Juan De Marchi
Juan De Marchi, nato Giovanni De Marchi (Torino, 10 giugno 1866 – ...), è stato un anarchico italiano. Emigrato da Torino in Cile, svolgeva il mestiere di calzolaio a Valparaíso e fu legato da una profonda amicizia con Salvador Allende, sulla cui formazione politica ebbe una importante influenza.
Biografia
Dell'amicizia con Allende è lo stesso uomo politico a fornire testimonianza:« Quando ero un ragazzo tra i quattordici o quindici anni, dopo avere finito le lezioni al Liceo di Valparaíso andavo da un calzolaio, un anarchico italiano di nome Juan De Marchi, dal quale mi fermavo per scambiare opinioni sulla situazione politica cilena e internazionale. De Marchi aveva allora 63 anni e accettava volentieri di parlare con me di cose della vita, mi prestava dei libri e, inoltre, mi insegnava a giocare a scacchi. » |
De Marchi emigrò in Argentina a ventisei anni, nel 1893. Fin dall'inizio aderì attivamente al movimento anarchico che faceva riferimento al gruppo di Umanità Nova guidato da Pietro Gori ed Errico Malatesta, molto attivi in America Latina. Trasferitosi in Cile, si impegnò sempre nella difesa dei lavoratori e delle persone più umili.
De Marchi è citato nel film-documento di Patricio Guzmán intitolato Salvador Allende.
Juan De Marchi (born Giovanni de Marchi in Turin, 10 June 1866 - 1943) – surname also spelled as Demarchi – was an Italian-born anarchist, best known for his friendship and influential role in the development of Salvador Allende's political identity.
In 1893, when he aged twenty-seven, De Marchi moved from Italy to Argentina, where he was involved with the Latin-American Anarchist movement that arose around the newspaper Umanità Nova, stoked by figures such as Pietro Gori and Enrico Malatesta.
Later on he moved in Chile, where he worked as a shoemaker in Valparaíso.
When he was about sixty-three years old, Allende was attending high school at the Liceo Eduardo de la Barra in Valparaíso. It was at that time that the adolescent Allende came into contact with De Marchi's political and intellectual ideas. As Allende once said:
When I was a boy, aged about fourteen or fifteen years, after the lessons at the high-school of Valparaíso, I usually was going in the workshop of a shoemaker, Juan De Marchi, an Italian anarchist, by whom I was eager to stop exchanging opinions about foreign and national situation. De Marchi was aged 63 at the time, and he willingly agreed to talk to me about events of life; he even lent me his books and, furthermore, he taught me to play chess.According to other interviewers, De Marchi had an important role in shaping Allende's ideology.
— S. Allende at Jaime Massardo
Juan de Marchi maestro del “chico” Salvador Allende
Agli anarchici Michele Pantaleo, Agostino Raimo e Aurelio Chessa.
di Sebastiano Gernone
“En
verdad, tuve influencia en mi formación de un viejo zapatero anarquista
que vivía frente a mi casa, cuando yo era estudiante secundario. Además
me enseñó a jugar ajedrez. Cuando terminaba mis clases, atravesaba la
calle e iba a conversar con él. Pero como era un hombre brillante, no
sólo me planteaba sus puntos de vista sino que me aconsejó que leyera
algunas cosas. Y empecé a hacerlo. ”
Salvador Allende
|
La
recente ricorrenza dell'11 settembre - data funesta per la storia del
Cile e degli Usa - ci ha permesso di vedere alcuni film focalizzati sul
tristissimo epilogo del governo democratico del presidente cileno
Salvador Allende. Già il regista Constantin Costa-Gravas con il suo
lavoro “Missing” era riuscito a ricostruire con una veritiera
fiction la storia della fine della democrazia in Cile negli anni ‘70 e a
descrivere in immagini l'avvento della dittatura militare guidata dal
golpista generale Pinochet, evidenziando tutte le complicità
internazionali della CIA e del governo Usa che determinarono il barbaro
bombardamento del Palacio de la Moneda, sede istituzionale
presidenziale, con la soppressione delle regole del diritto civile e
l'inizio delle persecuzioni, gli stermini, le torture, i desaparecidos cilenos, l'annullamento fisico e intellettuale di chi si opponeva agli interessi internazionali e dei gruppi dominanti nel Cile.
