A N A R C H Y AND A N A R C H I S T
Jules Bonnot
Jules Joseph Bonnot (Pont-de-Roide, 14 ottobre 1876 – Choisy-le-Roi, 28 aprile 1912) è stato un anarchico illegalista francese a cui verrà attribuito il ruolo di leader della cosiddetta banda Bonnot.
Biografia
Jules Bonnot nasce il 14 ottobre 1876 a Pont-de-Roide (Doubs), in Francia. Figlio d'un rozzo operaio, violento e analfabeta, a soli cinque anni diviene orfano di madre. Sin da ragazzo le asperità della vita lo costringono a conoscere il dolore dell'anima e del fisico: dopo la morte della madre, suo fratello si suiciderà per amore d'una donna. Jules, abbandonata la scuola, a soli 13 anni inizia a lavorare come operaio presso le fabbriche della Peugeot di Montbéliard.
L'anarchia e l'incontro con Sophie
È un ottimo operaio, ma le sue precoci opinioni anarchiche e sindacaliste lo portano spesso a scontrarsi, verbalmente e fisicamente, con la classe padronale. Per questo viene licenziato ed inserito in una sorta di lista nera di "sovversivi" che girava tra le mani degli imprenditori francesi. Nel 1897, in seguito ad una rissa con un poliziotto, conosce per la prima volta il carcere. Scontata la breve pena, svolge il servizio militare per 3 anni e poi si sposa con Sophie Burdet il 14 agosto 1901, ottenendo anche un'occupazione presso il deposito ferroviario della frontiera franco-svizzera. In seguito viene assunto come operaio in un garage di Ginevra; frequenta i circoli anarchici ginevrini, poi, dopo la nascita della sua prima figlia, Emilie, sembra seriamente intenzionato a dedicare tutte le sue attenzioni alla famiglia e a lasciare in disparte la politica e il sindacalismo.
Purtroppo per lui il destino gli si accanisce ancora contro e gli porta via ben presto anche la piccola Emilie.
Perseguitato in quanto anarchico
Jules si butta nuovamente anima e corpo nell'attivismo anarchico, che immediatamente costa alla coppia Bonnot-Burdet l'espulsione dalla Svizzera. I due prima si trasferiscono a Neuves-Maisons, poi provano a rientrare a Ginevra, da dove vengono nuovamente espulsi. La coppia girovaga un po'e alla fine si ferma a Lione: dopo aver trovato lavoro come meccanico, il 23 febbraio 1904 nasce il loro secondo figlio, Justin-Louis, che coinvolge così tanto Jules da fargli meditare ancora una volta il definitivo abbandono di ogni proposito anarchico .
La vecchia "lista nera" non smette però di girare tra le mani degli imprenditori e Jules, bollato come "sovversivo", viene continuamente perseguitato e poi licenziato. La famiglia Bonnot sceglie allora di trasferirsi a Saint-Etienne, dove Jules trova lavoro come operaio alle fabbriche Automoto. Ricomincia anche l'impegno sindacale e per un po'con la moglie trova ospitalità presso la casa di Besson, segretario di un sindacato cittadino. Questa convivenza comune fa però sì che Besson divenga l'amante della moglie, allettata forse dalla sicurezza economica che garantiva un sindacalista di professione come Besson. L'idea di Sophie è quella di lasciare Jules, ma lei lo conosce bene e sa che non lo accetterà di buon grado. Per evitare l'ira di Bonnot, Besson e Sophie, insieme al piccolo Justin-Louis, si rifugiano così in Svizzera.
Affranto e solo, Bonnot sopravvive compiendo le sue prime piccole rapine. Nel 1907 giunge nuovamente a Lione per lavorare presso la Berliet, importante azienda automobilistica. Inizialmente svolge le mansioni di operaio specializzato, poi il direttore della fabbrica lo invita a prendere la patente poiché lo vuole quale suo autista personale. Jules se la cava bene con i motori, sia nella pratica che nella teoria, quindi non è per lui difficile ottenere la patente, che gli viene ufficialmente conferita il 17 settembre 1907.
I rapporti con il direttore sono ottimi, ma quando questi scopre che Bonnot è un anarchico schedato decide di licenziarlo in tronco.
L'incontro con Platano
Nel 1910 Jules Bonnot si reca in Gran Bretagna con la speranza che là le "liste nere" non siano ancora giunte. Per uno con la qualifica d'autista non è difficile trovar lavoro, infatti viene assunto come chauffeur alle dipendenze di Sir Arthur Conan Doyle, il "padre" di Sherlock Holmes.
È proprio in Gran Bretagna che incontra l'anarchico individualista italiano Giuseppe Sorrentino, detto "Platano", che segnerà una svolta decisiva nella sua vita . Con "Platano" stringe un rapporto d'amicizia alquanto travagliato, fatto d'amore e odio. In moto o automobile i due compiono molti furti e rapine, dapprima in Gran Bretagna e poi, dopo essersi licenziato da Sir Arthur Conan Doyle, in Francia, principalmente a Lione. Comunque inizialmente le cose tra "Platano" e Bonnot sembrano andar bene, ma poi i conflitti e le divergenze di vedute tra i due si accentuano sempre più; "Platano" sembra oramai completamente disinteressato alle questioni sociali e politiche, non ha alcuna speranza per il futuro suo e degli altri. Invece Bonnot - che nel frattempo ha preso a frequentare una certa Judith Thollon, con cui forse nasce pure una relazione amorosa - legge ancora i giornali anarchici e nelle sue azioni vede un gesto di rivolta stirneriana contro la società.
Il 25 novembre 1911, durante il viaggio in macchina che porta i due da Lione a Parigi (sono ricercati dalla polizia francese) si verifica un non meglio chiarito incidente: "Platano" rimane ucciso da un colpo di pistola, non è chiaro se partito accidentalmente o meno.
La banda Bonnot
La Banda Bonnot (La Bande à Bonnot) è stata una celebre "banda" illegalista-anarchica francese, che tra il dicembre del 1911 e l'aprile del 1912 espropriò diverse banche. Si trattava di una banda per modo di dire perché non vie era una struttura formale, ma sostanzialmente si trattava di veri e propri gruppi d'affinità formati da persone che si associavano solamente giusto il tempo per mettere in atto un'azione.
La maggior parte dei componenti avevano una matrice ideologica affine all'anarco-individualismo (Callemin, Carouy, Soudy, Garnier, Monnier, Valet, Dieudonné ed altri) sviluppatasi con la frequentazione prima del giornale «l'Anarchie» e poi nella libreria L'Idée Libre.
Non vi erano capi, tuttavia la banda prese il nome Jules Bonnot perché i media e la polizia a lui attribuirono il ruolo di leader del gruppo.
Contesto storico
La Banda Bonnot nasce in un contesto storico, quello dell'Europa e della Francia dei primi anni '10 del XX° secolo, in cui le promesse rivoluzionarie ottocentesche stentavano a concretizzarsi e assai poco, dal punto di vista rivoluzionario, erano serviti anche gli attentati di Émile Henry, Ravachol, Auguste Vaillant e Sante Caserio. (In realtà in Messico la Rivoluzione era in atto ed alcune conquiste sociali furono ottenute in Europa anche grazie alle azioni dirette intraprese dagli anarchici).
È un epoca in cui la CGT francese inizia la deriva riformista e per gli anarchici era difficile trovare e poi mantenere un lavoro, anche a causa delle leggi sempre più repressive che i governi via via promulgavano ; un'epoca in cui in Francia non si erano ancora spenti gli echi propagandistici dell'anarco-individualista Albert Libertad (1875-1908):
- «Non aspettare la rivoluzione: quelli che promettono la rivoluzione sono buffoni come gli altri. Fai tu stesso la tua rivoluzione. Essere uomini liberi, vivere da compagni».
È in questo clima di sfiducia verso la rivoluzione che alcuni giovani anarchici belgi e francesi, molti dei quali intrisi di rigorosi dogmi scientifici (si pensi a Raymond Callemin, detto Raymond la science, che si opponeva a qualsiasi sentimentalismo in nome di un rigorosissimo razionalismo), scelsero di intraprendere una lotta disperata e fondamentalmente suicida (erano ben consapevoli che la strada intrapresa li avrebbe probabilmente condotti alla morte) lotta illegalista contro il capitale e la società intera. Dal momento che la rivoluzione tardava ad arrivare, essi ritennero legittimo vivere l'anarchia qui ed ora, senza aspettare che da un momento all'altro sorgesse «il sol dell'avvenir».
L'epopea della banda Bonnot
La banda Bonnot si costituì intorno alla figura carismatica di Jules Joseph Bonnot - anarchico, operaio e uno dei primi chaffeur della storia - la cui vita per un certo periodo si legò al celeberrimo Arthur Conan Doyle, ideatore di Sherlock Holmes, per il quale lavorò come autista in Gran Bretagna nel 1910.
Jules Bonnot, di ritorno dalla Gran Bretagna e oramai senza alcuna prospettiva lavorativa, fu introdotto negli ambienti anarchici di Parigi da Eugene Dieudonné, il quale in particolare gli presentò gli illegalisti ed individualisti del giornale «l'Anarchie», gli stessi che, quando alla direzione dello stesso giunsero Rirette Maîtrejean e il belga d'origine russa Victor Kibalcic, ovvero Victor Serge, presero a frequentare la libreria L'Idée Libre a causa delle divergenze ideologiche.
Bonnot spiegò loro la sua idea di radicale lotta contro i capitalisti e i borghesi, da attuare per mezzo di atti illegali finalizzati a colpire il bene che a loro stava più a cuore: il denaro. Alcuni di questi, già in bilico tra criminalità comune e attivismo anarchico, sembrarono maggiormente più disposti di altri a seguirlo; tra questi Raymond la Science (Raymond Callemin) ed Edouard Carouy , Octave Garnier , André Soudy, René Valet ed Etienne Monier, detto anche Simentoff, che si autodescrisse con queste parole:
- «...il mio ardente desiderio [è] che un giorno, non lontano, regni nelle istituzioni sociali un massimo di benessere e d'indipendenza, al fine che l'individuo...possa meglio consacrare a quello che fa la bellezza della vita, all'istruzione soprattutto alla scienza».
La Banda, che si costituì senza alcuna struttura gerarchica o senza formalità d'altro tipo (ognuno era libero di volta in volta di scegliere se partecipare o meno ad un colpo), intendeva assaltare le banche utilizzando automobili di grossa cilindrata opportunamente rubate prima di ogni previsto "colpo". Bonnot era infatti un abilissimo guidatore ed era adattissimo a questo scopo.
I soldi espropriati avrebbero dovuto servire per sostentare sé stessi e gli ambienti radicali dell'anarchismo parigino; inoltre l'obiettivo era anche quello di terrorizzare la società capitalista e dimostrare a tutti la sua vulnerabilità, al di là degli schieramenti di polizia preposti a difendere le banche e le case dei ricchi borghesi. Per poter realizzare il progetto, il gruppo si dotò di tutta una serie di appoggi e agganci “minori” cui fare affidamento in caso di necessità: il garagista Dettweiller, il meccanico Dubois, e poi anche Barbe Leclec'h, Antoine Gauzy, Marie Schoofs (fidanzata di Garnier), Rodriguez, Jean de Boë, David Bellonie, Benard, Rimbault, Gorodesky, Crozat de Fleury ecc.
Azioni della Banda Bonnot
Gli espropri della Banda si svolgevano generalmente alla luce del giorno perché l'obiettivo era anche quello di terrorizzare la società capitalista con sorprendenti azioni piene d'audacia e sfrontatezza:
- Il 14 dicembre 1911, Bonnot, Garnier e Raymond la Science rubarono una Delaunay-Belleville da utilizzare per la prima.
