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lunedì 8 agosto 2016

Erminio Antonio Blotta Mainieri (Morano Calabro, 8 novembre 1892 – Rosario, 23 gennaio 1976) Anarchico Scultore

Erminio Blotta

Erminio Antonio Blotta Mainieri (Morano Calabro, 8 novembre 1892 – Rosario, 23 gennaio 1976) è stato uno scultore italiano naturalizzato argentino. La sua formazione avvenne in gran parte da autodidatta.

 

Biografia

Nacque a Morano Calabro (CS). Il certificato di nascita riporta il suo nome come Erminio Antonio Blotta Mainieri, ma sui suoi documenti d'identità argentini è chiamato Carmen Erminio Blotta.
La famiglia di Blotta si trasferì in Argentina all'inizio del 1894, quando Erminio era solo un bambino, nel corso di una massiccia ondata migratoria da parte di cittadini italiani. Essi si stabilirono a Rosario, Provincia di Santa Fe, circa 280 km a nord-est di Buenos Aires. Due dei fratelli di suo padre vivevano già in Argentina, nella città che sarebbe poi stata chiamata Lucio V. López, 40 km a nord-est di Rosario.Blotta fu il primo di nove fratelli.
Divenne apprendista alla compagnia ferroviaria Ferrocarril Central Argentino, dove iniziò a sviluppare la sua abilità scultorea (modellando statuette in argilla). Lavorò in seguito in una fabbrica di medaglie (assieme a Marcos Vanzo) dove creò dei ritratti funebri e delle placche. Nel 1909 studiò con lo scultore Josè Nardi.
A soli diciassette anni si trasferì a Montevideo, Uruguay, dove rimase dal 1909 al 1910. Tra il 1911 e il 1912, invece, visse a Buenos Aires. Una volta ritornato a Rosario, grazie all'aiuto di alcuni suoi amici e al supporto economico di un suo ammiratore, riuscì ad aprire una galleria d'arte, dove esibì i suoi primi bassorilievi in bronzo. Visse per quattro anni in conventillos (pensioni a basso costo), finché, nel 1915, riuscì a comprare un appezzamento di terreno (prima nei possedimenti del chirurgo Artemio Zeno) e a crearvi un laboratorio. In questa officina vissero molti suoi amici. Conobbe quindi molti altri intellettuali e artisti i quali, come lui, non godevano di grandi disponibilità economiche; inoltre, venne in contatto col movimento anarchico.

Cecità

Nel novembre 1917, mentre egli dava gli ultimi ritocchi al suo monumento a Juan Bautista Alberdi, un suo assistente fece staccare una scheggia di marmo che gli ruppe gli occhiali. I frammenti di vetro generati gli ferirono gli occhi, tanto che per diversi mesi rimase totalmente privo della vista. In seguito ad un'operazione (per mano del Dr. Pedro Lagleyze) riacquistò le facoltà visive, ma solo per quanto riguarda il suo occhio sinistro. Blotta, in seguito, ringraziò Lagleyze con una scultura. Il Dr. Lagleyze lo indirizzò a casa di un suo amico (il conoscente del chirurgo abitava a Villeta, città a 30 km da Asunción, Paraguay) perché trascorresse la convalescenza in maniera tranquilla. Blotta non riuscì a trovare la persona di cui il dottore gli parlava, tuttavia conobbe il padre dell'artista peruviano (Modesto Delgado Rodas), che gli offrì ospitalità. Nella città di Villeta, inoltre, Blotta incontrò Carmen de Jesús Prieto Ruiz, una giovane maestra di scuola che qualche mese dopo (il 4 settembre 1918) divenne sua moglie. Durante la sua permanenza, collezionò opere d'arte dei Tupi e dei Guaraní, e scolpì dei lavori che possono ancora essere trovati in molte città del Paraguay. In seguitò sarà anche nominato cittadino onorario di quella nazione, tanto che nel 1970, sei anni prima di morire, affermò su un giornale come il suo desiderio più ardente fosse morire da paraguayano.

Famiglia

Blotta ritornò a Rosario appena seppe che il suo studio era stato rapinato. Il suo primo figlio, Herminio, nacque in questo periodo. Traslocò più volte, fino a stabilirsi definitivamente in strada Marcos Paz 3160 (nel Barrio Echesortu). Ebbe altri cinque figli, l'ultima dei quali morì ancora in fasce. La sua residenza divenne poco a poco dimora dei suoi suoceri paraguayani.

Lavori

Blotta fu commentatore letterario del quotidiano La Nación (di Buenos Aires), per il quale scrisse regolarmente, tra gli anni dieci e gli anni trenta. Firmava i suoi articoli come "Herminio Blotta".
In gioventù Blotta operò su marmo e pietra, oltre all'argilla; ma a partire dalla metà degli anni venti scolpì sempre meno busti marmorei, a favore dei lavori in argilla (che poi venivano usati come stampi per le sculture bronzee). Abbiamo notizia di più di 200 lavori di questo tipo (grazie, soprattutto, al giornale La Capital). Blotta lavorò anche come massaggiatore nel porto di Rosario, e collaborò come modellista al plastico in scala raffigurante la valle del Paraná. Inoltre, si guadagnò da vivere grazie all'arte funeraria, creando (ad esempio) diverse centinaia di oggetti bronzei per le lapidi, spesso in collaborazione con il collega Pedro Cresta (1912-1970).
Per i suoi meriti artistici, il comune di Rosario gli concedette una pensione speciale. Erminio Blotta morì a Rosario nel 1976 (a 83 anni) circondato dall'affetto dei suoi familiari.

