Salvatore Cortese, un anarchico Arbereshe di Lungro
di Giuseppe Carlo Siciliano)
.. Nella
eroica Lungro, obliata dal governo Piemontese, da Domenico Cortese e
Maria Teresa De Marco, il 22 febbraio del 1899 nacque Salvatore Cortese ”
Pilivju”. Essendo l’unico figlio maschio, i genitori decidono di farlo
istruire. Salavtore comincia a frequentare le scuole elementari sotto la
guida del Maestro Camillo, pedagogo e filosofo che con Cesare Lombroso e
Filippo Turati, fu il padre del positivismo italiano. Egli consegue la
VI elementare. Fin da giovane manifestò idee libertarie sicuramente
inculcategli dal Vaccaro. Nel 1922 aderì al Partito Comunista fondato
appena da un anno da Antonio Gramsci. Con l’avvento del fascismo fu
subito segnalato come agitatore e quindi vittima di persecuzioni.
Costretto ad emigrare in Argentina, entrò subito in contatto con le
organizzazioni comuniste locali dove grande rilievo personale aveva il
suo compaesano Vincente Vaccaro. Dal paese latino americano non mancò di
far giungere agli amici lungresi la stampa clandestina internazionale.
Nel 1929 entrato in contatto con le organizzazioni anarchiche, restò
affascinato dalle loro idee rivoluzionarie ed aderì al gruppo “Umanità
Nuova”, Nel 1930 l’Argentina conobbe la ferocia fascista con il colpo di
stato di Uburu. A Buenos Aires fu creata una speciale sezione per la
repressione del movimento di sinistra e molti furono coloro che
precipitosamente dovettero abbandonare il paese, ma la repressione più
violenta avvenne allorchè, in seguito ad un attentato dinamitardo alla
Banca dell’Agricoltura di buenos Aires, molti militanti della sinistra
furono arrestati e glli stranieri espulsi. Salvatore Cortese era fra
questi. Espulso dall’Argentina il 2 marzo del 1932, giunse a Napoli il
23 dello stesso mese e qui immediatamente arrestato e rinviato al
giudizio della Commissione per i provvedimeni di polizia di Cosenza, la
quale, il 4 aprile, lo condannò al confino politico per l’attività
sovversiva svolta all’estero.
Confinato a Ponza con una condanna di 5 anni, si trovò al fianco dei massimi dirigenti della sinistra italiana, tra cui Sandro Pertini, Pio Turoni e il cosentino Nino Malara.
Il 3 aprile del 1937, scontata la pena, tornò nella sua Lungro dove riprese immediatamente l’attività politica. Fu, quindi, nuovamente assoggettato al controllo di polizia e più volte preso di mira dalle squadracce fasciste che lo purgarono sistematicamente.
Alla caduta del fascismo, continuò l’attività di propaganda delle idee anarchiche. Lavorò volontariamente alla locale Camera del Lavoro, dove organizzò i contadini e gli operai della Salina. Ritenuto unanimemente uomo di forti principi morali e di inossidabile onestà, fu proposto alla carica di sindaco della comunità arbereshe, ma, deluso dal comportamento di alcuni, decise di declinare la candidatura e di continuare nella sua solitaria battaglia per l’affrancamento dei popoli. Pur solo con la VI elementare, Salvatore Cortese, fu uomo di vasta cultura e, da autodidatta, amante delle lingue straniere, tra le quali il francese, l’inglese e lo spagnolo, oltre le lingue che aveva appreso fin dalla nascita, l’italiano e l’albanese ( arberisht).
Di indole silenziosa e riservata, era sempre al fianco dei deboli e dei bisognosi. Si racconta che, durante le giornate trascorse in campagna, lasciva che alcuni bambini in estrema povertà gli rubassero il companatico e, a chi gli faceva notare il furto, rispondeva che sicuramente , mentre quei ladruncoli non avrebbero trovato altro di cui sfamarsi.
Dopo un’intera vita dedicata agli ideali, fu colpito da un tumore al rene che, in poco tempo, ne provocò la morte, avvenuta in Lungro il 27 luglio del 1951. Per volontà della famiglia i funerali si svolsero con il rito civile, in un sventolìo di bandiere rosse e al canto dell’Internazionale. La cerimonia si concluse con il necrologio pronunciato dal suo fraterno amico Pasquale Laurito, direttore del periodico “Velina Rossa” davannti all’intera comunità in lutto. Fonti: Salvatore Cortese, un antifascista arbereshe di Lungro; D. Cortese Istituto Calabrese per la Storia dell’antifascismo dell’italia Contemporanea. Cosenza 2007.
Confinato a Ponza con una condanna di 5 anni, si trovò al fianco dei massimi dirigenti della sinistra italiana, tra cui Sandro Pertini, Pio Turoni e il cosentino Nino Malara.
Il 3 aprile del 1937, scontata la pena, tornò nella sua Lungro dove riprese immediatamente l’attività politica. Fu, quindi, nuovamente assoggettato al controllo di polizia e più volte preso di mira dalle squadracce fasciste che lo purgarono sistematicamente.
Alla caduta del fascismo, continuò l’attività di propaganda delle idee anarchiche. Lavorò volontariamente alla locale Camera del Lavoro, dove organizzò i contadini e gli operai della Salina. Ritenuto unanimemente uomo di forti principi morali e di inossidabile onestà, fu proposto alla carica di sindaco della comunità arbereshe, ma, deluso dal comportamento di alcuni, decise di declinare la candidatura e di continuare nella sua solitaria battaglia per l’affrancamento dei popoli. Pur solo con la VI elementare, Salvatore Cortese, fu uomo di vasta cultura e, da autodidatta, amante delle lingue straniere, tra le quali il francese, l’inglese e lo spagnolo, oltre le lingue che aveva appreso fin dalla nascita, l’italiano e l’albanese ( arberisht).
Di indole silenziosa e riservata, era sempre al fianco dei deboli e dei bisognosi. Si racconta che, durante le giornate trascorse in campagna, lasciva che alcuni bambini in estrema povertà gli rubassero il companatico e, a chi gli faceva notare il furto, rispondeva che sicuramente , mentre quei ladruncoli non avrebbero trovato altro di cui sfamarsi.
Dopo un’intera vita dedicata agli ideali, fu colpito da un tumore al rene che, in poco tempo, ne provocò la morte, avvenuta in Lungro il 27 luglio del 1951. Per volontà della famiglia i funerali si svolsero con il rito civile, in un sventolìo di bandiere rosse e al canto dell’Internazionale. La cerimonia si concluse con il necrologio pronunciato dal suo fraterno amico Pasquale Laurito, direttore del periodico “Velina Rossa” davannti all’intera comunità in lutto. Fonti: Salvatore Cortese, un antifascista arbereshe di Lungro; D. Cortese Istituto Calabrese per la Storia dell’antifascismo dell’italia Contemporanea. Cosenza 2007.
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