- Il 21 dicembre 1911, alle 9:00 della mattina, gli stessi tre uomini assaltarono in automobile i portavalori della banca Société Générale, in via Ordener a Parigi. Era quella la prima volta della storia in cui un'automobile veniva utilizzata per una rapina bancaria... Ad ogni modo ne scaturì un conflitto a fuoco, Octave Garnier ferì gravemente un addetto al servizio del portavalori, tale Ernest Caby, ma il totale del bottino fu di soli 5000 franchi più titoli vari difficilmente smerciabili. Callemin portò parte dei titoli all'anarchico belga de Boë nella speranza che questi riuscisse a convertirli in denaro contante. In seguito David Bellonie e Rodriguez provarono a smerciarne un'altra parte ad un usuraio parigino, che però li "ringraziò" spifferando tutto alla polizia. L'aver aiutato la banda Bonnot costò a de Boë, Bellonie e Rodriguez una successiva incriminazione per complicità e il processo insieme agli esponenti principali della banda.
Tutta una serie di azioni vennero attribuite alla banda, alcune delle quali erano state effettivamente compiute da loro, ma altre no (es. il 3 gennaio 1912, a Thiais, due anziani furono rapinati e trucidati nella loro casa; vennero accusati dell'efferato omicidio due frequentatori dell'Idée Libre, Marius Metge, che fu arrestato insieme alla compagna, ed Edouard Carouy, che si diede invece alla latitanza e negherà sempre la propria colpevolezza).
- Il 31 gennaio 1912, a Gand, in Belgio, Edouard Carouy, Octave Garnier e Jules Bonnot tentarono un nuovo furto di automobile. Lo stesso giorno Victor Serge e la compagna Rirette Maîtrejean vennero arrestati con l'accusa di complicità ideologica con gli esponenti della banda (cosa inverosimile visti i pessimi rapporti tra i due gruppi, anche se non mancarono gli atti di solidarietà in nome della fratellanza anarchica).
- Il 27 febbraio 1912, a Saint-Madé, Raymond Callemin, Octave Garnier e Jules Bonnot furono fermati da un poliziotto, che di cognome faceva incredibilmente Garnier, mentre erano intenti a rubare un'automobile. Il gruppo reagì per evitare l'arresto e il poliziotto fu assassinato proprio da Octave Garnier. Il giorno seguente i tre assaltarono la casa d'un notaio e ne nacque l'ennesima sparatoria. Incredibilmente, durante il successivo processo a carico della banda, Eugene Dieudonné sarà indicato da Caby come il responsabile del suo ferimento durante la rapina del 21 dicembre, fatto non rispondente al vero giacché egli mai partecipò alle azioni della Banda Bonnot.
- Il 25 marzo 1912, René Valet, Etienne Monier, André Soudy, Jules Bonnot, Octave Garnier e Raymond Callemin,
mentre erano diretti a Chantilly, rubarono una Limousine Dion-Bouton.
Uno dei due occupanti fu ucciso per aver cercato di respingere gli
assalitori. Lo stesso giorno, con quella macchina, rapinarono la locale
succursale della Société Générale di Parigi: quarantanovemila franchi il
bottino ottenuto, oltre a due impiegati morti (uno rimase seriamente
ferito) durante la sparatoria scatenatasi dentro e fuori la sede della
Banca (Soudy era l'unico del gruppo rimasto fuori nella Piazza a tenere a bada la folla con il suo fucile).
Al colpo avrebbe dovuto partecipare anche Edouard Carouy, ma qualche giorno prima era stato vittima di un infortunio mentre maneggiava la sua stessa pistola e fu quindi deciso di tenerlo a riposo in un rifugio sicuro, anche se la sua fetta di bottino era ugualmente garantita.
Epilogo della Banda Bonnot
Dopo le ultime rapine le maglie della polizia si strinsero sempre più intorno alla banda, il governo si appellò all'amor patrio del popolo contro chi voleva, a loro dire, portare il caos e il disordine nella società. Gli anarchici venivano considerati i primi nemici della patria, la loro idea andava estirpata radicalmente. Per alcuni militanti dell'Idée Libre non ci fu scampo, vennero fermati e accusati di qualsiasi crimine compiuto durante quel periodo. Jules Bonnot, in fuga, trovò prima ospitalità ad Ivry (24 aprile 1912) nella casa di un amico di Elie Monnier, l'anarchico Antoine Gauzy. Il giorno seguente in casa Gauzy irruppe la polizia e ne nacque uno scontro a fuoco. Il commissario che comandava le azioni (il vice direttore della Sûreté, Jouin) morì nei tumulti, mentre Bonnot, ferito, continuò la sua fuga. Ma anche per lui le ore erano oramai contate.
Nei giorni seguenti chiese e ricevette ospitalità dal meccanico-anarchico Joseph Dubois, l'unico che in quel momento poteva farlo. Scovato anche questo rifugio, domenica 28 aprile partì l'assalto in forze da parte della polizia, della Guardia repubblicana e di alcuni volontari (il tutto sotto gli occhi di alcuni cameramen della polizia): Dubois rimase ucciso immediatamente; Jules morì dopo aver provato inutilmente a resistere. Prima di morire, mentre bombe e proiettili distruggevano inesorabilmente la casa del meccanico, decise di scrivere una sorta di testamento in cui scagionava la signora Thollon (la donna di cui si era innamorato e che era stata arrestata pur non facendo parte della banda), Antoine Gauzy ed Eugène Dieudonné, riportando inoltre le motivazioni che lo avevano portato ad una scelta tanto radicale di vita:
- «Era la felicità che avevo inseguito per tutta la vita, senza esser capace neppure di sognarla. L'avevo trovata, è scoperto che cosa fosse. La felicità che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, peggio per voi, peggio per tutti. Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, in ogni caso nessun rimorso... ».
Per gli altri esponenti della banda ugualmente il destino era segnato: il 15 maggio 1912, Octave Garnier e René Valet morirono durante il violento assalto delle forze dell'ordine e dell'esercito (a suon di bombe e cariche di dinamite) alla casa in cui i due si nascondevano. Tutti gli altri illegalisti furono arrestati, accusati indistintamente d'appartenenza alla Banda Bonnot (in qualche caso senza prove alcune, come Dieudonné che era effettivamente innocente) furono processati a partire dal 3 febbraio 1913.
Il processo
fu accusato da Ernest Caby di essere stato colui che lo aveva sparato. Dieudonné era innocente e non era nemmeno presente alla rapina del 21 dicembre 1911. Condannato alla pena di morte, sarà poi "graziato" e condannato ai lavori forzati. Dopo vari tentativi riuscirà finalmente ad evadere.]]
Il processo vide una ventina di imputati, alcuni accusati di aver in qualche modo sostenuto la banda (Barbe Leclec'h, Marie Schoofs, Dettweiller, Rodriguez, Rimbault, Crozat de Fleury... ), altri, a torto o ragione, di averne fatto parte (Raymond Callemin, Eugene Dieudonné, Etienne Monier, André Soudy, Marius Metge ed Edouard Carouy) o di esserne gli ideologi (Victor Serge e Rirette Maîtrejean).
Tra i trecento i testimoni chiamati a deporre, Séverine, Pierre Martin e Sébastien Faure lo fecero in favore degli imputati, mentre l'uomo del portavalori, Ernest Caby, continuò incredibilmente ad indicare Dieudonné come colui che gli aveva sparato. Durante tutto il processo molti degli illegalisti irrisero la giuria e i due procuratori che li accusavano:
- «I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugène Dieudonné, negavano tutto, e avevano, in via puramente astratta, il gioco facile; in realtà, gli indizi inconfutabili li uccidevano, salvo Dieudonné che era realmente innocente, non di tutto, ma di quello di cui lo si accusava, per una somiglianza dei suoi occhi neri con altri occhi più neri che erano nella tomba. Lui solo gridava la sua innocenza, senza stancarsi con frenesia, formando un contrasto impressionante con i colpevoli insolenti e beffardi che dicevano calmi con tutto il loro contegno “Vi sfidiamo a darne le prove!”. Siccome tutti sapevano la verità, la prova diventava superflua, lo sentivano e continuavano a fare il loro mestiere di desperados. Sorridenti, aggressivi, prendendo degli appunti, Raymond “negava il diritto di giudicare“, ma si inchinava dinanzi alla forza, rivolgeva al presidente delle frasi spiritose; Soudy, interrogato a lungo sulla proprietà di una carabina, rispondeva tranquillamente: “Non è mia, ma, come sapete, Proudhon ha detto che la proprietà è un furto”».
Rirette Maîtrejean e Victor Serge non solo si difesero strenuamente, respinsero i tentativi di trasformarli in delatori e da accusati si trasformarono in accusatori:
- «L'accusa [...] mi aveva attribuito la parte dell'ideologo, ma dovette abbandonare questo disegno fin dalla seconda udienza [...] nessuna responsabilità né diretta né indiretta mi incombeva in quei drammi [...] non ero là che a causa del mio rifiuto categorico di parlare, cioè di farmi delatore. Distruggevo l'accusa su alcuni punti di dettaglio e questo era facile; difendevo la dottrina – libero esame, solidarietà, rivolta – e questo era molto più difficile e scontentavo i colpevoli “innocenti” dimostrando che la società fabbrica il crimine e i criminali, le idee disperate, i suicidi e il denaro-veleno... » (Victor Serge in Memorie di un rivoluzionario .
Il 27 febbraio la giuria emise le seguenti sentenze:
- Raymond Callemin, Eugene Dieudonné (in seguito graziato e condannato ai lavori forzati, evaderà dalla detenzione in Guiana), Etienne Monier e André Soudy: condanna a morte;
- Edouard Carouy e Marius Metge: lavori forzati a vita;
- Victor Serge e Rirette Maîtrejean: 5 anni al primo, assolta la seconda (con lei vengono assolte anche Barbe Leclec'h e Marie Vuillemin);
- Antoine Gauzy: 18 mesi
- Judith Thollon: 4 anni;
- Personaggi minori (Jean Dettweiller, Bellonie, Crozat de Fleury, Benard ecc.): tra i 4 e i 6 anni.
Le esecuzioni
Suicidatosi Carouy e convertita la pena dell'innocente Dieudonné ai lavori forzati a vita, il 21 aprile 1913 furono eseguite le condanne a morte di Callemin, Soudy e Monier:
- «Dieudonné, l'innocente riconosciuto innocente, graziato, vale a dire mandato in galera a vita [...] evase parecchie volte [...] raggiunse il Brasile. Raymond diede prova, nella sua cella di condannato a morte, di tanta fermezza che non gli nascosero la data dell'esecuzione. L'attese leggendo. Davanti alla ghigliottina scorse il gruppo dei reporter e grido loro: "È bello, eh?". Soudy chiede all'ultima ora un caffè e dei croissants [...] evidentemente era troppo presto, non gli trovarono che un po' di caffè nero. “Scalognato” - disse - “fino in fondo”. Veniva meno per la paura nervosa, dovettero sostenerlo per le scale, ma si dominava e canticchiò, vedendo il biancore del cielo al di sopra dei castagni, un'aria di romanza di strada: "Salute, o mio ultimo mattino" [...] Il taciturno Monnier, folle di angoscia, si dominò e fu calmo».
Note
Note
- Carouy morirà suicida in carcere qualche ora dopo la sua condanna ai lavori forzati a vita.
Opere
Bibliografia
- Pino Cacucci, In ogni caso nessun rimorso, Feltrinelli, 1994 (romanzo ispirato alla vita di Jules Bonnot).
- Pino Cacucci, Ribelli!, Feltrinelli, 2001
- Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Firenze, La Nuova Italia, 1956
- Paolo Valera, I clamorosi rossi dell'automobile grigia. Memorie di Giulio Bonnot, Milano, La Folla, 1921
- Gilbert Guilleminault e André Mahé, L'épopée de la Révolte, Paris, Denoel, 1963
- Bernard Thomas, La banda Bonnot, Milano, Forum Editoriale, 1968
- H. Ashton-Wolfe, Outlaws of Modern Days
Filmografia
Alle vicende di Bonnot e della sua banda è ispirato il film del 1969 La banda Bonnot. Regia di Philippe Fourastié, il ruolo di Bonnot è dello chansonnier Jacques Brel.
Jules Bonnot, futuro anarquista expropriador membro do bando bonnot, com sua mulher e filho, em uma foto anterior ao ano de 1906, quando ela o abandona.Creato: prima del 1906
Jules Bonnot (do meio) posando para foto fardado, com dois outros soldados. Após deixar a carreira de militar e o exército francês, Bonnot futuramente se tornaria um grande anarquista expropriador membro do notório bando Bonnot.
