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sabato 25 giugno 2016

L’ULTIMO BRIGANTE CALABRESE :VINCENZO MACRINI


L’ULTIMO BRIGANTE CALABRESE :VINCENZO MACRINI

Vincenzo MACRINI:Ex soldato borbonico operante sulla Sila. Fu uno dei più scaltri briganti partigiani, sicuramente un precursore della guerriglia moderna. Infatti adottò strategie militari alle proprie necessità ed al proprio territorio, facendo letteralmente impazzire gli ufficiali piemontesi che, per anni, gli diedero la caccia. Riuscì ad operare la sua micidiale azione uccidendo centinaia di militi piemontesi fino all'autunno del 1872 quando fu catturato, insieme ad alcuni componenti della sua squadra, e fucilato senza processo. Con la sua morte finisce la resistenza armata delle popolazioni meridionali, solo dopo questa cattura si potè dire che il sud era completamente conquistato.


“Un sistema di sangue è stato stabilito
nel Mezzogiorno ,c’è l’Italia lì Signor
se volete che l’Italia ,li si compia
bisogna farla con la giustizia e non
con l’effusione del sangue”
(Nino Bixio ).



Dopo l’Unità d’Italia avvenuta nel 1861 , con modi poco chiari e seguendo uno spregiudicato disegno politico , datato 1849 , ordito dalla Massoneria International con sede in Inghilterra e guidata dall’arcinoto Lord Palmestrom e da alcuni adepti Savoiardi Cavour e Garibaldi , venne preparato nel sacro tempio della Massoneria Londinese la decapitazione di un Reame all’avanguardia . Tuttavia , fu dal 1849 , che la stampa inglese rivendicò con un articolo apparso sul “Globe” quanto sopra descritto con tali parole : “ vennero spiegati i progetti sul futuro dell’Europa dalla viva voce di Lord Palmestrom” aggiunse ancora il cronista “ furono previsti il sostegno economico per ottenere l’Unità d’Italia , appoggiando il Regno di Sardegna ai danni di Austria e del Regno delle Due Sicilie “ . Il piano concepito era quello di creare una serie di globi di stati al cui vertice spiccava un forte Regno Tedesco , uno polacco ed uno dell ‘ alta Italia affidato a Casa Savoia . Questo piano nella sua totalità andava a scontrarsi con il mondo cattolico e la sua gerarchia la quale doveva lasciare il passo al fronte massonico . Piano portato a termine , nel 1861 , dai mille Lanzichenecchi in sostanza una missione segretamente appoggiata dalla società massonica . In casa nostra secondo le parole di Antonio Ciano che nei “ Savoia ed il massacro del Sud “ descrive questo stato di cose afferma questo : “ in Italia l’ordine fu stravolto dai Savoia lo Stato più retrivo d’Italia avrebbe dovuto dar luce allo stivale al suo suo servizio la Massoneria Londinese mise denaro e mezzi “ . A conti fatti la Massoneria sapeva che a Unità compiuta sarebbero stati “elargiti “ per sempre .
Sebbene l’Italia andava a grossi passi verso una sorta di Unità che fu piuttosto una burla un’ impostura un’ evento senza senso sostiene la cronaca del tempo dalla voce di Insenghi :” Eppur intorno al ’60 ci furono nel Meridione diverse rivolte di plebe ma esse non erano che insurrezioni di plebe di analfabeti che sognavano la loro rivoluzione , la spartizione delle terre non l’Unità che per loro era un’ evento senza senso “ , nell’estate del 1861 , un pugno di mesi primi la Proclamazione del nuovo Regno , il nuovo Stato Italiano lascia che il Mezzogiorno bruci in un inferno di sangue e violenza gratuita . In questo contesto Casa Savoia doveva seguire alla lettera gli ordini impartiti dagli Inglesi .Di quel luogo di pace di prosperità e di contenuti totalizzanti era rimasto davvero ben poco . L’esercito Unitario infuocava le contrade meridionali guidato dal terribile e senza cuore Generale Cialdini denuncia così McGuire nel 1863 : “ il nuovo Stato invia al Sud 12.000 soldati agguerriti e ben preparati ad usare ogni sorta di barbarie” aggiunge ancora l’autore straniero “ l’imperativo era sedare la rivolta dei “Briganti” con ogni mezzo e senza nessuna pietà” . Queste cose narrarono le fonti storiche tendenti alla verità storiografica , parole che non necessitano commento . I Piemontesi , come cita ancora Giacinto De Savio nel 1868 , afferma questo :” incendiarono non una casa , ma interi paesi , lasciando intere famiglie nella desolazione “ , continua ancora il drammatico racconto del De Savio : “ fucilarono impunemente chiunque venne nelle loro mani “ . Quello che fu il Regno delle Due Sicilie uno Stato in floride condizioni economiche che durava da 730 