ABATE, Erasmo
Biografia: Nasce a Formia (LT) il 15 febbraio
1895 da Alfonso e Maddalena Scarpati, pubblicista e pittore. Frequenta
la scuola fino a conseguire la licenza tecnica. Nel marzo 1912 si reca
con la famiglia in America nello Stato di New York dove inizia il suo
personale percorso nel movimento anarchico: è un attivo militante
politico e sindacale, e si distingue in maniera particolare in occasione
del grande sciopero degli scaricatori di porto di New York del 1920;
per queste sue attività, nel gennaio 1922 viene espulso. Al suo
rimpatrio si stabilisce a Roma dove riprende contatti con E. Malatesta e
aderisce all’UAI. Incaricato speciale del comitato anarchico “pro Sacco
e Vanzetti”, A. è tra i maggiori sostenitori di questa campagna alla
quale si dedica con fervore scrivendo anche alcuni articoli per la loro
liberazione su «Umanità nova» e sul giornale siciliano «Il Vespro
anarchico». Nell’agosto del 1922 è arrestato a Roma. Processato per
detenzione di bombe e attentato all’ordine pubblico, in ottobre è
assolto dal Tribunale di Ascoli Piceno e arruolato nella 10° fanteria a
Bari. Riformato per malattia dopo quattro mesi di servizio, A. è
segnalato dalla Prefettura come “agitatore pericoloso” e di grande
influenza tra gli “anarchici della provincia di Ancona, dove esercita
attività di propaganda”. È, infatti, tra gli animatori e principali
dirigenti degli Arditi del popolo anconetani, dove la spinta unitaria e
antifascista prevaleva rispetto alle diffidenze dei partiti socialista e
comunista. Costretto alla fuga dalla repressione A. decide, dopo un
passaggio a Innsbruck e Berlino, consigliato per l’espatrio dagli stessi
Merlino e Malatesta (quest’ultimo incontrato a Napoli nell’agosto del
1922 durante un breve soggiorno denso di riunioni) di recarsi a Parigi,
dove risiede sotto il falso nome di “Carlo Bruni”. Molti militanti
anarchici tra i più impegnati nel movimento di classe, nelle CdL e
nell’USI, sono costretti a fuggire all’estero il che provoca drammatiche
conseguenze nell’attività del movimento in Italia, dove viene chiusa
definitivamente «Umanità nova». La situazione parigina non è più
favorevole di quella italiana, come lo stesso A. ci descrive: “tra i
compagni esistevano molti dissidi”, e “tutta l’attività si riduceva ad
una riunione domenicale del Comitato pro Vittime Politiche”. La vita
nell’emigrazione politica, soprattutto per coloro che intendono
proseguire la lotta al fascismo, non è semplice, e A. si dedica al
movimento senza avere “più un’ora libera dopo il lavoro in una fabbrica
di aeroplani a Puteau” mentre, sull’onda emotiva dell’assassinio
Matteotti le riunioni si fanno sempre più frequenti. Costretto ad
allontanarsi dal vecchio continente, dopo il distacco forzoso dal
territorio francese a opera della polizia, si reca in Canada con la
speranza di introdursi clandestinamente negli Stati Uniti, dove effettivamente
entra nel marzo 1925. Durante il soggiorno in Francia, A. rimane
coinvolto in una lunga polemica con Schicchi su un nodo fondamentale,
quello dell’organizzazione della lotta antifascista. Su iniziativa del
circolo “P. Gori” nasce, infatti, il Comitato di Azione Antifascista, in
rappresentanza di più organizzazioni e partiti (CGdL, USI, PR, PS) e si
è avviata la pubblicazione di un nuovo giornale «Campane a stormo»
sotto la direzione di Alceste De Ambris. A. è violentemente attaccato
dalle pagine de «Il Picconiere» per la sua condotta come propagandista
per le “legioni garibaldine della libertà” costituite in Francia per
iniziativa di Ricciotti Garibaldi. L’iniziativa, che si rivelerà nel
1926 correlata da infiltrazione della polizia fascista, produce
laceranti divisioni tra gli anarchici italiani in esilio e costituisce
uno dei motivi di polemica costante tra Borghi e A. fino alla morte. La
questione garibaldina delinea tre posizioni: Meschi e A., decisi a
partecipare all’impresa delle forze democratiche e liberali, Bruzzi e
Rasi decisi a muoversi in con-temporanea a Garibaldi, ma in piena
autonomia, e la terza componente sotto l’egida di Borghi, Fedeli e
Gozzoli disposta a partecipare alla spedizione di Garibaldi, ma con una
componente anarchica organizzata: l’Alleanza Libertaria. Il progetto
naufraga e ormai tutti si apprestano a prendere atto che il momento
dell’azione è passato. A. si dimette dagli incarichi nelle legioni e
tutto ricomincia da zero. La polemica con Schicchi e Borghi prosegue
anche dopo il suo arrivo a Chicago, dove prende contatto con il gruppo
anarchico che inizia a pubblicare «Germinal», di cui A. cura l’edizione
per un periodo, mentre continua a scrivere articoli per «Il Martello».
