile, in particolare i suoi romanzi polizieschi, perché solo un piccolo numero è stato ristampato nella raccolta poliziesca Folio di Gallimard.
   Un premio Jean Meckert/Amila viene assegnato dal 2005 alla Fiera del libro per l'espressione popolare e la critica sociale di Arras.
Nel 2012 il Bilipo gli ha dedicato una mostra, De la Blanche à la Série Noire. 

 

    Œuvres

    Romans signés Jean Meckert

    • La Marche au canon
      • manuscrit refusé, 1940-1955
      • collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2005
    • Les Coups
      • collection Blanche, Gallimard, 1941
      • NRF, Gallimard, 1972
      • Jean-Jacques Pauvert aux éditions Terrain vague, 1993, avec un texte d'André Gide, une postface de Annie Le Brun (« Le côté pile du roman »), et une lettre de l'auteur
      • collection Folio no 3668, Gallimard, 2002
    • L'Homme au marteau
      • collection Blanche, Gallimard, 1943
      • collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2006
    • La Lucarne
      • collection Blanche, Gallimard, 1945
    • Nous avons les mains rouges
      • collection Blanche, Gallimard, 1947
      • Encrage, 1993
      • Collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2020, 312 pages (ISBN 978-2-07-287047-7)
    • La Ville de plomb
      • collection Blanche, Gallimard, 1949
      • Collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2021
    • Je suis un monstre
      • collection Blanche, Gallimard, 1952
      • collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2005
    • Nous sommes tous des assassins
      • collection Blanche, Gallimard, 1952
      • collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2008
    • Justice est faite
      • collection Blanche, Gallimard, 1954
      • collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2008
    • La Vierge et le Taureau
      • Presses de la Cité, 1971
    • Comme un écho errant (roman autobiographique)
      • Manuscrit refusé, 1986
      • Joseph K., 2012
    • Abîme et autres contes inédits
      • Manuscrits non publiés, 1935
      • Joseph K., 2012
    • Chez les anarchistes, reportages, nouvelles et autres textes
      • Joseph K., 2021

    Enquête signée Jean Meckert

    • La Tragédie de Lurs
      • collection blanche, Gallimard, 1954
      • collection Arcanes, éditions Joëlle Losfeld, 2007

    Roman de science-fiction signé John Amila

    • Le 9 de pique
      • Le Rayon fantastique, Gallimard, no 43, 1956
      • collection fantastique - Science-fiction - aventure, Néo, no 21, 1980

    Romans populaires

    Sous le pseudonyme d'Édouard, d'Edmond ou de Guy Duret

    • Bâti sur le mensonge
      • SEN, 1944.
    • Un grand scandale, roman d’amour
      • SEN, 1944.
    • La Lutte pour l’amour, roman d’amour
      • SEN, 1944.
    • La Cabane des Dolomites
      • SEN, 3e trimestre 1945
    • Le Feu du Sud, roman d’amour
      • collection Aphrodite, 1945.
    • Le Journal de Marie Laurent
      • collection La rose bleue, 1945.
    • Le Capitaine noir, roman de cape et d’épée
      • SEN, 1945.
    • La Tragique Confession de Miss Brampton
      • collection Amours vécues no 1, SEN, 1945.
    • L’Éveil d’un cœur
      • collection Amours vécues no 17, SEN, 2e trimestre, 1945
    • La Remplaçante
      • collection Amours vécues no 12, SEN, 1946.
    • Bompied, le criminaliste
      • collection SOS police, 1944.
    • La Lettre fatale
      • Éditions Paul Dupont, 4e trim 1945.
    • Un crime à l’auberge (l’insecte maléfique)
      • Éditions Paul Dupont, 1945.
    • La Flamme froide ou l’amour bourgeois
      • Éditions Fournier, non daté
    • Le Réveil en campagne
      • Les Éditions Fournier, non daté
    • Le Grand Amour des demoiselles Dumesnil
      • Les éditions fournier, non daté
    • L’Express de nuit
      • Les éditions Fournier, non daté
    • La Grande Amie
      • Les éditions Fournier, non daté
    • La Bonne Fille
      • collection La rose pourpre, IFC, non daté
    • Maria Christina
      • collection La rose pourpre, IFC, non daté

    Sous le pseudonyme de Mariodile

    • Pour son enfant
      • SEN, 1944
    • La Fille sans cœur
      • SEN, 1er trimestre 1944
    • Le Professeur de vertu
    • SEN, 1944.
    • Le Rendez-vous, précédé de La Mort entrera à minuit
      • SEN, 1944.
    • La Délaissée
      • SEN, 1944.
    • Elle était trop belle
      • SEN, 1944.
    • Pour son enfant
      • SEN, 1944.
    • Camille
      • Pas de mention d’éditeur, 1945
    • Il m’avait pardonné
      • collection Variétés no 1, SEN, 1945.
    • J’ai su me taire
      • collection Variétés no 3, SEN, 1945.
    • Mon ami d’enfance
      • collection Variétés no 4, SEN, 1945.
    • Derrière le décor (roman d’amour)
      • SEN, 1945.
    • Je t’ai choisie
      • collection La Rose bleue, SEN, 1945.
    • Je m’étais trompée sur toi
      • collection La Rose bleue no 2, SEN, 1945.
    • Ma dernière chance
      • collection La Rose bleue no 4, SEN, 1945.
    • Mon plus beau rêve
      • collection Amours vécues no 19, SEN, 1946.
    • Fatal Amour
      • collection Le Carré d’as, Les éditions et revues française, 1946.
    • Une femme passera
      • Éditions Fournier, non daté