Some members of the Bonnot Gang (from the top to the left and back…): Eugène Dieudonné, Jules Bonnot, Antoine Gauzy, Arthur Mallet, Pierre Cardi, Marius Metge, Edouard Carouy, Octave Garnier, René Valet, Joseph Renard, Émile Bachelet, Louis Rimbault, Marie Vuillemin, André Soudy, Étienne Monier, Raymond Callemin, Jean De Boë and Bernard Godoresky 1913
Creato: 12 maggio 1912
Albert Libertad, propagandista anarco-individualista francese
Illustration de l'attaque de l'agence de la Société générale à Chantilly le 25 mars 1912
La bande à Bonnot - L'attaque de la succursale de la Société générale
Date de création : vers 1912
André Soudy en 1911.
Date de création : 1912-04-03. Date de création : 1912-4-4. Edouard Carouy (1883 - 1913), anarchiste français, l'un des membres de la Bande à Bonnot
Date de création : 31 décembre 1911 Raymond Callemin dit Raymond-la-Science (1890 - 1913), anarchiste et criminel belge, membre de la Bande à Bonnot, guillotiné. La Banda Bonnot in un'illustrazione di «Le Figaro»
Roger Bossière (1922-2006) è perito tecnico, attivista comunale, poi sindacalista rivoluzionario e libertario.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1942, fu tra i fondatori del Gruppo Rivoluzionario Proletario, organizzazione clandestina, anticapitalista e internazionalista, antifascista e antistalinista.
Nel 1991 è stato tra i fondatori dell'organizzazione Libertarian Alternative.
Biographie
Nato in una piccola città nel dipartimento dell'Yonne, fu influenzato fin da giovanissimo dall'anarchismo.
Il suo incontro con Maximilien Rubel negli anni '30 lo segnò intellettualmente per tutta la vita.
In un centro della Gioventù Socialista Rivoluzionaria, conosce Pierre Lanneret con il quale stabilisce un rapporto di amicizia che si svilupperà durante la guerra. Studiarono insieme l'esperanto e si unirono ad un gruppo di esperantisti pacifisti, nel quale rimasero fino alla guerra.
Alla fine del 1941, inizio del 1942, con Jean e Anne Justus, Pavel e Clara Thalmann, Maximilien Rubel e Pierre Lanneret, fu tra i fondatori del Gruppo Rivoluzionario Proletario, dal quale uscì pochi mesi dopo.
Dopo la seconda guerra mondiale, fu attivo, dal 1947, nel Movimento laico degli ostelli della gioventù, poi nel Movimento indipendente degli ostelli della gioventù (MIAJ), scissione libertaria all'interno della Federazione unita degli ostelli della gioventù nel 1951.
Più libertario che comunista consiliare, nel 1974 entra a far parte del circolo de La Révolution prolétarienne e si unisce, nel 1991, ad Alternative Libertaire, di cui resta attivista attivo fino alla fine del 2000.
Publications
- Il contribue à La Révolution prolétarienne, « revue syndicaliste révolutionnaire » fondée par Pierre Monatte à Paris, en
Bibliographie et sources
- Claude Pennetier , Dictionnaire biographique, mouvement ouvrier, mouvement social, « Le Maitron » : Bossière, Roger [archive].
- Claude Pennetier, Guillaume Davranche, Dictionnaire des anarchistes, « Le Maitron », 2014 : Bossière, Roger [archive].
- Guillaume Davranche, Nécrologie : Roger Bossière, une encyclopédie vivante du mouvement ouvrier , Alternative libertaire, n°155, , [lire en ligne [archive]].
- Madeleine Bossière, Souvenirs..., Centre international de recherches sur l'anarchisme (Marseille), bulletin n°44, , [lire en ligne [archive]], [lire en ligne [archive]].
- (en) Nick Heath, Bossière, Roger, 1922-2006, Libcom, 2006, [lire en ligne [archive]].
Jean Bossu, né le 16 mars 1911 à Reims et mort le 23 septembre 1985 à Épinal, est un journaliste de tendance libertaire et historien français, connu pour avoir créé le principal fichier des francs-maçons français appelé couramment « fichier Bossu »
Biographie
Jean Bossu è il figlio di Louis Bossu (1857-1929), pubblico ministero, e Marie Way (1878-1954), compositrice di musica per pianoforte e violino.
È sepolto a Jainvilotte, nella cappella di Notre Dame de la Compassion, accanto ai suoi genitori.
Celibe, senza figli, lasciò in eredità questa cappella e la sua dimora signorile al comune di Jainvilotte.
Jean Bossu lascia in eredità i suoi archivi personali agli archivi dipartimentali dei Vosgi, con il riferimento 42 J, e il fascicolo Bossu alla Biblioteca nazionale di Francia.
Auteur et franc-maçon libertaire
Jean Bossu, in qualità di giornalista libertario, collaborò al quotidiano anarchico individualista L’Idée libre, prima e dopo la seconda guerra mondiale. È autore di un opuscolo su Michel Bakunin, Dieci anni della sua vita, pubblicato da Editions de l'Idée Libre, intorno al 1930. Collaborò all'Enciclopedia Anarchica avviata da Sébastien Faure, 1925-1934, in particolare agli articoli Sabbath e Stregoneria.
Durante la seconda guerra mondiale creò una rivista per l'aeronautica nella quale era mobilitato, Rase-motte. Nel 1946 a Parigi collaborò a L'Homme et la vie sottotitolato "organo del movimento di sintesi culturale" il cui direttore della pubblicazione era l'individualista libertario antimilitarista Manuel Devaldès. Fa rivivere la Società di Storia della Rivoluzione del 1848.
Jean Bossu è stato iniziato alla Massoneria nel 1961 all'interno della loggia massonica “Europa Unita” appartenente alla Gran Loggia Nazionale Francese. È uno dei fondatori della loggia Jean Baylot n°1904.
Le fichier Bossu
Nel corso della sua vita, costituì il più grande archivio di massoni in Francia, comprendente più di 100.000 fascicoli. Il “dossier Gobbo” che lasciò in eredità alla Biblioteca nazionale alla sua morte è stato digitalizzato nel corso del XX secolo e ha permesso agli storici contemporanei di convalidare l'appartenenza di numerose personalità del XVII e XVIII secolo.
Publications
Jean Bossu è autore di numerose opere e pubblicazioni sulla massoneria in generale, biografie di personalità rivoluzionarie o riflessioni sulla società5.
Partecipa ai lavori del Dizionario Biografico del Movimento Operaio Francese.
Ha pubblicato una Cronaca delle strade di Epinal in tre volumi.
Gustave Bouvet
Gustave Bouvet detto Juvenis, nato il 4 dicembre 1898 ad Angers, morto l'11 ottobre 1984 a Lagny-sur-Marne, è un anarchico francese.
Biographie
Ha frequentato un anno di seminario in Belgio prima di raggiungere i suoi genitori a Parigi all'età di tredici anni. Divenne apprendista incisore, poi tornò ad Angers dove lavorò come pittore in una fabbrica.Riformato dal servizio militare nel 1917, 1919 e 1920, per ascesso facciale, lavorò come cestaio. Fin dalla sua formazione, nel giugno 1919, partecipò alle riunioni della Federazione della Gioventù Anarchica.Il 5 marzo 1920 fu nominato segretario del gruppo della Gioventù Anarchica “Né Dio né Padrone”. Collabora contemporaneamente con Le Libertaire sotto lo pseudonimo di “Juvenis”.
Condannato il 23 giugno 1921 a quattro mesi di prigione, fu incarcerato per aver riprodotto un volantino antimilitarista intitolato Ai giovani soldati. Il 30 giugno è stato condannato ad altri sei mesi per aver affisso questo volantino sui muri di Parigi.Il 14 luglio 1922 sparò due colpi in direzione dell'auto del presidente Millerand mentre il corteo presidenziale di ritorno dalla rivista militare transitava per l'avenue des Champs-Élysées. Condannato l'8 gennaio 1923 a cinque anni di lavori forzati e dieci anni di divieto di viaggiare, sentenza che salutò con il grido di "Abbasso la guerra!" Viva l'anarchia! », fu rilasciato nel gennaio 1925.
Era allora in uno stato deplorevole, paralizzato da un lato, e Le Libertaire aprì un abbonamento a suo favore.
Œuvres
- Poésies diverses, éditeur inconnu, 1953.
Bibliographie
- Robert Cassagnau, Vive l'anarchie !, France-Empire, 1973, page 326 [archive].
- (en) Anarchist Tries to Kill Millerand, The New York Times, , lire en ligne [archive].
Georges Brassens
Georges Charles Brassens (Sète, 22 ottobre 1921 – Saint-Gély-du-Fesc, 29 ottobre 1981) è stato un cantautore, poeta e attore francese.
È considerato uno dei maggiori esponenti della canzone d'autore, ispiratore, insieme a Jacques Brel, della scuola genovese. Nell'arco della sua carriera oltre ai testi di propria produzione ha messo in musica poesie di François Villon, Paul Verlaine, Louis Aragon, Antoine Pol, Paul Fort, Victor Hugo, Jean Richepin, Francis Jammes.
Biografia
L'infanzia e la giovinezza
Brassens nacque a Sète (all'epoca nota con la grafia Cette), nel dipartimento di Hérault (nell'Occitania francese), il 22 ottobre del 1921, figlio di Jean-Louis Brassens, un muratore francese, ateo ed anti-clericale, e di Elvira Dagrosa, una casalinga italiana originaria di Marsico Nuovo (in provincia di Potenza), emigrata con la famiglia in Francia quand'era ancora bambina, cattolica
praticante, vedova di guerra e già madre di una bambina, Simone Comte
(nota poi, in età adulta, come Simone Cazzani, dal cognome del marito
Yves Cazzani). Il giovane Georges crebbe in un ambiente familiare umile
ma sereno. Seguendo l'ideale paterno, anche Brassens si dichiarerà non-credente, precisamente agnostico.
Brassens respirò musica sin dall'infanzia: la madre amava in ugual modo la musica lirica e la canzone popolare, soprattutto le melodie accompagnate con il mandolino. Fu proprio su questo strumento che il piccolo Georges apprese le basi che gli permisero, in seguito, l'apprendimento della chitarra;
possedeva un buon orecchio musicale e si dimostrò sempre più
interessato alla musica che alla scuola e agli studi; a quattordici anni
cominciò a scrivere le sue prime canzoni.
Al liceo fece un incontro che si rivelò determinante per il suo
avvenire: il suo professore di lettere, Alphonse Bonnafé, una
personalità fortemente anticonformista, riuscì a catturare il suo
interesse e, grazie a lui, il giovane Brassens conobbe la poesia francese;
cominciò ad impegnarsi seriamente nella scrittura di poesie e testi di
canzoni. In terza liceo, disgraziatamente, venne sospeso dalla scuola:
in seguito ad alcuni piccoli furti compiuti dagli alunni della scuola
nelle case degli allievi più benestanti, un compagno fece il suo nome
(la canzone Les quatre bacheliers allude appunto a questo
episodio); il padre lo prese allora a lavorare con sé, nell'impresa
edile di famiglia. La passione per la musica, però, non si interruppe,
al contrario; Georges si appassionò particolarmente ad un grande
interprete del momento, Charles Trenet, del quale cercava di imitare lo stile.
L'arrivo nella capitale
Nel 1940, a diciott'anni, Brassens decise di stabilirsi a Parigi, presso una zia; nella capitale, oltre a lavorare come operaio alla Renault, cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare i testi fondamentali della poesia francese, da Villon a Hugo, da Apollinaire a Verlaine.
Con lo scoppio della guerra, la fabbrica di automobili presso cui
Brassens lavorava venne bombardata, e i tedeschi entrarono a Parigi; fu
allora costretto a rientrare a Sète, dalla sua famiglia.
Soltanto in seguito all'Armistizio, Brassens poté far ritorno a
Parigi; questa volta, non provò nemmeno a cercare un lavoro: aveva
deciso di consacrarsi interamente alla musica e alla poesia.
