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giovedì 5 ottobre 2023

ANARCHY AND ANARCHIST 12

 

A N A R C H Y AND A N A R C H I S T 

André Breton (Tinchebray, Francia, 18 febbraio 1898 - Parigi, 28 settembre 1966), è stato un saggista teorico del surrealismo, poeta e scrittore francese con forti tendenze libertarie. Autore di libri come Nadja, L'Amour fou et des différents e il Manifesto del surrealismo, il suo ruolo di capofila del movimento surrealista e la sua opera critica e teorica per la scrittura e l'arte plastica ne fanno la figura maggiore dell'arte e della letteratura francese del XX secolo. 

Biografia

Nato a Tinchebray, in Francia, André Breton cresce in una famiglia della piccola borghesia cattolica francese, che gli impone una rigida educazione da parte soprattutto della madre. Passa un'infanzia senza accadimenti particolari a Pantin (Seine-St-Denis), nella banlieue nord-est di Parigi.

Formazione

Sin dagli anni del college, André Breton si appassiona alla poesia (Baudelaire, Mallarmé, Huysmans e Rimbaud) e alle arti figurative (Gustave Moreau, Pierré Bonnard, Edourd Vuillard e Paul Signac). In quegli anni, in Francia, l'anarchismo è un movimento molto forte, capace di esercitare grande fascino, cosa da cui lo stesso Breton non sarà immune. Più avanti racconterà alcuni episodi giovanili che segnarono il primo, seppur fugace, contatto con l'anarchia:

«Non dimenticherò mai l'esaltazione e l'orgoglio che provai, la prima volta che da ragazzo mi portarono in un cimitero – in mezzo a tanti monumenti deprimenti e ridicoli – e vidi una semplice lastra di granito incisa a caratteri rossi con quelle superbe parole: NÉ DIO NÉ PADRONE. La poesia e l'arte avranno sempre una predilezione particolare per tutto ciò che riesce a trasfigurare l'uomo come in quella intimazione senza speranza ma irriducibile che, ogni tanto, egli trova la forza di rivolgere alla vita». 
«Ritroverò sempre per la bandiera rossa, spoglia di sigle e di emblemi, lo sguardo che ho avuto a diciassette anni, quando, nel corso di una manifestazione popolare, alla vigilia dell'altra guerra, l'ho vista dispiegarsi a migliaia nel cielo basso di Pré Saint-Gervais. E tuttavia – sento che, razionalmente non posso evitarlo – continuerò a fremere ancora di più evocando il momento in cui, quel mare fiammeggiante in punti poco numerosi e ben circoscritti, è stato forato dal volo delle bandiere nere». 

Nel 1914, contravvenendo ai sogni del padre che lo voleva ingegnere, s'iscrive al primo anno di medicina perché fortemente interessato alla psichiatria e in particolar modo alle analisi freudiane. Nel 1916 scrive il suo primo poema in prosa, Âge, che risente fortemente dell'influsso di Rimbaud. In questi anni conosce anche Jacques Vaché e Apollinaire. È soprattutto l'amicizia con quest'ultimo ad influenzarlo notevolmente. Inizialmente, nel 1919, aderisce al dadaismo, fondando, nello stesso anno, insieme a Philippe Soupault e Louis Aragon la rivista «Littérature».

Mobilizzato a Nantes, durante la Prima guerra mondiale, nel 1916 conosce Jacques Vaché, che eserciterà su di lui una grandissima influenza, nonostante abbia scritto unicamente lettere legate ai fatti di guerra. Entra in contatto con il mondo dell'arte, prima attraverso Paul Valéry e dopo con il gruppo dadaista nel 1916.

Durante la guerra lavora in diversi ospedali psichiatrici, dove studia le opere di Sigmund Freud e i suoi esperimenti con la scrittura automatica (scrittura libera senza controllo della ragione o preoccupazioni estetiche o morali), che lo influenzerà nella sua formulazione della teoria surrealista. Si convertirà come pioniere dei movimenti antirazionalisti come il dadaismo e il surrealismo. Nel 1920 publicca la sua prima opera, I campi magnetici, in collaborazione con Philippe Soupault, nella quale elabora le possibilità di scrittura automatica. L'anno seguente rompe con Tristan Tzara, il fondatore del dadaismo.

Fonda con Louis Aragon e Philippe Soupault la rivista Littérature. Nel 1924, pubblica il Manifesto del surrealismo, prima formulazione teorica del movimento di cui è il principale artefice e organizzatore. Seguendo il principio per cui il surrealista non deve fare "letteratura", si esprime nelle più disparate modalità: esperimenti di scrittura automatica, simulazioni di patologie del linguaggio, racconti tra sogno e realtà, poesie che conoscono momenti di gaiezza su un fondo di tenebra e delirio. Breton ritiene che la felicità non si possa ricercare quasi come fosse il risultato di una formula matematica. Ed è solo nel sogno che l'uomo è completamente libero e tutto è possibile.

Il surrealismo e l'impegno politico

Nel 1927 Aragon, Éluard e Breton si affiliano al Partito Comunista, soprattutto perché legato in amicizia con Lev Trotskij. L'anno seguente, pubblica a Parigi Il surrealismo e la pittura. Con la pubblicazione del Secondo Manifesto del surrealisno (1929) inizia una polemica: Breton, leader del movimento surrealista, riafferma che il surrealismo deve camminare congiuntamente alla rivoluzione marxista. Tuttavia, nel 1935, abbandona il partito perché capisce che è impossibile ricercare la libertà assoluta che vogliono i surrealisti con il socialismo reale.

Comincia a sorgere in lui il dubbio che sia in una sorta di comunismo libertario che si possano tradurre le aspirazioni rivoluzionarie dei surrealisti (il surrealista Benjamin Péret entrerà anche a far parte della Colonna Durruti durante la guerra di Spagna):

« Credo che non possiamo evitare di porci in modo bruciante il problema del regime sociale sotto cui viviamo, voglio dire l'accettazione o la non accettazione di questo regime» (Secondo Manifesto del surrealismo, 1929).

Tra il '32 e il '40 Breton scrive alcuni dei suoi libri più importanti: I vasi comunicanti (1932), L'amore folle (1937), l'Antologia dell'humour nero (1937). Per paura dell'avanzata del nazi-fascismo Breton sceglie di lasciare la Francia e si rifugia negli USA. Nel 1946 ritorna in “patria” e cerca di rilanciare il movimento surrealista ormai in lento ma inesorabile declino.

Ritorno all'anarchia

 

A partire dal 1947, cominciano a sorgere dubbi in lui sul socialismo marxista, soprattutto adesso che il suo grande amico Lev Trotsky è stato assassinato. Durante l'anno, il giornale anarchico francese Le Libertaire, a dimostrazione di questo suo ritorno di fiamma verso le idee libertarie, pubblica molti contributi dei surrealisti. Le affinità tra surrealisti e anarchici sono dovute all'ambizione di entrambi di proporre all'essere umano una poetica dell'amore e un'etica della libertà, in antitesi alla violenza e all'odio del XX secolo. André Breton è tra i primi a riconoscerlo: «Al di sopra dell'arte, della poesia, che lo si voglia o no, sventola una bandiera rossa e nera». 