Eredità

Suoi lavori possono essere trovati nelle province argentine di Santa Fe, Buenos Aires, Mendoza, Córdoba, Tucumán, Entre Ríos (in particolare a Concepción del Uruguay), Chaco (nella capitale Resistencia), così come a Santiago de Compostela, Spagna, e nel kibbutz Melfasim in Israele.
Nel 1978, una strada minore a Rosario fu rinominata Escultor Blotta (spagnolo: scultore Blotta) . Si tratta di un passaggio prima noto come Pasaje Mercado, che si trova a 250 metri dal monumento a J. B. Alberdi (scolpito da Blotta stesso).

 

Erminio Blotta and his family, c.1925.

The original uploader was Rosarino at Spanish Wikipedia - Transferred from es.wikipedia to Commons.
Fotografía del escultor Erminio Blotta y su familia (aproximadamente en 1925). Extraída del álbum familiar

Erminio Blotta (November 8, 1892 – January 23, 1976) was an Argentine self-taught sculptor of Italian origin.

Biography

He was born in Morano Calabro (province of Cosenza, Calabria). His birth certificate records his name as Erminio Antonio Blotta Mainieri, but his Argentine identity papers have Carmen Erminio Blotta instead.
Blotta's family came to his adoptive country when he was only a child, at the beginning of 1894, during a major wave of Italian immigration to Argentina. They settled in Rosario, Santa Fe Province, about 280 km northwest of Buenos Aires. Two of his father's brothers were already living in Argentina, in the town which would then be called Lucio V. López, 40 km north-west of Rosario. Blotta was the eldest of nine siblings.
He was an apprentice worker in the Ferrocarril Central Argentino railway company, where he developed his basic sculpting skills by modelling figurines with clay. He then worked in a medal workshop with Marcos Vanzo, and modelled plaques and funeral portraits. In 1909 he studied with sculptor José Nardi.
At only 17 he travelled to Montevideo, Uruguay, where he stayed for one year (1909–1910) and then another year in Buenos Aires (1911–1912). He returned to Rosario, and with the assistance of his friends and the financial support of an amateur art fan he opened an exhibition gallery and presented his first bass-reliefs in bronze. He lived for four years in conventillos (cheap pensions), until in 1915 he managed to get a piece of land and set up a workshop, where several of his friends lived, at the expense of surgeon Artemio Zeno. He came in contact with many other poor intellectuals and artists (poets, painters, sculptors) and with the anarchist movement.

Blindness

In November 1917, while he was finishing his monument to Juan Bautista Alberdi, a chip of marble (which was being worked by his assistant) broke Blotta's glasses, and glass splinters wounded both his eyes. He spent several months completely deprived of sight, until he was operated by surgeon Dr. Pedro Lagleyze. He only recovered the sight of his left eye. Blotta would later thank the physician with a sculpture.
Dr. Lagleyze sent him to recover at a friend's house in Villeta, 30 km south of Asunción, Paraguay. Blotta did not find the person he was looking for, but instead met the father of Paraguayan artist Modesto Delgado Rodas, who took him in as a guest. In Villeta, Blotta also met Carmen de Jesús Prieto Ruiz, a young schoolteacher and a few months later, on September 4, 1918, he married her.
During his stay, he collected aboriginal Tupi-Guarani art, and created some works that can be found still in several cities of Paraguay. Years later he was declared Honorary Citizen of Paraguay. In 1970, six years before his death, Blotta confessed in a newspaper that his most fervent wish would be to die a Paraguayan.

Family

Blotta moved back to Rosario in mid-1920, after learning that his study had been robbed. His first son, Herminio, was born at that time. He moved several times until finally settling in a house on 3160 Marcos Paz St. (in Barrio Echesortu). He had five other children, the last of whom (a daughter) died as a baby. His residence gradually became the home of his Paraguayan in-laws.

Artistic work

Blotta was the literary commentator of the Buenos Aires newspaper La Nación, for which he wrote regularly, between the 1910s and the 1930s. His contributions were signed as "Herminio Blotta".
In his youth Blotta worked on marble and stone, besides clay, but in the mid-1920s he started producing less marble busts and tends to produce more works in clay, then cast in bronze. There are records (especially from La Capital newspaper) of more than 200 works of this type.
Blotta also worked as a Message Therapist in the Ports Direction of Rosario, and collaborated as a plaster artisan in the scale model of the thalweg of the Paraná River. Additionally, he earned a living with funeral art, producing (for example) several hundreds of bronze objects for headstones, often with his colleague Pedro Cresta (1912–1970).
In his old age the Municipality of Rosario granted him a special pension for his artistic labors. Erminio Blotta died surrounded by his family in Rosario, in 1976, at the age of 83.