    Romans policiers

    Sous le pseudonyme d'Albert Duvivier

    • La Première Enquête de l’inspecteur Lentraille
      • Nouvelles Publications, 1940
      • Shanghaï Express no 1 & 2, mars et

    Sous le pseudonyme de Marcel Pivert

    • Des femmes ont disparu…
      • Éditions Fournier, non daté
    • L'Hallucinante Aventure chez les Incas
      • Éditions Fournier, non daté
    • On a volé un mort…
      • Éditions Fournier, non daté
    • Le Tueur inconnu
      • Éditions Fournier, non daté
    • L'Hallucinante Aventure du professeur Corbier
      • Éditions Fournier, non daté

    Sous le pseudonyme de John Amila, puis de Jean Amila

    • Y'a pas de Bon Dieu !
      • Série noire no 53, Gallimard, 1950
      • Carré noir no 36, Gallimard, 1972
    • Motus !
      • Série noire no 170, Gallimard, 1953
      • Carré noir no 177, Gallimard, 1974
    • La Bonne Tisane
      • Série noire no 285, Gallimard, 1955
      • Carré noir no 205, Gallimard, 1975
    • Sans attendre Godot
      • Série noire no 310, Gallimard, 1956
    • Les Loups dans la bergerie
      • Série noire no 473, Gallimard, 1959
    • Le Drakkar
      • Série noire no 490, Gallimard, 1959
    • Jusqu'à plus soif
      • Série noire no 713, Gallimard, 1962
      • Carré noir no 369, Gallimard, 1980
      • Folio policier no 396, Gallimard, 2005
    • Langes radieux
      • Série noire no 763, Gallimard, 1963
      • Carré noir no 512, Gallimard, 1984
    • Pitié pour les rats
      • Série noire no 832, Gallimard, 1964
    • La Lune d'Omaha
      • Série noire no 839, Gallimard, 1964
      • La Poche noire no 126, Gallimard, 1970
      • Carré noir no 424, Gallimard, 1982
      • Folio policier no 309, Gallimard, 2003
    • Noces de soufre
      • Série noire no 878, Gallimard, 1964
      • Carré noir no 96, Gallimard, 1972
      • Folio policier no 47, Gallimard, 1999
    • Les Fous de Hong-Kong
      • Série noire no 1312, Gallimard, 1969
    • Le Grillon enragé
      • Série noire no 1334, Gallimard, 1970
    • La Nef des dingues
      • Série noire no 1468, Gallimard, 1972
    • Contest-flic
      • Série noire no 1501, Gallimard, 1972
      • Carré noir no 567, Gallimard, 1986
    • Terminus Iéna
      • Série noire no 1559, Gallimard, 1973
      • Carré noir no 571, Gallimard, 1986
    • À qui ai-je l'honneur… ?
      • Série noire no 1683, Gallimard, 1974
      • Carré noir no 459, Gallimard, 1982
    • Le Pigeon du Faubourg
      • Série noire no 1844, Gallimard, 1981
    • Le Boucher des Hurlus
      • Série noire no 1881, Gallimard, 1982
      • Folio policier no 190, Gallimard, 2001
    • Le Chien de Montargis
      • Série noire no 1930, Gallimard, 1983
    • Au balcon d'Hiroshima
      • Série noire no 2007, Gallimard, 1985

    Nouvelle signée Jean Amila

    • L'Écluse noire dans Claude Mesplède (dir.), Sous la robe erre le noir
      • Éditions le Mascaret, 1989
      • Éditions l'Atalante, 1995

    Théâtre

    • Nous avons les mains rouges, pièce en trois actes, mise en scène de Marcel Cuvelier, théâtre Verlaine,
    • Les Radis creux, comédie en trois actes, créée par France Guy au théâtre de Poche Montparnasse, automne 1951
    • L'Ange au combat, pièce radiophonique interprétée par la Compagnie Renaud-Barrault
    • L'Alchimiste (The Alchemist), pièce de Ben Jonson, adaptée par Jean Meckert, mise en scène de par Marcel Cuvelier au théâtre de Poche Montparnasse,
    • Les Coups, texte de Jean Meckert adapté par Arlette Namiand, interprété par Jean-Paul Wenzel

    Filmographie

    Adaptations de romans de Jean Amila au cinéma

    • 1957 : La Bonne Tisane, film français réalisé par Hervé Bromberger, adaptation du roman éponyme
    • 1957 : Quand la femme s'en mêle, film français réalisé par Yves Allégret, adaptation du roman Sans attendre Godot
    • 1959 : Les Loups dans la bergerie, film français réalisé par Hervé Bromberger, adaptation du roman éponyme
    • 1962 : Jusqu'à plus soif, film français réalisé par Maurice Labro, adaptation du roman éponyme
    • 1967 : Fleur d'oseille, film français réalisé par Georges Lautner, adaptation du roman Langes radieux
    • 1996 : Sortez des rangs, film français réalisé par Jean-Denis Robert, adaptation du roman Le Boucher des Hurlus

    Scénarios et dialogues

    • 1957 : Méfiez-vous fillettes, film français réalisé par Yves Allégret, adaptation du roman éponyme de James Hadley Chase
    • 1958 : Le Miroir à deux faces, film français réalisé par André Cayatte
    • 1963 : Le Captif, film français réalisé par Maurice Labro, adaptation du roman Un homme à vendre de Michel Lambesc
    • 1965 : Corrida pour un espion, film français réalisé par Maurice Labro, adaptation du roman éponyme de Claude Rank
    • 1967 : Casse-tête chinois pour le judoka, film franco-italo-allemand réalisé par Maurice Labro, adaptation du roman Judoka en enfer de Ernie Clerk