Tra
le visioni cinematografiche cui si è assistito negli ultimi tempi
segnaliamo il breve cortometraggio riguardo all'11 settembre del regista
inglese Ken Loach, intellettuale la cui maestria si accompagna allo
sdegno e al coraggio nel denunciare le ingiustizie del mondo; inoltre,
quello di Andrès Wood dal titolo “Machuca”; in esso l'angolo
visuale di quei giorni tristissimi per il Cile, l'America Latina e tutti
i democratici, è quello di due ragazzi d'estrazione sociale opposta, il
ricco Gonzalo e il poverissimo Machuca, due adolescenti segnati dalla
paritaria politica culturale democratica di Allende, con la piena
solidarietà degli uomini di buona volontà. Il tempo di Allende affianca i
due ragazzi negli stessi banchi di scuola per soli ricchi - nei governi
precedenti - in un istituto scolastico diretto da uno dei tanti preti
coraggiosi che, con spirito evangelico, riescono – nonostante la dura
opposizione della minoranza borghese e latifondista cilena – a far
convivere ragazzi di educazione ed estrazione sociale diversissima: è
questa una particolarità tipica del Centro e Sud America, ove succede,
invero, che a poche centinaia di metri di distanza ci siano catapecchie
in lamiera dove vivono migliaia di famiglie abbruttite dalla miseria, e
lussuosi appartamenti della borghesia che pur sfruttandoli li
disprezzano.
Ultimo di cui siamo stati spettatori, l'emozionante film documentario Salvador Allende
del regista Patricio Guzman, in cui si è ricostruita la memoria del
Presidente del Cile e della gente povera del suo popolo, privati
illegalmente di diritti, destini e anni di vita dignitosa.
Questo
prologo è utile per ambientare culturalmente l'argomento di questa
nostra nota dedicata a Juan De Marchi, anarchico di origine italiana,
amico e maestro influente dell'adolescente Salvador Allende a lui
affezionato, in tal fiducia da visitarlo quotidianamente appena finite
le lezioni del liceo pubblico “Eduardo de la Barra” (a Valparaiso dal
1922 al 1925), e “atravesaba la calle e iba a conversar con el” ricordava Allende.
Juan De Marchi è un personaggio fondamentale nella formazione e educazione di Salvador Allende.
Il
regista Patricio Gutzman indaga - tra i vecchi compagni di Allende
Gossens, futuro presidente cileno - su Juan Demarchi, calzolaio
anarchico di origine italiana. L'artigiano italiano iniziò Allende al
pensiero libertario con lunghe conversazioni, e passandogli libri di
Kropotkin, Bakunin, Malatesta e Paul Lafargue - il genero di Marx che,
contrariamente all'illustre parente, difendeva la liberazione dal lavoro
con l'ozio.
Gli
anarchici europei e soprattutto gli italiani, furono attivi e presenti
in discreto numero per alcuni decenni, soprattutto in Brasile e in
Argentina: “Vi avevano portato anche i canti di lotta anarchici e
socialisti che Allende imparò a cantare accompagnandosi con la chitarra.
Il compositore e cantante di tango argentino Carlos Gardel, cantava:
«Declaran la huelga, hay hambre en las casas:
es mucho el trabajo y poco el jornal.