Legacy

Works by Erminio Blotta can be found in the Argentine provinces of Santa Fe, Buenos Aires, Mendoza, Córdoba, Tucumán, Entre Ríos (specifically in Concepción del Uruguay), and Chaco (in the capital city, Resistencia), as well as in Santiago de Compostela, Spain, and in the Mefalsim kibbutz in Israel.
In 1978 a minor street in Rosario was renamed Escultor Blotta (Sculptor Blotta). It is a one-block passage formerly known as Pasaje Mercado, located 250 m from Blotta's monument to J. B. Alberdi.



 Erminio Antonio Blotta (Morano Cálabro, 8 de noviembre de 1892 – Rosario, 23 de enero de 1976) fue un escultor autodidacta rosarino de origen calabrés.

Nacimiento en Calabria

Erminio nació el 8 de noviembre de 1892 de padre y madre calabreses: Giovanni Blotta Rímolo (de profesión zapatero) y Anna Filomena Mainieri Mainieri, línea Paioia (de profesión hilandera). Son inexactas las fechas de enero de 1895 o 1896, que Blotta mencionaba alternadamente como las de su nacimiento.
En sus documentos argentinos (libreta de enrolamiento, libreta de familia) figura como Carmen E. Blotta, y en la ficha de defunción en el Cementerio El Salvador de la ciudad de Rosario figura como «Carmen E. Blotta, viuda» [sic]. Según su acta de nacimiento calabresa su nombre completo era Erminio Antonio Blotta Mainieri.

Viaje a Argentina

En 1869, con la apertura del canal de Suez, que permitía la importación de productos de Oriente (como seda) a menor precio, centenares de miles de calabreses se empobrecieron y empezaron a migrar a América.
A principios de 1894, Blotta, de pocos meses de edad, fue llevado por sus padres en un barco de inmigrantes hasta la ciudad de Rosario (provincia de Santa Fe, Argentina). Filomena se embarcó ya embarazada de su segundo hijo Francisco, quien nacería en Rosario el 21 de julio de 1894. Como hecho curioso de la calidad de la artesanía de los moraneses, en otro viaje de inmigrantes vinieron el zapatero Grimoldi, cuya empresa de zapatería, se convertiría en una de las mayores de Sudamérica, junto con Blas Blotta que se instalaría, este, en Rivadavia (provincia de Mendoza). Giovanni (que en el puerto de Buenos Aires recibió el nombre de «Juan Blotta») con los años llegó a tener una pequeña fábrica de zapatos en la casa familiar, en calle Alvear entre Jujuy y Brown, y un «conventillo» (en el Río de la Plata; inquilinato).
Ya dos hermanos de su padre (Gaetano Cayetano y Rocco Roque Blotta Rímolo) estaban afincados en el pueblo de Paso de las Piedras, hoy Lucio V. López, 40 km al noroeste de Rosario, donde esos hermanos instalarían un depósito de frutos del país, y portentosamente sobre el río Carcarañá una pequeña usina hidroeléctrica de 100 kW, vendiendo su energía eléctrica de corriente alterna al pueblo y la zona.
Blotta fue el mayor de nueve hermanos (aunque, como era común en esa época, dos de ellos ―Carmen (1898-1900) y Antonio (1914-1914)― fallecieron prematuramente, estando en un mismo nicho 2.º v n.º 414, del cementerio El Salvador junto a su padre Juan (1865-1934) y a su hermano Francisco (1895-1953).
Cursó sus últimos años de educación primaria (1903 a 1905) en la Escuela Superior de Varones n.º 1 (actualmente Escuela n.º 55; Domingo F. Sarmiento), ubicada en esa época en calle Santa Fe 645, en Rosario. En dicha escuela, desde 1912 emplazada en calle Buenos Aires 947 de Rosario, se encuentran varias de sus esculturas.

Adolescencia

Como aprendiz en el Ferrocarril Central Argentino, descubrió sus habilidades como escultor: «Me habían puesto a modelar la arcilla con que se tapaba la boca del horno donde se fundía la “guisa” [del italiano ghisa:, ‘hierro fundido’], y con ese material yo modelaba toda clase de figuritas: perros, caballos...», le contó en 1970 a Luis Ernesto Aguirre Sotomayor.
Se formó como aprendiz en el pequeño taller de medallas de Marcos Vanzo, donde «a los dos o tres años de empezar a modelar en arcilla ya me trenzaba con bloques de mármol más grandes que yo», diría. Modelaba placas y retratos funerarios.
En 1909 continuó sus estudios de escultura con José Nardi, orientador de muchos escultores.
Aún adolescente, de 17 años, viajó indocumentado a Montevideo (Uruguay), donde vivió un año (entre 1909 y parte de 1910), con el exiliado político argentino Alejandro Vázquez y se relacionó con el poeta Ángel Falco. Pasó otro año (1911 y 1912), en Buenos Aires, frecuentando la peña de Alberto Ghiraldo que se reunía en el café Paulista de la calle Maipú.

