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mercoledì 25 novembre 2020

Alfonso Failla (Siracusa, 1906 – Carrara, 1986) anarchico italiano.

 Alfonso Failla (Siracusa, 1906 – Carrara, 1986) è stato un politico e anarchico italiano. 

 

Biografia

Anarchico e antifascista militante combattente, compagno di lotta di Umberto Marzocchi, Emilio Canzi, ed Armando Borghi, subito dopo la Liberazione, nel 1945, fu nominato presidente della Federazione Comunista Libertaria dell'Alta Italia durante il Congresso Nazionale di Carrara che si svolse dal 15 al 19 settembre 1945.

Conseguentemente alle riunioni di riorganizzazione, Alfonso Failla fu tra i costituenti della FAI. Resterà poi su posizioni anarchiche negli anni cinquanta, durante il periodo della riorganizzazione della sinistra libertaria e comunista e delle scissioni dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria che saranno poi una matrice di Lotta Comunista. Negli anni settanta, infine, la visione libertaria dello sviluppo sociale del Failla, si attesta anche su posizioni pacifiste e, assieme a Carlo Cassola, sarà lui a dare vita alla Lega per il Disarmo Unilaterale dell'Italia.

Dal carcere alla Resistenza

La ricostruzione di questa importante fase storica è stata possibile soprattutto tramite la stessa testimonianza di Failla, confinato per antifascismo a Ventotene, che descrive gli avvenimenti sia da un punto di vista cronologico che analitico relativamente al periodo storico e alle vicissitudini politiche. Tale analisi è comparsa come lungo articolo su “L'Agitazione del Sud”. Parecchi anarchici del suo gruppo, o comunque detenuti insieme a lui, saranno protagonisti sia della Resistenza che delle lotte operaie degli anni cinquanta. La testimonianza di Failla, che ha un valore intrinseco perché attesta le disparità di trattamento fra gli antifascisti di altra ideologia e quelli di fede anarchica nonché le angherie ed i rischi patiti a fascismo già caduto, assume ulteriore importanza perché dimostra come, nonostante gli anni di confino, le vicissitudini della guerra di Spagna e il carcere fascista, gli anarchici non si persero mai d'animo e continuarono a progettare la riorganizzazione e la ripresa della lotta appena liberi.

La partenza da Ventotene

Dopo la chiusura del confino di Ventotene, i primi detenuti posti in libertà furono quelli non compromessi con le idee comuniste, socialiste o anarchiche; questi ultimi, infatti, rimasero ancora temporaneamente a Ventotene. Successivamente, quando Pietro Badoglio fece entrare nel governo Giovanni Roveda, comunista e Bruno Buozzi, socialista, i due imposero immediatamente la liberazione dei compagni di partito ancora confinati ma non spinsero per la liberazione degli anarchici, dei nazionalisti sloveni e dei partigiani jugoslavi. Molti sostengono che questo fatto provocò la rottura del fronte antifascista, che nonostante le enormi divisioni teoriche aveva sempre dimostrato eccezionale solidarietà sia in carcere che al confino, e ancora oggi è oggetto di dure discussioni.

Diversi militanti di partiti della sinistra tentarono di rifiutarsi di partire senza i compagni anarchici e jugoslavi ma non riuscirono nel proprio intento. Successivamente anche i prigionieri rimasti abbandonarono Ventotene ma solo per essere trasportati nel campo di Renicci, ad Arezzo. Insieme a loro a Renicci furono portati i partigiani jugoslavi e molti minorenni, che in parte moriranno a causa dello scarso vitto fornito ai detenuti nel campo. Failla ricorda come dopo la partenza gli anarchici salutarono gridando l'ardito Gino Lucetti, segregato nell'Isola di Santo Stefano, passando con la nave davanti al luogo in cui era detenuto, annota alcuni tentativi di fuga non riusciti e testimonia la solidarietà della popolazione aretina che si esprimeva nelle soste del viaggio. Durante una di queste soste Enrico Zambonini rifiutò di proseguire e venne direttamente portato in carcere e in seguito fucilato dai nazifascisti. A lui venne dedicato un distaccamento "Garibaldi" a Reggio Emilia