Fu così che, nel 1942, pubblicò a proprie spese le sue prime raccolte poetiche À la venvole e De coups d'épée dans l'eau,
che rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista. Nel 1943, in
seguito ad un decreto di lavoro obbligatorio (STO) imposto dai tedeschi
al governo francese, Brassens si trovò costretto a lavorare presso la BMW, nel campo di lavoro di Basdorf, vicino a Berlino; fu qui che conobbe Pierre Onteniente (soprannominato da Brassens Gibraltar), prigioniero come lui, il quale diverrà uno dei suoi migliori amici e il suo uomo di fiducia.
In questo periodo, Brassens fu costretto ad interrompere i suoi
studi, ma non smise di scrivere canzoni; a questo periodo risale, per
esempio, il testo di Pauvre Martin. Nel 1944, approfittando di
una licenza di quindici giorni, fece ritorno a Parigi, dove si nascose
presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la
vita e l'opera del cantautore; fu a loro, la sua nuova famiglia, che
Brassens dedicò canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson pour l'Auvergnat.
Inizialmente, avrebbe dovuto restare a casa Planche finché la
guerra non fosse finita e lui non fosse stato libero; in realtà, vi
restò più di vent'anni, fino al 1966, conducendo un'esistenza serena,
malgrado le ristrettezze. Fu proprio nella casa al numero 9 dell'Impasse
Florimont (nel XIV arrondissement),
tra gatti e animali di ogni specie, che Brassens compose la maggior
parte delle sue canzoni. Componeva cominciando dalla scrittura dei testi
(al contrario della maggioranza dei cantautori), adattando poi la
melodia al pianoforte, senza avere nessuna conoscenza in materia di
solfeggio e di armonia.
L'artista anarchico
A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire, rivista anarchica;
simpatizzante di questi ideali, per tutta la vita Brassens esprimerà,
con l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro
l'ipocrisia della società e le convenzioni sociali; nei suoi testi,
prende posizione in favore degli emarginati, degli ultimi e contro ogni
tipo d'autorità costituita. In particolare, lungo tutta la sua opera, ritroviamo una viva opposizione contro le figure del giudice e del poliziotto, coerentemente con le sue idee politiche: nel celebre brano Hécatombe,
Brassens si immagina a tifare dalla sua finestra per le "massaie
gendarmicide", che si stanno battendo al mercato contro degli agenti venuti a sedare una rissa:
(FR)
«Ces furies, à peine si j'ose / Le dire, tellement c'est bas,
Leur auraient même coupé les choses: / Par bonheur ils n'en avaient pas!»
(IT)
«Quelle furie, e ho appena il coraggio / di dirlo, talmente è volgare ,
gli avrebbero anche tagliato i coglioni, / menomale che non ce li avevano!»
Nel 1947 pubblicò il suo primo romanzo, La lune écoute aux portes; nello stesso anno, scrisse alcune tra le sue più grandi canzoni, come Brave Margot, La mauvaise réputation e Le gorille; quest'ultimo brano, nel quale Brassens si oppone con forza alla pena di morte, sbeffeggiando pesantemente un magistrato che diviene vittima del gorilla "vendicatore" (il quale, volendo accoppiarsi con una femmina della sua specie, invece scambia il giudice per una scimmia e si accoppia con la forza con lui), fu boicottato dalla radio di Stato per molti anni.
(FR)
«Car le juge, au moment suprême, / Criait : "Maman !", pleurait beaucoup,
Comme l'homme auquel, le jour même, / Il avait fait trancher le cou. / Gare au gorille!»
(IT)
«Poiché il giudice al momento supremo, / urlava: "Mamma!", piangendo a dirotto
come l'uomo a cui lo stesso giorno, / aveva fatto tagliare il collo. / Attenti al gorilla!»
La canzone, censurata in ogni modo, è molto nota, fuori dalla Francia, anche nella versione italiana che ne fece Fabrizio De André circa vent'anni dopo.
In questo periodo, Brassens conobbe Joha Heiman (che lui chiamava Püpchen, in tedesco "bambola"), la donna d'origine estone
che sarebbe diventata la compagna di una vita; i due non vissero mai
assieme e non ebbero figli, ciononostante restarono uniti fino
all'ultimo giorno di vita del cantautore. Fu a lei che dedicò La non-demande en mariage ("La non domanda di matrimonio").
Gli inizi come interprete
Gli anni Cinquanta videro Brassens impegnato in una lunga ed ostinata gavetta nei cabaret parigini; Jacques Grello, un celebre chansonnier, lo sentì cantare ed, entusiasta, lo invitò ad esibirsi nel suo cabaret, il Caveau de la République, e in altri locali in voga, come il Lapin agile a Montmartre e la Villa d'Este; il pubblico, però, non condivideva il giudizio di Grello, e i primi concerti furono dei veri e propri fiaschi.
All'inizio del 1952, alcuni amici lo convinsero a partecipare ad un provino nel celeberrimo cabaret di Montmartre, Chez Patachou; la proprietaria, la stessa Patachou,
rimase estasiata e volle cantare i suoi brani nel proprio locale,
facendolo così conoscere al grande pubblico; fu sempre lei a convincere
Brassens, che si vedeva soltanto nei panni del compositore, ad
interpretare lui stesso le sue canzoni. Fu l'inizio del successo.
Gli anni del successo
Brassens cominciò ad esibirsi in numerosi locali parigini e a
raccogliere un certo successo presso il pubblico e i critici, malgrado
alcuni suoi testi suscitassero scalpore e scandalo. La consacrazione
arrivò quando Patachou lo presentò a Jacques Canetti, direttore artistico della casa discografica Polydor e proprietario del cabaret Les Trois Baudets; grazie all'impegno di Canetti, Brassens poté, dopo una tournée estiva, registrare il suo primo album, La mauvaise réputation, che ottenne un grande successo.
Nel 1953, il 16 ottobre Brassens debuttò al prestigioso music-hall parigino dell'Olympia; proponeva, oltre ai suoi testi, brani ripresi da poeti celebri come François Villon (Ballade des dames du temps jadis), Victor Hugo (Gastibelza), Paul Fort (Le petit cheval); il 1953 fu anche l'anno di pubblicazione del romanzo La tour des miracles. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco dell'Accademia Charles Cros, pubblicò il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics, a cui fece seguito, l'anno seguente, Chanson pour l'Auvergnat.
Negli anni successivi, spinto da Jacques Canetti, fu più volte in
tournée in Europa e in Africa del Nord; si dedicò a recital e, anche se
per una volta soltanto, al cinema: nel 1956, interpretò un ruolo quasi
autobiografico nel film Quartiere dei Lillà
di René Clair. Con i primi guadagni ottenuti, Brassens comprò la casa
dell'Impasse Florimont, dove viveva con Jeanne e Marcel. Nel 1957,
assieme a Pierre Onteniente, creò le Editions Musicales 57 e pubblicò Je me suis fait tout petit, mentre continuava a dividersi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.
Sin dalla fine della guerra Brassens aveva sofferto di coliche nefritiche e di calcoli renali
che gli impedirono, talvolta, di portare a termine i suoi spettacoli;
pur rallentato dalle sue condizioni di salute, non mancò mai
all'appuntamento e continuò a pubblicare dischi a cadenza regolare: del
1958 è Le Pornographe, mentre Le Mécréant e Les trompettes de la renommée uscirono rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Nel 1964, Brassens fece nuovamente capolino al cinema: la sua canzone Les copains d'abord (pubblicata lo stesso anno nell'album omonimo) rientrò nella colonna sonora del film Les Copains di Yves Robert.
Nel 1966, oltre a lasciare definitivamente l'abitazione condivisa con Jeanne e Marcel per stabilirsi poco lontano, nel XV arrondissement, Brassens pubblicò l'album Supplique pour être enterré à la plage de Sète; la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica. Nel 1967 ricevette il Premio di poesia dell'Académie française.
Ormai famoso e senza problemi economici, dichiarò: «Ora ho sei case,
due macchine, quattro letti, cinque gabinetti [...] e un culo soltanto».
Il ribelle anticonformista
(FR)
«C'était l'oncle Martin, c'était l'oncle Gaston / L'un aimait les Tommies, l'autre aimait les Teutons
Chacun, pour ses amis, tous les deux ils sont morts / Moi, qui n'aimais personne, eh bien! je vis encor.»
(IT)
«C'era lo zio Martino e c'era lo zio Gastone / a uno piacevano i Tommies, all'altro piacevano i Crucchi
Sono morti entrambi, ognuno per [causa de]i suoi amici. / Io, invece, che non prediligevo nessuno, sono ancora vivo.»
L'anno seguente, all'epoca degli avvenimenti politico-sociali del '68,
Brassens venne colpito da nuovi problemi renali: si trovava in un letto
d'ospedale, dopo un'operazione di asportazione di calcoli, ma, ciononostante, appoggiò, anche se non direttamente, la causa dei rivoluzionari[senza fonte, anzi pare in contrasto con Le temps ne fait rien à l'affaire]. Poco prima della sua morte, qualcuno gli chiese che cosa facesse durante le giornate del maggio '68,
perché non si fosse schierato pubblicamente; la sua risposta ("Soffrivo
di coliche nefritiche") venne interpretata come un'irriverenza tra le
tante, ma rispecchiava la realtà; Brassens, senza che nessuno lo
sapesse, affrontava la sua malattia in silenzio
Accusato di qualunquismo, disimpegno e addirittura "revisionismo storico" (già era stato nel mirino per il pezzo La tondue), per la sua canzone antimilitarista e dal tono anarco-individualista Les deux oncles - che parla di due immaginari zii del narratore, uno simpatizzante dei britannici, l'altro dei tedeschi, ed entrambi morti nella seconda guerra mondiale, mentre il protagonista invece non si schiera e sopravvive (ma nella canzone ci sono anche critiche e sarcasmi contro il militarismo del filo-nazista Philippe Pétain) - risponde con l'ironica Mourir por des ideés ("Morire per delle idee"), in cui conferma uno scomodo anarchismo "duro e puro", che non intende schierarsi a priori con una parte politica militante, né aderire a concetti astratti ("moriamo per delle idee, va bene, ma di morte lenta",
intendendo "di vecchiaia" o dopo "parecchi anni", perché le idee presto
diventano "fuori moda", è la conclusione emblematica del ritornello).
Nello stesso anno, il 24 ottobre, l'amica Jeanne morì, all'età di
settantasette anni. Nel gennaio del 1969, su iniziativa della rivista Rock et Folk e della radio RTL, Brassens partecipò ad un'intervista che divenne un evento storico, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel, altri due pilastri della canzone d'autore francese; nello stesso anno, oltre a continuare le esibizioni a Bobino, pubblicò La Religieuse,
il suo decimo disco. Negli ultimi anni, i problemi di salute l'avevano
fatto invecchiare prematuramente: dopo aver acquistato una casa a Lézardrieux, in Bretagna (regione che amava al punto da studiare la lingua bretone), nel 1973 disse addio alle scene, con un'ultima tournée in Francia e in Belgio e pubblicando il suo penultimo disco, Fernande.
Due anni dopo, nel 1975, Brassens ricevette il Gran premio della città di Parigi; nel 1977, in seguito all'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan, salì un'ultima volta sul palco di Bobino; fu il suo ultimo concerto. Nel 1979 accettò la proposta del musicista Moustache,
suo vecchio amico, di partecipare alla registrazione di un album in cui
i suoi titoli più celebri venivano ripresi in versione jazz. Alla fine
dell'anno ricevette il Gran Premio del disco dalle mani del sindaco di Parigi, Jacques Chirac.
L'epilogo
(FR)
«Déférence gardée envers Paul Valéry, / Moi, l'humble troubadour, sur lui je renchéris,
Le bon maître me le pardonne, / Et qu'au moins, si ses vers valent mieux que les miens,
Mon cimetière soit plus marin que le sien, / Et n'en déplaise aux autochtones.»