Dal 1951 al 1953 numerosi articoli surrealisti trovano posto nella stessa rivista. Negli opuscoli a carattere letterario e artistico trovano spazio le polemiche contro lo stalinismo, il colonialismo, il clericalismo e il sindacalismo riformista. Il 12 ottobre 1951 compare un articolo su Le Libertaire in cui si può leggere:

«Surrealisti, noi non abbiamo cessato di dedicare alla Trinità Stato-lavoro-religione una esecrazione tale che ci ha spesso portati ad incontrarci con i compagni della Fédération Anarchiste [...] La loro congiunzione deve accelerare l'arrivo di un'epoca libera da qualsiasi gerarchia e costrizione». 

Dopo la scomparsa della Federazione Comunista Libertaria Francese, Breton e Péret collaboreranno con «Le Monde Libertaire», organo della Fédération Anarchiste. Nel 1960, è tra i firmatari del Manifesto dei 121, dichiarazione sul diritto alla diserzione della guerra d'Algeria. Contemporaneamente, insieme ad Albert Camus, Jean Cocteau, Jean Giono e l'abbé Pierre, si impegna nella difesa dell'obiezione di coscienza, collaborando col comitato creato dall'anarchico Louis Lecoin. Alla fine il comitato otterrà, nel 1963, la legalizzazione dello status di obiettori di coscienza.

André Breton muore a Parigi il 28 settembre 1966. La sua tomba nel cimitero des Batignolles riporta il seguente epitaffio: «JE CHERCHE L'OR DU TEMPS».

Rapporti tra anarchismo e surrealismo

Il surrealismo è stata una delle correnti artistiche più rivoluzionarie mai esistite. I surrealisti si proponevano di esplorare il campo dell'inconscio, facendo emergere, secondo anche quanto riportato dagli studi di Freud, il lato più impulsivo, istintivo e in qualche modo primitivo di ognuno. Si tratta quindi, secondo i surrealisti, di un inconscio con carattere sovversivo: non a caso proprio Breton spesso chiamava il surrealismo con il termine «sovversione».

Obiettivo ultimo del surrealismo era quello di scardinare le convenzioni su cui si basa la vita degli esseri umani, giudicare principi e valori dello status quo con occhi diversi, trovando poi le soluzioni per sovvertire l'esistente. Per tutta la sua vita Breton ha ricercato fondamentalmente tre cose: la poesia, l'amore e sopra ogni cosa la libertà. Tutto questo non è altro che il fondamento stesso dell'anarchia, d'altronde nel 1952 Breton affermò esplicitamente che dove il surrealismo si è per la «prima volta riconosciuto, ben prima di autodefinirsi e quando ancora non era che un'associazione libera tra individui che rifiutavano in blocco il contratto sociale e morale dei loro tempi, è nello specchio nero dell'anarchia». 

L'arte per Breton non è altro che un mezzo per «giungere a una realtà superiore, una surrealtà, in cui conciliare i due momenti fondamentali del pensiero umano: quello della veglia e quello del sogno; il Surrealismo è il processo mediante il quale si giunge a questa surrealtà». 

La vicinanza tra surrealisti e anarchici è rappresentata anche dall'arruolamento volontario di Benjamin Péret nella Colonna Durruti durante la rivoluzione spagnola del '36. Nonostante molti surrealisti si legarono al marxismo, altri lavorarono per portarli all'interno del movimento anarchico. André Julien su Le Libertaire del 24 aprile 1952 scrive: «Perché una fusione organica non ha potuto verificarsi in quel momento tra elementi anarchici e surrealisti?». 

Note


  • Surrealismo, tantrismo, alchimia, anarchismo. Quattro vie convergenti, di Arturo Schwarz

  • Anarchia e surrealismo, di Arturo Schwarz

  • Surrealismo e anarchismo per André Breton

  • Le claire tour

  • La corrente del surrealismo
  • Anarchismo e surrealismo, di Aurélien Dauguet

    Bibliografia

    Opere di André Breton (edite in Italia)

    • Primo manifesto del surrealismo (Manifeste du surréalisme, 1924), Venezia, Edizioni del Cavallino, 1945
    • Il cadavere squisito, in Poesie surrealiste, a cura di Benjamin Péret, trad. Roberto Sanesi e Tristan Sauvage, Milano, Arturo Schwarz, 1959
    • Il surrealismo e la pittura (Le Surréalisme et la Peinture, 1928-1965), trad. Ettore Capriolo, Firenze, De Marchi, 1966
    • con Paul Éluard, L'immacolata concezione (L'Immaculée Conception, 1930), trad. Giorgio Agamben, Milano, Forum editoriale, 1968; Milano, ES 1997; Milano, Gallino, 2005
    • Archivio del surrealismo: ricerche sulla sessualità gennaio 1928 - agosto 1932, a cura di José Pierre, trad. Giancarlo Pavanello, Milano, ES, 1991
    • Poesie, trad. Giordano Falzoni, con una nota di Guido Neri, Torino, Einaudi, 1970
    • Nadja (1928 e 1963), trad. Giordano Falzoni, nota di Lino Gabellone, Torino, Einaudi, 1972 e, con prefazione di Domenico Scarpa, ivi, 2007
    • Per conoscere André Breton e il surrealismo, a cura di Ivos Margoni, trad. Liliana Magrini, Concetta Scognamiglio e Giordano Falzoni, Milano, Mondadori, 1976 («Oscar» L 224)
    • con Philippe Soupault, I campi magnetici (Les champs magnétiques, 1919), trad. Luigi Fontanella, Roma, Newton Compton, 1979
    • Manifesti del surrealismo (aggiunto Second manifeste e altro, 1929), trad. Liliana Magrini, introduzione di Guido Neri, Torino, Einaudi, 1997
    • I vasi comunicanti (Les Vases communicants, 1932), a cura di Annamaria Laserra, Roma, Lucarini, 1990
    • Point du jour (1932), trad. Sandro Toni, Bologna, Cappelli, 1983
    • L'Amour fou (1937), trad. Ferdinando Albertazzi, Torino, Einaudi, 1974
    • Antologia dello humour nero (Anthologie de l'humour noir, 1940), trad. Mariella Rossetti e Ippolito Simonis, Torino, Einaudi, 1970; nuova edizione a cura e con introduzione di Paola Dècina Lombardi, con in appendice i due saggi La confessione sdegnosa (La confession dédaigneuse) e Il surrealismo e la tradizione (Le surréalisme et la tradition), trad. Paola Dècina Lombardi, Torino, Einaudi 1996
    • Fata morgana (1942), trad. Giordano Falzoni in Poesie, Torino, Einaudi, 1970
    • Arcano 17 (Arcane 17, 1944), trad. Laura Xella, Napoli, Guida, 1985
    • Entretiens. Storia del surrealismo 1919-1945 (1952), a cura di André Parinaud, trad. Livio Maitan e Tristan Sauvage, Milano, Schwarz, 1960; Roma, Savelli, 1981; Bolsena, Erre emme, 1991 e (trad. Marie-José Hoyet) Roma, Lucarini, 1989
    • con Gérard Legrand, L'arte magica (L'art magique, 1957), trad. Roberto Lucci e Augusto Comba, Milano, Adelphi, 2003

