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martedì 28 novembre 2017

George Lilanga Born in 1934 in Kikwetu, Masasi District, Tanzania. Died in 2005 in Dar es Salaam, Tanzania. Picasso Nero

George Lilanga

George Lilanga (Kikwetu, 1934 – Dar es Salaam, 27 giugno 2005) è stato un pittore e scultore tanzaniano. Formatosi alla scuola pittorica del tingatinga a Dar es Salaam, è noto anche a livello internazionale per il suo peculiare stile pittorico, caratterizzato da figure dai colori vivaci e i contorni netti, fortemente dinamiche, e caricaturali.

Biografia

È difficile stabilire con certezza la data di nascita di un africano, specialmente se questa avviene in un villaggio del Sud della Tanzania dove la vastità del territorio, l'indigenza delle popolazioni, il fenomeno del nomadismo e la precarietà dell'organizzazione anagrafica rendono problematico darle un giorno ed un luogo precisi. Non fa eccezione George Lilanga del quale sono stati indicati luoghi e date di nascita imprecisi. Fu lui stesso poi ad affermare di essere nato nel 1934 nel villaggio di Kikwetu del distretto Masasi nella regione della Tanzania meridionale Mtwara. L'etnia di origine è la Makonde. Infatti entrambi i genitori erano Makonde (gruppo etnico originario del Mozambico). La famiglia di Lilanga era composta dal padre anche lui operaio agricolo nelle piantagioni di sisal, dalla madre e da due fratelli morti prima di lui. Sembra che la madre abbia avuto altri figli tutti deceduti in tenera età. Il padre, probabilmente anche a causa di tutte queste morti premature, abbandonò la famiglia per risposarsi con un'altra donna. George frequentò la scuola elementare per soli 4 anni dei 7 normalmente previsti. È interessante notare come Lilanga nelle opere degli ultimi anni dedicate alla vita del villaggio torni più volte alla rappresentazione dei festosi momenti della consegna dei diplomi agli studenti delle scuole primarie o delle scuole superiori. Sembra quasi che voglia ricordare il suo percorso scolastico non terminato e che voglia inviare uno dei suoi messaggi di progresso positivo agli uomini e alle donne della sua terra. Intorno ai 15 anni ebbe la sua iniziazione con la partecipazione alla cerimonia detta Jandoni o Jando dove i giovani maschi vengono iniziati al proprio futuro di uomini (i ragazzi vengono separati dalle giovani donne per 3 – 4 mesi e circoncisi; vengono poi istruiti in tutte le attività mascoline, i segreti del bush e della magia usata nella caccia. Ebbe inizio poco dopo il suo primo contatto con la scultura (le radici, il legno dolce e poi il duro ebano) rifacendosi alla tradizione Makonde. Si dedicò quasi esclusivamente a tale tecnica dal 1961 al 1972.
Mostrò le sue prime opere agli europei che lavoravano nei campi dei profughi della guerra d'indipendenza del Mozambico. Anche in base ai loro consigli nel 1970 decise di trasferirsi a Dar es Salaam dove le possibilità di vendere le sculture erano maggiori. Nel 1971 ottenne la prima occupazione grazie allo zio Augustino Malaba, già noto scultore e successivo suo collaboratore, nella veste di sorvegliante notturno presso la Nyumba ya Sanaa ("casa dell'arte"), un tipico centro africano per lo sviluppo dell'arte e dell'artigianato. Le doti di Lilanga vennero presto intuite e fu messo nelle condizioni di mostrare il suo genio artistico: cominciò a realizzare batik, opere su pelle di capra e lavori su lastre di ferro per il completamento di ringhiere e cancelli.
George Lilanga frequentò l'ambiente artistico della scuola Tingatinga, con i discepoli del celebre pittore autodidatta che iniziò negli anni '60 a dipingere i suoi animali fantastici, soprattutto “the big five” (leone, elefante, ippopotamo, giraffa ed antilope) utilizzando i materiali di recupero (masonite al posto della tela) e i colori acrilici da officina e realizzando dipinti peculiari con grande vivacità di colori, pittura a strati successivi, campo pittorico ben delimitato, aspetto onirico dei suoi personaggi. Sicuramente la scuola Tingatinga esercitò un forte peso nello sviluppo artistico di Lilanga. Intorno al 1972 divenne essenzialmente un pittore. Alcune opere di Lilanga furono presentate al Museo Nazionale di Dar es Salaam nel 1974. E in queste opere, come in parte delle successive, si può evidenziare l'influenza esercitata dalla scuola Tingatinga. Lilanga da quel momento si dedicò quasi solo alla pittura con i suoi personaggi Makonde ritratti interamente e con colori brillanti.