Y en un entrevero de lucha sangrienta
Se burla de un hombre la ley patronal»
(Dichiarano
lo sciopero, c'è fame nelle case: / è troppo il lavoro e poco il
salario / E in uno scontro di lotta insanguinata / Si burla degli uomini
la legge padronale.” (1)
Negli anni giovanili di
formazione politica Allende aggiunse le letture e lo studio dei testi
del comunista cileno Recabarren, di Francisco Bilbao, del socialista
spagnolo Pablo Iglesias e altri. (2) “Salvador
un leninista? Con me parlava solo della Rivoluzione francese. Idee come
“Partito unico” o “Dittatura del proletariato” gli erano estranee” dichiara
al regista cileno Sergio Vuskovic, ex sindaco di Valparaiso, la città
in cui Allende era nato nel 1908. Ancora ricorda Guzmàn che “aveva
l'aspetto rassicurante del vecchio parlamentare, lo stile dell'uomo
politico liberale dell'Ottocento, sempre elegante ma sobrio, allergico a
qualsiasi forma di stravaganza e protagonismo. Diversissimo, in questo
dall'amico Fidel Castro”.
Alle note biografiche del Presidente del Cile (1908 -1973) e capo di Unidad Popular
che riportiamo, - grazie alle ricerche di Patricia Verdugo, di Carlos
Jorquera e alle memorie dello stesso Allende - dobbiamo altri ricordi
che confermano la figura e l'importanza di Juan De Marchi:
“Per
il tipo di lavoro che faceva il padre (di Allende, era avvocato e a
Valaparaiso notaio, ndr) la sua infanzia si trasformò in un vagabondare
per il Cile. Tacna (allora ancora Cilena), la stessa Inique, Santiago,
Valdivia e di nuovo a Valparaiso nel 1921 per cominciare il liceo. Fu lì
che entrò nella sua vita un vecchio calzolaio anarchico, di origine
italiana, Juan Demarchi, che influì sulla sua formazione ideologica.
‘M'insegnava a giocare a scacchi, mi prestava libri. I suoi giudizi
erano importanti perché non ero abituato a letture impegnate e lui mi
appianava i problemi con la semplicità e la chiarezza degli operai che
hanno capito come stanno le cose', raccontò in seguito Salvador Allende.
Fu così che De Marchi gli fece conoscere Kropotkin, Bakunin, Malatesta e
Lafargue. E l'adolescente sentì che gli si
apriva una porta, una porta che collegava la sua storia familiare a un
futuro di attività politica.” (3)
Altre
conferme dell'amicizia tra Allende e De Marchi, che rimarcano nei
particolari i dati anagrafici dell'anarchico italiano, sono quelle
rilasciate da Allende a Régis Debray, che pur se ripetono quanto già
riferito ne arricchiscono e rafforzano il peso:
“Quando
ero un ragazzo, tra i 14 e 15 anni, mi recavo nel laboratorio di un
artigiano, un calzolaio anarchico che si chiamava Juan Demarchi, per
sentirlo parlare e per avere qualche scambio di idee con lui. Questo
accadeva a Valparaiso, quando ero studente al liceo. Appena finite le
lezioni andavo a parlare con questo anarchico che ha avuto davvero molta
influenza sulla mia vita di ragazzo. Aveva sessanta, o forse
sessantatre anni, e chiacchierava volentieri con me. Mi ha insegnato a
giocare a scacchi, mi parlava delle cose della vita e mi prestava
libri….” (4)
E
come non leggere - nelle vicende politiche dell'esperienza di Allende -
l'influenza del pensiero anarchico trasmessogli dal De Marchi?
Nella
sua determinazione di governo per la parte più povera del Cile, nelle
leggi per la divisione dei latifondi ai contadini e braccianti, nella
sua generosità e impegno risuonano anche le parole di Malatesta,
Kropotkin, Bakunin:
“
Se la democrazia potesse essere altro che un mezzo per ingannare il
popolo, la borghesia, minacciata nei suoi interessi, si preparerebbe
alla rivolta e si servirebbe di tutta la sua forza e di tutta
l'influenza che le sono date dal possesso della ricchezza, per ricordare
al governo la sua funzione di semplice gendarme al suo servizio. ” (Malatesta, L'Anarchia, 1907).
“
La rivoluzione non è un semplice cambiamento di governanti. E' la presa
di possesso da parte del popolo di tutta la ricchezza sociale. ” (Kropotkin, Parole di un rivoltoso, 1883).