L'arrivo al campo e l'inizio delle proteste

All'arrivo al campo i detenuti si scontrarono subito con le autorità e furono chiusi in segregazione e gli anarchici, guidati tra gli altri proprio da Failla, furono l'anima della protesta e degli scontri con poliziotti e carabinieri. La protesta che proseguirà durante tutto il periodo di internamento a Renicci incominciò alla stazione di Anghiari quando due anarchici, Marcello Bianconi e Arturo Messinese, essendosi accorti che poliziotti e carabinieri stavano mettendo il colpo in canna ai fucili, li invitarono vivacemente a sparare e farla finita. Appena giunti al campo vengono quindi posti in isolamento ma il gruppo di Failla, formato in gran parte da reduci della guerra di Spagna e dei carceri fascisti e quindi ben addestrato alla difficoltà, non si fa intimidire e protesta animatamente.

Il capo del campo, colonnello Pistone, per evitare ulteriori scontri fisici concede il permesso che i gruppi sistemati in vari alloggiamenti del campo si possano incontrare liberamente, nel contempo Emilio Canzi frena i militanti anarchici per evitare che arrivino allo scontro debilitati da una rigida prigionia. In questo periodo lo stesso Canzi incomincia ad ragionare coi compagni sugli sviluppi della lotta di Resistenza nel piacentino.

La ritrovata libertà e la Resistenza

Le intimidazioni per voler imporre il comando assoluto ed il regime militare duro agli anarchici continuano con raffiche di mitragliatrice a salve nei momenti cruciali della protesta. Venne infine deciso di ricondurre il gruppo di Failla ad Arezzo malgrado questi facciano notare ai militari che ciò avrebbe significato farli fucilare dai nazisti che controllavano la città. Risolutorio fu l'intervento dell'ufficiale accompagnatore, l'alpino tenente Rouep, che pur essendo ancora vicino al fascismo non era convinto che il gruppo dovesse cadere in mano nazista e quindi a pochi chilometri da Arezzo bloccò il trasferimento e rimise tutti in libertà.

Successivamente alcuni di questi anarchici, come Emilio Canzi e Mario Perelli raggiungeranno con sforzi e fatica le bande partigiane per organizzare e proseguire la lotta contro i nazifascisti, mentre altri saranno catturati e fucilati. Alcuni si unirono alla Resistenza in Valdarno, collaborando con i CLN locali. Nello specifico della Valtiberina è ben conosciuto Beppone Livi, nome di battaglia "Unico" ed agente di collegamento fra le Bande Partigiane chiamate Bande Esterne e i CLN aretino e toscano, il Livi già dall'ottobre del 1943, assieme ad Angiola Crociani, la moglie, si occupò del sostentamento di 300 circa slavi evasi ed armati che trovarono rifugio nella zona boscosa di Ponte alla Piera e di Pieve Santo Stefano.

Alfonso Failla, in particolare, combatterà nella Resistenza in Toscana, Liguria e Lombardia.La città di Siracusa ha omaggiato il suo figlio illustre dedicandogli una strada. 

Alfonso Failla

Failla ascolta Daniel Cohn-Bendit. Carrara, 1968, Congresso internazionale anarchico.

Foto di gruppo in cui Failla compare terzo da sinistra: alla sua destra Filippo Guzzardi e Giovanni Spatoliatore, alla sua sinistra Pio Turroni, Paolo Schicchi, D'Andrea (di Parigi), Armando Borghi e Filippo Gramignano.