Questo giornale e il gruppo di uomini raccolto intorno ad esso svolgono
un significativo ruolo nella battaglia contro la penetrazione fascista
nelle associazioni e organizzazioni italo-americane. Nell’aprile del
1928 le autorità fasciste iscrivono A. nella “Rubrica di frontiera”. Ma
le polemiche per A. non finiscono e Borghi, che si è avvicinato al
gruppo di tendenza antiorganizzatrice de «L’Adunata dei refrattari»,
rinvigorisce la campagna contro di lui centrata nuovamente sul problema
delle alleanze. A. preferisce, per evitare un ulteriore peggioramento
del già deteriorato clima, allontanarsi da Chicago e recarsi a
Filadelfia. Colpito dalle drammatiche conseguenze della crisi economica
del ’29 che rende le condizioni lavorative degli emigrati
particolarmente difficili, A. si dedica ad attività precarie almeno fino
al 1932. La polizia lo segnala prima a Detroit, a New York e poi
nuovamente a Detroit dove lavora come pittore in una fabbrica di
carrozzerie per automobili. Da questo momento le notizie si diradano pur
confermando la sua permanenza negli Stati Uniti. Nel 1936 continua la
sua opera di pittore e acquista del terreno che ben presto diventa una
discreta azienda agricola e di allevamento, cui si dedica con molta
premura riuscendo ad accrescere l’attività in pochi anni. Continua,
anche, il suo impegno antifascista e a favore della rivoluzione in
Spagna e prosegue il suo tentativo di sostegno attraverso l’invio di
pacchi e mensili ai compagni in Italia. Nel dopoguerra, gennaio 1951,
torna in visita in Italia dopo 28 anni di assenza. A Roma prende
immediatamente contatto con Damiani, Cicciarelli, Forbicini, ma trova i
compagni in condizioni precarie e il movimento anarchico in decadenza
per non “aver voluto o saputo costruire qualcosa di duraturo,
un’istituzione nostra che avremmo potuto ritrovare dopo il fascismo ed
intorno alla quale raggruppare le nostre forze”, così come ricorda in un
suo scritto del 1965 a firma Hugo Rolland (nome legalizzato con cui
continua a firmarsi anche dopo la caduta del fascismo). Nel 1960 torna
in Italia e non fa mancare la sua collaborazione a «La Parola del
Popolo» (Chicago) e «Controcorrente» (Boston) dove pubblica nel numero
41 del 1964 il necrologio di Ugo Fedeli. Segue da vicino le alterne
vicende del movimento e nel novembre 1968 esce una sua comunicazione
privata sul recente congresso a Carrara in cui si polemizza sulla
ventilata rottura tra “vecchi” e “giovani”. Nel luglio 1970 si sofferma,
nel suo scritto Assenza di libertà civili e minaccia di dittatura,
sulla situazione politica italiana del dopo elezioni del 7 giugno,
operando una riflessione di più lungo periodo sul sistema parlamentare e
giudiziario, nonché un’analisi del regime fascista. Lo scritto è poi
accompagnato da brevi riflessioni sul sistema sovietico e le
persecuzioni degli intellettuali nel “paese che vorrebbe dettare la sua
moralità al mondo”. Nel 1972 pubblica la biografia di Alberto Meschi,
suo caro amico di cui colleziona documenti e scritti, sindacalista
anarchico, “cospiratore instancabile”. A. muore negli Stati Uniti in
North Carolina, Chapel Hill, il 16 agosto del 1977. (I. Del Biondo)
Date: 2003 (creati)
Fonte della descrizione: FONTI: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
BIBLIOGRAFIA: degli scritti di A. si riportano alcuni testi esemplificativi: Lettere agli anarchici, cicl., 1963; Alcuni commenti a “Mezzo secolo” di glorie di Armando Borghi, pubbl. privata, 1964; Le mistificazioni di Armando Borghi, p. privata, 1965; Neppure la morte è uguale per tutti, cicl., 1968; Assenza di libertà civili e minaccia di dittatura, cicl., 1970; Il Sindacalismo anarchico di Alberto Meschi, Firenze 1972; Supplemento a Il Sindacalismo Anarchico di Alberto Meschi, cicl., 1973; Il movimento garibaldino e la mia partecipazione in esso, memoriale di H. Rolland del 1927 che doveva fare parte del suo dattiloscritto di molti anni dopo su Gli anarchici e il tradimento di Ricciotti Garibaldi.
Scritti su A.: E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, n. ed. riv. e ampliata, Milano, 1973, ad indicem; A. Dadà, L’anarchismo in Italia tra movimento e partito, Milano 1984, p. 81; L. Castellani, L’émigration communiste en France 1921-1928, «Annali della Fondazione Gramsci», 1991; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla Guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa, 1999, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem.
BIBLIOGRAFIA: degli scritti di A. si riportano alcuni testi esemplificativi: Lettere agli anarchici, cicl., 1963; Alcuni commenti a “Mezzo secolo” di glorie di Armando Borghi, pubbl. privata, 1964; Le mistificazioni di Armando Borghi, p. privata, 1965; Neppure la morte è uguale per tutti, cicl., 1968; Assenza di libertà civili e minaccia di dittatura, cicl., 1970; Il Sindacalismo anarchico di Alberto Meschi, Firenze 1972; Supplemento a Il Sindacalismo Anarchico di Alberto Meschi, cicl., 1973; Il movimento garibaldino e la mia partecipazione in esso, memoriale di H. Rolland del 1927 che doveva fare parte del suo dattiloscritto di molti anni dopo su Gli anarchici e il tradimento di Ricciotti Garibaldi.
Scritti su A.: E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, n. ed. riv. e ampliata, Milano, 1973, ad indicem; A. Dadà, L’anarchismo in Italia tra movimento e partito, Milano 1984, p. 81; L. Castellani, L’émigration communiste en France 1921-1928, «Annali della Fondazione Gramsci», 1991; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla Guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa, 1999, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem.
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