“
I popoli sono pronti, essi soffrono molto e, ciò che conta,
incominciano a capire che non sono affatto obbligati a soffrire. “ (Bakunin, Protesta dell'Alleanza, 1871).
Di
quest'umile, coraggioso anarchico italiano una testimonianza
fondamentale rimane la fotografia, quantunque utilizzata per schedarlo
dal regime fascista. (5) La fotografia di De Marchi è la registrazione della sua vita (6).
Se ne noti l'asciuttezza della figura, il volto scavato dalle mille
fughe e emigrazioni, dal duro lavoro e la semplicità in un abito povero
ma con una sua dignità; e la si raffronti con quelle di Allende, che pur
in un abito borghese conserva la stessa umiltà quando viaggia in Cile, o
nel mondo a difendere il suo esperimento di socialismo nella
democrazia, le sue affermazioni profetiche e il suo sguardo profondo e
intelligente sull'uomo presente in una sua celebre dichiarazione:
” Pienso que el hombre del siglo XXI debe ser un hombre con una concepción distinta, con otra escala de valores, un hombre que
no sea movido esencial y fundamentalmente por el dinero, un hombre que
piense que existe para la fortuna una medida distinta, en la cual la
inteligencia sea la gran fuerza creadora. “
Una ricerca nell'Archivio Centrale dello Stato italiano a Roma ci consente di fare un'ulteriore chiarezza su Juan De Marchi. (7)
Il documento chiave e più rilevante è la risposta dell'ambasciata
italiana d'Argentina da Buenos Aires, datata 4 Ottobre 1932 al Ministero
dell'Interno italiano. Il documento ha per oggetto De Marchi Giovanni
fu Giacomo e di Ennetti Maria, nato il 10 giugno 1866 a Torino,
anarchico. Trascriviamo il testo:
“In
risposta alla nota citata a margine ho l'onore d'informare che
l'individuo contraindicato, non è stato finora rintracciato in questa
capitale, e da notizie potute avere in questa Calle Loira n. 1210, dove
egli visse fino circa due anni fa', si sarebbe recato nella vicina
repubblica del Chile unitamente alla moglie Mardones Etelvina. Egli qui
esercitava il mestiere di falegname, e fu arrestato il 3 marzo 1929,
perché sorpreso da questa Polizia politica, unitamente ad altri
anarchici, mentre usciva dalla sede di un comitato anarchico, sita in
questa Calle Laira n.1194, frequentato pure in quel tempo dal noto
anarchico Barbetti Lino. Dal fascicolo che lo riguarda, esistente presso
questa Polizia politica, secondo dichiarazione resa dal De Marchi al
momento del predetto arresto, risulta effettivamente nato in Torino; può
darsi però che invece sia nato in qualche comune del circondario di
Torino. Si trovava in Argentina sin dal 1893.
Connotati:
statura 1.60, corporatura esile, colorito naturale, capelli brizzolati,
occhi infossati, castani - chiari, fronte ampia, naso retto, bocca
media, baffi brizzolati spioventi, barba rasa, mento - orecchie - labbra
regolari.
Il Regio Incaricato di Affari…”.
Una
lettera precedente quella del 4 ottobre 1932 fu inviata sempre
dall'ambasciata d'Italia in Argentina in data 6 aprile 1932. In essa si
leggono dei dubbi sulla stessa identità del De Marchi argentino rispetto
al cileno, dubbi che scomparvero – troppe coincidenze di luoghi e nomi –
di lì a qualche mese. Questo secondo documento su Giovanni De Marchi è
sempre inviato da Buenos Aires al Ministero dell'Interno a Roma. Ecco il
testo:
“In
risposta alla nota citata a margine ho l'onore d'informare che
l'individuo contraindicato, dal prontuario n.59212 esistente presso la
locale Polizia politica, risulta essere
effettivamente nato in Torino nel 1866, 10 di Giugno, secondo
dichiarazione resa in occasione di un fermo per misure di Polizia. Il
De Marchi sarebbe sposato, esercita il mestiere di falegname, e fino a
qualche tempo fa era effettivamente domiciliato in questa Calle Loira
n.1210, da dove però si è trasferito per ignota destinazione. Secondo una comunicazione apparsa sul locale quotidiano “ La Prensa”
del 6 febbraio c.a., un tal De Marqui (sic, ndr) Giovanni non meglio
generalizzato sarebbe stato arrestato dalla Polizia di Valparaiso, ed
espulso dal Chile, in conseguenza della sua attività sovversiva. Dubitasi
che il predetto sovversivo espulso dal Chile possa identificarsi nel De
Marchi in oggetto specificato. Ad ogni buon fine trasmetto in visione e
con preghiera di cortese restituzione, l'acclusa copia di fotografia
del De Marchi Giovanni fu Giacomo.