    Opere su André Breton

    • Paola Dècina Lombardi, L'oro del tempo contro la moneta dei tempi. André Breton, Piuttosto la vita, Castelvecchi, 2016
    • Anna Lo Giudice, Parigi surrealista e le strade del desiderio, Bologna, Baiesi, 2009
    • Henri Behar, André Breton: le grand indesirable, Paris, Fayard, 2005 (nuova ed. di un saggio del 1990)
    • André Breton: à suivre, atti del convegno di Padova del 6 dicembre 1996, a cura di Maria Emanuela Raffi, Padova, Unipress, 1998
    • Giovanna Angeli, Surrealismo e umorismo nero, Bologna, Il mulino, 1998
    • Maria Emanuela Raffi, André Breton e la scrittura della poesia, Padova, Unipress, 1996
    • Jean-Claude Blachère, Les totems d'André Breton: surrealisme et primitivisme litteraire, Paris, Harmattan, 1996
    • Jean-Luc Steinmetz, Andre Breton et les surprises de l'amour fou, Paris, PUF, 1994
    • Volker Zotz, André Breton, Paris, Somogy, 1990
    • Maria Emanuela Raffi, André Breton e il surrealismo nella cultura italiana, 1925-1950, Padova, Cleup, 1986
    • Ferdinand Alquié, Filosofia del surrealismo, Salerno, Rumma, 1970; Firenze, Hopefulmonster, 1986
    • Philippe Lavergne, André Breton et le mythe, Paris, Corti, 1985
    • Daria Galateria, Invito alla lettura di André Breton, Milano, Mursia, 1977
    • Lino Gabellone, L'oggetto surrealista: il testo, la città, l'oggetto in Breton, Torino, Einaudi, 1977
    • Per conoscere André Breton e il surrealismo, a cura di Ivos Margoni, Milano, Mondadori, 1976
    • Arturo Schwarz, André Breton, Lev Trockij: storia di un'amicizia tra arte e rivoluzione, Roma, Savelli, 1974; Bolsena, Erre emme, 1997
    • Lanfranco Binni, André Breton, Firenze, La nuova Italia, 1971
    • Sarane Alexandrian, André Breton par lui-même, Paris, Seuil, 1971






    Le « Bureau des rêves » selon les mots de Breton servait à inscrire ses rêves de la veille chaque matin, collection de la Maison Breton.
    Anonymous - © Association de la Rose Impossible
     
    From left to right, Back row: Louis Aragon, Theodore Fraenkel, Paul Eluard, Clément Pansaers, (Emmanuel Faÿ has been cut). Second row: Paul Dermée, Philippe Soupault, Georges Ribemont-Dessaignes. Front row: Tristan Tzara (with monocle), Celine Arnauld, Francis Picabia, André Breton.Anonymous - Museum of New Zealand (Te Papa Tongarewa)

    Opening of the Max Ernst exhibition at the gallery Au Sans Pareil, May 2, 1921. From left to right: René Hilsum, Benjamin Péret, Serge Charchoune, Philippe Soupault on top of the ladder with a bicycle under his arm, Jacques Rigaut (upside down), André Breton and Simone Kahn.Unknown author - http://www.dadart.com/dadaism/dada/024-dada-paris.html
     
    Photo de classe lycée Chaptal (Paris). En haut, 2è à gauche André Breton, à sa droite Théodore Fraenkel. 
    Louis Fréon - https://www.andrebreton.fr/fr/category/316
     
    Masque kovave, population elema. Papouasie Nouvelle-Guinée. Jonc, tapa, fibres végétales, pigments naturels. Acheté à la vente Breton-Eluard de 1931 chez Drouot. Ancienne collection Loppée 1955. Muséum d'histoire naturelle de La Rochelle. H. 2481
     Ismoon (talk) 14:19, 7 December 2012 (UTC) - Own work 
     
    Plaque en hommage à André Breton pour son évocation du parc de Procé dans son récit autobiographique Nadja, apposée sur le mur du manoir du parc de Procé. (Nantes, Loire-Atlantique, Pays de la Loire, France). 
    François de Dijon - Own work 
     
    Paris 9ème arrondissement - Comédie de Paris - Plaque commémorative 
    MOSSOT - Own work 
     
    Plaque en hommage à André Breton et Philippe Soupault, hôtel des Grands hommes, 17 place du Panthéon (Paris, 5e). 
    Celette - Own work 
     
    Plaque en mémoire du poète André Breton (1896-1966) apposée à l'entrée de l'hôtel Delambre, 35 rue Delambre, Paris 14e. 
    Wikimedia Commons / Mu - Own work 
     
    Ricostruzione dello studio di andré breton
     Decorative arts in the Musée national d'art moderne
     Sailko - Own work 
     
    Trotsky and Breton in Mexico (1938) 
    Unknown author 
     
    Book cover of Young Cherry Trees Secured Against Hares by Andre Breton 
    Marcel Duchamp  Created: 1 January 1946
     

    Rivolta e poesia del Papa del surrealismo André Breton 
     

    Sébastien Briat, detto Bichon  (Louppy-sur-Chée , Francia, 17 agosto 1982 - Avricourt, 7 novembre 2004) è stato un antinuclearista e sindacalista francese. 
    1. Biografia

      Sébastien Briat, studente e giocatore di rugby , effettuò i suoi studi secondari al collège di Vaubecourt, lasciato al 3° anno per iscriversi al liceo Raymond Poincaré de Bar-le-Duc. 

      Iscritto alla sezione studentesca di Nancy del sindacato rivoluzionario CNT-Vignoles, si avvicinò giovanissimo alla lotta antinuclearista, e proprio durante una manifestazione contro il nucleare perse la vita. Il 7 novembre del 2004 un gruppo di militanti cercò di fermare un treno bloccando la linea ferroviaria. Il treno era composto da ben 12 vagoni carichi di scorie nucleari tedesche, riprocessate in Francia e rispedite in Germania.

      Qualcosa non andava. Gli attivisti notarono l'assenza degli elicotteri che controllano i percorsi dei treni che trasportano scorie. Il conducente, non essendo stato avvertito della presenza degli attivisti e viaggiando ad alta velocità in curva, non riuscì ad azionare in tempo il freno d'emergenza ed il treno, alla velocità di 98 km/h, colpì Sébastien Briat.