Bohemia

En 1912, con 19 años, regresó a Rosario. Ingresó en un bohemio «clan» de artistas que se reunían en los bares del centro de la ciudad. Con su amigo Abel Rodríguez, también del clan, intercambiaba los libros que en 1913 inspiraron sus primeros bronces: los bajorrelieves de los escritores y poetas León Tolstói, Charles Baudelaire, Anatole France, Arthur Rimbaud y Mijaíl Miguel Bakunin.
En julio de 1913, Blotta viajó en tren a Buenos Aires, donde sus amigos Valentín Thibón de Libián, Walter de Navazio, Ramón Silva, Delucchi, Daneri, Nicolás Lamanna y Luis Falcini le confiaron sus obras para realizar una exposición en Rosario. De Rosario aportaron sus obras los pintores Emilia Bertolé (1898-1949), César Caggiano (1894-1954) y Alfredo Guido (1892-1967). El Primer Salón Nacional de Rosario se realizó en un negocio de pintura llamado La Casa Blanca (en calle Córdoba 911), propiedad del entusiasta amateur Casildo Souza. Los afiches publicitarios fueron confeccionados por los propios artistas. En ese «Petit Salón» ―llamado así humorísticamente debido a la parca cantidad de obras, y para burlarse del snobismo de las familias de clase alta de Rosario, que desde hacía décadas compraban obras pictóricas exclusivamente de pintores europeos―, Blotta presentó sus cuatro primeros bajorrelieves. En esos mismos días se inauguró en el salón Witcomb una Exposición de Arte Español, que tuvo un asombroso éxito económico. En cambio el Petit Salón no tuvo éxito: no lograron vender ni una sola obra. (Incluso el negocio de Sousa terminó de quebrar).
El bronce de Tolstói se exhibió en la librería de Georgino Linares (que más tarde se convertiría en el café Sorocabana), donde lo compró por cien pesos el ingeniero Lampe, quien luego lo donó a la Biblioteca Argentina Dr. Juan Álvarez, donde estuvo expuesto sin protección alguna hasta que en los años noventa fue robado. La anarquista biblioteca Alberto Ghiraldo tiene una copia del bajorrelieve de uno de los fundadores del anarquismo, Mijaíl Miguel Bakunin.

Taller

Durante cuatro años vivió en conventillos (casas que contenían muchas viviendas reducidas, por lo común con acceso a patios y corredores) en distintos barrios de Rosario. A fines de 1915 consiguió un terreno en avenida Pellegrini 1708, donde armó su taller de escultura en un amplio galpón. Allí su amigo Carlos Mauri hizo su primera fundición y comenzó su oficio experimentando en placas fúnebres modeladas por Blotta y vaciadas en bronce.

Comunidad

En 1915, mientras esculpía en mármol el famoso Beethoven, vivían en su taller los pintores César Caggiano (1894-1954), Gustavo Cochet (1894-1979), el pintor y grabador Santiago Minturn Zerva (1896-1964), el pianista Alfredo Munné, el bajo Felipe Romito (que luego se haría famoso en Milán) y el periodista Leandro Peuser. El emérito cirujano Artemio Zeno (a quien Blotta luego le hizo una efigie) pagaba las cuentas de este grupo de jóvenes bohemios.
Junto al pintor César Caggiano y al poeta Abel Rodríguez, Blotta integró el grupo de arte El Clan. Era habitué del Café Social de los Paganini, lugar de encuentro de la bohemia y los círculos anarquistas, cuyas reuniones se prolongaron hasta 1921 y donde concurrían la mayoría de los intelectuales de la ciudad: artistas como Aguilar, César Caggiano, Gustavo Cochet, Medina, Melfi, Santiago Minturn Zerva, Luis Ouvrard, Jesús Palau, Raffaelli, Torrejón, el Negro Zamora, los poetas Aguilera y Domingo Fontanarrosa, el escultor Daniel Palau, Marcos Lenzoni, Robertaccio, Abel Rodríguez, Sánchez Sáez, Sartoris y Tomás Cozzolino (como lo describe Isidoro Slullítel en Cronología del arte en Rosario). Asistía asiduamente a la biblioteca anarquista (en esa época Rosario era el centro más importante del anarquismo en América Latina).

Accidente y ceguera

En noviembre de 1916, cuando estaba terminando de esculpir el monumento a Juan Bautista Alberdi in situ (en Pueblo Alberdi, ahora un barrio a 6 km al norte del centro de la ciudad), al marmolista que lo ayudaba le saltó una esquirla de mármol que a Blotta ―de 24 años recién cumplidos― le rompió los lentes y le metió vidrio en ambos ojos. Pasó varios meses completamente ciego y desesperado. A principios de 1917 se operó en Buenos Aires con el cirujano profesor Pedro Lagleyze (a quien más tarde en agradecimiento le haría una escultura); sólo recuperó la visión del ojo izquierdo.4 O sea, que todo el resto de su vida y de su producción artística la desarrolló absolutamente ciego de ese ojo derecho. Poseyó visión monocular, guardando en su memoria y psiquis, la visión estereoscópica.
Su hermana menor Elba (que en 1916 tenía apenas cuatro años de edad) descreía de esa versión del escultor y afirmaba que había perdido el ojo derecho por un accidente con cal viva.
Un dato trascendente es que en la inauguración de la obra, por la Comisión de Fomento de Pueblo Alberdi, el 23 de diciembre de 1917, el escultor se encontraba presente.