(IT)
«Resi i dovuti onori a Paul Valéry, / io, umile trovatore, rincaro la dose,
il buon maestro me lo perdoni. / Ma almeno, se i suoi versi valgono più dei miei,
che il mio cimitero sia più marino del suo, / e non me ne vogliano gli autoctoni.»
Affetto da un cancro intestinale, nel novembre del 1980, Brassens si sottopose all'ennesima operazione.
Dopo aver passato l'estate del 1981 nella sua casa in Bretagna,
progettando di ritornare a esibirsi al Bobino alla fine dell'anno, trovò
ricovero presso il suo amico e medico Maurice Bousquet, a Saint-Gély-du-Fesc, vicino a Montpellier. È lì che, alle 23.15 del 29 ottobre 1981, Georges Brassens morì all'età di sessant'anni.
Tutta la Francia (compreso il presidente Mitterrand),
a dispetto dei funerali modesti e della sua riservatezza, gli rese
pubblici omaggi, dichiarandolo "poeta" e accostandolo alla corrente
letteraria dell'esistenzialismo, anche se lui preferiva essere chiamato semplicemente "cantautore" o "artigiano di canzoni":
«La poesia e la canzone sono la stessa cosa, ma non si può cantare
carmi troppo alati; la canzone è per tutti: una poesia alla portata di
tutte le borse.»
Fu inumato a Sète, nel cimitero Le Py, soprannominato il cimitero dei poveri, per distinguerlo dal cimitero marino della cittadina, in cui giace il poeta Paul Valéry, e che sovrasta il paese.
«Qui giace una foglia morta / Qui finisce il Testamento / È scritto
sopra la mia porta / Chiuso per sepoltura / Abbandono la vita senza
rancore / Non avrò più il mal di denti / Eccomi nella fossa comune / La
fossa comune del tempo.»
In questo modo, la sua volontà, espressa nella canzone-testamento Supplique pour être enterré à la plage de Sète, di essere sepolto nella spiaggia
del suo villaggio natale fu quasi rispettata, in quanto il cimitero
basso è ancora più vicino al mare di quello denominato "marino". Nel 1984, venne dedicato all'artista il nome di un asteroide.
Omaggi e riconoscimenti
- Nel comune di nascita della madre, Marsico Nuovo, c'è una piazza a lui intitolata.
- Georges Moustaki compose in onore suo e della sua cerchia di amici la canzone Les amis de Georges.
- Jean Ferrat compone una canzone in suo onore: À Brassens (1964).
- Il giovane Fabrizio De André
rimase colpito dai dischi di Brassens che il padre Giuseppe gli portò
dalla Francia al punto da cambiare drasticamente il suo stile e da
tradurre in seguito vari brani in italiano di colui che poi chiamerà "il
mio Maestro".
- Il cantante e scrittore Nanni Svampa tradusse in dialetto milanese alcune canzoni di Brassens.
- Il parco costruito nella città di Parigi, ubicato nei pressi del vecchio mattatoio, è stato battezzato Parc Georges Brassens. Il cantante visse buona parte della sua vita parigina a qualche centinaio di metri da lì, in un arrondissement lontano da quelli centrali, ancora denso di un'umanità reale.
- 6587 Brassens è un asteroide scoperto nel 1984, così chiamato in onore del poeta e cantautore francese.
Discografia parziale
Album
- 1952 - La Mauvaise Réputation
- 1954 - Les Amoureux des bancs publics noto anche come Le vent
- 1955 - Chanson pour l'Auvergnat noto anche come Les Sabots d'Hélène
- 1956 - Je me suis fait tout petit
- 1957 - Oncle Archibald
- 1958 - Le Pornographe
- 1960 - Le Mécréant noto anche come Les Funérailles d'antan
- 1961 - Le temps ne fait rien à l'affaire
- 1962 - Les Trompettes de la renommée
- 1964 - Les Copains d'abord
- 1966 - Supplique pour être enterré à la plage de Sète
- 1969 - La Religieuse noto anche come Misogynie à part
- 1972 - Fernande
- 1976 - Trompe-la-mort noto anche come Don Juan
- Georges Brassens chante les chansons de sa jeunesse
- 20 ans d'Emissions à Europe1 (extraits d'intervues et chansons)
- Dernières chansons de Brassens par Jean Bertola
Traduzioni e adattamenti
Le canzoni di Brassens sono state interpretate da numerosi cantanti
francesi e, nonostante la difficoltà di rendere la lingua utilizzata da
Brassens, sono state tradotte in varie lingue. In Italia, Nanni Svampa ha tradotto molte canzoni di Brassens sia in dialetto milanese sia in italiano. Anche Gipo Farassino ne reinterpretò alcune in piemontese.
Ha dedicato quattro album interamente a Brassens: "Nanni Svampa canta
Brassens" (1964, 1971), "Cantabrassens" in Cabaret italiano (1977), "W
Brassens" (1999), "Donne, gorilla, fantasmi e lillà - Omaggio italiano a
George Brassens" (2004).
Moltissimi cantautori si sono ispirati a Brassens: in Italia, Fabrizio De André lo considerava un maestro, tanto che alcune delle sue più famose canzoni (Il gorilla, Morire per delle idee, Le passanti, Delitto di paese, Marcia nuziale, Nell'acqua della chiara fontana, La morte)
non sono altro che delle traduzioni e degli adattamenti delle canzoni
di Brassens; lo stesso cantautore francese, che conosceva un po' di
italiano grazie anche alle origini materne, ebbe occasione di vedere le
traduzioni delle sue canzoni e le giudicò eccellenti, assieme a quelle
di Nanni Svampa, che però a quel tempo traduceva i suoi testi prevalentemente in dialetto milanese.
Tuttavia De André e Brassens non si conobbero mai di persona: il
cantautore genovese era al corrente del difficile carattere di Brassens e
temeva di andare incontro ad una delusione incontrando quello che per
tanti anni era stato il suo modello assoluto. Altri cantautori italiani
che hanno tradotto diverse canzoni di Georges Brassens sono Beppe Chierici, che, come Svampa, al repertorio dello chansonnier dedicò interi album e spettacoli, e Gianni Stefani, che le ha tradotte in veneto alto-vicentino. Giorgio Ferigo
coi Povolar Ensemble ha realizzato un CD di canzoni di Brassens in
versione friulana (lingua carnica) dal titolo Jerbata. Inoltre un
cantautore spagnolo, Paco Ibáñez,
tradusse in lingua castigliana molte delle sue canzoni, alcune delle
quali vennero interpretate dallo stesso Brassens, come per esempio "La
mala reputación". Altri brani di Brassens sono stati tradotti e cantati
in italiano da Paolo Capodacqua.
Più artisti hanno rieseguito le canzoni di Brassens in un album intitolato Les oiseaux de passage (come il titolo di una sua canzone). A quest'album hanno partecipato artisti come Bénabar, Yann Tiersen, Tarmac.
Nel 2008 il gruppo rock-folk toscano "Bandabardò" pubblica all'interno
dell album "Ottavio" la canzone "La mauvaise réputation".
Il cabarettista Alberto Patrucco, noto al grande pubblico per la partecipazione a Zelig e Colorado Cafè,
ha tradotto ed interpretato le canzoni di Brassens in due album
interamente dedicati all'autore: "Chi non la pensa come noi" (2008) e
"Segni (e) particolari" (2014), quest'ultimo insieme ad Andrea Mirò e con la partecipazione di Ale e Franz, Eugenio Finardi, Ricky Gianco, Enzo Iacchetti, Enrico Ruggeri.
Le canzoni tradotte in Italia
Qui
di seguito sono riportati i titoli di alcune sue canzoni, con a fianco i
corrispondenti titoli delle traduzioni e relativi autori e interpreti.
Titolo originale
Titolo della traduzione (autori e/o interpreti)
Brave Margot
Brava Margot (Beppe Chierici)
Ghita (Giorgio Ferigo)
La Rita de l'Ortiga (Nanni Svampa)
Chanson pour l'auvergnat
Canzone per gente anonima (Beppe Chierici)
Canzon per el rotamatt (Nanni Svampa)
Dans l'eau de la claire fontaine
Nell'acqua della chiara fontana (Fabrizio De André)
Nell'acqua di una chiara fontana (Beppe Chierici)
Fernande
Palmira (Beppe Chierici)
Quand pensi a la Cesira (Nanni Svampa)
Hécatombe
Ecatombe (Beppe Chierici)
Al mercà de Porta Romana (Nanni Svampa)
Il suffit de passer le pont
Quando passo il ponte con te (Daniele Pace, Gigliola Cinquetti)
Je suis un voyou
Mi sont on malnatt (Nanni Svampa)
J'ai rendez-vous avec vous
Appuntamento con te (Beppe Chierici)
Doman te porti a ballà (Nanni Svampa)
L'assassinat
Delitto di paese (Fabrizio De André)
I assassit (Nanni Svampa)
La complainte des filles de joie
Canzone per le ragazze di vita (Beppe Chierici)
Donne di piacere (Nanni Svampa)
La femme d'Hector
La moglie di Totò (Beppe Chierici)
La fille à cent sous
La ragazza da cinque lire (Beppe Chierici)
La donna de cent cinquanta franc (Nanni Svampa)
La légende de la nonne (testo di Victor Hugo)
La leggenda della suora (Giuseppe Setaro)
La marche nuptiale
Marcia nuziale (Fabrizio De André, Gino Paoli)
El sposalizzi (Nanni Svampa)
La marine (testo di Paul Fort)
Amori marinai (Alessio Lega)
La mauvaise herbe
L'erba matta (Nanni Svampa)
La mauvaise réputation
La cattiva reputazione (Beppe Chierici, Alberto Patrucco)
El disgrazià (Nanni Svampa)
Jerbata (Giorgio Ferigo)
La mauvaise réputation
Bandabardò
La non-demande en mariage
La non domanda di matrimonio (Beppe Chierici, Nanni Svampa, Alberto Patrucco)
La prière (testo di Francis Jammes)
Madonna varda giò (Nanni Svampa)
La rose, la bouteille et la poignée de mains
La rosa, la bottiglia e la stretta di mano (Beppe Chierici)
La rosa, il fiasco e la stretta di mano (Alberto Patrucco)
La traîtresse
La mia ganza (Nanni Svampa)
Le gorille
Il gorilla (Fabrizio De André)
El gorilla (Nanni Svampa)
Ocjo al gorila (Giorgio Ferigo)
Le mauvais sujet repenti
Il cattivo soggetto pentito (Beppe Chierici)
El rochetè (Nanni Svampa)
Le mécréant
Il miscredente (Nanni Svampa)
Ël miscredent (Fausto Amodei)
Ël miscredent (Gipo Farassino)
Le nombril des femmes d'agents
L'ombelico della moglie di un agente (Beppe Chierici)
El bamborin de la miée d'on ghisa (Nanni Svampa)
Le parapluie
Il parapioggia (Beppe Chierici)
L'ombrella (Nanni Svampa)
Le Père Noël et la petite fille
Leggenda di Natale (Fabrizio De André, con nuovo testo vagamente ispirato a quello di Brassens e nuova musica)
Le temps ne fait rien à l'affaire
Chi è stronzo, resta così (Beppe Chierici)
Se l'è on cojon, l'è on cojon (Nanni Svampa)
Se ti t-ses cojon, ses cojon (Gipo Farassino)
Le testament
Testamento (Beppe Chierici)
El testament (Nanni Svampa)
Il testamento (Alberto Patrucco)
Le verger du roi Louis (testo di Théodore de Banville)
La morte (Fabrizio De André, con nuovo testo scritto da lui, estraneo all'originale)
Le vin
Il vino (Giuseppe Setaro)
Les amoureux des bancs publics
I panchett (Nanni Svampa)
Les copains d'abord
Gli amici miei (Beppe Chierici)
I compagni miei (Giuseppe Setaro)
Les lilas
I lillà (Beppe Chierici)
Les passantes (testo di Antoine Pol)
Le passanti (Fabrizio De André)
Les sabots d'Hélène
Gli zoccoli di Lena (Beppe Chierici)
Les trompettes de la renommée
Le trombe della celebrità (Beppe Chierici)
Tromboni de la pubblicità (Nanni Svampa)
Trompëtte dla selebrità (Gipo Farassino)
L'épave
Il relitto (Beppe Chierici)
L'orage
L'uragano (Beppe Chierici)
El temporal (Nanni Svampa)
L'orage (L'Orage)
La Fessée
Lo Sculaccione (Fausto Amodei)
Marinette
Marinetta (Beppe Chierici, Claudio Baglioni)
La Ginetta (Nanni Svampa)
Mourir pour des idées
Morir per delle idee (Fabrizio De André)
Oncle Archibald
Zio Arcibaldo (Beppe Chierici)
Zio Arcibaldo (Giuseppe Setaro)
Barba Miclin (Fausto Amodei e Gipo Farassino)
Pauvre Martin
Tristo Martino (Beppe Chierici)
Poer Martin (Nanni Svampa)
Tonton Nestor
Barba Lenart (Giorgio Ferigo)
Une jolie fleur
Un bel fiore (Beppe Chierici)
L'era on bell fior (Nanni Svampa)
Premi
Brassens non ricercò mai riconoscimenti ufficiali, ottenne però alcuni importanti premi:
- Il premio conferito dall'Académie Charles Cros per il suo primo album;
- Il grande premio di poesia conferito dall'Académie française nel 1967;
- Il Premio Tenco nel 1976.