      Il giovanissimo compagno morì prima di arrivare in ospedale:

      «Sébastien è morto accidentalmente, non l'ha scelto, e nessuno l'avrebbe voluto. Non è morto al volante mentre tornava dalla discoteca, ma durante un'azione per esprimere le sue idee. Questo è senza dubbio il motivo per cui la sua morte non sarà mai, per noialtri, qualcosa di diverso». 

      Indagini avrebbero rilevato che Briat non avrebbe rispettato alcune "precauzioni" che gli attivisti antinuclearisti seguono di norma. Le indagini non hanno rilevato che non c'è precauzione che tenga di fronte alla lotta per salvare la terra e i suoi abitanti.

      Note


    2. Sébastien Briat assassiné par la société nucléaire. Bichon, le coeur sur la main, da rebellyon.info

    3. I comuni di Condé-en-Barrois, Génicourt-sous-Condé, Hargeville-sur-Chée, Louppy-sur-Chée e Les Marats si sono riuniti dopo il 1972 sotto il nome di Hauts de Chée.

    4. Nachruf – Sébastien Briat

    5. I compagni e le compagne di Bichon, Sébastien Briat assassiné par la société nucléaire. Bichon est mort pour ses convictions, da rebellyon.info
       
     

    Zum Todestag von Sébastien Briat  2014/11/2014

    Protesters hold posters showing French a
    ISTANBUL, TURKEY: Protesters hold posters showing French activist Sebastien Briat, who died during an anti-nuclear protest 07 November in France, in front of Consulate General of France, downtown Istanbul, 27 November 2004. A group anti-nuclear activist gathered to protest France's nuclear politics. AFP PHOTO/Mustafa Ozer
     
    Nuclear waste train in Nancy, France, on its way from La Hague to Gorleben, Germany.
    A plaque to the memory of Sebastien Briat who died on the passage of a Castor nuclear waste train Nov. 7, 2004 near Avricourt. (Photo by Alexandre MARCHI/Gamma-Rapho via Getty Images)
     

    Victorine Brocher (Parigi, 4 settembre 1839 - Losanna, 4 novembre 1921), nata Malenfant, è stata un'internazionalista, comunarda, anarchica e pedagoga francese.

    Biografia

    Nata in una famiglia di repubblicani (suo padre sarà costretto ad esiliarsi nel 1851 in Belgio), Victorine nel 1861 si unisce in matrimonio con Jean Rouchy.

    La coppia si trasferirà l'anno seguente a Parigi, lei lavorerà come sarta, aderisce alla sezione parigina dell'Internazionale e partecipa, nel 1867, alla fondazione di una panetteria cooperativa. Perde due figli in giovane età e un terzo che aveva adottato. Parteciperà alla Comune di Parigi come vivandiera di battaglione. Prenderà parte ai combattimenti come ambulanziera.

    Condannata a morte in contumacia come “incendiaria”, si rifugerà in Svizzera mentre suo marito verrà imprigionato per due anni. Dalla Svizzera in seguito si trasferisce ad insegnare in Ungheria poi fa ritorno, alla liberazione di suo marito, a Ginevra, dove fonda una cooperativa di calzature per aiutare i proscritti della Comune. Aderisce alla Federazione anarchica del Giura e si lega soprattutto con gli anarchici di Lione François Dumartheray e Antoine Perrare.

    Di ritorno a Parigi dopo l'amnistia, frequenta gli anarchici (Malatesta sarà arrestato insieme a lei nel 1880). Nel luglio del 1881, è delegata al Congresso socialista internazionale a Londra. Alla morte di suo marito, sposa il libero pensatore Gustave Brocher. Essi adotteranno cinque figli di comunardi e faranno della lor casa un rifugio per numerosi esiliati.

    Membro della “Lega Socialista” a Londra, sarà nel 1890 istitutrice in una Scuola libera iniziata da Louise Michel. Nel 1891, segue Gustave a Losanna dove quest'ultimo aveva fondato una scuola. 

    Oltre alla sua collaborazione con numerosi giornali anarchici (La Revolution Sociale, Le Cri du peuple, Le Drapeau Rouge, Le Drapeau Noir, L'Hydre Anarchisteecc.), Victorine Brocher è l'autrice con lo pseudonimo «Victorine B...» del libro Souvenirs d'une morte vivante edito nel 1909 e a cui Lucien Descaves scrisse la prefazione, in cui narra i suoi ricordi dalla Rivoluzione del 1848 fino alla fine della Comune.

    Victorine Brocher muore il 4 novembre 1921 al l'ospedale cantonale di Losanna (Vaud, Svizzera), a seguito di una operazione di sinusite. I suoi manoscritti e documenti sono conservati presso l'Istituto Internazionale di Storia Sociale (IISH) ad Amsterdam. 

    Une morte vivante, article de Louise Bodin dans l'Humanité du vendredi 25 novembre 1921 en hommage à Victorine Brocher morte à Lausanne le 3 novembre 1921

    Victorine et Gustave Brocher, son second mari.

     Auteur inconnu  Date de création : avant 1921

    Première de couverture de la première édition de Souvenirs d'une morte vivante de Victorine Brocher (1839-1921), publié en 1909.
     

    Portrait de Victorine Brocher issu de la première de couverture de la première édition de Souvenirs d'une morte vivante de Victorine Brocher (1839-1921), publié en 1909. 

    Victorine Brocher en compagnie de Louis Michel (au centre) et Paule Mink (à droite).
     

    Paul Brousse (Montpellier, 23 gennaio 1844 – Parigi, 1° aprile 1912) è stato un militante anarchico e un politico socialista francese, leader del gruppo dei possibilisti (coloro che intendevano realizzare il socialismo senza rivoluzione, attraverso il voto).

    Note biografiche

    Brousse fu attivo nella «Federazione del Giura», una sezione dell'Associazione internazionale dei lavoratori (AIT), nella Svizzera nord-occidentale e in Alsazia. Collaborò alla pubblicazione del Bulletin de la Fédération Jurassienne, con Pëtr Kropotkin. Fu in contatto con Gustave Brocher tra il 1877 e il 1880, che contribuì in maniera decisiva alla sua formazione anarchica. Paul Brousse pubblicò due quotidiani, uno in francese e l'altro in tedesco.

    Dopo aver concluso con successo gli studi di medicina, aderì all'Associazione internazionale dei lavoratori e partecipò al Congresso di Genova nel settembre 1873, ritenendo l'anarchismo l'unica possibile organizzazione sociale. Il 18 marzo 1877, prese parte, a Berna, a una manifestazione celebrativa dell'anniversario della Comune di Parigi, che degenerò in scontri con la polizia. Brousse fu condannato a un mese di carcere.

    Il 15 aprile 1879 fu espulso dalla Svizzera dopo una seconda condanna per aver pubblicato un articolo su L'Avant-Garde che legittimava l'attentato di Giovanni Passannante contro il Re Umberto I e quelli di Max Hödel e Karl Nobiling contro il Kaiser Guglielmo I.