Con profondo ossequio
Il Regio Ambasciatore (Visto, ndr)
(firma illeggibile ma è la stessa della precedente).
Ma
ancor prima, il 6 aprile del 1931 l'ambasciata italiana di Buenos Aires
si era occupato di Giovanni De Marchi in corrispondenza con il
Ministero dell'Interno italiano. Il testo:
“In
risposta alla nota citata a margine ho l'onore d'informare che
l'individuo contraindicato da qualche tempo non è stato più notato dal
servizio fiduciario ed informativo di questo Ufficio Riservato. In
questi gruppi sovversivi ed antifascisti, in via confidenziale, è stato
possibile conoscere che il Di Marchi (sic, ndr) siasi trasferito per
ragioni di lavoro, in un comune imprecisato della vasta provincia di
Santa Fé.
Con profondo ossequio
Il Regio Ambasciatore
(firma illeggibile, ndr)
Un
altro documento d'archivio interessante del fascicolo sul De Marchi è
l'elenco di anarchici italiani presenti a Buenos Aires in quegli anni,
in cui si specifica la sua appartenenza a una ben determinata corrente
anarchica.
De
Marchi lo si è già letto nel documento d'archivio, giunse in Argentina
ventiseienne, fin dal 1893. Pochi anni prima, nel febbraio del 1885,
Malatesta era arrivato a Buenos Aires, già famoso per le insurrezioni
del 1874 nel beneventano e per l'adesione, sempre con Cafiero, all'ala
bakuninista della federazione italiana dell'Associazione Internazionale
dei Lavoratori. Un anno prima dell'arrivo del rivoluzionario anarchico,
17 lavoratori italiani costituirono il Circolo Comunista Anarchico che
distribuiva La Questione Sociale pubblicata a Firenze dal Malatesta.
Il Paria di Ancona e La Révolte parigina. Pochi
mesi dopo l'arrivo di Malatesta a Buenos Aires si costituì, con
numerose aderenze, un Circolo di studi sociali, in calle Bartolomè Mitre
1375; nel Circolo vi furono conferenze di Malatesta e altri compagni,
la pubblicazione in italiano de La Questione Sociale.
Sia Malatesta che, successivamente, Pietro Gori propugnarono il rifiuto
del settarismo e il confronto nel dibattito con le altre ideologie.
Malatesta, inoltre “affermava che in Argentina, grazie alla necessità
che c'era di manodopera, gli scioperi si erano conclusi con successo;
per questo dovevano continuare e il lavoratore, nella pratica, doveva
formarsi una coscienza rivoluzionaria” (8).
Il
lavoratore italiano emigrato in Argentina era soprattutto bracciante,
chiamato “golondrina”, rondine perché arrivava per il raccolto e
ritornava l'anno dopo. Nella pampa argentina nacque il “linjera”, parola
di origine italiana per molti, da “linghera”, il fardello dei vagabondi
politicizzati che con i loro
pochi averi, i volantini anarchici, viaggiavano nei treni merci,
lavoravano nei campi e propagandavano la rivolta sociale. In questo
contesto sociale giunse e si mobilitò Giovanni De Marchi che divenne Juan Demarchi
in America Latina. In quegli anni in Argentina gli anarchici italiani –
oltre che ad organizzarsi in associazioni e sindacati mai così
strutturati come quelli socialisti di origine tedesca – si mobilitarono
per l'emancipazione della donna e nelle campagne antimilitariste. I loro
principali centri associativi si trovavano a Buenos Aires, a Rosario e a
Bahia Blanca. Juan De Marchi era in Argentina da appena un anno, quando
a Buenos Aires, si pubblicò l'innovativo articolo Alle Donne, sul giornale anarchico La Questione Sociale del dicembre 1894; e sempre in quel periodo uscì il periodico comunista anarchico in lingua spagnola e italiana La voz de la mujer.