Sempre nel 1974 gli fu fatta la prima diagnosi di diabete mellito:
« Ero sempre molto stanco, dunque incapace di svolgere la mia normale routine quotidiana, quindi decisi di sottopormi a un completo check up nell’ospedale locale, In quell’occasione i medici accertarono il diabete »
Nel 1977 effettuò il primo viaggio fuori del continente africano recandosi a New York. Qui espose al Marycoll Ossing Center. Restò un po' di tempo a Manhattam vendendo stampe realizzate su carta o cartone agli incroci delle strade. Nel 1978 partecipò a una mostra collettiva di artisti africani a Washington D.C.. Tra le 280 opere presentate circa 100 furono di Lilanga. Fu in questa occasione che venne comparato con Jean Dubuffet. Si ipotizzò anche una sua influenza esercitata sui giovani graffitisti americani (lo stesso Keith Haring dichiarò in una intervista di essere stato influenzato dalle opere di Lilanga). Iniziò così una lunga serie di esposizioni. Le opere di Lilanga ebbero sempre maggior successo in Africa, in Europa, negli USA e persino in India e ripetutamente in Giappone. Negli anni '80 si dedicò quasi esclusivamente alla pittura. I suoi Shetani vennero rappresentati bidimensionalmente su masonite e successivamente su faesite, i poco costosi pannelli di fibre legnose pressate e tenute insieme da un legante, tanto usati in Africa nelle povere abitazioni per tamponare i sottotetti e come isolanti termici. Sono di questi anni le più belle opere di Lilanga realizzate con olio acrilico su masonite o faesite del “classico” formato di circa 61 x 61 centimetri e che ci mostrano continue esplosioni di colore.
Nei successivi anni '90 George Lilanga divenne sempre più famoso, anche se il successo fu maggiore all'estero che nel proprio paese, la Tanzania. Raggiunse così i livelli più elevati della sua maturità artistica. Numerose furono le esposizioni delle sue opere in molti paesi e venne riconosciuto come uno dei più grandi artisti dell'Africa, probabilmente il maggiore artista africano contemporaneo. In questi anni le sue opere assumono dimensioni sempre maggiori (sono di questo periodo gli oli su tela di circa un metro quadrato di superficie, le prime grandi tele di più di 200 centimetri di lunghezza e le masoniti/faesiti di 61 x 122 centimetri). Sempre in questo periodo ricominciò dopo molti anni a dedicarsi intensamente anche alla scultura realizzando moltissime opere in legno tenero (solitamente mninga o mkongo) colorate vivacemente con smalti a olio. Negli ultimi anni '90 si manifestarono gravi complicanze della malattia diabetica e Lilanga fu costretto a riorganizzare il proprio lavoro avvalendosi di un atelier: numerosi giovani allievi e parenti scultori e pittori da lui strettamente diretti cominciarono a svolgere parte delle mansioni che Lilanga non riusciva più a portare avanti da solo con facilità. Quello dell'atelier è un modo di lavorare usuale presso gli artisti africani e ripropone quello delle botteghe d'arte del Rinascimento.
Nel 2000 il concomitare del diabete, dell'ipertensione arteriosa e di una cardiopatia determinarono un rapido peggioramento delle condizioni dell'artista: a causa di una cancrena nell'ottobre 2000 fu costretto all'amputazione della gamba destra. Nel dicembre dello stesso anno gli venne amputata anche quella sinistra. Lilanga fu quindi costretto all'uso della sedia a rotelle, ma dopo il ritorno a casa nel gennaio 2001, riprese a lavorare sempre con grande impegno e con indomita voglia di vivere.
Dal 2001, a causa della grave menomazione fisica, ritornò ai piccoli lavori con inchiostri su carta e piccole pelli di capra della dimensione di 22,5 x 22,5 centimetri, di più facile e rapida esecuzione, ma con l'aiuto dell'atelier continuò anche ad affrontare dipinti di notevoli dimensioni e fino a poco prima della morte realizzò grandi tele e masoniti e bellissimi tondi.
È morto lunedì 27 giugno 2005 a Dar es Salaam nella sua casa-atelier di Mbagala. In Mbagala vivono la sua seconda moglie e tre dei suoi figli tra cui il piccolo Dunìa.