    Adaptations de romans de Jean Amila à la télévision

    • 1973 : Le Drakkar, téléfilm français réalisé par Jacques Pierre (adaptation du roman éponyme)
    • 1984 : Noces de soufre, téléfilm français réalisé par Raymond Vouillamoz et diffusé sur TF1 dans le cadre de la série télévisée Série noire, saison 1, épisode 7 (adaptation du roman éponyme)
    • 1985 : Pitié pour les rats, téléfilm français réalisé par Jacques Ertaud et diffusé sur TF1 dans le cadre de la série télévisée Série noire, saison 1, épisode 10 (adaptation du roman éponyme)
    • 1985 : La Lune d'Omaha, téléfilm français réalisé par Jean Marbœuf et diffusé sur TF1 dans le cadre de la série télévisée Série noire, saison 1, épisode 15 (adaptation du roman éponyme)

    Prix

  • Prix Mystère de la critique 1986 pour Au balcon d'Hiroshima

 



 
 
Jean Amila
 


Marie-Adèle Anciaux (Prisches, Francia, 8 marzo 1887 - Chartes, Francia, 9 febbraio 1983) è stata una militante e pedagoga libertaria.

Biografia

Conosciuta anche come Mary Smiles, Marie-Adèle Anciaux nasce l'8 febbraio 1887 in Francia, a Prisches.

Eserciterà la professione di maestra dal 1906 al 1910 nella scuola libertaria de La Ruche, fondata da Sébastien Faure. Contemporaneamente all'attività pedagogica, si unisce all'azione di Stephen Mac Say (suo compagno) in favore della natura e della difesa degli animali in seno alla Lega contro la vivisezione.

Muore il 9 febbraio 1983 a Chartres.

 

Édouard Andignoux (Tolosa, 20 gennaio 1844 – Ginevra, 1885 circa) è stato un politico francese. Prese parte alla Comune di Parigi e militò nell'Internazionale anarchica.

Biografia

Di professione sarto, trasferitosi a Parigi, fu oppositore del regime bonapartista e nel giugno del 1870 fu condannato per oltraggio agli agenti di polizia. Membro della Prima Internazionale, durante l'assedio di Parigi militò nell'82º battaglione della Guardia nazionale e il 15 marzo 1871 fu eletto al Comitato centrale della Guardia. Il 21 aprile gli fu revocato l'incarico per aver stampato dei bollettini a suo nome utilizzando denaro del Municipio.

Sembra che lasciasse Parigi ai primi di maggio. Dopo la caduta della Comune, fu condannato ai lavori forzati a vita in contumacia, essendosi egli rifugiato a Ginevra. Qui visse sotto il nome di Franck, collaborò al periodico La Révolte e il 1º settembre 1873 rappresentò la sezione ginevrina al VI congresso dell'Internazionale anarchica svoltosi in questa città e fu eletto alla Commissione Sciopero generale.

Escluso dall'amnistia del 1880, visse in miseria. Non è noto l'anno della sua morte. 

Ginevra, Place du Port e Rue du Rhône: gli esuli della Comune di Parigi e della Comune di Lione si sono riuniti al Café du Levant Frédéric Lix (1830 - 1897), disegnatore Amédée Daudenarde (1839 - 1907), incisore

Émile Armand (Parigi, 26 marzo 1872 - Rouen, Francia, 19 febbraio 1962), è stato un anarchico individualista francese, fautore dell'amore libero e del naturismo, la cui natura ribelle e anticonformista si manifestò sin da giovanissimo in diversi ambiti della propria vita privata. 

Biografia

Émile Armand (vero nome Ernest L. Luin) nacque a Parigi il 26 marzo 1872. Si avvicinò alle idee anarchiche solo verso i 25 anni, ma da quel momento iniziò un'opera infaticabile di pubblicista e propagandista. Nel 1901 dette vita alla sua prima rivista, «L'Ere Nouvelle» ("L'Era nuova"), che fu pubblicata fino al 1911, seguita da numerosissime altre pubblicazioni dai titoli significativi: «Les Rèfractaires» ("I Refrattari"), «Hors du Troupeau» ("Fuori dal Branco", dal 1911), «l'en dehors» ("l'al di fuori"), «Par delà la mêlée» ("Al di là della mischia", dal 1916), oltre ad un numero considerevole di opuscoli e alle due sue opere più importanti: L'initiation individualiste anarchiste ("L'iniziazione individualista anarchica", pubblicata nel 1923) e La révolution sexuelle et la camaraderie amoureuse ("La rivoluzione sessuale e il cameratismo amoroso", pubblicata 1934). Fu anche tra i più importanti collaboratori della stesura dell'Encyclopédie Anarchiste di Sébastien Faure.

L'attività anarchica, pacifista e antimilitarista di Armand gli costò la repressione e la condanna al carcere. Arrestato il 6 agosto 1907, fu condannato il 9 maggio 1908 a cinque anni di prigione per complicità nell'emissione di moneta falsa. Fu arrestato una seconda volta il 6 ottobre 1917 e condannato il 5 gennaio 1918 ad altri cinque anni di prigione per complicità in diserzione (fu liberato nell'aprile del 1922). Il 27 gennaio 1940 ricevette una condanna per incitazione all'insubordinazione e il 16 aprile seguente internato in diversi campi di prigionia fino al settembre 1941. L'azione militante di Armand si orientò verso le milieux libres (colonie anarchiche) dove veniva praticato l'amore libero, il naturismo e il cameratismo amoroso quali pratiche di vita libertaria. L'ultima produzione della sua lunghissima militanza (il periodico «L'Unique») è del 1945 e continuò fino al termine degli "anni '50", cioè poco prima della sua morte, avvenuta nel 1962, all'età di 90 anni. 