Paraguay

El cirujano Lagleyze le brindó una recomendación para quedarse en casa de un paraguayo amigo en Villeta (un pueblo a 30 km al sur de Asunción (Paraguay). Convaleciente, Blotta viajó (a fines de 1917 o principios de 1918) por el río Paraná en barco hasta Paraguay.
En Villeta no encuentra a la persona que iba a alojarlo, pero conoció por casualidad a un misterioso señor de barba blanca que resultó ser Daniel Delgado Rodas, padre del pintor Modesto Delgado Rodas. Los Delgado Rodas le brindaron generosa hospitalidad en su hogar. Pocos meses después, el 4 de septiembre de 1918, en el pueblo de Emboscada, Blotta («de 22 años», aunque a punto de cumplir los 25) se casa con Carmen de Jesús Prieto Ruiz («de 23 años», aunque tenía 22), quien había nacido y vivía en Luque y trabajaba como maestra en la misma localidad (15 km al este de Asunción). Era sobrina nieta del general Elizardo Aquino, héroe paraguayo de la Guerra de la Triple Alianza (Argentina, Brasil y Uruguay contra Paraguay).
En esta época recolecta arte indígena de los tupí guaraníes. Existen originales y copias de sus obras en varias ciudades de Paraguay (Asunción, Villeta, Boquerón, Emboscada, etc.).
Años más tarde, por su dedicación y amor por la tierra guaraní, fue designado Ciudadano Honorario del Paraguay. El 17 de octubre de 1970, en el periódico Patria de Asunción (Paraguay), Blotta expresó: «Mi mayor deseo sería morir como paraguayo».

Su familia

A mediados de 1919 ―cuando se entera de que han robado en su estudio― vuelve a Rosario con su esposa embarazada. El 19 de julio nació su primer hijo, Herminio. Luego de varias mudanzas, Blotta fijó su taller en la cortada Marcos Paz 3160, donde viviría el resto de su vida. Tendría en total seis hijos: Herminio Edgar (1919-2010), Elio Antonio (1922-1997), María Alba (1926), Beatriz Carmen (1933),2 Claudio Artemio (1936-2015) y María Evelina (1938, que fallecería de pocos meses de edad). En su casa gradualmente comenzó a alojar a sus parientes políticos provenientes del Paraguay. Era común que vivieran allí un total de quince o veinte personas.

Producción literaria

Entre 1910 y 1940 aproximadamente fue corresponsal literario y asiduo escritor del periódico La Nación (de Buenos Aires). Firmaba sus notas periodísticas españolizando su nombre (Herminio), mientras que en su obra escultórica firmaba con su nombre original italiano (Erminio).

Influencias y estilos artísticos

Pertenecería a la escuela de escultura simbolista, cuyo representante más conspicuo fue el francés Auguste Rodin (1840-1917) y los casi contemporáneos de Blotta, Arístides Maillol (1861-1941), francés, y el rosarino Lucio Fontana (1899-1967). Tenía una gran influencia del arte griego.
Blotta evolucionó simplificando las formas, con una interpretación cada vez más «clásica» de la figura humana. Desde la cara de Leandro N. Alem (en 1920) fue llegando a formas y modelos recreadas sin rebuscamiento, los rostros expresan serenidad (Monumento a la Madre). Buscaba más la perfección que la originalidad, y su estilo experimentó pocos cambios durante su carrera.
La crítica de arte Beatriz Vignoli escribe:
También debe decirse algo sobre el eclecticismo de su estilo, sobre cómo los bajorrelieves son más rodinianos, los bustos más clásicos, las placas funerarias más simbolistas, etc. Y sobre su relación con Lucio Fontana (él y su padre fueron socios de Scarabelli)...
No solo no fue un academicista, sino que en aspectos puramente plásticos hacía muy buen uso de la serie (usaba varias veces la misma imagen en diferentes contextos, formatos y tamaños), el collage (unión y separación de distintas piezas para generar imágenes nuevas), la importancia del soporte (que «la Academia» los pedía en pedestal altísimo, separando al público de la obra, eliminado por Blotta después del Sarmiento de 1916, por considerarlo elitista, en especial en Ansia de luz, que se encuentra exactamente a la altura de los ojos del observador), y el uso de la anatomía como una herramienta más para manifestar la espiritualidad humana. Como muchos artistas, tuvo una producción más comercial (por ejemplo, la placa sobre el muro de la Bolsa de Comercio, en calle Corrientes y Córdoba) y otra más orientada a sus propias convicciones.