Nasce a Siracusa il 30 luglio 1906 da Angelo e Maria Anna Valentino, seggiolaio. Si avvicina in giovanissima età all’anarchismo, partecipando attivamente alla vita del movimento e alle lotte sociali nella sua città e nella Sicilia orientale. Sono gli anni della montante marea fascista, caratterizzata a Siracusa da frequenti scorribande di squadre armate fasciste. F. è protagonista di varie azioni antifasciste, che lo costringono a periodi di latitanza. Con altri compagni mette in piedi una rete clandestina di propaganda antifascista, il cui asse portante è costituito da lunghi spostamenti in bicicletta tra Siracusa e vari centri della Sicilia orientale. Più volte sottoposto a misure restrittive della libertà personale, viene infine arrestato su disposizione della Commissione provinciale per l’assegnazione al confino di polizia, che il 20 novembre 1930 lo condanna a cinque anni. Il 6 gennaio 1931 F. giunge in traduzione nella colonia di Ponza. Qui si distingue per la sua indomita attività antifascista. Nel 1933 è arrestato, denunciato, tradotto al tribunale di Napoli e condannato (a cinque mesi) con altri 150 confinati per il rifiuto di salutare romanamente. Il 24 gennaio 1935 viene denunciato per aver partecipato a una protesta collettiva e condannato dal Tribunale di Napoli a 14 mesi di arresto, scontati nel carcere partenopeo. Il 20 aprile 1936 viene ritrasferito a Ponza. Nel 1937 è inviato a Tremiti, dove si rende protagonista di varie proteste, per le quali subisce diversi provvedimenti restrittivi e la condanna a un mese, scontato nel carcere di Napoli. L’11 ottobre viene tradotto sull’isola di Ventotene. Il 15 dicembre la Commissione Provinciale di Littoria per i provvedimenti di Polizia lo condanna ad altri due anni di confino politico “siccome irriducibile e pericoloso sovversivo”. In tutti questi anni F. è una delle figure più note e rappresentative della vasta comunità anarchica, seconda per numero di confinati solo ai comunisti. Ritrasferito a Tremiti, viene liberato e può ritornare a Siracusa nell’agosto 1939: sottoposto a un rigido controllo da parte delle locali autorità di polizia, viene più volte diffidato, finché nel giugno del 1940 viene assegnato “per tutto il periodo della guerra” al confino di Ventotene. Qui F. resta per oltre tre anni, avendo modo di conoscere moltissimi esponenti politici, numerosi dei quali formeranno la classe dirigente postfascista. Dopo il 25 luglio 1943 gli antifascisti sono subito liberati, eccezion fatta per gli anarchici, che fino al 20 agosto sono trattenuti sull’isola per poi venire trasferiti in agosto nel campo di concentramento di Renicci d’Anghiari (AR). Da qui il 9 settembre riescono a evadere in massa grazie a una lotta guidata da F. e da pochi altri. F. si stabilisce a Lucca, da dove inizia un suo ininterrotto peregrinare tra alta Toscana, Liguria, EmiliaRomagna e Lombardia, connesso con la sua partecipazione alla Resistenza antifascista e all’attività clandestina per riannodare le fila dell’organizzazione anarchica. Di questo anno e mezzo di instancabile attività anche armata non c’è traccia né nelle carte di polizia né nella memorialistica: i numerosi scritti di F. nel dopoguerra sulla Resistenza sono tutti tesi a ricordare le numerose figure (spesso “dimenticate”) di compagni, mentre mancano quasi del tutto riferimenti al proprio personale impegno, che pure si ha motivo di ritenere tra i più determinanti per la difficile ripresa anarchica. Nell’immediato dopoguerra rientra a Siracusa, dove dà vita al foglio anarchico «La Diana libertaria», e da dove parte per frequenti giri di comizi e conferenze non solo in Sicilia. Di questa sua intensa attività propagandistica, sviluppatasi per quasi un trentennio e conclusasi nel maggio 1972 con un comizio a Pisa dopo l’assassinio di Franco Serantini, si hanno numerose testimonianze sulla stampa anarchica. Altrettanto può dirsi dei suoi articoli, prevalentemente di attualità politica e di ricostruzione storica, pubblicati a decine su «Umanità Nova», «Il Libertario», «L’Agitazione del Sud» (di cui F. è tra i fondatori) e altre testate prevalentemente, ma non esclusivamente, anarchiche. Di «Umanità nova» e de «L’Agitazione del Sud» è per anni anche responsabile legale e per questo denunciato e condannato. Convinto fautore del filone organizzatore (nel solco malatestiano), F. è tra i promotori della costituzione di un’organizzazione specifica, cosa che avviene prima a livello regionale con le Federaziioni comuniste libertarie, poi – a partire dal Congresso di Carrara del settembre 1945 – con la costituzione della Federazione anarchica italiana. Dopo un periodo trascorso a Roma quale redattore del settimanale «Umanità nova», F. si trasferisce – con la sua compagna Eufemia “Amelia” Pastorello – a Carrara, dove trova lavoro nella Cooperativa del Partigiano, promossa dagli anarchici. Nel 1951 nascono due gemelle, Aurora e Gemma, che saranno attive militanti anarchiche, inizialmente a Carrara, poi (dalla metà degli anni ’70) la prima a Milano, la seconda a Lione (Francia). F. segue con attenzione la parabola dei gaap, cercando ancora una volta le ragioni dell’unità. In campo sindacale F. si impegna nell’USI, in cui ricopre anche incarichi di carattere nazionale. A Carrara svolge un’intensa attività di organizzazione e di propaganda. Nel 1965, quando una parte si stacca dalla FAI per dissensi principalmente organizzativi e costituisce i GIA, F. resta nella fai e al contempo si adopera per una ricomposizione dell’unità almeno operativa del movimento anarchico. Mantiene contatti epistolari con tutto il mondo e ha modo di esercitare un importante ruolo nel corso del Congresso internazionale anarchico di Carrara (ago. 1968), quando nella città apuana convergono centinaia di anarchici (perlopiù giovani) provenienti da ogni dove. Ampio spazio nei massmedia è riservato al contrasto tra F. e il leader del “maggio francese” Daniel CohnBendit, sostenitore di un sincretismo tra anarchismo e marxismo. Nel giugno 1972 F. è colpito da depressione e da altre complicanze diabetiche; qualche anno dopo si riprende e frequenta ancora le iniziative anarchiche, ma non è più in grado di svolgere un’attività pubblica. Muore a Carrara (MS) il 26 gennaio 1986. Il corteo funebre, preceduto dalla banda che intona canti anarchici e partigiani, si trasforma in una suggestiva e commossa manifestazione anarchica nel centro storico del capoluogo apuano. (P. Finzi)

