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venerdì 26 agosto 2016

Antonio Locaso (Abriola, 1841 – Castellaneta, 17 gennaio 1863) Brigante

Antonio Locaso

Antonio Locaso detto il Crapariello (‘u Craparidd) (Abriola, 1841 – Castellaneta, 17 gennaio 1863) è stato un brigante italiano uno dei più importanti sul territorio castellanetano.

Biografia

Della sua giovinezza si sa solo che è originario della Basilicata. Il soprannome deriva dal fatto che faceva il capraio ed era basso di statura. Il 15 gennaio 1863, ad appena 22 anni, fu catturato nelle campagne di Castellaneta dalla cavalleria della Guardia Nazionale, che nello stesso paese contava ben 2 compagnie comandate da Mauro Perrone. Al momento della cattura era in compagnia di un altro componente della sua banda, un certo Marino Todisco, con il quale era dedito alla rapina ed al saccheggio del territorio.
La cattura fu effettuata grazie alla collaborazione di un suo amico che, da informatore delle forze dell'ordine, gli regalò una bottiglia di vino drogato che bevve insieme al Todisco. Mentre i due riposavano, per effetto delle droghe contenute nel vino, giunse la cavalleria. Todisco riuscì a scappare (forse perché aveva bevuto meno), mentre lui cadde da cavallo e si nascose nella macchia. Locaso fu individuato a causa del latrare di un cagnolino che si trovava nei pressi del cespuglio.
Antonio Locaso fu catturato, condotto in città e custodito nel Seminario. Il 17 gennaio, alla presenza del popolo, fu fucilato presso il monumento del Calvario, ed il suo corpo esposto per due giorni in piazza Vittorio Emanuele.

La cattura del brigante nella cronaca de l’Indipendente di Dumas

Antonio Locaso, detto “Capraro”, capo di una delle numerose bande brigantesche operanti in Terra d’Otranto, e uno dei luogotenenti del sergente Romano, è catturato il 15 gennaio 1863, in contrada Stemina, da un distaccamento di cavalleggeri di Saluzzo e da una compagnia delle Guardie Nazionali di Castellaneta, affiancati dai Regi Carabinieri del luogo.
   Sembra che un informatore degli agenti di pubblica sicurezza gli avesse fatto pervenire in regalo una bottiglia di vino drogato che egli bevve in compagnia del suo amico fidato, Marino Todisco. Sarebbe, comunque, riuscito a sfuggire alla cattura se i latrati di un cane non avessero richiamato l’attenzione delle forze dell’ordine che lo scoprirono, nascosto tra i cespugli.
   I suoi compagni riescono a dileguarsi precipitosamente nella boscaglia, mentre il loro capo viene condotto tra “gli scherni e le beffe” nella cittadina per essere processato, presso il Seminario, dove era stanziata la Cavalleria.
   A scriverlo è “L’Indipendente”, il giornale diretto da Alessandro Dumas, di giovedì 29 gennaio 1863.
   Pochi giorni prima, aveva avuto inizio la disfatta del brigantaggio in Terra di Bari; il sergente Romano, infatti, il giorno 5 era stato sorpreso nel bosco della Corte, sulle Murge di Vallata, dall’esercito piemontese e dalla Guardia Nazionale di Gioia del Colle, e trucidato insieme ad altri ventidue briganti.
   Nella circostanza, il Locaso era riuscito a sottrarsi all’arresto trovando scampo nella fuga, rifugiandosi nel territorio di Ginosa. Sulla sua testa fu posta una taglia di 4.000 lire.
   Durante l’interrogatorio, il Locaso non mostra mai segni di cedimento, mantenendo un atteggiamento di rigoroso rifiuto a fornire informazione ai giudici – la Corte Marziale è presieduta dal capitano Pedrocchi, comandante di uno squadrone del 12° Reggimento Cavalleggeri “Saluzzo” - che pretenderebbero rivelasse nomi e nascondigli dei suoi compagni.
   Sarà fucilato il giorno 17 in Castellaneta, alle due e mezzo del pomeriggio, nelle adiacenze del Calvario. Aveva appena ventidue anni. Il suo corpo rimarrà esposto per due giorni in Piazza Vittorio Emanuele.
   Nel corso delle perlustrazioni della Guardia Nazionale nel territorio, viene rintracciato il covo del Capraro: vengono rinvenuti, tra gli altri oggetti, “bardalie, briglie, utensili e molti commestibili – è ancora il giornale a scriverlo – sette cavalli, dei quali uno morto per le ferite, una bandiera bianco e rossa con corona nel bianco; pareva il verde e la croce di Savoia strappati”.
   Il Todisco, che riuscirà a scappare nuovamente da un altro tentativo di cattura da parte dei soldati presso la Masseria San Bartolomeo, in seguito si costituirà e avrà salva la vita per le sue rivelazioni utili per l’arresto di altri briganti.

Abriola (PZ)



  Abriola (PZ)



 MASSERIA “GIACOIA” (CASTELLANETA – LATERZA)

 

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