Producción ininterrumpida

En su período juvenil, aparte de modelar la arcilla, esculpía mármol y piedra. Pero a mediados de los años veinte produjo menos torsos de mármol ―Santiago Ramón y Cajal y los presidentes Roque Sáenz Peña y Carlos Pellegrini, y arte funerario― y se inclinó más hacia la producción de obras de arcilla, que hacía fundir en bronce. Existe registro gráfico (especialmente proveniente del periódico La Capital, de Rosario) de más de 200 obras de este tipo.
Fue Jurado de Selección y Premios de la Sección Escultura del VIII Salón Anual de Artistas Rosarinos, por Decreto Municipal Nº 11.285 del 22 de octubre de 1951.
Fue dibujante técnico y yesero reconstructor de la maqueta de la vaguada (talweg, la línea formada por los puntos más bajos del lecho de un río) del río Paraná a la altura de Rosario en la Dirección de Puertos de Rosario. Se ganó la vida haciendo arte funerario (varios centenares de obras de bronce para lápidas, etc.) trabajando en muchas ocasiones con su colega Pedro Cresta (1912-1970).
Pueden encontrarse obras del escultor Erminio Blotta en:
  • Concepción del Uruguay (provincia de Entre Ríos),
  • Resistencia (provincia de Chaco),
  • provincia de Santa Fe
  • provincia de Buenos Aires
  • provincia de Mendoza
  • provincia de Córdoba
  • provincia de Tucumán
  • Santiago de Compostela (España).
  • kibbutz Mefalsim (Israel).
  • Villeta (Paraguay)
En sus últimos años recibió de la Municipalidad de Rosario, y gestionada por sus amigos, una «pensión graciable» por su labor artística. Falleció a los 83 años, confortado por su familia, el 23 de enero de 1976 en Rosario, su ciudad adoptiva. Fue enterrado en el Cementerio El Salvador, en la ciudad de Rosario.

Honores

Obituario

Si se escribiera la historia del arte y la bohemia en Rosario, Erminio Blotta, muerto al cabo de una larga enfermedad, sería una figura ineludible. No solo no se podría prescindir de él: habría que asignarle actuación relevante. Quizá la incertidumbre que tenía de su propia edad ―80, 83, 86 años― haya sido un índice de su despreocupación innata, esa que lo llevó a trabajar como escultor durante décadas, sin fatigas, sin que su ímproba labor, malamente redituable, le haya dado nunca, casi nunca, beneficios que no fuesen la íntima satisfacción de la obra lograda. A pesar de su desdén por los bienes materiales y de la camaradería con poetas y músicos de un tiempo que pasó, no había pausas en su quehacer. Apenas si lo detenían la inquietud ideológica y alguna fuga apresurada al Uruguay y al Paraguay, país este donde se enamoró y se casó y donde tuvo amigos entrañables. Modelaba y esculpía con entusiasmo, fervorosamente, y lo hacía hasta hace poco tiempo, cuando casi ciego pero animoso como de muchacho, sus manos seguían creando, quizá en una suerte de adivinación de los relieves.

Murió pobre, con una mínima pensión municipal, quien como él, había dado a la ciudad el fruto constantemente renovado de su inspiración, por lo general fundada en la admiración que despertaban en él, hombres ejemplares, varios de estos próceres de la civilidad argentina. Pero no se lamentaba de su pobreza, que se hubiera dicho consustanciada con su modo de ser. Prefería a la queja el relato, que lo hacía feliz, de su aventura con mármoles, bronces y yesos en talleres y buhardillas. Gustaba evocar el origen humilde, su despertar a la belleza, sus lecturas improvisadas, las militancias juveniles y la revista Bohemia, y le placía hablar, aunque sin vano orgullo, sus triunfos memorables: su Beethoven, emplazado en 1917 en el parque Independencia por las propias manos de Blotta, de algunos amigos y colaboradores ocasionales, que fue el primer monumento público al ilustre músico erigido en una ciudad latina y el segundo en el mundo, luego del existente en Viena; su Alberdi, levantado por iniciativa del autor en lo que era entonces el pueblo de ese nombre; su Almafuerte.

Autodidacto, él mismo narró alguna vez su formación en una página manuscrita destinada al archivo de este diario: «No concurrí jamás a una academia de arte. Había obtenido un premio estímulo en el Salón Nacional, y había colocado en el Colegio Nacional n.º 1 el busto de Sarmiento (ese busto lo llevé desde mi taller al colegio en una carretilla y el monumento a Beethoven ya estaba en el parque Independencia y recién entré en un taller de escultura en Buenos Aires y pude ver cómo se hacían las cosas en mármol. A los 17 años (sic), el presidente Sáenz Peña me ofreció una beca y em llevaron a Buenos Aires, un mes después estaba de vuelta y la promesa no se cumplió nunca...».