Filmografia
- Quartiere dei Lillà (Porte de Lilas), regia di René Clair (1957)
- Le drapeau noir flotte sur la marmite, regia di Michel Audiard (1971)
Gedenktafel am Geburtshaus des französischen Chansonniers Georges Brassens in Sète (Hérault).
Maison natale de Brassens à Sète.
Brassens en 1964 avec une de ses fameuses pipes.
Roger Bossière (1922-2006) è perito tecnico, attivista comunale, poi sindacalista rivoluzionario e libertario. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1942, fu tra i fondatori del Gruppo Rivoluzionario Proletario, organizzazione clandestina, anticapitalista e internazionalista, antifascista e antistalinista. Nel 1991 è stato tra i fondatori dell'organizzazione Libertarian Alternative.
Biographie
Nato in una piccola città nel dipartimento dell'Yonne, fu influenzato fin da giovanissimo dall'anarchismo.
Il suo incontro con Maximilien Rubel negli anni '30 lo segnò intellettualmente per tutta la vita.
In un centro della Gioventù Socialista Rivoluzionaria, conosce Pierre Lanneret con il quale stabilisce un rapporto di amicizia che si svilupperà durante la guerra. Studiarono insieme l'esperanto e si unirono ad un gruppo di esperantisti pacifisti, nel quale rimasero fino alla guerra.
Alla fine del 1941, inizio del 1942, con Jean e Anne Justus, Pavel e Clara Thalmann, Maximilien Rubel e Pierre Lanneret, fu tra i fondatori del Gruppo Rivoluzionario Proletario, dal quale uscì pochi mesi dopo.
Dopo la seconda guerra mondiale, fu attivo, dal 1947, nel Movimento laico degli ostelli della gioventù, poi nel Movimento indipendente degli ostelli della gioventù (MIAJ), scissione libertaria all'interno della Federazione unita degli ostelli della gioventù nel 1951.
Più libertario che comunista consiliare, nel 1974 entra a far parte del circolo de La Révolution prolétarienne e si unisce, nel 1991, ad Alternative Libertaire, di cui resta attivista attivo fino alla fine del 2000.
Publications
- Il contribue à La Révolution prolétarienne, « revue syndicaliste révolutionnaire » fondée par Pierre Monatte à Paris, en
Bibliographie et sources
- Claude Pennetier , Dictionnaire biographique, mouvement ouvrier, mouvement social, « Le Maitron » : Bossière, Roger [archive].
- Claude Pennetier, Guillaume Davranche, Dictionnaire des anarchistes, « Le Maitron », 2014 : Bossière, Roger [archive].
- Guillaume Davranche, Nécrologie : Roger Bossière, une encyclopédie vivante du mouvement ouvrier , Alternative libertaire, n°155, , [lire en ligne [archive]].
- Madeleine Bossière, Souvenirs..., Centre international de recherches sur l'anarchisme (Marseille), bulletin n°44, , [lire en ligne [archive]], [lire en ligne [archive]].
- (en) Nick Heath, Bossière, Roger, 1922-2006, Libcom, 2006, [lire en ligne [archive]].
Jean Bossu, né le 16 mars 1911 à Reims et mort le 23 septembre 1985 à Épinal, est un journaliste de tendance libertaire et historien français, connu pour avoir créé le principal fichier des francs-maçons français appelé couramment « fichier Bossu »
Biographie
Jean Bossu è il figlio di Louis Bossu (1857-1929), pubblico ministero, e Marie Way (1878-1954), compositrice di musica per pianoforte e violino.
È sepolto a Jainvilotte, nella cappella di Notre Dame de la Compassion, accanto ai suoi genitori.
Celibe, senza figli, lasciò in eredità questa cappella e la sua dimora signorile al comune di Jainvilotte.
Jean Bossu lascia in eredità i suoi archivi personali agli archivi dipartimentali dei Vosgi, con il riferimento 42 J, e il fascicolo Bossu alla Biblioteca nazionale di Francia.
Auteur et franc-maçon libertaire
Jean Bossu, in qualità di giornalista libertario, collaborò al quotidiano anarchico individualista L’Idée libre, prima e dopo la seconda guerra mondiale. È autore di un opuscolo su Michel Bakunin, Dieci anni della sua vita, pubblicato da Editions de l'Idée Libre, intorno al 1930. Collaborò all'Enciclopedia Anarchica avviata da Sébastien Faure, 1925-1934, in particolare agli articoli Sabbath e Stregoneria. Durante la seconda guerra mondiale creò una rivista per l'aeronautica nella quale era mobilitato, Rase-motte. Nel 1946 a Parigi collaborò a L'Homme et la vie sottotitolato "organo del movimento di sintesi culturale" il cui direttore della pubblicazione era l'individualista libertario antimilitarista Manuel Devaldès. Fa rivivere la Società di Storia della Rivoluzione del 1848. Jean Bossu è stato iniziato alla Massoneria nel 1961 all'interno della loggia massonica “Europa Unita” appartenente alla Gran Loggia Nazionale Francese. È uno dei fondatori della loggia Jean Baylot n°1904.
Le fichier Bossu
Nel corso della sua vita, costituì il più grande archivio di massoni in Francia, comprendente più di 100.000 fascicoli. Il “dossier Gobbo” che lasciò in eredità alla Biblioteca nazionale alla sua morte è stato digitalizzato nel corso del XX secolo e ha permesso agli storici contemporanei di convalidare l'appartenenza di numerose personalità del XVII e XVIII secolo.
Publications
Jean Bossu è autore di numerose opere e pubblicazioni sulla massoneria in generale, biografie di personalità rivoluzionarie o riflessioni sulla società5. Partecipa ai lavori del Dizionario Biografico del Movimento Operaio Francese. Ha pubblicato una Cronaca delle strade di Epinal in tre volumi.
Gustave Bouvet
Gustave Bouvet detto Juvenis, nato il 4 dicembre 1898 ad Angers, morto l'11 ottobre 1984 a Lagny-sur-Marne, è un anarchico francese.
Biographie
Œuvres
- Poésies diverses, éditeur inconnu, 1953.
Bibliographie
- Robert Cassagnau, Vive l'anarchie !, France-Empire, 1973, page 326 [archive].
- (en) Anarchist Tries to Kill Millerand, The New York Times, , lire en ligne [archive].
Georges Brassens
Georges Charles Brassens (Sète, 22 ottobre 1921 – Saint-Gély-du-Fesc, 29 ottobre 1981) è stato un cantautore, poeta e attore francese.
È considerato uno dei maggiori esponenti della canzone d'autore, ispiratore, insieme a Jacques Brel, della scuola genovese. Nell'arco della sua carriera oltre ai testi di propria produzione ha messo in musica poesie di François Villon, Paul Verlaine, Louis Aragon, Antoine Pol, Paul Fort, Victor Hugo, Jean Richepin, Francis Jammes.
Biografia
L'infanzia e la giovinezza
Brassens nacque a Sète (all'epoca nota con la grafia Cette), nel dipartimento di Hérault (nell'Occitania francese), il 22 ottobre del 1921, figlio di Jean-Louis Brassens, un muratore francese, ateo ed anti-clericale, e di Elvira Dagrosa, una casalinga italiana originaria di Marsico Nuovo (in provincia di Potenza), emigrata con la famiglia in Francia quand'era ancora bambina, cattolica praticante, vedova di guerra e già madre di una bambina, Simone Comte (nota poi, in età adulta, come Simone Cazzani, dal cognome del marito Yves Cazzani). Il giovane Georges crebbe in un ambiente familiare umile ma sereno. Seguendo l'ideale paterno, anche Brassens si dichiarerà non-credente, precisamente agnostico.
Brassens respirò musica sin dall'infanzia: la madre amava in ugual modo la musica lirica e la canzone popolare, soprattutto le melodie accompagnate con il mandolino. Fu proprio su questo strumento che il piccolo Georges apprese le basi che gli permisero, in seguito, l'apprendimento della chitarra; possedeva un buon orecchio musicale e si dimostrò sempre più interessato alla musica che alla scuola e agli studi; a quattordici anni cominciò a scrivere le sue prime canzoni.
Al liceo fece un incontro che si rivelò determinante per il suo avvenire: il suo professore di lettere, Alphonse Bonnafé, una personalità fortemente anticonformista, riuscì a catturare il suo interesse e, grazie a lui, il giovane Brassens conobbe la poesia francese; cominciò ad impegnarsi seriamente nella scrittura di poesie e testi di canzoni. In terza liceo, disgraziatamente, venne sospeso dalla scuola: in seguito ad alcuni piccoli furti compiuti dagli alunni della scuola nelle case degli allievi più benestanti, un compagno fece il suo nome (la canzone Les quatre bacheliers allude appunto a questo episodio); il padre lo prese allora a lavorare con sé, nell'impresa edile di famiglia. La passione per la musica, però, non si interruppe, al contrario; Georges si appassionò particolarmente ad un grande interprete del momento, Charles Trenet, del quale cercava di imitare lo stile.
L'arrivo nella capitale
Nel 1940, a diciott'anni, Brassens decise di stabilirsi a Parigi, presso una zia; nella capitale, oltre a lavorare come operaio alla Renault, cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare i testi fondamentali della poesia francese, da Villon a Hugo, da Apollinaire a Verlaine. Con lo scoppio della guerra, la fabbrica di automobili presso cui Brassens lavorava venne bombardata, e i tedeschi entrarono a Parigi; fu allora costretto a rientrare a Sète, dalla sua famiglia.
Soltanto in seguito all'Armistizio, Brassens poté far ritorno a Parigi; questa volta, non provò nemmeno a cercare un lavoro: aveva deciso di consacrarsi interamente alla musica e alla poesia. Fu così che, nel 1942, pubblicò a proprie spese le sue prime raccolte poetiche À la venvole e De coups d'épée dans l'eau, che rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista. Nel 1943, in seguito ad un decreto di lavoro obbligatorio (STO) imposto dai tedeschi al governo francese, Brassens si trovò costretto a lavorare presso la BMW, nel campo di lavoro di Basdorf, vicino a Berlino; fu qui che conobbe Pierre Onteniente (soprannominato da Brassens Gibraltar), prigioniero come lui, il quale diverrà uno dei suoi migliori amici e il suo uomo di fiducia.
In questo periodo, Brassens fu costretto ad interrompere i suoi studi, ma non smise di scrivere canzoni; a questo periodo risale, per esempio, il testo di Pauvre Martin. Nel 1944, approfittando di una licenza di quindici giorni, fece ritorno a Parigi, dove si nascose presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la vita e l'opera del cantautore; fu a loro, la sua nuova famiglia, che Brassens dedicò canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson pour l'Auvergnat.