Il pensiero

Émile Armand è uno degli esponenti principali dell'individualismo anarchico europeo. Le sue concezioni non vanno confuse né con quelle dei sostenitori del "gesto esemplare", né con quelle dei c.d. antiorganizzatori. L'individualismo di Armand, che ebbe tra i suoi estimatori anche Errico Malatesta, che individualista non era, può invece esere considerato come una completa "filosofia di vita": «l'anarchico è quell'individuo che esprime un'insofferenza esistenziale contro ogni forma di autorità, che lotta contro il potere prima di tutto perché esso lo opprime direttamente». Il singolo soggetto è l'alfa e l'omega di ogni riferimento giustificativo della prassi, la vera e l'unica certezza che dà valore agli scopi della lotta. La rivoluzione di Armand è una globale «rivoluzione di coscienza», un salto di qualità esistenziale, un modo radicalmente autentico di rapportarsi al mondo fisico e sociale. Coinvolgendo integralmente l'individuo, essa non ammette "scissioni" tra privato e pubblico, ma non nel senso marxiano di identificazione del singolo con la "società". Al contrario, è sempre e soltanto l'individuo a decidere e volere la propria coerenza tra privato e pubblico, senza mai renderne conto a nessuno. Il che non equivale a postulare un individualismo miope ed egoista, con ciascun uomo racchiuso nella corazza del "suo particulare". Significa piuttosto adombrare una concezione "pluralistica" dell'esistenza, vista come possibilità di realizzare un vissuto non monocorde ma ampiamente differenziato. L'idea di libertà, per Armand, è strettamente intrecciata con quella di felicità, col diritto di ogni persona ad attuarsi completamente.

La reciprocità

econdo Armand il metodo della reciprocità è «il metodo la cui applicazione assoluta garantirebbe coloro che lo adottassero come base dei loro rapporti o dei loro accordi, contro ogni lesione, ogni frode, ogni inganno materiale e contro ogni diminuzione, ogni ferita della loro dignità personale». «Lealmente praticato, in qualsiasi campo dell'attività umana, il metodo della reciprocità implica in sé l'equità, così nella sfera economica come in quella dei costumi, così nel campo intellettuale come in quello del sentimento». Armand precisa che «ricevere altrettanto di quanto si è dato non significa soltanto avere l'equivalente in peso, in misura, in qualità, in valore, di ciò che si è dato, ma significa anche e soprattutto essere soddisfatto del contratto fatto, significa aver piena coscienza che nell'"affare" trattato - intellettuale, sentimentale, economico - non vi sia stato, da una parte come dall'altra, né ingannatore, né ingannato, né frodatore, né frodato; in altre parole che ciascuno, durante il contratto, ha agito secondo il proprio determinismo e si è mostrato nella sua veste». Secondo Armand laddove esiste la reciprocità nei prodotti e nelle azioni non vi può essere posto per la diffidenza, il dubbio o il rancore.  

L'amore libero

Per Armand l'amore deve essere esercitato liberamente, senza alcuna restrizione di tipo morale, in un contesto di cameratismo amoroso definito come «libero contratto (rescindibile con preavviso o non, dopo accordo preliminare)» concluso tra individui di sesso differente, il cui scopo è «d'assicurare i contraenti da certi rischi delle esperienze amorose quali il rifiuto, la fine dell'amore, la gelosia, il capriccio, l'indifferenza ecc.». In questo modo l'amoralismo sessuale, secondo Armand, distrugge gli “elementi cardine” della schiavitù: il vizio, la virtù, la purezza, la castità, la fedeltà ecc.

Questi elementi non fanno altro che giustificare l'esistenza dello Stato e della Chiesa nel loro ruolo di guardiani dell'ordine e della moralità, e come tali vanno distrutti.

Opere

  • L'idéal libertaire et sa réalisation (1904)
  • De la liberté sexuelle (1907)
  • Mon athéisme (1908)
  • Qu'est-ce qu'un anarchiste? (1908)
  • Le Malthusianisme, le néo-malthusianisme et le point de vue individualiste (1910)
  • La Procréation volontaire au point de vue individualiste (1910)
  • Est-ce cela que vous appelez «vivre»? (1910)
  • Les Ouvriers, les syndicats et les anarchistes (1910)
  • Mon point de vue de «l'anarchisme individualiste» (1911)
  • La Vie comme expérience (1916)
  • Les besoins factices, les stimulants et les individualistes (1917)
  • Le plus grand danger de l'après-guerre (1917)
  • Lettre ouverte aux travailleurs des champs (1919)
  • L'illégalisme anarchiste. Le mécanisme judiciaire et le point de vue individualiste. (1923)
  • L'illégaliste anarchiste est-il notre camarade? (1923)
  • L'Initiation individualiste anarchiste (1923)
  • Entretien sur la liberté de l'amour (1924)
  • L'ABC de «nos» revendications individualistes anarchistes (1924)
  • Liberté sexuelle (1925)
  • Amour libre et liberté sexuelle (1925)
  • La révolution sexuelle et la camaraderie amoureuse (1934)
 
«l'en dehors», rivista anarchica diretta da Armand
 
Copertina di una pubblicazione di Armand, la rivista En dehors 
L’En-dehors - Creato: 1 gennaio 1922
 

Arthur Arnould (Dieuze, Meurthe, Francia, 17 aprile 1833 – Parigi, 26 novembre 1895), fu un comunardo anarchico.