Mostre museali / esposizioni

Dal 1974 al 2005 sono state sempre più numerose le mostre organizzate praticamente in tutti i continenti, con esposizioni di rassegne in grandi Musei e con la presentazione di molte esposizioni presso organismi pubblici e gallerie private.
1974
  • National Museum, Dar es Salaam, Tanzania.
1976
  • Goethe Institute, Dar es Salaam, Tanzania.
  • National Gallery of Botswana, Gaborone, Botswana.
1977
  • Goethe Institute, Dar es Salaam, Tanzania.
  • Marycoll Ossing Center, New York, USA.
1978
  • IMF Hall, World Bank, Washington, D.C., USA.
1979
  • National Museum, Dar es Salaam, Tanzania.
1981
  • National Museum, Dar es Salaam, Tanzania.
  • International Summer Academy, Salzburg, Austria.
1983
  • National Gallery of Zimbabwe, Harare, Zimbabwe.
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
1984
  • International Summer Academy, Salzburg, Austria.
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
1985
  • Mostra Itinerante/Travelling Exhibition: Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia.
1986
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
1987
  • International Summer Academy, Salisburgo, Austria.
1988
  • Mostra Itinerante/Travelling Exhibition: Londra, Glasgow, U.K.
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
1989
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
  • Le Magicians de la Terre, Centre George Pompidou, Parigi, Francia.
1990
  • Village & Craft Museum, New Delhi, India.
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
1991
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
  • Africa Esplores: 20th Century African Art, The Center for African Art, New York, USA.
1992
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
  • “Out of Africa”, Saatchi and Saatchi Gallery, London, UK.
1993
  • Art and Craft Centre, Dar es Salaam, Tanzania.
  • Watatu Gallery, Nairobi, Kenya.
  • Discovery; Contemporary Art of East Africa; Ludwigshafen am Rhein Museum, Ludwigshafen, Germania.
  • Musée de Nantes, Nantes, Francia.
  • Okarija Gallery, Tokio, Giappone.
  • Keith Haring & Lilanga, Pantheon Tama Gallery, Tokyo, Giappone.
  • La Grande Verité, Les Astres Africains, Musée deBeaux-Arts, Nantes, Francia.
  • Art Tower Mito, Tokyo, Giappone.
1994
  • Mimoca gallery, Marugame, Giappone.
1995
  • Biennale di Johannesburg, Johannesburg, RSA.
  • Hetzhof, Germania.
  • Tama Art University Museum, Tokyo, Giappone.
  • Maruyamagawa Park Art Museum, Giappone.
  • Hiroshima City Modern Art Museum, Giappone.
  • Toyoka, Japan
1996
  • Goethe Institute, Dar es Salaam, Tanzania.
  • Dakar Biennale, Dakar, Senegal.
  • “Africa Nera, Cuore Rosso“, Museo Archeologico, Rosignano Marittimo, Italia.
  • Pyramid Hotel and ZAK Gallery, Furth, Germania.
1997
  • Watamu Gallery, Nairobi, Kenya.
  • Islamabad, Castello Pasquini, Castiglioncello, Livorno, Italia.
  • Hiroshima, Giappone.
1998
  • “Lilanga's Cosmos“ , Sudou Art Museum, Tokio, Giappone.
  • Goethe Institute, Dar es Salaam, Tanzania.
  • “Art in Tanzania 1998” . Dar es Salaam, Tanzania.
  • La Persia, Palazzo Carlotti, Verona, Italia.
  • Malindi Artist's Proof, Malindi Kenya.
1999
  • Malindi Casino, Malindi, Kenya.
  • Malindi Artist's Proof, Malindi, Kenya.
  • Fabbrica Eos, Milano, Italia.
  • Franco Cancelliere Gallery, Messina, Italia.
  • “Art in Tanzania 1999”, National Museum Dar es Salaam, Tanzania.
2000
  • Sanaa Ya Africa”, Tama Art University Museum, Tokyo, Giappone.
  • “Art in Tanzania 2000” National Museum Dar es Salaam, Tanzania.
  • “Tribute to George Lilanga”, Alliance Française, Dar es Salaam, Tanzania.
  • George lilanga: d'ici et d'ailleurs, Centre Culturel Francois Mitterrand, Perigueux, Francia.
  • Georges Lilanga di Nyama: Mapico Dance, Mamco (Musée d'Art Moderne et Contemporaine), Ginevra, Svizzera.