Inizialmente, avrebbe dovuto restare a casa Planche finché la guerra non fosse finita e lui non fosse stato libero; in realtà, vi restò più di vent'anni, fino al 1966, conducendo un'esistenza serena, malgrado le ristrettezze. Fu proprio nella casa al numero 9 dell'Impasse Florimont (nel XIV arrondissement), tra gatti e animali di ogni specie, che Brassens compose la maggior parte delle sue canzoni. Componeva cominciando dalla scrittura dei testi (al contrario della maggioranza dei cantautori), adattando poi la melodia al pianoforte, senza avere nessuna conoscenza in materia di solfeggio e di armonia.
L'artista anarchico
A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire, rivista anarchica; simpatizzante di questi ideali, per tutta la vita Brassens esprimerà, con l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro l'ipocrisia della società e le convenzioni sociali; nei suoi testi, prende posizione in favore degli emarginati, degli ultimi e contro ogni tipo d'autorità costituita. In particolare, lungo tutta la sua opera, ritroviamo una viva opposizione contro le figure del giudice e del poliziotto, coerentemente con le sue idee politiche: nel celebre brano Hécatombe, Brassens si immagina a tifare dalla sua finestra per le "massaie gendarmicide", che si stanno battendo al mercato contro degli agenti venuti a sedare una rissa:
«Ces furies, à peine si j'ose / Le dire, tellement c'est bas,
Leur auraient même coupé les choses: / Par bonheur ils n'en avaient pas!»
«Quelle furie, e ho appena il coraggio / di dirlo, talmente è volgare ,
gli avrebbero anche tagliato i coglioni, / menomale che non ce li avevano!»
Nel 1947 pubblicò il suo primo romanzo, La lune écoute aux portes; nello stesso anno, scrisse alcune tra le sue più grandi canzoni, come Brave Margot, La mauvaise réputation e Le gorille; quest'ultimo brano, nel quale Brassens si oppone con forza alla pena di morte, sbeffeggiando pesantemente un magistrato che diviene vittima del gorilla "vendicatore" (il quale, volendo accoppiarsi con una femmina della sua specie, invece scambia il giudice per una scimmia e si accoppia con la forza con lui), fu boicottato dalla radio di Stato per molti anni.
«Car le juge, au moment suprême, / Criait : "Maman !", pleurait beaucoup,
Comme l'homme auquel, le jour même, / Il avait fait trancher le cou. / Gare au gorille!»
«Poiché il giudice al momento supremo, / urlava: "Mamma!", piangendo a dirotto
come l'uomo a cui lo stesso giorno, / aveva fatto tagliare il collo. / Attenti al gorilla!»
La canzone, censurata in ogni modo, è molto nota, fuori dalla Francia, anche nella versione italiana che ne fece Fabrizio De André circa vent'anni dopo.
In questo periodo, Brassens conobbe Joha Heiman (che lui chiamava Püpchen, in tedesco "bambola"), la donna d'origine estone che sarebbe diventata la compagna di una vita; i due non vissero mai assieme e non ebbero figli, ciononostante restarono uniti fino all'ultimo giorno di vita del cantautore. Fu a lei che dedicò La non-demande en mariage ("La non domanda di matrimonio").
Gli inizi come interprete
Gli anni Cinquanta videro Brassens impegnato in una lunga ed ostinata gavetta nei cabaret parigini; Jacques Grello, un celebre chansonnier, lo sentì cantare ed, entusiasta, lo invitò ad esibirsi nel suo cabaret, il Caveau de la République, e in altri locali in voga, come il Lapin agile a Montmartre e la Villa d'Este; il pubblico, però, non condivideva il giudizio di Grello, e i primi concerti furono dei veri e propri fiaschi.All'inizio del 1952, alcuni amici lo convinsero a partecipare ad un provino nel celeberrimo cabaret di Montmartre, Chez Patachou; la proprietaria, la stessa Patachou, rimase estasiata e volle cantare i suoi brani nel proprio locale, facendolo così conoscere al grande pubblico; fu sempre lei a convincere Brassens, che si vedeva soltanto nei panni del compositore, ad interpretare lui stesso le sue canzoni. Fu l'inizio del successo.
Gli anni del successo
Brassens cominciò ad esibirsi in numerosi locali parigini e a raccogliere un certo successo presso il pubblico e i critici, malgrado alcuni suoi testi suscitassero scalpore e scandalo. La consacrazione arrivò quando Patachou lo presentò a Jacques Canetti, direttore artistico della casa discografica Polydor e proprietario del cabaret Les Trois Baudets; grazie all'impegno di Canetti, Brassens poté, dopo una tournée estiva, registrare il suo primo album, La mauvaise réputation, che ottenne un grande successo.
Nel 1953, il 16 ottobre Brassens debuttò al prestigioso music-hall parigino dell'Olympia; proponeva, oltre ai suoi testi, brani ripresi da poeti celebri come François Villon (Ballade des dames du temps jadis), Victor Hugo (Gastibelza), Paul Fort (Le petit cheval); il 1953 fu anche l'anno di pubblicazione del romanzo La tour des miracles. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco dell'Accademia Charles Cros, pubblicò il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics, a cui fece seguito, l'anno seguente, Chanson pour l'Auvergnat.
Negli anni successivi, spinto da Jacques Canetti, fu più volte in tournée in Europa e in Africa del Nord; si dedicò a recital e, anche se per una volta soltanto, al cinema: nel 1956, interpretò un ruolo quasi autobiografico nel film Quartiere dei Lillà di René Clair. Con i primi guadagni ottenuti, Brassens comprò la casa dell'Impasse Florimont, dove viveva con Jeanne e Marcel. Nel 1957, assieme a Pierre Onteniente, creò le Editions Musicales 57 e pubblicò Je me suis fait tout petit, mentre continuava a dividersi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.
Sin dalla fine della guerra Brassens aveva sofferto di coliche nefritiche e di calcoli renali che gli impedirono, talvolta, di portare a termine i suoi spettacoli; pur rallentato dalle sue condizioni di salute, non mancò mai all'appuntamento e continuò a pubblicare dischi a cadenza regolare: del 1958 è Le Pornographe, mentre Le Mécréant e Les trompettes de la renommée uscirono rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Nel 1964, Brassens fece nuovamente capolino al cinema: la sua canzone Les copains d'abord (pubblicata lo stesso anno nell'album omonimo) rientrò nella colonna sonora del film Les Copains di Yves Robert.
Nel 1966, oltre a lasciare definitivamente l'abitazione condivisa con Jeanne e Marcel per stabilirsi poco lontano, nel XV arrondissement, Brassens pubblicò l'album Supplique pour être enterré à la plage de Sète; la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica. Nel 1967 ricevette il Premio di poesia dell'Académie française. Ormai famoso e senza problemi economici, dichiarò: «Ora ho sei case, due macchine, quattro letti, cinque gabinetti [...] e un culo soltanto».
Il ribelle anticonformista
«C'était l'oncle Martin, c'était l'oncle Gaston / L'un aimait les Tommies, l'autre aimait les Teutons
Chacun, pour ses amis, tous les deux ils sont morts / Moi, qui n'aimais personne, eh bien! je vis encor.»
«C'era lo zio Martino e c'era lo zio Gastone / a uno piacevano i Tommies, all'altro piacevano i Crucchi
Sono morti entrambi, ognuno per [causa de]i suoi amici. / Io, invece, che non prediligevo nessuno, sono ancora vivo.»
L'anno seguente, all'epoca degli avvenimenti politico-sociali del '68, Brassens venne colpito da nuovi problemi renali: si trovava in un letto d'ospedale, dopo un'operazione di asportazione di calcoli, ma, ciononostante, appoggiò, anche se non direttamente, la causa dei rivoluzionari[senza fonte, anzi pare in contrasto con Le temps ne fait rien à l'affaire]. Poco prima della sua morte, qualcuno gli chiese che cosa facesse durante le giornate del maggio '68, perché non si fosse schierato pubblicamente; la sua risposta ("Soffrivo di coliche nefritiche") venne interpretata come un'irriverenza tra le tante, ma rispecchiava la realtà; Brassens, senza che nessuno lo sapesse, affrontava la sua malattia in silenzio
Accusato di qualunquismo, disimpegno e addirittura "revisionismo storico" (già era stato nel mirino per il pezzo La tondue), per la sua canzone antimilitarista e dal tono anarco-individualista Les deux oncles - che parla di due immaginari zii del narratore, uno simpatizzante dei britannici, l'altro dei tedeschi, ed entrambi morti nella seconda guerra mondiale, mentre il protagonista invece non si schiera e sopravvive (ma nella canzone ci sono anche critiche e sarcasmi contro il militarismo del filo-nazista Philippe Pétain) - risponde con l'ironica Mourir por des ideés ("Morire per delle idee"), in cui conferma uno scomodo anarchismo "duro e puro", che non intende schierarsi a priori con una parte politica militante, né aderire a concetti astratti ("moriamo per delle idee, va bene, ma di morte lenta", intendendo "di vecchiaia" o dopo "parecchi anni", perché le idee presto diventano "fuori moda", è la conclusione emblematica del ritornello).
Nello stesso anno, il 24 ottobre, l'amica Jeanne morì, all'età di settantasette anni. Nel gennaio del 1969, su iniziativa della rivista Rock et Folk e della radio RTL, Brassens partecipò ad un'intervista che divenne un evento storico, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel, altri due pilastri della canzone d'autore francese; nello stesso anno, oltre a continuare le esibizioni a Bobino, pubblicò La Religieuse, il suo decimo disco. Negli ultimi anni, i problemi di salute l'avevano fatto invecchiare prematuramente: dopo aver acquistato una casa a Lézardrieux, in Bretagna (regione che amava al punto da studiare la lingua bretone), nel 1973 disse addio alle scene, con un'ultima tournée in Francia e in Belgio e pubblicando il suo penultimo disco, Fernande.
Due anni dopo, nel 1975, Brassens ricevette il Gran premio della città di Parigi; nel 1977, in seguito all'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan, salì un'ultima volta sul palco di Bobino; fu il suo ultimo concerto. Nel 1979 accettò la proposta del musicista Moustache, suo vecchio amico, di partecipare alla registrazione di un album in cui i suoi titoli più celebri venivano ripresi in versione jazz. Alla fine dell'anno ricevette il Gran Premio del disco dalle mani del sindaco di Parigi, Jacques Chirac.
L'epilogo
«Déférence gardée envers Paul Valéry, / Moi, l'humble troubadour, sur lui je renchéris,
Le bon maître me le pardonne, / Et qu'au moins, si ses vers valent mieux que les miens,
Mon cimetière soit plus marin que le sien, / Et n'en déplaise aux autochtones.»
«Resi i dovuti onori a Paul Valéry, / io, umile trovatore, rincaro la dose,
il buon maestro me lo perdoni. / Ma almeno, se i suoi versi valgono più dei miei,
che il mio cimitero sia più marino del suo, / e non me ne vogliano gli autoctoni.»
Affetto da un cancro intestinale, nel novembre del 1980, Brassens si sottopose all'ennesima operazione. Dopo aver passato l'estate del 1981 nella sua casa in Bretagna, progettando di ritornare a esibirsi al Bobino alla fine dell'anno, trovò ricovero presso il suo amico e medico Maurice Bousquet, a Saint-Gély-du-Fesc, vicino a Montpellier. È lì che, alle 23.15 del 29 ottobre 1981, Georges Brassens morì all'età di sessant'anni.
Tutta la Francia (compreso il presidente Mitterrand), a dispetto dei funerali modesti e della sua riservatezza, gli rese pubblici omaggi, dichiarandolo "poeta" e accostandolo alla corrente letteraria dell'esistenzialismo, anche se lui preferiva essere chiamato semplicemente "cantautore" o "artigiano di canzoni":
«La poesia e la canzone sono la stessa cosa, ma non si può cantare carmi troppo alati; la canzone è per tutti: una poesia alla portata di tutte le borse.»
Fu inumato a Sète, nel cimitero Le Py, soprannominato il cimitero dei poveri, per distinguerlo dal cimitero marino della cittadina, in cui giace il poeta Paul Valéry, e che sovrasta il paese.
«Qui giace una foglia morta / Qui finisce il Testamento / È scritto sopra la mia porta / Chiuso per sepoltura / Abbandono la vita senza rancore / Non avrò più il mal di denti / Eccomi nella fossa comune / La fossa comune del tempo.»