    Rientrò quindi in Francia nel 1880 e mutò progressivamente le sue idee in senso riformista. Si iscrisse al Partito Operaio (POF) e poi, in seguito a una scissione, alla Federazione degli Operai Socialisti di Francia. I possibilisti si unirono quindi al Partito Socialista Francese di Jean Jaurès nel 1902, che con altri movimenti andò a costituire, nel 1905, la Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO).

    Bibliografia

    • David Stafford, From anarchism to reformism: a study of the political activities of Paul Brousse, 1870-90, Weidenfeld & Nicolson London, 1971

    Aristide Delannoy, Victor Méric"Hommes du Jour" no 39 / 1908

    Front cover of an anarchist journal "Hommes du Jour", edited by Victor Méric (1876-1933) and illustrated by Aristide Delannoy (1874-1911).

     

    Tombe de Paul Brousse au cimetière du Père Lachaise 
     
    Benedict Broutchoux (7 novembre 1879 – 2 giugno 1944) è stato un anarchico francese che si oppose al riformista Émile Basly durante uno sciopero nel nord della Francia, nel 1902.
     
    Benoît Broutchoux, nato il 7 novembre 1879 a Essertenne (Saône-et-Loire) e morto il 2 luglio 1944 a Villeneuve-sur-Lot, è un giornalista e giornalista, anarchico e sindacalista, grande figura del movimento sindacale e libertaire nel bassin houiller du Pas-de-Calais. Autore sconosciuto
     

    Émilie Busquant, nata a Neuves-Maisons il 3 marzo 1901 e morta ad Algeri nell'ottobre 1953, è stata una femminista, anarcosindacalista e attivista anticoloniale francese sposata con il leader nazionalista algerino Messali Hadj.

    Una di nove figli, Émilie è cresciuta nella città operaia di Neuves-Maisons, nella Francia orientale, dove suo padre lavorava nell'acciaieria locale. Suo padre era coinvolto nell'anarcosindacalismo e lei era impegnata politicamente fin dalla tenera età. Si è trasferita a Parigi e ha lavorato in un grande magazzino prima di incontrare un giovane migrante e attivista politico algerino, Messali Hadj. Come spesso accadeva alle coppie della classe operaia, andarono a vivere insieme senza sposarsi ufficialmente. La loro convivenza, che ha prodotto due figli, è stata caratterizzata da un impegno condiviso per cause progressiste e anticoloniali. Durante i lunghi periodi in prigione di Messali, Émilie parlò spesso a suo nome e usò la sua posizione di francese per disprezzare in modo particolare l'impegno dichiarato della Francia di "civilizzare" l'Algeria.

    È forse meglio conosciuta come la creatrice della bandiera algerina. Sebbene ci sia qualche controversia su chi abbia disegnato esattamente il verde e il bianco con la stella rossa e il simbolo della mezzaluna, si ritiene generalmente che Émilie abbia cucito la prima versione della bandiera.

    Morì ad Algeri nel 1953, mentre il marito era in esilio in Francia. Gli è stato rifiutato il permesso di farle visita sul letto di morte. Un corteo di 10.000 persone ha seguito la sua bara, avvolta nella bandiera algerina, per le strade della capitale algerina diretta al porto.Al suo funerale a Neuves-Maisons hanno partecipato la delegazione dei principali partiti della sinistra radicale e suo marito, sotto sorveglianza della polizia, ha pronunciato un elogio ricordando il suo attivismo e dichiarandola "il simbolo dell'unione dei popoli algerino e francese nella loro lotta comune".

    Figura a lungo dimenticata, la sua città natale ha eretto una targa in sua memoria nel cinquantesimo anniversario della sua morte nel 2003, mentre un documentario del 2015 del regista Rabah Zanoun ha presentato per la prima volta al pubblico francese la sua storia.

    References



  • Stora, Benjamin (2004). Messali Hadj 1898-1974. Paris: Pluriel. p. 48.

  • Kessous, Mustapaha. "Émilie Busquant, la plus algérienne des Francaises". Retrieved 28 February 2017.

  • Stora. Messali Hadj. p. 48.

  • Gallissot, René (2004). "Émilie Busquant, dite Mme Messali". Insaniyat (25–26): 151.

  • Stora, Benjamin (1985). Dictionnaire biographique de militants nationalistes algériens. L'Harmattan. p. 404.

  • "Discours de Mme Messali à La Mutualité". El Ouma. December 1934.

  • Houda, B. (20 August 1997). "Le vert, le blanc, l'étoile et le croissant Qui a conçu le drapeau algérien ?". El Watan. Archived from the original on 13 March 2012. Retrieved 28 February 2017.

  • Kessous, Mustapha. "Emilie Busquant la plus algerienne des francaises".

  • Gallissot 2004, p. 157.

  • Kessous, Mustapha. "Emilie Busquant, la plus algérienne des Françaises". Retrieved 28 February 2017.
     
    Emilie Busquant et ses enfants, à Alger, le 2 juillet 1942.
    Portrait of Messali Hadj & Émilie Busquant, by François Lachastre. Courtesy of the Centre for the Study and Research of International Revolutionary and Trotskyist Movements (CERMTRI).

    Georges Butaud, nato il 6 giugno 1868 a Marchienne-au-Pont (Belgique) e morto il 26 febbraio 1926 a Ermont (Seine-et-Oise), è un militante anarchico individualista in Francia, attivo nel movimento delle comunità libertarie enel mondo vegano.

    Biography

    Abbiamo poche informazioni sulla sua infanzia e giovinezza, tranne che i suoi genitori erano francesi e che lavorò come scalpellino in Svizzera prima di arrivare in Francia intorno al 1899. Con sede a Vienna, vi pubblicò un periodico, Le Flambeau, “Organo dei nemici dell'autorità”, dal 1901 al 1903.

    Milieux libres

    Butaud divenne inizialmente noto come l'iniziatore degli ambienti liberi, vale a dire delle colonie libertarie. Il suo primo tentativo, a Saint-Symphorien-d'Ozon (Isère), nel 1899, fu un fallimento.

    Butaud divenne inizialmente noto come l'iniziatore degli ambienti liberi, vale a dire delle colonie libertarie. Il suo primo tentativo, a Saint-Symphorien-d'Ozon (Isère), nel 1899, fu un fallimento. Costituì poi, con Henri Zisly ed Émile Armand, una Società per la creazione e lo sviluppo di un ambiente libero in Francia, che portò alla nascita, nel 1902, del Milieu libre de Vaux (o La Clairière de Vaux), vicino al castello -Thierry (Aisne). Fu nell'ambito di questo progetto che incontrò la sua compagna, Sophia Zaïkowska, con la quale si stabilì e visse nella frazione di Vaux nel comune di Essômes-sur-Marne fino al fallimento dell'esperimento del progetto, nel 1906. Poco prima della guerra, nel 1913, prese parte a un nuovo tentativo, a Saint-Maur, anch'esso fallito.