Biografia

Figlio di Edmond Arnould, un professore della Sorbona, fu redattore de La Marseillaise e oppositore del Secondo Impero, venendo condannato più volte. Proclamata la Repubblica il 4 settembre 1870, fu vice-sindaco del IV arrondissement di Parigi. Aderì alla Comune su posizione anarchiche e il 26 marzo 1871 fu eletto al Consiglio della Comune, dove ricoprì diversi incarichi: prima commissario delle Relazioni estere, poi del Lavoro, poi della Sussistenza e infine dell'Insegnamento. Si occupò anche della redazione del Journal Officiel.

Appartenente alla minoranza, fu contrario alla creazione del Comitato di Salute pubblica. Alla repressione della Comune, riuscì a fuggire in Svizzera e venne condannato in contumacia alla deportazione. A Ginevra collaborò al foglio anarchico La Révolution sociale poi, nel 1873, risiedette a Lugano. Dopo un viaggio a Buenos Aires, dal 1874 al 1877 visse nella comunità anarchica della Luina di Pazzallo, vicino Lugano, dove conobbe Michail Bakunin, sul quale scrisse un saggio.

Si trovava a Ginevra, quando lo raggiunse la notizia dell'amnistia dei comunardi, decretata in Francia nel luglio del 1880. Tornato a Parigi, lasciò la politica per la letteratura scrivendo, con lo pseudonimo di A. Matthey - Matthey era il cognome della moglie Jeanne - numerosi romanzi. Negli ultimi anni si dedicò alla teosofia e fu presidente della Società teosofica della capitale.

Scritti

  • L'État et la Révolution
  • Histoire populaire et parlementaire de la Commune de Paris.
  • Une campagne à « La Marseillaise ».
  • Souvenirs de deux communards réfugiés à Genève, 1871-1873 (con Gustave Lefrançais).
 

ÜHRMANN(1871) p026 ARNAULD 1871

ROUQUETTE(1871) p157 Arthur Arnould
 
Antonin Artaud (Marsiglia, 4 settembre 1896 - Ivry-sur-Seine, 4 marzo 1948) è stato un drammaturgo, attore, saggista e regista teatrale francese. 

Cenni biografici e bibliografici

« Chi sono? / Da dove vengo? / Sono Antonin Artaud / e che io lo dica / come so dirlo / immediatamente / vedrete il mio corpo attuale / esplodere / e rapprendersi / in diecimila forme / manifeste / un corpo nuovo / dove non potrete / mai più / dimenticarmi. »

~ Antonin Artaud (Post-scriptum - Le Théâtre de la Cruauté)

Nato a Marsiglia nel 1896, manifesta presto i sintomi di una grave sofferenza mentale. Scartato nel 1917 dall'esercito per sonnambulismo, si trasferisce a Parigi nel 1920 e qui comincia a recitare nelle produzioni del Théâtre de l'Atelier di Dullin e poi in quelle dei Pitoëff.

Entra nel movimento surrealista di Breton, ma ne esce presto per motivi politici: Breton pensa di unirsi al Partito Comunista Francese e Artaud lascia il gruppo. L'8 gennaio del 1927 Artaud firmerà un intransigente Manifesto per un teatro abortito: «Per me vi sono molti modi d'intendere la Rivoluzione e, fra questi, il modo Comunista mi sembra di gran lunga il peggiore, il più ristretto. Una rivoluzione di poltroni... Una Rivoluzione che ha messo al vertice delle sue preoccupazioni le necessità della produzione e che perciò insiste nel fare affidamento sul progresso meccanico, come mezzo per migliorare la condizione operaia, è per me una rivoluzione di castrati. Ed io non mi nutro di quell'erba».

Il regista cinematografico Abel Gance gli fa interpretare il ruolo di Marat nel Napoléon (1926); anche Freyer gli darà una parte nel film La passione di Giovanna d'Arco (1928). Nel 1926 fonda con altri il Teatro Alfred Jarry, che ha però breve vita. Nel luglio 1931 assiste, durante L'Exposition Coloniale Internationale de Paris, a uno spettacolo di danzatori dell'isola di Bali, che segna una tappa decisiva nella successiva elaborazione della sua poetica teatrale. Nel 1934 pubblica Eliogabalo o l'anarchico incoronato (Héliogabale ou l'anarchiste couronné). Nel 1935 inaugura il nuovo movimento del Teatro della Crudeltà  (Théâtre de la Cruauté) nella sala parigina del Théâtre des Folies-Wagram, mettendo in scena un suo testo, I Cenci, che però non ha successo.

Nel 1936, anno di inizio della Rivoluzione spagnola, Artaud si reca in Messico, quasi senza denaro. Nei villaggi indios della Sierra Madre Occidentale (chiamata anche Sierra Tarahumara) matura un totale distacco dal mondo occidentale: lo affascinano il peyote (un fungo allucinogeno), le danze solari e la simbiosi che gli indios manifestano con la terra e il suo doppio notturno (la luna). In terra messicana Artaud dà vita ad una serie di scritti che verranno pubblicati in buona parte nel 1970 nella raccolta Messaggi Rivoluzionari.

Tornato in Europa, nel 1937 è arrestato in Irlanda e recluso per vagabondaggio. Viene rimpatriato e internato in diverse cliniche, dove nei successivi nove anni sperimenterà angoscia e fame, nonché cinquantuno cadute in coma da elettroshock. Scrive lettere e compila quaderni che documentano il lento sprofondare nella follia. 

Nel 1938 fa pubblicare Il teatro e il suo doppio (Le Théâtre et son Double), raccolta di saggi che avrà un'influenza rilevante nella storia del teatro e che sarà fonte di ispirazione anche per il Living Theatre.