anni era ormai smembrato lo stesso Francesco Saverio Nitti attento alle problematiche che ne causarono la fine ci informa così : “ uno Paese ricco tanto da possedere più monete di tutti gli altri stati europei messi insieme “ chi vuol capire capisca . Sebbene la difficoltà degli eventi la dura repressione degli stessi “Fratelli d’Italia “ i Meridionali rispondono agli attacchi del fuoco nemico istituendo delle vere squadre “ Partigiane “ , conosciute grazie alla falsità storica del vincitore come “Briganti “ . Il Brigante in Calabria col lupo e col pino faceva parte del nostro paesaggio . Quando si dava alla macchia non era una scelta ma subiva un destino tragico . Un Brigante , non era un assassino , non aggrediva e ne uccideva i viandanti . In realtà noi posteri non scopriremo mai quanti meridionali morirono tra il 1860 ed il 1870 , dieci anni di lotte e sangue ai danni delle nostre terre , ma fu la Calabria a conti fatti che resistette circa due anni in più il focolaio legittimista qui si sedò solo nel 1872 . Un teatro affollatissimo quello calabrese tra il ’60 ed il ’70 , i nostri legittimisti riuscirono a resistere alla grande trovando le loro prede nei ricchi che attraversavano l’unica strada “ la carrozzabile delle Calabrie “ .
Narrano ancora i documenti storici annotati anche da semplici meridionali che vollero lasciare ai posteri futura testimonianza che quello che i Nazisti fecero con gli ebrei anche i Piemontesi “ italiani “ come i meridionali , fecero contro i fratelli del Sud usando tali frasi “ questo popolo del Nord belligerante e feroce , additò chiunque non si allineasse alla propria linea di pensiero come comuni criminali , le donne duosiciliane definite aiutanti dei criminali , i ragazzi futuri criminali . Con questa scusa furono rasi al suolo interi paesi “ . La Calabria del 1872 , rappresentava ormai una terra in decadenza lo splendore economico era ormai tramontato l’Opificio delle Serre declinò sotto la spinta passiva di Achille Fazzari che smonto e vendette a pezzi l’Opificio , favorendo le commesse calabresi all’ Ansaldo di Genova . La Regione più industrialiazzata d’Europa iniziò a soffrire di “ piaghe sociali infette” derivate da ferite recenti queste però sommate alle antiche causate dal tempo ed a quelle storiograficamente recenti hanno reso le Provincie Calabresi tecnologicamente arretrate con poche risorse e disoccupazione dilagante . Il detto “ primma Brigante e poi mmigrante “ valse anche qui . Valsero anche qui le parole di Francesco Proto Carafa :” Questa è invasione non unione non annessione ( …. ) il Piemonte vuole trattare le provincie meridionali come il Cortez ed il Pizzarro facevano con il Perù ed il Messico , come gli inglesi nel Bengala “ . La guerra civile interessò tutte le Provincie del Reame ma fu in Calabria che accrebbe maggiormente il malcontento verso il nuovo Stato tiranno nel 1863 la Relazione Massari riporta questo : “ la guerra civile interessò tutte le Regione borboniche escluse la Sicilia ed il Reggino , dove la condizione del contadino è migliore : qui non vi erano briganti “ . Effettivamente la notizia Savoiarda era inverosimile i santuari dei partigiani calabresi si concentravano nella Sila e nelle Serre dove la boschiglia era più folta ed era facile destreggiarsi , ed era maggiore la presenza di grotte riparo e casa dei legittimisti . L ‘Aspromonte conosciuto nel 1862 in occasione del ferimento e poi arresto del Generalissimo non era considerato un’ area adatta alla latitanza partigiana tant’ è vero che i grandi Santuari si concentravano sugli altipiani Silani effettivamente fu Longobucco tra i centri più interessati dal fenomeno . Longobucco fu perciò la patria di noti briganti In questo difficile contesto economico e dove le aspettative dell’Unità urtarono la condizione dei contadini che persero i privilegi acquistati con l’antico Casato dei Borbone , scelsero la via dell’emigrazione e per scampare alla morte sicura si diedero alla macchia , tuttavia furono i casi emblematici come il caso Cassito Raffaele governatore di Calabria Ultra che trucidò molti legittimisti e firmò l’esecuzione di massa nella Locride . Gente di Calabria che si adeguò al regime come gattopardi ne possiamo contare a iosa .Un noto libro delle Edizioni De Simone Repressioni del Brigantaggio in Calabria carteggio privato Sacchi -Milon ( 1868 -70 ) cita una frase cardine “ Atterrite queste popolazioni “ spazzate via dal ciclone della Legge Pica aggiunge ancora “ con metodi coloniali in tutta la Calabria vi furono 9.866 fucilazioni , 918 case arse , 6 paesi distrutti , 12 chiese predate , 40 donne e 60 bambini uccisi , 13 .269 deportazioni a Fenestrelle 1. 