    Végétalisme intégral

     Convertito dalla compagna al veganismo, fonda con lei la rivista Le Végétalien. Già nel 1922, nel suo testo “Le conseguenze pratiche del veganismo integrale sull’evoluzione individuale e sociale”, Butaud dimostrava come l’allevamento animale sia uno spreco di risorse: “Un cavallo e una mucca hanno bisogno di un ettaro di terra per vivere. Su un ettaro ci vivrebbero 3 uomini, ma noi diamo all'animale cereali, prodotti di ogni genere, e per i chili che consuma ci restituisce grammi. » Il veganismo di Butaud è come una “dottrina della ragione e della libertà” che può liberare gli animali ma anche gli esseri umani: “L’individualista illuminato che pratica il veganismo trasforma l’ambiente trasformando se stesso… Sii vegano! Liberatevi ! »

    Textes

    Le Flambeau, « Organe des Ennemis de l'Autorité », n° 13 du 16 mars 1902 (dernier numéro). 
    Auteur inconnu  
     

    Camille Camet
    (nato a Lione il 22 novembre 1850, morto a Dardilly (Rodano) il 19 agosto 1917) è un canut di Lione, libertario e membro dell'Associazione internazionale dei lavoratori.

    Biographie

    Famille

    Nato nel distretto di La Croix-Rousse il 22 novembre 1850, che era ancora un comune due anni prima della sua annessione alla città di Lione, Camille è figlio di Pierre Joseph Camet (1812 circa-1884), lui stesso tessitore, e Teresa Fontaine. Camille aveva quindici anni quando sua madre morì nell'aprile 1866. Suo padre si risposò con Agathe Berthollier. A trentadue anni, Camille sposò Marie Françoise Beaupellet, di 20 anni, anche lei tessitrice. Da questa unione nacque una figlia di nome Antida Jenny (Caluire, 1886 - Lione 4, 1973), che sposò anche un canut, Romain Demare. Camille e Marie Françoise perdono una bambina alla nascita nel 1890. Nel 1936, Marie Françoise Camet lavora ancora nel laboratorio di tessitura al 48 di rue Denfert-Rochereau dove vive con il marito fin dal 1900.

    Engagement politique

     Camille Camet aderì all'Internazionale nel 1869. Nel settembre 1870 divenne segretario del Comitato Centrale per la Salvezza della Francia.
    L'11 aprile 1871 fu arruolato nel 62° reggimento di fanteria, di guarnigione a Saint-Étienne, ma disertò per rifugiarsi in Svizzera. Ritornò a Lione portando cartelli rivoluzionari, per partecipare alla Comune del 30 aprile e del 1° maggio nel quartiere di Guillotière, poi Croix-Rousse. 
    Dopo il fallimento della Comune (sconfitta militarmente) e sotto la sorveglianza della polizia, si rifugiò a Zurigo il 20 maggio 1871.
    Rappresentò le sezioni francesi dell'Internazionale, con Jean-Louis Pindy al Congresso di Saint-Imier (antiautoritario) del 15 settembre 1872.
       Amico di Bakunin, si recò a Barcellona nel marzo 1873, con Charles Alerini e Paul Brousse (che erano delegati della "Federazione Regionale Spagnola" e della sezione francofona di Barcellona, ​​al 6° Congresso Generale dell'Internazionale in Ginevra). Pubblicò con loro, a nome del "Comitato di propaganda socialista rivoluzionaria del Sud della Francia", un manifesto anarchico e creò il giornale "Solidarietà rivoluzionaria".

    Retour en France

    Dopo il Congresso di Ginevra, svolse un'intensa attività militante a Lione e Saint-Étienne, sviluppando un programma rivoluzionario in caso di proclamazione di una Comune insurrezionale. Ma sorvegliato dalla polizia, fu arrestato nel novembre 1873, con altri 29 attivisti, e condannato il 25 aprile 1874 a cinque anni di reclusione per il cosiddetto complotto di Lione. Processato nuovamente nel dicembre 1874 per diserzione, fu condannato a cinque anni di lavori pubblici (con pene miste). Fu amnistiato alla fine di maggio 1879, e poi divenne un attivista socialista guesdista. Nel 1892 fu responsabile del “Parti Ouvrier Français” per la regione di Lione10. Morì a Dardilly nell'estate del 1917. 
     

     
    Léon Campion, detto Léo Campion, nato il 24 marzo 1905 nel 18° arrondissement di Parigi, città dove morì il 6 marzo 1992 nel 15° arrondissement, è un personaggio poliedrico, cantante, attore, umorista e caricaturista, reggente della Istituto di Patafisica e Gran Maestro della Confraternita dei Cavalieri del Gusto Fesses, ma anche massone, libero pensatore, obiettore di coscienza, pacifista, antimilitarista, libertario e storico dell'anarchismo. È autore, nel 1969, dell'opera Gli anarchici nella massoneria o gli anelli libertari della catena di unione.

    Biographie

    Il padre di Léo Campion è belga e sua madre è francese (di Montmartre, nazionalità belga alla nascita). Nel 1923, Léo Campion fu espulso dalla Francia in seguito ad una campagna condotta contro di lui dall'Action Française: era ancora di nazionalità belga. Si stabilì a Bruxelles dove conobbe il libraio anarchico e massone Marcel Dieu alias Hem Day. Un incontro che segnerà la sua vita. Divenne segretario del Libero Pensiero di Bruxelles e segretario della sezione belga dell'Internazionale dei Resistori alla Guerra (IRG-WRI).

    Premier objecteur de conscience avec Hem Day

    “Rifiutare il servizio militare è un'assicurazione contro la morte, questa assicurazione sarà praticabile non appena ci saranno abbastanza assicurati. » 
     —Leo Campione  
     