  • Deposito 6, Verona, Italia.
  • Malindi Casino, Malindi, Kenya.
  • Sarenco Club, Verona, Italia.
  • Palazzo dei Sette, Orvieto, Italia.
  • Shanghai Biennale, Shanghai, Cina.
  • Festival del Cinema Africano, Milano, Italia.
  • Monte di Pietà, Messina, Italia.
  • Rocca di Umbertide, Centro per l'Arte Contemporanea,Umbertide Convivio/Fabbrica Eos, Milano, Italia.
2001
  • Archivio Cavellini, Brescia, Italia.
  • Galleria Goethe, Bolzano, Italia.
  • Lenz Gallery, Lugano, Svizzera.
2002
  • Galleria Spazia, Bologna, Italia.
  • MAMCO (Musée d'Art Moderne et Contemporaine), Ginevra, Svizzera.
  • Convivio/Fabbrica EOS, Milano, Italia.
2003
  • Hotel de Ville, Paris, Francia.
  • Centre Culturel Francois Mitterrand, Perigueux, Francia.
  • Alliance Francaise, Dar es Salaam, Tanzania.
  • Christa's Fine Tribal Art Gallery, Copenaghen, Danimarca.
  • Fabbrica EOS, Milano, Italia.
  • Fabbrica Sarenco, Verona, Italia.
  • Cà di Frà, Milano, Italia.
  • Atelier degli Artisti, Brescia, Italia.
2004
  • “Africani in Africa”, Museo di Storia e Scienza Naturale, Firenze, Italia.
  • “Tinga Tinga e Lilanga”, The Museum of Art, Kochi, Giappone.
  • “Africa Remix: Contemporary Art of a Continent”, Düsseldorf, Museum Kunstpalast, Germania.
  • “Africa Remix: Contemporary Art of a Continent”, Hayward Gallery, Londra, UK.
  • Paparazzi Gallery, Crema, Italia.
  • Fabbrica Eos/Forum di Assago, Milano, Italia.
  • Convivio/Fabbrica Eos, Milano, Italia.
2005
  • African Art now”, MFAH, Houston, Texas, USA.
  • “Lilanga Planet”, UBS, Lugano, Svizzera.
  • “Africa Africa”, Museo Rimoldi, Cortina d'Ampezzo, Italia.
  • Hayward Gallery, Londra, UK.
  • Centre Georges Pompidou, Paris, Francia.
  • Ventabren Art Contemporain, Ventabren, Francia.
  • Bar Jamaica, Milano, Italia.
  • Grimaldi Forum, Principato di Monaco.
  • Studio Brescia, Brescia, Italia.
  • Fabbrica Eos, Milano, Italia.
  • Franco Riccardo, Napoli, Italia.
  • Franco Cancelliere, Messina, Italia.
  • Studio Aurelio Stefanini, Firenze, Italia.
  • “LilangaMania”, Museo di Storia Naturale Università di Firenze, Italia.
2006
  • “Africani In Africa”, Museo di San Francesco della Scarpa, Lecce, Italia.
  • “Lilanga, Il Picasso d'Africa: 1975-2005”, Museo Rimoldi, Cortina d'Ampezzo, Italia.
  • “George Lilanga, The World with Shetanis”, Tama Art University Museum, Tokyo, Giappone.
  • “Perspectivas Contemporàneas de Africa”, Museo Guggenheim, Bilbao, Spagna.
  • Cà di Frà, Milano. Italia.
  • Mori Art Museum, Tokyo, Giappone.
  • Centro Arti Visive, Soresina, Italia.
  • Riccardo – Solivellas, Palma di Maiorca, Spagna.
  • Studio de Bonis, Reggio Emilia, Italia.
  • “Le Fiabe d'Africa”, Galleria Andrea Morra, Piacenza, Italia.
  • Galleria Sorrenti, Novara, Italia.
2007
  • Galleria Fontanella Borghese, Roma, Italia.
  • Biennale di Malindi. Kenya.
  • “Lilanga di Nyama, Opere Scelte 1970-2005”, Soprintendenza Galleria Nazionale d'arte Moderna e Contemporanea, Museo H.C. Andersen, Roma, Italia.
  • “George Lilanga. Colori d'Africa”, Museo Archeologica Nazionale dell'Umbria, Soprintendenza ai Beni Archeologici, Perugia, Italia.
  • “Africa Today - The dark side of the art”, La Vetrina di Roma, Roma, Italia.
  • “Why Africa? - La Collezione Pigozzi”, Pinacoteca del Lingotto, Torino, Italia.
  • “Opere di George Lilanga”, Caffè Letterario, Foligno, Italia.
2008
  • “George Lilanga. Il Picasso Africano” Museo dell'Abbazia di San Pietro, Assisi, Italia.
2009
  • “Gli Shetani di George Lilanga a Palazzo Trinci” Museo della Città di Foligno (dal 19 dicembre 2009 al 5 aprile 2010) - Palazzo Trinci, Foligno, Italia.
2010
  • “Ugo Nespolo incontra George Lilanga” Galleria Cassiopea (dal 10 settembre 2010 al 4 ottobre 2010) - Roma, Italia.