En parques y plazas, en escuelas y bibliotecas, incluso en placas conmemorativas fijadas en calles, en la torre de la Iglesia Catedral (medallón del cura Navarro) y hasta en la residencia presidencial de Olivos (busto de Roque Sáenz Peña) se aprecia la excepcional fecundidad de Blotta, su pasión laboriosa, su capacidad de realizar, San Martín, Belgrano, Moreno, Brown, Güemes, Rivadavia, Urquiza, Dante, Tolstoi, Zola, Pérez Galdós, Rosalía Castro, José Hernández, Ramón y Cajal, Pizurno, De la Torre, Kennedy, muchos más. Y los rosarinos como Marcos Lenzoni, Domingo Fontanarrosa, el maestro Mazza, Juan Álvarez, y Artemio Zeno. En el Paraguay, entre otras creaciones suyas, se encuentran los bustos del coronel Bogado y del general Caballero. En La Capital se lo quería extrañablemente. No solo era asiduo visitante, sino que autor de bustos de Ovidio Lagos (dos de ellos ubicados en plazas públicas) y de Ovidio Amadeo Lagos, así como de placas con las efigies de Adolfo Lagos, Joaquín Lagos y Leopoldo Lagos. Asimismo, en nuestra casa, bustos de Blotta honran la memoria de Moreno, San Martín y Belgrano.

El sepelio, efectuado ayer por la tarde en el cementerio El Salvador, constituyó una ceremonia expresiva del pesar causado por la muerte del artista.
Obituario en el diario La Capital (Rosario)

La calle Escultor Blotta

En 1978 —dos años después de su muerte— se rebautizó el pasaje Mercado (situado en la manzana delimitada por calles Warnes, Darragueira, Freire y Perdriel, en bulevar Rondeau al 2100, a 250 m de su monumento a Alberdi en la zona norte de Rosario), que pasó a llamarse pasaje Escultor Blotta.

Homenajes contemporáneos

De octubre de 2005 a marzo de 2006, se expuso una placa de bronce del escultor y una síntesis de la biografía y de la obra del escultor (el texto de los paneles explicativos era extraído de este artículo de Wikipedia), en el vestíbulo del Banco Municipal de Rosario (en calle San Martín 730). Su curadora fue la museóloga Irene Zulli.
El 9 de marzo de 2006, el Concejo Municipal de Rosario, a través del Decreto n.º 27.167/06, declaró al escultor Artista Distinguido Post Mórtem de la ciudad de Rosario. El proyecto de decreto fue obra del concejal Horacio Ghirardi y otros. La mencionada distinción fue otorgada a sus familiares directos en la sesión ordinaria del 20 de abril de 2006. Y en el Artículo 3.º se instruyó a la Secretaría de Cultura y Educación a disponer de los recursos necesarios para la elaboración y publicación de un «catálogo razonado» de la obra de Erminio Blotta (que estaría basado principalmente en los datos presentados en este artículo y en Wikilibros).
El 12 de abril de 2011 se inauguró una placa conmemorativa en el Paseo de los Ilustres, dentro del cementerio El Salvador (en Rosario).

Catálogo de obras

Inventario somero con 605 obras del escultor Erminio Blotta (1892-1976) perteneciente a la escuela argentina, enumeradas o descubiertas hasta el 9 de octubre de 2015. El catálogo de obras de este escultor, está en Wikibooks, haga clic en el siguiente vínculo: Catálogo de obras.

Fuentes

Las informaciones presentadas en ese inventario provienen de diversas fuentes de Rosario:
  • descendientes de Blotta;
  • el personal de la Biblioteca del Consejo de la Mujer (en Rosario),
  • la hemeroteca de la Biblioteca Argentina (en Rosario),
  • el Centro Cultural Bernardino Rivadavia,
  • el Museo Municipal de Bellas Artes «Juan B. Castagnino»,
  • el Museo Provincial Julio Marc,
  • el Museo de Arte Decorativo Firma y Odilio Estévez,
  • el Museo de la Ciudad de Rosario;
  • los descendientes del escultor rosarino Pedro Cresta
  • y a muchas otras entidades y personas que accedieron a hablar acerca del escultor y mostrar sus obras.

 
Piotr Kropotkin (obra de Erminio Blotta) 

Fotografía tomada por Andrés Blotta el 28 de noviembre de 2005, en la plaza Alberdi (Rosario, Argentina).Statue of argentine author Juan Bautista Alberdi in Rosario, Argentina. Sculptor: Erminio Blotta (1892-1976)Uploaded to es: by Rosarino on July 20, 2004

Busto de Beethoven en mármol, marzo de 1917, por Erminio Blotta. Foto del álbum familiar. I, the copyright holder of this work, hereby publish it under the following license: Permission is granted to copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free Documentation License, Version 1.2 or any later version published by the Free Software Foundation; with no Invariant Sections, no Front-Cover Texts, and no Back-Cover Texts. A copy of the license is included in the section entitled GNU Free Documentation License.