Arturo Messinese e Alfonso Failla.


Alfonso Failla (1906-1986) Italian anarchist

Alfonso Failla (1906-1986), Sicilian-born anarchist who resisted the fascist goon squads and was interned in 1930 and was not freed (except for a short period under close police surveillance in Syracuse) until 1943. Whereas other antifascist factions were freed in July 1943, the anarchists were not. Many of them escaped while being transferred to a camp in Renicci d’Anghiari in a mass break-out led by Failla. He then joined the resistance before resuming his activities after the war and helping to refloat the Italian Anarchist Federation.

Alfonso Failla (1906-1986)

Born in Syracuse, Sicily in 1906, Alfonso Failla was drawn to anarchism from a very early age, throwing himself into the life of the movement and into social struggles in his home city and throughout eastern Sicily. These were the years of the rising tide of fascism which in Syracuse took the shape of marauding bands of armed fascist goons, mostly from outside the district. Failla, not quite 20, spearheaded a number of operations against the violence of these goons; on more than one occasion he was obliged to go on the run. Along with older and younger comrades, Failla set up an underground antifascist propaganda network heavily reliant upon bicycle couriers between Syracuse and a number of towns in eastern Sicily.

Arrested in 1930, Alfonso was sent into banishment, there to remain continually - with a very short interruption spent in Syracuse under strict police surveillance - up until 1943. He had occasion to ‘tour’ a number of islands used for the purpose (Ponza, Tremiti, Ventotene, etc) and was involved in all of the most significant battles which, in spite of the tough living conditions of the internees, illuminated those years; such as the campaign against the obligation placed upon all internees to deliver the Roman (fascist) salute. This led to the arrest of a hundred internees (of varying political outlooks), who were brought to Naples for ‘trial’ and received terms of imprisonment - on completion of which they were sent back to their internment locations.