    Nel 1933, una figura di spicco del partito liberale belga, Albert Devèze, ministro della Difesa nazionale, presentò un disegno di legge che vietava ogni propaganda pacifista e ogni diffusione di idee antimilitariste. Senza aspettare, Léo Campion e Hem Day restituirono le loro cartoline di chiamata alle armi. La risposta non si fece attendere, un mese dopo, Albert Devèze richiamò i due uomini sotto le armi come misura disciplinare; devono ricongiungersi alla loro unità. Cosa che si rifiutano di fare. Furono arrestati pochi giorni dopo.
    Il 19 luglio 1933 la folla si accalcò davanti al tribunale militare. 
     Nessuno sospetta una condanna, ma solo un redarguizione oratoria, le noti relativi al servizio militare degli imputati sono buoni e tutto quello che possono rimproverargli è di aver rifiutato di rispondere ad un richiamo imposto come sanzione. A turno, gli imputati si trasformano in accusatori e ridicolizzano le autorità giudiziarie e militari (vedi Hem Day). Nonostante tutto, Léo Campion è stato condannato a diciotto mesi di prigione, con la fedina penale pulita. La vicenda rischia di trasformarsi in un circolo vizioso poiché, una volta scontata la pena, i condannati verrebbero richiamati e inevitabilmente si rifiuterebbero nuovamente di sottoporsi a tale ingiunzione e verrebbero nuovamente condannati. Sono scoppiate nuove proteste e in appello la pena è stata ridotta per ciascuno dei condannati. Ma rifiutarono ogni sanzione e, con un altro obiettore, Lionel de Vlaminck, iniziarono uno sciopero della fame. Gli avvocati dell'accusato, Deublet e il futuro segretario generale della NATO, Paul-Henri Spaak, e altri cittadini restituiscono i loro precedenti militari. I veterani sono pronti a imitarli. L'opinione pubblica, temendo che lo scherzo diventasse tragico, ha chiesto l'immediata liberazione. La pressione esercitata è così forte che il destino del governo è in pericolo. Autorità e ministri non sanno come uscire dall'impasse. Usando una formula assurda, cercano di salvare la faccia: Campion e Hem Day vengono licenziati dall'esercito perché indegni di farne ancora parte. Vengono espulsi dall'esercito perché condannati per non voler restare lì. Tutta questa agitazione ha portato quindi alla liberazione dei primi due obiettori di coscienza e, anche, all'abbandono del progetto Devèze. Un opuscolo, Around a Trial, pubblicato nel 1968 dalle Éditions Pensée et Action, ritornerà su questa vicenda, corredandola di documenti (rapporti, memorie, testimonianze, proteste, lettere, articoli, studi, approfondimenti).

    Engagement dans la franc-maçonnerie

    Il 7 aprile 1930, Léo Campion fu iniziato alla Massoneria presso la loggia Les Amis philanthropes du Grand Orient de Belgique a Bruxelles. Nel 1937 entrò a far parte della loggia La Clémente Amitié du Grand Orient de France a Parigi. Ha scalato tutti i gradi scozzesi fino al 33° e ha partecipato al Concistoro dell'Île-de-France.

    Homme de presse

    Dal 1930 al 1936 fu fumettista per il quotidiano di Bruxelles Le Rouge et le Noir mentre iniziò la carriera di cantante.

    Résistant et interné

    Alla fine degli anni '30 Bruxelles divenne rifugio per molti fuorilegge, tra cui gli anarchici Durruti e Ascaso (con i quali Léo Campion stabilì una forte amicizia). Nel 1937 pubblicò un giornale sulla rivoluzione spagnola: “Ribellione”.
    Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Léo Campion ritorna in Francia. Classificato come obiettore di coscienza, fu internato insieme ad altri anarchici nel campo di detenzione di Argelès. Liberato dopo l'armistizio, ritornò a Bruxelles. Poi, il suo andirivieni tra Parigi e Bruxelles, motivato dalla sua professione di cantante, ne fece un messaggero ideale per i movimenti di resistenza francese e belga. Nonostante le sue opinioni (ex segretario del “Comitato massonico per l'obiezione di coscienza” e della sezione belga dell'Internazionale dei resistenti alla guerra), ricevette la Croce di Guerra 1939-1945 per i suoi atti di resistenza.

    Le spectacle continue

     Nel dicembre 1944, Léo Campion fonda a Bruxelles il settimanale Pan, un giornale satirico (fuso nel 2004 con il settimanale Père Ubu).
    Poi è tornato alle sue passioni: attore, regista di cabaret e produttore. All'inizio degli anni Cinquanta divenne direttore del Caveau de la République (1951-1953) e del Tabou (1952-1953) dove si esibì con Pierre Dac.
    Produttore della Radio Televisione Francese (RTF) tra il 1951 e il 1961, ha condotto alla radio Le Cabaret du soir e ha partecipato alla soap opera Signé Furax di Pierre Dac e Francis Blanche. Interpreta il ruolo di Clodomir, presidente del pianeta Asterix, durante le stagioni 2 (La luce che si spegne) e 3 (La groviera che uccide). 
       Attore di teatro, dopo essersi formato in un'opera di Henri Monnier nel 1953, poi in Phi-Phi diretto da Georges Atlas nel 1957, Jean-Louis Barrault lo fa recitare in Rhinocéros di Eugène Ionesco nel 1961. Recita anche al cinema in francese Cancan di Jean Renoir o La Lectrice di Michel Deville e interpreta il ruolo principale nella serie televisiva La Brigade des maléfices nel 1971.
        Attore di teatro, dopo essersi formato in un'opera di Henri Monnier nel 1953, poi in Phi-Phi diretto da Georges Atlas nel 1957, Jean-Louis Barrault lo fa recitare in Rhinocéros di Eugène Ionesco nel 1961. Recita anche al cinema in francese Cancan di Jean Renoir o La Lectrice di Michel Deville e interpreta il ruolo principale nella serie televisiva La Brigade des maléfices nel 1971. Scoprì anche alcuni talenti belgi, tra cui Jacques Lippe che recitò in Le Mariage de mademoiselle Beulemans, ma non interruppe la sua attività di attivista. Parteciperà così a diversi gala di sostegno a favore della Federazione Anarchica e fornirà spesso aiuto e solidarietà ai libertari, dimostrando una vera continuità tra l'artista e l'anarchico.

    Anarchiste et franc-maçon

    La Bandiera Nera, la Squadra e il Compasso è una raccolta di biografie di Massoni anarchici e/o Massoni anarchici scritta da Léo Campion.
      Léo Campion riservò inizialmente quest'opera per una distribuzione strettamente interna alla Massoneria. Fu pubblicato per la prima volta nel 1969, con il titolo Les Anarchistes dans la Franc-Maçonnerie ou Les Maillons Libertaires de la Chaîne d'Union da Éditions Culture et liberté (Marsiglia).
    Nel 1978, riveduto e notevolmente rimaneggiato, è stato pubblicato questa volta per tutto il pubblico, con il titolo attuale Le Drapeau noir, l'Équerre et le Compas da Éditions Goutal-Darly (Montrouge).
    Nel 1996, una sintesi di queste due versioni è stata pubblicata dalla “Maison de la Solidarité et de la Fraternity” di Évry e dalle Éditions Alternative libertaire (Bruxelles-Oléron), ristampata una prima volta nel 2002, poi nel 2004, sotto la forma di una brochure per darle una più ampia diffusione.
    A Grenoble, l'8 giugno 1996 è stata fondata una loggia massonica del Grande Oriente di Francia sotto il nome di "Léo Campion", in omaggio alla sua idea di permettere ai libertari di "vivere  in modo libertario il loro franco-massoneria". 