478 comuni in subuglio . A Reggio vennero persino imprigionati tutti i “ sospetti “ filoborbonici e poi fucilati . Durante l’anno 1872 ma ancora prima girovagavano tra gli alberi della Sila numerose squadre dei nostri eroi agguerrite e scaltre , alcuni di loro decisero di darsi alla macchia dopo aver militato con i garibaldini o con l’esercito borbonico , queste quelle più note : “ Corea Pietro , Bianchi Pietro , Straface Domenico , Sapia Domenico , Zagarese , Malerba , Muraca Luigi , Mittiga , Monaco Pietro ex soldato garibaldino arrestato nel 1863 dall’esercito unitario , Castrovillari Angelo e Leporino di Longobucco arrestati nel ’66 , Santino Panaro , De Franco , Felicione , Galello , Schipani , Stumpo , Berardi Domenico di San Giovanni in Fiore , Schiavo di Casalinuovo , Costa Bruno , Franzese arrestato ed evaso nel ’60 ed infine ucciso dal Fumel , ed ancora Starace , Palma , Palazzo ,De Rosa morti nel 1862 , Pinacchio , Riso e Schirripa uomini che difesero le Calabrie con indomito coraggio dal 1862 al 1872 . Tra i nomi maschili vi era una bellissima e scaltra druda che spadroneggiava anch ‘ essa in Sila di nome Marianna Oliverio per tutti la “ Ciccilla” sposa di Monaco che per tradimento si diede alla macchia ed infine Generosa Castamore vestiva esclusivamente da uomo e denudata e resa pubblica dopo la cattura Savoiarda . In questo contesto di legittimismo da Cosenza Fumel emanò un bando “ Io sottoscritto avendo avuto la missione di sedare il fenomeno del brigantaggio , prometto 100 lire per ogni brigante vivo o morto che mi si presenti (…) le sarà risparmiata la vita . (….) Tutte le capanne di montagna disabitate devono essere scoperchiate nello spazio di tre giorni e murate le porte . Questi orrendi echi giunsero fino a Londra e nel 1863 a proposito di Fumel si disse :” un proclama più infame non aveva mai superato i peggiori dì di un Regno del terrore in Francia “ . Di questi uomini a conti fatti si è narrato poco anche gli archivi storici sembrano averli dimenticati per onore di causa narra un proverbio che del brigante si dovesse conoscere poco . Le loro vite come le loro gesta sono poco conosciute se non menzionando solo nome o nome di battaglia. Nell’ agosto del 1862 in tutte le province del Regno erano ancora 1500 i paesi in rivolta violenta e dura la riconquista per i partigiani , specie quelli calabresi . La vendetta insaguinava la Calabria tutta , villaggi rasi al suolo morte e devastazione . Un dato è certo nel 1862 “ i Garibaldini non lasciarono il passo alle truppe savoiarde “ . Ma fu nell’estate del ‘ 62 un pugno di mesi dopo che vi fù “ l’Unità “ il Reame divampa furiosamente la massa legittimista contro le truppe piemontesi ,contro la leva obbligatoria e le ingenti tasse una situazione di difficile portata per il Mezzogiorno oramai sul lastrico .Subito dopo il sopraggiungere delle truppe statali , la Regione era oramai un fuoco di dolore e morte , le nostre donne stuprate i vecchi i bambini e persino i sacerdoti vennero trucidati . In questo contesto e dopo la cattura di nomi noti del sistema partigiano calabrese si colloca la figura di Vincenzo Macrini ultimo Brigante di Calabria catturato dalla milizia Piemontese nel 1872 . Un fitto mistero c’è sulla sua figura , ancora oggi , su la vita e le opere di queste personalità si è lasciato detto o scritto poco ma cosa certa che il ventenne Vincenzo godeva della fama di imprendibile. Nato da povera famiglia contadina in un paesino della Calabria Citeriore o Citra come dir si voglia odierna provincia di Cosenza , il giovane Vincenzo fu indirizzato alla vita militare militando con arguzia nell’ esercito di Stato .