In questo modo, la sua volontà, espressa nella canzone-testamento Supplique pour être enterré à la plage de Sète, di essere sepolto nella spiaggia del suo villaggio natale fu quasi rispettata, in quanto il cimitero basso è ancora più vicino al mare di quello denominato "marino". Nel 1984, venne dedicato all'artista il nome di un asteroide.
Omaggi e riconoscimenti
- Nel comune di nascita della madre, Marsico Nuovo, c'è una piazza a lui intitolata.
- Georges Moustaki compose in onore suo e della sua cerchia di amici la canzone Les amis de Georges.
- Jean Ferrat compone una canzone in suo onore: À Brassens (1964).
- Il giovane Fabrizio De André rimase colpito dai dischi di Brassens che il padre Giuseppe gli portò dalla Francia al punto da cambiare drasticamente il suo stile e da tradurre in seguito vari brani in italiano di colui che poi chiamerà "il mio Maestro".
- Il cantante e scrittore Nanni Svampa tradusse in dialetto milanese alcune canzoni di Brassens.
- Il parco costruito nella città di Parigi, ubicato nei pressi del vecchio mattatoio, è stato battezzato Parc Georges Brassens. Il cantante visse buona parte della sua vita parigina a qualche centinaio di metri da lì, in un arrondissement lontano da quelli centrali, ancora denso di un'umanità reale.
- 6587 Brassens è un asteroide scoperto nel 1984, così chiamato in onore del poeta e cantautore francese.
Discografia parziale
Album
- 1952 - La Mauvaise Réputation
- 1954 - Les Amoureux des bancs publics noto anche come Le vent
- 1955 - Chanson pour l'Auvergnat noto anche come Les Sabots d'Hélène
- 1956 - Je me suis fait tout petit
- 1957 - Oncle Archibald
- 1958 - Le Pornographe
- 1960 - Le Mécréant noto anche come Les Funérailles d'antan
- 1961 - Le temps ne fait rien à l'affaire
- 1962 - Les Trompettes de la renommée
- 1964 - Les Copains d'abord
- 1966 - Supplique pour être enterré à la plage de Sète
- 1969 - La Religieuse noto anche come Misogynie à part
- 1972 - Fernande
- 1976 - Trompe-la-mort noto anche come Don Juan
- Georges Brassens chante les chansons de sa jeunesse
- 20 ans d'Emissions à Europe1 (extraits d'intervues et chansons)
- Dernières chansons de Brassens par Jean Bertola
Traduzioni e adattamenti
Le canzoni di Brassens sono state interpretate da numerosi cantanti
francesi e, nonostante la difficoltà di rendere la lingua utilizzata da
Brassens, sono state tradotte in varie lingue. In Italia, Nanni Svampa ha tradotto molte canzoni di Brassens sia in dialetto milanese sia in italiano. Anche Gipo Farassino ne reinterpretò alcune in piemontese.
Ha dedicato quattro album interamente a Brassens: "Nanni Svampa canta Brassens" (1964, 1971), "Cantabrassens" in Cabaret italiano (1977), "W Brassens" (1999), "Donne, gorilla, fantasmi e lillà - Omaggio italiano a George Brassens" (2004).
Moltissimi cantautori si sono ispirati a Brassens: in Italia, Fabrizio De André lo considerava un maestro, tanto che alcune delle sue più famose canzoni (Il gorilla, Morire per delle idee, Le passanti, Delitto di paese, Marcia nuziale, Nell'acqua della chiara fontana, La morte) non sono altro che delle traduzioni e degli adattamenti delle canzoni di Brassens; lo stesso cantautore francese, che conosceva un po' di italiano grazie anche alle origini materne, ebbe occasione di vedere le traduzioni delle sue canzoni e le giudicò eccellenti, assieme a quelle di Nanni Svampa, che però a quel tempo traduceva i suoi testi prevalentemente in dialetto milanese.
Tuttavia De André e Brassens non si conobbero mai di persona: il cantautore genovese era al corrente del difficile carattere di Brassens e temeva di andare incontro ad una delusione incontrando quello che per tanti anni era stato il suo modello assoluto. Altri cantautori italiani che hanno tradotto diverse canzoni di Georges Brassens sono Beppe Chierici, che, come Svampa, al repertorio dello chansonnier dedicò interi album e spettacoli, e Gianni Stefani, che le ha tradotte in veneto alto-vicentino. Giorgio Ferigo coi Povolar Ensemble ha realizzato un CD di canzoni di Brassens in versione friulana (lingua carnica) dal titolo Jerbata. Inoltre un cantautore spagnolo, Paco Ibáñez, tradusse in lingua castigliana molte delle sue canzoni, alcune delle quali vennero interpretate dallo stesso Brassens, come per esempio "La mala reputación". Altri brani di Brassens sono stati tradotti e cantati in italiano da Paolo Capodacqua.
Più artisti hanno rieseguito le canzoni di Brassens in un album intitolato Les oiseaux de passage (come il titolo di una sua canzone). A quest'album hanno partecipato artisti come Bénabar, Yann Tiersen, Tarmac. Nel 2008 il gruppo rock-folk toscano "Bandabardò" pubblica all'interno dell album "Ottavio" la canzone "La mauvaise réputation".
Il cabarettista Alberto Patrucco, noto al grande pubblico per la partecipazione a Zelig e Colorado Cafè, ha tradotto ed interpretato le canzoni di Brassens in due album interamente dedicati all'autore: "Chi non la pensa come noi" (2008) e "Segni (e) particolari" (2014), quest'ultimo insieme ad Andrea Mirò e con la partecipazione di Ale e Franz, Eugenio Finardi, Ricky Gianco, Enzo Iacchetti, Enrico Ruggeri.
Le canzoni tradotte in Italia
Qui di seguito sono riportati i titoli di alcune sue canzoni, con a fianco i corrispondenti titoli delle traduzioni e relativi autori e interpreti.
Titolo originale | Titolo della traduzione (autori e/o interpreti) |
---|---|
Brave Margot | Brava Margot (Beppe Chierici) Ghita (Giorgio Ferigo) La Rita de l'Ortiga (Nanni Svampa) |
Chanson pour l'auvergnat | Canzone per gente anonima (Beppe Chierici) Canzon per el rotamatt (Nanni Svampa) |
Dans l'eau de la claire fontaine | Nell'acqua della chiara fontana (Fabrizio De André) Nell'acqua di una chiara fontana (Beppe Chierici) |
Fernande | Palmira (Beppe Chierici) Quand pensi a la Cesira (Nanni Svampa) |
Hécatombe | Ecatombe (Beppe Chierici) Al mercà de Porta Romana (Nanni Svampa) |
Il suffit de passer le pont | Quando passo il ponte con te (Daniele Pace, Gigliola Cinquetti) |
Je suis un voyou | Mi sont on malnatt (Nanni Svampa) |
J'ai rendez-vous avec vous | Appuntamento con te (Beppe Chierici) Doman te porti a ballà (Nanni Svampa) |
L'assassinat | Delitto di paese (Fabrizio De André) I assassit (Nanni Svampa) |
La complainte des filles de joie | Canzone per le ragazze di vita (Beppe Chierici) Donne di piacere (Nanni Svampa) |
La femme d'Hector | La moglie di Totò (Beppe Chierici) |
La fille à cent sous | La ragazza da cinque lire (Beppe Chierici) La donna de cent cinquanta franc (Nanni Svampa) |
La légende de la nonne (testo di Victor Hugo) | La leggenda della suora (Giuseppe Setaro) |
La marche nuptiale | Marcia nuziale (Fabrizio De André, Gino Paoli) El sposalizzi (Nanni Svampa) |
La marine (testo di Paul Fort) | Amori marinai (Alessio Lega) |
La mauvaise herbe | L'erba matta (Nanni Svampa) |
La mauvaise réputation | La cattiva reputazione (Beppe Chierici, Alberto Patrucco) El disgrazià (Nanni Svampa) Jerbata (Giorgio Ferigo) |
La mauvaise réputation | Bandabardò |
La non-demande en mariage | La non domanda di matrimonio (Beppe Chierici, Nanni Svampa, Alberto Patrucco) |
La prière (testo di Francis Jammes) | Madonna varda giò (Nanni Svampa) |
La rose, la bouteille et la poignée de mains | La rosa, la bottiglia e la stretta di mano (Beppe Chierici) La rosa, il fiasco e la stretta di mano (Alberto Patrucco) |
La traîtresse | La mia ganza (Nanni Svampa) |
Le gorille | Il gorilla (Fabrizio De André) El gorilla (Nanni Svampa) Ocjo al gorila (Giorgio Ferigo) |
Le mauvais sujet repenti | Il cattivo soggetto pentito (Beppe Chierici) El rochetè (Nanni Svampa) |
Le mécréant | Il miscredente (Nanni Svampa) Ël miscredent (Fausto Amodei) Ël miscredent (Gipo Farassino) |
Le nombril des femmes d'agents | L'ombelico della moglie di un agente (Beppe Chierici) El bamborin de la miée d'on ghisa (Nanni Svampa) |
Le parapluie | Il parapioggia (Beppe Chierici) L'ombrella (Nanni Svampa) |
Le Père Noël et la petite fille | Leggenda di Natale (Fabrizio De André, con nuovo testo vagamente ispirato a quello di Brassens e nuova musica) |
Le temps ne fait rien à l'affaire | Chi è stronzo, resta così (Beppe Chierici) Se l'è on cojon, l'è on cojon (Nanni Svampa) Se ti t-ses cojon, ses cojon (Gipo Farassino) |
Le testament | Testamento (Beppe Chierici) El testament (Nanni Svampa) Il testamento (Alberto Patrucco) |
Le verger du roi Louis (testo di Théodore de Banville) | La morte (Fabrizio De André, con nuovo testo scritto da lui, estraneo all'originale) |
Le vin | Il vino (Giuseppe Setaro) |
Les amoureux des bancs publics | I panchett (Nanni Svampa) |
Les copains d'abord | Gli amici miei (Beppe Chierici) I compagni miei (Giuseppe Setaro) |
Les lilas | I lillà (Beppe Chierici) |
Les passantes (testo di Antoine Pol) | Le passanti (Fabrizio De André) |
Les sabots d'Hélène | Gli zoccoli di Lena (Beppe Chierici) |
Les trompettes de la renommée | Le trombe della celebrità (Beppe Chierici) Tromboni de la pubblicità (Nanni Svampa) Trompëtte dla selebrità (Gipo Farassino) |
L'épave | Il relitto (Beppe Chierici) |
L'orage | L'uragano (Beppe Chierici) El temporal (Nanni Svampa) L'orage (L'Orage) |
La Fessée | Lo Sculaccione (Fausto Amodei) |
Marinette | Marinetta (Beppe Chierici, Claudio Baglioni) La Ginetta (Nanni Svampa) |
Mourir pour des idées | Morir per delle idee (Fabrizio De André) |
Oncle Archibald | Zio Arcibaldo (Beppe Chierici) Zio Arcibaldo (Giuseppe Setaro) Barba Miclin (Fausto Amodei e Gipo Farassino) |
Pauvre Martin | Tristo Martino (Beppe Chierici) Poer Martin (Nanni Svampa) |
Tonton Nestor | Barba Lenart (Giorgio Ferigo) |
Une jolie fleur | Un bel fiore (Beppe Chierici) L'era on bell fior (Nanni Svampa) |
Premi
Brassens non ricercò mai riconoscimenti ufficiali, ottenne però alcuni importanti premi:
- Il premio conferito dall'Académie Charles Cros per il suo primo album;
- Il grande premio di poesia conferito dall'Académie française nel 1967;
- Il Premio Tenco nel 1976.
Filmografia
- Quartiere dei Lillà (Porte de Lilas), regia di René Clair (1957)
- Le drapeau noir flotte sur la marmite, regia di Michel Audiard (1971)
Gedenktafel am Geburtshaus des französischen Chansonniers Georges Brassens in Sète (Hérault).
Maison natale de Brassens à Sète.
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