Nel 1946, con l'aiuto di amici, lascia l'ospedale psichiatrico di Rodez. Nel 1947 pubblica Van Gogh il suicidato della società. Consumato da un tumore (che lenisce con oppio e cloro), scrive il dramma radiofonico Per finirla con il giudizio di Dio. La trasmissione, prevista per la sera del 2 febbraio 1948, è sospesa per blasfemia e oscenità; va in onda tre settimane più tardi solo per pochi invitati. Pochi giorni dopo, il 4 marzo, Artaud è trovato morto.

L'anarchismo di Artaud

« Io rinnego il battesimo, la patria, la scienza, il verbo, la letteratura, i rituali, la liturgia, le esperienze, la pedagogia, l'insegnamento, la legge, le leggi, la prova, la salvezza. Non credo al valore della salvezza. Non rinnego la poesia, la musica, la pittura, il teatro, la danza, il canto, la muratura, la falegnameria, l'arte dei fabbro, il lavoro, lo sforzo, il dolore, i fatti, le prove. Non voglio più vedere i corpi degli uomini mutilarsi nelle guerre e nei massacri, non voglio più vedere corpi di esseri umani imprigionati nei feretri. »

~ Antonin Artaud (da Igiunzione)

Artaud ha non solo pensato ma vissuto un anarchismo fatto di tensioni organiche, in quanto tali non riconducibili a nessun ordine politico e a nessuno schieramento. La sua costante polemica anticapitalista e antiborghese non può essere ridotta ad una interpretazione in chiave socialista , il suo antinazionalismo, il suo antiscientismo, il suo antiaccademismo, la sua anomia, la sua visione antipatriarcale, il suo antimilitarismo e il suo antiproibizionismo  sono emanazione diretta del suo spirito e/o della sua ricerca teatrale, non filtrati da una coscienza ideologica, così come la sua antipsichiatria sorge spontaneamente dalla sua condizione umana. Un'anarchia sui generis quella propugnata da Artaud, simboleggiata dal re Eliogabalo e incarnata dal suicidato della società Van Gogh , suo alter ego. 

Eliogabalo o l'anarchico incoronato

« Non si tratta [...] di potrtare direttamente sulla scena idee metafisiche, ma di creare intorno a queste idee particolari tentazioni, vortici d'aria. L'umorismo con la sua anarchia, la poesia con il suo simbolismo e le sue immagini, suggeriscono una prima nozione dei mezzi atti a canalizzare la tentazione di tali idee. [...] Né l'Umorismo, né la Poesia, né l'Immaginazione hanno alcun significato se non pervengono, attraverso una distruzione anarchica atta a produrre un prodigioso volo di forme che costituiscono tutto lo spettacolo, a rimettere organicamente in discussione l'uomo, le sue idee sulla realtà, la sua posizione poetica della realtà. »

~ Antonin Artaud (da Il teatro della crudeltà, Primo manifesto - Il teatro e il suo doppio)

Il concetto di anarchia rappresentato da Eliogabalo  possiede due volti contraddittori solo in apparenza: l'anarchia è il Caos che sovverte la realtà, ma al tempo stesso l'anarchia è l'equilibrio che regna nell'Ordine, nell'Uno. I passi di seguito riportati sottolineano questa caratteristica:

«Eliogabalo è un anarchico-nato che sopporta male la corona, e tutti i suoi atti di re sono gli atti di un anarchico nato, nemico pubblico dell'ordine, che è un nemico dell'ordine pubblico; ma la sua anarchia, egli la pratica prima di tutto in se stesso e contro se stesso, e l'anarchia che introduce nel governo di Roma, si può ben dire che la predica con l'esempio e che l'ha pagata a caro prezzo dovuto».
«Tutta la vita di Eliogabalo è anarchia in atto, poiché Elagabalus, il dio unitario, che riunisce l'uomo e la donna, i poli ostili, l'UNO e il DUE, è la fine delle contraddizioni, l'eliminazione della guerra e dell'anarchia , ma per mezzo della guerra, ed è anche, su questa terra di contraddizioni e di disordine, la messa in opera dell'anarchia. E l'anarchia, al punto in cui Eliogabalo la spinge, è poesia realizzata.  [...] Ricondurre la poesia e l'ordine in un mondo ove l'esistenza stessa è una sfida all'ordine, è ricondurre la guerra e la permanenza della guerra; è portare uno stato di crudeltà preciso, è suscitare un'anarchia senza nome, l'anarchia delle cose e degli aspetti che si risvegliano prima di sprofondare di nuovo e di fondersi nell'unità. Ma colui che risveglia questa anarchia pericolosa ne è sempre la prima vittima. E Eliogabalo è un anarchico preciso che incomincia col divorare se stesso, e finisce per divorare i propri escrementi. In una vita in cui è impossibile stabilire la cronologia, ma in cui gli storici, che narrano minuziosamente le sue crudeltà senza data, vedono un mostro, io vedo, invece, una natura di prodigiosa plasticità, che risente l'anarchia dei fatti e insorge contro i fatti. Io vedo in Eliogabalo un'intelligenza fremente che trae un'idea da ogni oggetto e da ogni incontro d'oggetti».
«Nulla è gratuito nella magnificenza d'Eliogabalo, né in questa meravigliosa aspirazione al disordine che non è se non l'appplicazione di un'idea metafisica e superiore dell'ordine, cioè dell'unità».
«L'anarchico dice: Né Dio, né padrone, me soltanto. Eiogabalo, una volta sul trono, non accetta alcuna legge; ed è il padrone. La sua legge personale sarà dunque la legge di tutti. Impone la prorpia tirannia. Ogni tiranno non è in fondo che un anarchico che la perso la corona e che mette il mondo al proprio passo. Ma vi è tuttavia un'altra idea nell'anarchia di Eliogabalo. Credendosi dio, identificandosi con il proprio dio, non commette mai l'errore di inventare una legge umana, un'assurda e insensata legge umana , per mezzo della quale lui, dio, dovrebbe parlare. [...] Eliogabalo, giunto a Roma, caccia dal Senato gli uomini e pone le donne al loro posto. Per i Romani questa è anarchia, ma per la religione dei mestrui, che ha fondata la propria tria, e per Eliogabalo che l'applica, non vi è in questo che un ristabilire l'equilibrio, un ritorno ragionato alla legge, poiché è alla donna, la nata prima, la prima giunta nell'ordine cosmico che tocca fare le leggi».