    Publications

    Léo Campion lascia un'opera letteraria dai due volti: da un lato testi di umore e umorismo, così come i suoi disegni in numerose pubblicazioni. dall'altro, opere massoniche o libertarie serie e documentate.
    .
    • La théorie de l'abus des droits, Paris, Bruxelles, Pensée et Action, 1925.
    • Réflexions sur la violence, Belgique, Éditions de L'émancipateur, 1935.
    • Zo d'Axa : brève esquisse d'un anarchiste de la belle époque, 1936, réédition en fac similé, Saint-Denis, Le Vent du Ch'min, 1978.
    • Le Petit Campion - Lexique encyclopédique illustré, Paris, Éditions SAPRA, 1953, 12e édition.
    • Le Roman d'un fripon..., Paris, Calmann-Lévy , 1956.
    • Code de la bienséance à l'usage des adultes, Paris, Calmann-Lévy, Nouvelle collection Labiche, 1957.
    • Léo Campion. Palabres..., Paris, Éditions du Scorpion, 1961.
    • Autour d'un procès avec Hem Day, Éditions Pensée et action, 1968, (OCLC 21034680).
    • Les Anarchistes dans la Franc-Maçonnerie ou les Maillons libertaires de la chaîne d'union, Marseille, Éditions Culture et liberté, 1969.
    • Sade franc-maçon, Paris, Cercle des amis de la Bibliothèque Initiatique, 1972, 163 pages.
    • Le Drapeau noir, l'Équerre et le Compas, Wissous, Goutal-Darly, 1978.
    • Le Cul à travers les âges, Paris, S.O.S. manuscrits, 1981.
    • Lexique pour rire illustré, Paris, Le Cherche-Midi, 1982, 2013, préface Alain Bauer, (ISBN 978-2-7491-3326-3), notice éditeur [archive].
    • Contes d'apothicaire, Paris, M. Dansel, 1982.
    • Illégalisme de la liberté, Marseille, Éditions Culture et Liberté, 1983.
    • J'ai réussi ma vie, Paris, Éditions du Borrégo, 1985.
    • Lexique pour rire illustré, Paris, Verviers, Marabout, 1987.
    • Florilège de la fesse, Eaubonne, B. Gadeau, 1989.
    • Le Drapeau noir, l'Équerre et le Compas, Ille-sur-Têt, éditions K'A. 2013 (ISBN 979-1091435-00-0)

    Filmographie

    Cinéma

    • 1948 : Ma tante d'Honfleur de René Jayet
    • 1949 : Tête blonde de Maurice Cam
    • 1949 : Le dernier quart d'heure de René Jayet (court métrage)
    • 1949 : Lady Paname d'Henri Jeanson
    • 1950 : Au fil des ondes de Pierre Gautherin
    • 1950 : Boniface somnambule de Maurice Labro - (Le directeur de l'hôtel)
    • 1951 : Seul dans Paris d'Hervé Bromberger
    • 1955 : French Cancan de Jean Renoir - (Le parisien attablé avec Rosy Varte)
    • 1955 : Paris Canaille de Pierre Gaspard-Huit
    • 1956 : Comme un cheveu sur la soupe de Maurice Régamey - (Ferdinand Bouthillier, éditeur musical)
    • 1958 : La Môme aux boutons de Georges Lautner
    • 1959 : Minute papillon de Jean Lefevre
    • 1959 : Bal de nuit de Maurice Cloche - (Le cousin Chollet)
    • 1961 : Le Tracassin ou Les Plaisirs de la ville d'Alex Joffé - (M. Van Hooten, l'acheteur hollandais)
    • 1963 : Monde de nuit (Il mondo di notte numero 3) de Gianni Proia - (Lui-même)
    • 1977 : Moi, fleur bleue d'Éric Le Hung
    • 1978 : Et la tendresse ? Bordel ! de Patrick Schulmann - (Noé)
    • 1979 : Brigade mondaine : La Secte de Marrakech d'Eddy Matalon
    • 1979 : Alors... Heureux ? de Claude Barrois - (Le fermier qui fait de l'« herbe »)
    • 1981 : Rêve après rêve (Yume, yume no ato) de Kenzo Takada - (Fortuneteller)
    • 1984 : Ecoutez May Picqueray de Bernard Baissat (documentaire)
    • 1988 : La Lectrice de Michel Deville - (Le grand-père)

    Courts métrages

    • 1936 : Match nul de Maurice Gleize
    • 1947 : Voyage de rêve de Pierre Lafond
    • 1947 : Le Marinier de René Arcy-Hennery
    • 1949 : Le Dernier quart d'heure de René Jayet
    • 1964 : La Pièce d'or de Robert Ménégoz (voix)

    Télévision

    • 1955 : Knock, ou le triomphe de la médecine de Marcel Cravenne
    • 1962 : Vient de paraître de André Pergament - (Bourgine)
    • 1969 : Fortune d'Henri Colpi - (Rotschoff)
    • 1970 : La Brigade des maléfices, épisode La Septième Chaine de Claude Guillemot - (Le commissaire Paumier)
    • 1970 : La Brigade des maléfices, épisode Le Fantôme des HLM de Claude Guillemot - (Le commissaire Paumier)
    • 1970 : La Brigade des maléfices, épisode Les Dents d'Alexis de Claude Guillemot - (Le commissaire Paumier)
    • 1970 : La Brigade des maléfices, épisode La Créature de Claude Guillemot - (Le commissaire Paumier)
    • 1970 : La Brigade des maléfices, épisode Voir Vénus et mourir de Claude Guillemot - (Le commissaire Paumier)
    • 1970 : La Brigade des maléfices, épisode Les Disparus de Rambouillet de Claude Guillemot - (Le commissaire Paumier)
    • 1973 : Le Monde enchanté d'Isabelle de Youri - (Le père Gaston)
    • 1974 : Le Vagabond de Claude-Jean Bonnardot - (Le maréchal-ferrant)
    • 1975 : La Rôtisserie de la reine Pédauque de Jean-Paul Carrère - (Mosaïde)
    • 1980 : L'Ėté indien de Jean Delannoy - (Le grand-père)
    • 1980 : Il n'y a plus de héros au numéro que vous demandez de Pierre Chabartier - (Le général)
    • 1980 : Médecins de nuit de Peter Kassovitz, épisode : Un plat cuisiné (série télévisée)

    Voix off

    • 1960 : Paris en trois minutes de Jacques Guillon (court-métrage) : Récitant
    • 1962 : Vive l'eau de Madeleine Gallais (court-métrage) : Récitant
    • 1965 : La Pièce d'or de Robert Ménégoz (court métrage, pour la télévision) : Récitant
    • 1970 : Messe Noire Club du Disque Interdit N°2(Long Playing 25 cm) : Récitant

    Théâtre

    • 1953 : Crinolines et guillotine d'Henri Monnier, mise en scène Christine Tsingos, Théâtre de la Gaîté-Montparnasse
    • 1957 : Phi-Phi d'Albert Willemetz & Fabien Sollar, mise en scène Georges Atlas, Théâtre des Bouffes-Parisiens
    • 1961 : Rhinocéros d'Eugène Ionesco, mise en scène Jean-Louis Barrault, Théâtre des Célestins, tournée
    • 1962 : Les hommes préfèrent les blondes de Anita Loos, mise en scène Christian-Gérard, Théâtre des Arts
     



     



     

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