De Marchi negli anni che vanno dal suo arrivo in Argentina fino alla rivoluzione russa di ottobre del 1917 e
lungo tutta la sua vita, seguì il movimento anarchico che vide
l'arrivo, nel giugno del 1898 a Buenos Aires, di Pietro Gori che vi
rimase fino al 12 gennaio 1902 quando ripartì per l'Italia. Gori, leader
anarchico di larga fama, infiammò in quei quattro anni gli immigrati di
origine italiana e i più poveri tra gli argentini. Malatesta e Gori
rafforzarono nella terra argentina l'organizzazione anarchica avversa
alla corrente individualista, il socialismo anarchico a cui aderì Juan
De Marchi. Sosteniamo questa sua presa di posizione convinti dal suo
fascicolo d'archivio rintracciato, precisamente dall'elenco citato degli
anarchici di Buenos Aires del 10 maggio 1929: egli figura appartenente
al gruppo Umanità Nova, si legge, infatti, nell'elenco: “De
Marchi Giovanni di Giacomo e di Ennetti Maria nato in Torino il 10
giugno 1866 sposato a Mardones Etelvina carpentiere domiciliato in
questa Calle Loira 1210”.
Umanità Nova
era la componente anarchica in Argentina ispirata da Luigi Fabbri e Ugo
Fedeli, due anarchici che dimoravano quasi sempre a Montevideo, e che
seguivano l'insegnamento di Malatesta sull'organizzazione anarchica:
“…se la comprensione risulta impossibile, bisogna imparare a tollerarsi,
lavorare insieme quando si è d'accordo e, quando non si trova questo
accordo, lasciare che ciascuno faccia quel che gli pare, senza
ostacolarsi reciprocamente. Perché, in realtà, se si tengono presenti
tutti i fattori, nessuno ha sempre ragione”. (9)
Il gruppo di Umanità Nova confluì con quello dell'Avvenire e con gli individualisti (dopo un durissimo conflitto tra le varie componenti anarchiche argentine) nel giornale Sorgiamo!,
diretto da Aldo Aguzzi, abile mediatore delle varie correnti
libertarie. Il giornale uscì fino al 1934 e dopo, per un brevissimo
periodo, si stampò La Fiamma. Gli anarchici italiani in Argentina
successivamente si frantumarono, alcuni coerentemente parteciparono
alla guerra civile spagnola, altri si riversarono in altri paesi o si
adattarono nel paese in cui vivevano; Aguzzi – simbolo di un tentativo
estremo di riorganizzazione – rientrato dalla Spagna, si tolse la vita.
Gli anarchici italiani arrivati alla fine dell'800 in Argentina, tra i
quali De Marchi, si erano impegnati in uno spirito internazionalista per
l'organizzazione del movimento insieme al proletariato e ai poveri
argentini, mentre quelli giunti per sfuggire al fascismo negli anni '20 e
'30 volevano soprattutto proseguire la lotta antifascista; pertanto,
l'organizzazione anche sotto la persecuzione politica argentina si
sfaldò, disperse ed ebbe termine (10).
A
tutt'oggi riesce impossibile ricostruire con i documenti rintracciati
tutta la storia di De Marchi, le sue idee, i pensieri, gli spostamenti
in America Latina. Le fonti sono così rare e di difficile reperimento.