Messaggi Rivoluzionari

Artaud arriva «in Messico per scappare dalla civiltà europea, nata da sette o otto secoli di cultura borghese, e per odio di questa civiltà e di questa cultura».  In una delle conferenze messicane Artaud dichiara di fronte all'uditorio di essere giunto in Messico in cerca di uomini politici: nel teatro egli vede una possibilità di rinascita culturale che ha una dimensione eminentemente politica e terapeutica. Attraverso una «metafisica sperimentale» si tratta di trovare una cura per la malata civiltà europea. Nel teatro Artaud vede il luogo della formazione dell'umano e il luogo fondativo di ogni cultura. 

Secondo Artaud questa rivoluzione culturale può abbattere le fondamenta del capitalismo e del «macchinismo» , ai quali il marxismo non è in grado di opporre sufficiente resistenza. Artaud vede, infatti, nel marxismo «un'ideologia menzognera, che caricatura il pensiero di Marx» , il quale «è partito da un fatto ma si è vietato ogni metafisica» : «La rivoluzione di Marx ha posto in modo tecnico il problema della rivoluzione sociale. Noialtri pensiamo che la rivoluzione sociale non è che un aspetto separato della rivoluzione totale e che considerare la rivoluzione esclusivamente sotto l'espetto sociale equivale ad impedire che sia condotta a buon fine».  Nel socialismo scientifico, nel materialismo storico ciò che è fondamentale per Artaud (la cultura: «non c'è rivoluzione senza rivoluzione della cultura» ) si pone come mero elemento sovrastrutturale. Per Artaud, invece, «spossessare i possidenti va bene, ma [è preferibile] togliere ad ogni uomo il gusto della proprietà».  Artaud non crede «che l'analisi economica del mondo, che la riduzione di tutti i problemi del mondo al semplice fattore economico sia un buon mezzo» : «Il marxismo ha mal posto il problema della biologia umana. Nega il mondo della coscienza e io voglio che si entri armi alla mano nel mondo della coscienza perché la rivoluzione si faccia, anzitutto, in quel modo. [...] non c'è rivoluzione senza rivoluzione nella cultura, cioè senza una rivoluzione della cocienza moderna di fronte all'uomo, alla natura e alla vita. [...] Il mondo borghese non ha mai conosciuto la vita, ma ha sempre conosciuto la materia. [...] la cultura è legata al principio della vita che si muove. L'Europa capitalista crede alla cultura dei libri perché nella sua anima conservatrice ha della vita un'idea immobile». 

Si riportano due estratti dall'articolo intitolato Anarchia sociale nell'arte:

«L'arte ha il dovere sociale di dare sfogo alle angosce della propria epoca. Un'artista che non ha accolto nel fondo del suo cuore il cuore della propria epoca, l'artista che ignora d'essere un capro espiatorio, e che il suo dovere è di calamitare, di attirare, di far ricadere su di sé le collere erranti dell'epoca per scaricarla dei suo malessere psicologico, non è un artista».
«Lo sprezzo dei valori intellettuali è alla radice dei mondo moderno. In realtà, questo disprezzo dissimula una profonda ignoranza della natura di questi valori. Ma non possiamo perdere le forze nel tentativo di farlo capire ad un'epoca che, tra gli intellettuali e gli artisti, ha prodotto traditori in gran numero, e, nel popolo, ha generato una collettività, una massa che non vuole capire che lo spirito, cioè l'intelligenza, deve guidare il corso dei tempo. Il liberalismo capitalista dei tempi moderni ha relegato all'ultimo posto i valori dell'intelligenza, e l'uomo moderno, di fronte a queste poche verità elementari che ho elencato, si muove come una bestia o come l'uomo spaventato dei tempi primitivi. Per preoccuparsene, aspetta che queste verità diventino atti, e che si manifestino attraverso terremoti, epidemie, carestie, guerre, ossia col tuono dei cannone».

Note


  • Per crudeltà Artaud non intendeva il sadismo o il dolore, ma la volontà di liberarsi di ogni inutile elemento della rappresentazione per andare oltre essa: «Il teatro è prima di tutto rituale e magico, non è una rappresentazione». Artaud riteneva che il testo avesse finito con l'esercitare una tirannia sullo spettacolo e in sua vece spingeva per un teatro integrale, che comprendesse e mettesse sullo stesso piano tutte le forme di linguaggio, fondendo gesto, movimento, luce e parola e suscitando nel pubblico una catarsi.

  • «Non credo si possa arrivare a ridar vita al mondo in cui viviamo, e non credo neppure che valga la pena aggrapparsi ad esso; ma propongo qualcosa per uscire dal marasma, invece di continuare a gemere sul marasma, e sulla noia, l'inerzia e la stupidità di ogni cosa» (da Basta con i capolavori - Il teatro e il suo doppio).

  • In una lettera da Rodez del 1945, Artaud afferma che l'esigenza di proibire l'uso delle droghe nasce dal desiderio di impedire un recupero della totalità organica dell'individuo, per costringerlo a vivere in un perenne stato di insoddisfazione e di incompletezza.