Il giovane brigante sapeva leggere e scrivere . Smembrato l’esercito borbonico Vincenzo rientra in Patria a suoi occhi come agli occhi di tutti non era più la meravigliosa terra opulenta , i contadini non possedevano più nulla intere famiglie costrette ad emigrare quando raccontano i dati storici fu “ questa terra d’accoglienza “ . Gli archivi storici non raccontano per dovere di cronaca la reale scusante che spinse il Macrini a darsi alla macchia “ divenne il re della foresta “ una sorta di Primula Rossa della Sila , ma è cosa certa che soffrì il malcontento generale di una terra devastata . Operante negli altopiani silani il nostro eroe al pari di un ottocentesco Robin Hood adottò la tecnica della guerriglia armata , facendo letteralmente impazzire i Piemontesi per parecchi anni e uccidendo centinaia di quest’ultimi fino al 1872 . La sua banda era costituita da 12 uomini che trattavano con garbo chiunque cadeva nella loro rete esclusi i Piemontesi . La gente del posto narrando le sue gesta lo pensava protetto e dotato di protezione magica .Caduto dopo anni di caccia al brigante in un’ agguato per opera di una soffiata , Macrini venne arrestato e fucilato nel 1872 senza regolare processo diritto inalienabile di ogni prigioniero regola non attuata dal nuovo Regno italiota , sebbene muore per vile spiata . Nelle notizie che la man Savoiarda invia al Governo recita così :” Il suo vestimento alla cattura era qualcosa di bizzarro pantaloni blu e giubba rosso vermiglio , una foltissima barba incolta ed il cappello calabrese invellutato “ . E’ ancora nel 1872 che succede per la terra di Calabria uno spiacevole episodio in cui è intricata la figura di uno noto brigante morto in carcere all’età di 70 anni , il Brigante Villella il cui corpo fu affidato agli studi macabri di Cesare Lombroso , il quale scoprì la fossetta occipitale come simbolo delinquenziale . Si conclude con lui la triste e difficile pagina del Brigantaggio con lui muore l’ultimo Partigiano e si decapita definitivamente la resistenza partigiana calabrese , sebbene dopo quest’evento il Sud si potè davvero conquistare . Lo sconcerto più totale fu quando il corpo devastato dell’astuto brigante denudato del moschetto venne fatto penzolare ad un albero come monito e lasciato alla mercè delle beffe nordiste . Ma la cosa più difficile da osservare tra i vari registri parrocchiali ancora attinenti nelle varie diocesi cosentine l’arciprete riporta la dura fine di un brigante per mano piemontese :” perchè ridotto in uno stadio da non poter camminare fu seppellito dopo giorni di appiccagione in una fossa fatta scavare dal Comune “ . Una realtà stravolta da una storiografia ufficiale mendace , ma , il popolino molte di queste cose narrate in queste pagine non le conosceva , ne le conosce tutt’oggi visto e considerato che la nostra storia venne riqualificata in veste negativa da chi ci vinse . Le ricerche in questione hanno portato alla luce dati di notevole importanza sebbene sul legittimismo oggi è persa memoria è balzato alla luce un telegramma datato 1869 in cui è intricata la figura del noto patriota Palma , in cui si narra la fine subita : 13 luglio 1869 : La testa di Palma è giunta alle ore 6 :30
(….) la stessa testa l’ho fatta mettere in un vaso pieno di spirito e le chiedo di farla imbalsamare ( …. ) si sono fatte delle fotografie ne farò vedere qualcuna “ .
Sui Briganti vi sono ancora note controverse causate dalla cattiva storiografia una antica nota recita questo :” a tutti li briganti di chistu mundu che sugnu morti non pi scelta loru (….) La notte guardo fraschi senza mura , m’addurmentu senza i vasi di mia mamma , intra a sta grotta scusa a menziornu nu pranzu comu i cani . (….) guardo i facci di mei cumpagni su na cira sottu a varva ; non c’è resa hannu a tornari i terri ai Burbuni (…) tu morte fammi da cumpagnia “ . Nota che racconta la vita dei Partigiani che pur di accaparrare le terre ai legittimi Sovrani spodestati rinunciano ad affetti ed a vita decente . Sebbene la vita del nostro legittimista è una vita fatta di attività protette dalla fitta vegetazione di Calabria restano ancora le parole attente di Alessio Bruno Beduri che annota questo : “ Argomento della repressione del legittimismo è scoprire che è stato taciuto da certi storici , che non sopportavano di vedere sporcare il Risorgimento che a tutti i costi doveva essere bello docile “.

VINCENZO MACRINI
Fu uno dei più scaltri briganti partigiani; adottò, infatti, vere strategie militari che adatto al territorio della Sila - dove operava -, dndo filo da torcere agli ufficiali piemontesi che per anni gli diedero la caccia.
    Fu catturato nell'autunno del 1872, insieme ad alcuni componenti della sua banda e fucilato senza processo. Con la sua morte finisce la resistenza armata delle popolazioni meridionali, solo dopo questa cattura si potè dire che il sud era completamente conquistato.






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