Forse negli archivi latino-americani, riteniamo cileni e argentini
soprattutto – paesi in cui si spostavano De Marchi e la consorte, come
risulta dai documenti citati – in cui, probabilmente, altre carte
saranno conservate su Juan De Marchi che ci permetteranno in futuro una
conoscenza più approfondita. Rimane un ultimo accostamento da
evidenziare: l'esperienza di Allende e di Unidad Popular appare
unica e singolare come la rivoluzione libertaria catalana all'inizio
della Guerra civile spagnola, anche questa riflessione unisce i destini
di Juan De Marchi e Salvador Allende.
Note
Mistero
della ricerca e delle coincidenze, l'autore dell'appassionante
biografia di Allende ha lo stesso cognome dell'anarchico Aguzzi che in
quegli anni lottava con De Marchi.
2)
Francisco Bilbao nacque a Santiago del Cile nel 1823 e morì in
Argentina nel 1865. Fu esponente degli intellettuali positivisti del
continente latino – americano. Prese a modello i regimi politici degli
Stati Uniti e dell'Inghilterra, propugnando “…la indipendencia del
territorio, la soberanià del individuo, la forma repubblicana de
gobierno, el advenimento de la democracia desde la aldea hasta
capitales, la separaciòn dela Iglesias y del Estado…” Tra le sue opere è da ricordare “El evangelio americano”. Cit. in R. Campa, “Antologia del pensiero politico latino-americano”, Ed. Laterza 1970, pp.252 e segg..
Luis Emilio Recabarren Serrano (Valparaiso 1876-1924), fondatore del Partito Comunista Cileno
e del Partito Comunista Argentino. Utilizzò libri, giornali, volantini,
gruppi teatrali, discorsi e conversazioni per organizzare la classe
operaia cilena in partito rivoluzionario.
Pablo
Iglesias (1850 – 1925), fondatore nel 1879 con Josè Mesa e altri del
Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) e del sindacato affine
l'Uniòn General de Trabajadores (UTG).
3) Sta in: Patricia Verdugo, “Salvador Allende. Anatomia di un complotto organizzato dalla Cia”, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2003, p.19. Edizione originale: P.Verdugo “Allende: Còmo la Casa Blanca provocò su muerte”, 2003 Editorial Catalonia; Carlos Jorquera “El chico Allende”, Ediciones Bat, 1990.
5) “Le
fotografie forniscono testimonianze a partire da come se ne servì la
polizia parigina nel giugno 1871 per il sanguinoso rastrellamento dei
comunardi, le fotografie sono diventate un utile strumento degli stati
moderni per sorvegliare e controllare popolazioni sempre più mobili.” Susan Sontag, Sulla fotografia
Einaudi, Torino 2004, p. 5. Invero, la prima schedatura internazionale
di massa non fu quella dei comunardi parigini ma quella dei
contadini-briganti meridionali italiani annientati dalla politica di
conquista dei Savoia negli anni 1860-1865.
6) “La tua fotografia è, per chi sa veramente vederla, una registrazione della tua vita…”, Paul Strand, cit., in S. Sontag, Sulla fotografia, cit., p. 157.
7)
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Casellario
Politico Centrale, Busta 1716, Fascicolo 32652, De Marchi Giovanni di
Giacomo e di Maria Ennetti.
8-9-10) Osvaldo Bayer, Gli Anarchici espropriatori e altri saggi sulla storia dell'anarchismo in Argentina, Edizioni Archivio Famiglia Berneri, 1996 Cecina (LI), pp. 91-108.
Bibliografia
Disponibili in italiano, oltre ai testi indicati nelle note:
per la storia degli anarchici il testo classico di Masini con amplia bibliografia, Masini, Piercarlo Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta, Rizzoli, Milano 1972;
per il Cile e Allende:
Biacchesi Daniele – Marazzini Raja – Paiusco Stefano, Cile 11 settembre 1973, Franco Angeli, Milano 2003;
Garcìa Fernando D. – Sola Oscar, Salvador Allende, Edizioni Sperling & Kupfer, Milano 1998;
Riera Rehren Jaime – Izquierdo Funcia Claudio, Il sogno di Salvador Allende, Baldini Castoldi Dalai Editore, 1998;
Mulas Andrea, Allende e Berlinguer. Il Cile dell'Unidad Popular e il compromesso storico italiano, Lecce 2005;
Verdugo Patricia, Golpe
in diretta. L'ultima battaglia di Salvador Allende e la registrazione
clandestina delle comunicazioni fra gli alti comandi militari, Unicopli Editore, Milano 1999.