  • «Van Gogh era una di quelle nature dotate di una lucidità superiore che permette loro, in ogni circostanza, di vedere più lontano, infinitamente e pericolosamente più lontano del reale immediato e apparente dei fatti» (da Van Gogh, il suicidato della società).

  • Marco Aurelio Antonino Augusto (Marcus Aurelius Antoninus Augustus), nato come Sesto Vario Avito Bassiano (Sextus Varius Avitus Bassianus) ma meglio noto come Eliogabalo o Elagabalo (Heliogabalus o Elagabalus), è stato un imperatore romano (di origine siriana) appartenente alla dinastia dei Severi, il quale regnò dal 218 al 222, anno della sua tragica morte (fu assassinato).

  • Un'anarchia che si limiti al caos, alla distruzione, è un'anarchia fine a se stessa e incompiuta: «Se tendiamo alla guerra, alla peste, alla carestia, al massacro, non occorre nemmeno parlarne, è sufficiente continuare senza cambiar strada. Continuare a comportarci da snob, ad accorrere in massa a sentire questo o quel cantante, a vedere questo o quel mirabile spettacolo che non trascende mai i limiti dell'arte [...], questa o quella mostra di pittura in cui esplodono qua e là forme impressionanti, ma a caso, e senza un'autentica coscienza delle forze che potrebbero mettere in movimento. Questo empirismo, questa casualità, questo individualismo e questa anarchia devono cessare. Basta coi poemi individuali che giovano a chi li crea assai più che a chi li legge. Basta una volta per tutte con queste manifestazioni di un'arte chiusa, egoista e personale. La nostra anarchia, il nostro disordine spirituale dipendono dall'anarchia del resto; o meglio è il resto a dipendere da questa anarchia» (da Basta con i capolavori - Il teatro e il suo doppio).

  • «La poesia è anarchica, nella misura in cui rimette in discussione tutti i rapporti fra oggetto e oggetto, e fra forme e loro significati. È anche anarchica nella misura in cui la sua apparizione deriva da un disordine che ci riavvicina al caos» (da La messa in scena e la metafisica - Il teatro e il suo doppio).

  • «L'anarchia, senza ordine né legge, le leggi e i comandamenti non esistono senza il disordine della realtà, il tempo è la sola legge. Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io» (da Per gli analfabeti).

  • Da Sono venuto in Messico per fuggire dalla civiltà europea...

  • Artaud distingue tra istruzione e cultura: «La parola cultura [...] significa che la terra, l'humus profondo dell'uomo, è stata dissodata» (da Basi universali della cultura). «Ogni trasformazione culturale importante ha, come punto di partenza, un'idea rinnovata dell'uomo, coincide con una nuova ondata d'umanesimo. Ci si mette improvvisamente a coltivare l'uomo, proprio come si coltiverebbe un giardino fertile» (da Che sono venuto a fare in Messico).

  • «È contro questa frenesia di invenzioni che è attualmente importante reagire, contro questa frenesia che ha d'altronde prodotto l'industria chimica dei raccolti, la medicina dei laboratori, il macchinismo sotto tutte le sue forme ecc. Il macchinismo rende sterile ogni sforzo e conduce, insomma, a sminuire lo sforzo dell'uomo, a scoraggiare l'emulazione tra gli uomini e a rendere inutile e importuna ogni ricerca che miri alla qualità» (da La cultura eterna del Messico).

  • Da L'uomo contro il destino


    Antonin Artaud 1926
     

    Antonin Artaud as Jean Massieu in Carl Dreyer's La Passion de Jeanne d'Arc (1928).


     




    Henri Arvon, nato Heinz Aptekmann (Bayreuth, Germania, 9 marzo 1914 - Spagna [?], 2 dicembre 1992) è stato uno storico particolarmente conosciuto per le sue opere su Bakunin e la storia dell'anarchismo in generale. 

    Biografia

    Ottenuto il diploma nel 1933, curiosamente lo stesso in cui Max Stirner aveva ottenuto il suo Absolutorium nel 1826, Henri Arvon si trasferisce in Francia per poter proseguire gli studi, dapprima a Strasburgo, più tardi a Clermont-Ferrand. Proprio in questo periodo Aptekmann modifica il suo nome in Henri Arvon, acquisisce la nazionalità francese e sopravvive alla guerra nella zona libera insieme alla moglie Marta Weinberg (sposata nel 1939), un'ebrea tedesca che viveva anche lei in esilio in Francia e dalla quale nel 1945 nascerà una figlia: Cécile.

    Dopo la guerra, Arvon nel 1951 pubblica per la Presses universitaires de France (PUF) la collezione Que sais-je?, contenente, tra le altre cose, opere sul buddismo e l'anarchismo. Tre anni dopo, sempre per la PUF, pubblica uno studio su Max Stirner intitolato Aux sources de l'existentialisme: Max Stirner. I suoi sforzi saranno da questo momento indirizzati alla rivalutazione dell'anarco-individualismo, a suo dire la corrente anarchica maggiormente screditata sin dai tempi della propaganda col fatto.

    Nel frattempo aveva iniziato la sua carriera accademica: dal 1946 al 1965, al Pritaneo Nazionale Militare a La Flèche, un liceo che preparava a degli studi in un'accademia militare; dal 1966 al 1970, all'Università di Clermont-Ferrand; e dal 1971 al suo pensionamento nel 1982, all'Università Paris X - Nanterre.

    Rimasto vedovonel 1978, nel 1987 si unisce in matrimonio con una spagnola con la quale da allora vivrà nelle vicinanze di Barcellona.

    Henri Arvon muore il 2 dicembre 1992


     


     


     




     








     

     


     
     
     
     
     
     
     

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