BEETHOVEN de perfil

Francisco Netri ( Albano di Lucania, Lucania, Italia - , Argentina, 2 de abril de 1873 – Rosario, provincia de Santa Fe, Argentina, 24 de mayo de 1943) fue un abogado italiano que tuvo una participación importante en el conflicto iniciado en 1912 en la actividad agraria en Argentina conocido como el Grito de Alcorta. Al fallecer su padre cuando tenía 5 años, quedó al cuidado de su hermano José y estudió en Potenza en el Instituto Sarli, y luego en Nápoles donde terminó su carrera de Derecho. Comenzó a ejercer su profesión en Italia y luego emigró a la Argentina con dos hermanos sacerdotes, Pascual y José, radicándose en la provincia de Santa Fe. En esa provincia comenzó en 1912 un movimiento de protesta de chacareros arrendatarios persiguiendo una rebaja de los alquileres que se conoce como Grito de Alcorta porque tuvo como epicentro la ciudad santafecina de ese nombre. Posteriormente se agregaron otros reclamos y ello dio origen a la Federación Agraria Argentina, entidad a la que también adhirieron pequeños propietarios y que recibió el apoyo del gobierno radical de la provincia de Santa Fe. Fue uno de los animadores de ese movimiento y fue asesinado el 5 de octubre de 1916 en una céntrica calle de Rosario por una persona que fue detenida y nunca develó sus móviles. Octubre de 1957: busto en bronce del Dr. Francisco Netri, en depósito de la F.A.A. En 2006, el G17 restaura la obra (en cemento), y realiza dos réplicas: una para la Municipalidad de Alcorta, y otra para la Escuela Nº 1346 Dr. Francisco Netri, Ayala Gauna 8029, de Rosario. En 2009, el G17 completa con la cabeza, un busto en cemento pompeyano, que se entroniza en el Paseo de los Ilustres, sobre un pedestal adhoc.
Rosarinagazo - Own work
Placa con retrato del abuelo materno (Antonio Mainieri Bassoril) del artista Erminio Blotta (1892-1976). Esa obra se encuentra en la localidad natal de Blotta: Morano Calabro, provincia de Cosenza.
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 Escuela N.º 67 Juan E. Pestalozzi (Mendoza 3967, Rosario, Argentina). Busto del general Dr. Manuel Belgrano, cemento patinado bronce brillante, a 16 dm, interior, en lateral derecho del vestíbulo central
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1955: busto de monseñor arzobispo Juan Sinforiano Bogarín, del escultor Erminio Blotta; piedra de Córdoba blanca, interior, en la Catedral, 70 kg y 7 dm de alto, yace en un monumento de granito de 16 dm de alto por 24 dm de largo. Monumento obra del Arq. Taglia. Comitente: monseñor Mena Porta, en la catedral.
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 27 de abril 1952: monumento con torso (parte superior del tórax, comprendida la cabeza) al novelista español Miguel de Cervantes (1547-1616), cemento (original en bronce) patinado bronce oscuro, descascarado, exterior, a 19 dm, firmado «Blotta» en el hombro izquierdo, pedestal mampostería, placa hurtada: «La ciudad de Rosario a Cervantes, 29 sep. 1951-27 abril 1952». Sitio original: plaza Cervantes, Entre Ríos y Av. Wheelwright. Imagen en La Capital del 14 de octubre de 1967 (p. 5), artículo de María Amanda Bergnia de Córdoba Lutges del 25 de mayo de 1969 (p. 28); actual: Av. Del Huerto 1253 (en la costanera sobre el río Paraná). Intendencia de Lo Valvo. El pedestal tiene en sus cuatro caras bajorrelieves en plástico (originales en bronce), con escenas de El Quijote del escultor Pedro Cresta (6 julio 1912 - 16 octubre 1970). Otra copia, en yeso, del novelista en la Biblioteca del Club Español, Rioja 1052, Rosario, Argentina. Foto de Luis Antonio Blotta Stengel.
El poeta Vicente Medina y en segudno plano el modelo en miniatura de Ansias de Luz del escultor Erminio Blotta
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El escultor Erminio Blotta (1892-1976) en 1935, en su estudio. En la izq. el Ramón y Cajal, en yeso. Y en la extrema der. un brazo del Ansias de Luz.
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Monumento a la Madre, autor Erminio Blotta (1892-1976) Bouquet
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Imagen de la réplica en cemento pompeyano, del busto en bronce de Francisco de Vitoria, del escultor Erminio Blotta (1892-1976), en la Plaza Guernica de Rosario, Argentina. Foto de Luis Antonio Blotta Stengel.
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Rosalía de Castro
 Bust of Coronel José Félix Bogado. San Nicolás, Buenos Aires, Argentina, by sculptor Erminio Blotta (1892-1976). 
Mushii - Own work
Imagen del Monumento a Dante Alighieri, del escultor Erminio Blotta, en Bv. Oroño enfrente de la Escuela homónima, Rosario, Argentina. Foto de Luis A. Blotta
Lisandro de la Torre
Imagen de la estatua "EL Cartero", de los escultores Erminio Blotta y Pedro Cresta; en el Palacio de Correos, Rosario, Argentina. Inaugurada el 14 de setiembre de 1960. Foto: owner Rosarinagazo 15:28, 7 July 2006 (UTC)  
El ciego (Resistencia)
Erminio Blotta (1892-1976) - Own work, Fernando Pascullo, 2006-09-12 
Monument to Giuseppe Garibaldi in Rosario, Argentina, by Erminio Blotta
Plaque of Florentino Ameghino, by sculptor Erminio Blotta, at the Ameghino School, Buenos Aires street, Rosario. Photograph by Luis A. Blotta
Rosarinagazo - Own work 

Photo circa 1923. 



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