Vedi anche: Riccardo Campa, Antologia del pensiero politico latino-americano. Dalla Colonia alla seconda guerra mondiale, Ed. Laterza, Bari 1970.
Inoltre, per alcune citazioni di Allende e per ricchezza di contenuti il sito:
http://www.salvador-allende.cl/
E-mail: gionas29@yahoo.it
Sebastiano Gernone© Copyright 2005
Juan Demarchi, anarquista
Cuenta la historia que en la adolescencia de Salvador Allende sus pasos se encontraron con los del viejo anarquista porteño Juan Demarchi. Junto a él compartió tardes de ajedrez y largas charlas sobre cuestiones sociales que marcaron al socialista de por vida. Sobre Allende se sabe demasiado, no así sobre Demarchi, hombre que, como veremos, fue mucho más que el personaje anecdotario de la biografía del presidente de la Unidad Popular. Demarchi fue un anarquista de toda la vida, una existencia preciosa.
Juan Demarchi (también Giovanni De Marchi) nació en Turín en 1864. Desertó del ejército y se fue de su Italia natal en un viaje que lo llevó por diversas Regiones, desplegando en ello una amplia y rica actividad en la propaganda anarquista. Estuvo en Portugal, en Marruecos, en Paris, en Barcelona, en Rio de Janeiro y Buenos Aires. A Chile llegó cuando acababa el siglo XIX, radicándose en Magallanes donde ayudó a organizar los gremios del fin del mundo. Entre 1900 y 1904 vivió y luchó en Lota y Curanilahue, donde participó en la Mancomunal. Luego se fue al norte de la Región chilena y entre 1917 y 1918 participó de las batallas que llevaban adelante las Ligas de Arrendatarios. De allí se vino a la zona central para instalarse en Santiago y Valparaíso.Demarchi fue carpintero y al parecer zapatero en sus últimos años. Como autodidacta, aparte de su nativa lengua italiana, aprendió el español, el francés y el portugués. Participó en varios periódicos y organizaciones libertarias. La última de ellas fue la sección local de la IWW. Así lo encontró la Dictadura de Ibañez (1927-1931). El anarquista, con más de 60 años se fue a la Argentina y participó de la resistencia comprometiéndose en complots tan afamados como los del Avión Rojo. Se cuenta que en ese proyecto Demarchi era el encargado de internar las armas desde Mendoza por la vía del ferrocarril fronterizo. Pensaban hacer caer la dictadura por la fuerza. Traicionado por militares anti-ibañistas, el plan fracasó. El italiano ingresó a Chile ilegalmente y apenas fue descubierto por la policía del régimen fue relegado a la Isla Mocha.
Caído el dictador, el viejo Demarchi permanecerá activo y fiel a las ideas libertarias hasta sus últimos días. Muchas veces se le intentó expulsar con la Ley de Residencia, pero cada vez que venía la oleada represiva, se levantaban movimientos de protesta en solidaridad. Sus últimos años fueron penosos, cuentan, cada día su cuerpo era presa de nuevas y prolongadas enfermedades. Hubo tiempos en que deliraba, quien sabe si acaso por sus largas jornadas en manos del Estado. En 1943 un pesado resfrío hizo que pidiera ser trasladado desde Santiago a Valparaíso, para estar con su familia. Allí murió en los primeros días de abril, cuando surgía el otoño en el hemisferio sur. Sus funerales se realizaron el 7 del mismo mes, acudiendo unos 300 compañeros y compañeras a despedirlo. Así se fueron 79 años en la tierra, y más de 50 de ellos para la difusión del anarquismo.
Manuel de la Tierra
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