Very few antifascists served such a lengthy period of internment as Alfonso: over those 13 years (he was 24 at the start, 37 by the end) Failla had occasion to know virtually every one of the thousands of people ‘processed’ through the internment system, including what were to become the future ruling class of the post-fascist era. In the heated arguments and savage debates typical of the internees (particularly as a result of the studied sectarianism of the then Stalinist Communists), inflamed even further by events in Spain, Failla became a rallying point for the sizeable (and substantial) anarchist community in confinement (where only the Communists outnumbered them).

When, after 25 July 1943, the political detainees were freed from the island of Ventotene (where most of them were held), only the anarchists were excluded for nearly two months from the release scheme. From Ventotene they were then transferred and held in the Renicci d’Anghiari concentration camp (in Arezzo), from where they mounted a mass escape, thanks - yet again - to the initiative of a few, including Failla.

That was in September of ‘43. Failla then threw himself headlong into the resistance against the Nazi-fascists, operating primarily in Lombardy (in concert with the ‘Bruzzi-Malatesta’ libertarian brigades), in Liguria and in Tuscany ( along with the ‘Lucetti’ anarchist battalion and other units - the most substantial specifically anarchist presence in the resistance). As a man of action, Failla was to the fore in countless episodes (including the liberation in the Modena district of dozens of people marked down for dispatch to the camps in Germany).

Following the Liberation, and although spending several periods in Sicily, (in Syracuse he launched the anarchist newspaper La Diana libertaria) and where he was involved in popular struggles, strikes, meetings, conferences, debates, etc., he moved to settle first in Rome and then in Carrara where he found work with the Cooperativo del Partigiano.

A leading light of the reorganisation of the anarchist movement, it was he who replied at the foundation congress of the Italian Anarchist Federation (FAI) to the greetings sent to the congress participants by the Socialist Party secretary, Sandro Pertini, a fellow-veteran of so many struggles in his confinement days. Failla reminded Pertini - surely the most prestigious of the socialist antifascists - of the battles they had fought together and of the battles they might yet fight together. But he made sure to emphasise that the institutional and parliamentary road that the socialists had embarked upon could not meet the interests of the exploited and indeed would drive an ever widening wedge between the Socialist Party and the anarchist movement.

Firmly persuaded of the need for a specifically anarchist organisation, Failla was extremely clear on this point (which was, as ever, one of the most hotly debated issues among anarchists) and was perfectly in line with the thinking and practice of Errico Malatesta. Thus he threw himself whole-heartedly into stimulating activities, co-ordination, the spreading of ideas and the distribution of the press, arguing the need to inject meaning into the specific organisation and taking issue with the anti- and ultra-organisationist tendencies. In his practical day to day organisational work on behalf of the FAI, he was at all times very careful to seize upon positive contributions from other tendencies and especially any articulated by individual militants, regardless of initials or personal frictions.

In the late 1940s he was editor of the weekly Umanita Nova and for a long time was the editor-in-chief, in which capacity he was brought to court a number of times. The heavy sentencing he had endured in the fascist era - in the case of many party political figures, these had provided a good springboard into positions of power - were not recognised as creditable in the case of the anarchist Failla and indeed, some years ago, provided the pretext for his not being held blameless and refusing to grant him bail in a libel case (Umanita Nova had referred to ‘Milan police being like Franco’s police’ following yet another police killing). A powerful orator, he gave hundreds of meetings and lectures.

From: (adapted) from A Rivista Anarchica No 135, March 1986. Translated by: Paul Sharkey. 

Piacenza, 21 novembre 1945  Alfonso Failla porta il saluto
d'addio degli anarchici ai funerali di Emilio Canzi
(foto: archivio Anpi Piacenza)

 


 

L'anarchico Alfonso Failla Cantavamo l'inno delle barricate ...

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Alfonso Failla nasce nel 1906 a Siracusa, aderisce fin da giovanissimo al pensiero anarchico Con l ...
May 31, 2019 · Uploaded by alex pasco

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