Autentica delle opere

Naturalmente sono considerate autentiche senza alcuna necessità di ulteriori certificati le opere corredate da foto insieme all'artista. Lilanga si è fatto riprendere con la fotocamera, insieme alle opere, in un numero limitato di casi. George Lilanga in persona, di fronte ad un "avvocato, pubblico notaio e commissario di dichiarazioni" di Dar es Salaam, Tanzania, il 10 giugno 2005 ha conferito senza riserve al Professor Luca Faccenda e al Dottor Marco Parri l'autorità esclusiva di autenticare per suo conto tutte le opere d'arte esportate nell'Europa e nell'Asia geografiche. L'atto notarile è stato sottoscritto da George lilanga in lingua Swahili e su traduzione autenticata in Inglese; è stato poi registrato e trascritto con atto notarile a Firenze in data 03.03.2006. I signori Luca Faccenda e Marco Parri si sono costituiti in una Associazione No Profit definita "National Gallery Firenze" attraverso la quale hanno iniziato una attività di riconoscimento ed autenticazione delle opere di George Lilanga.

 George Lilanga, 'Ngioja nichungiu lie humo kwenye kiboyo', Circa 1990

George Lilanga (1934–27 June 2005) was a Tanzanian artist. He was of the Makonde tribe and lived in Dar es Salaam. His work was exhibited in international expositions of African contemporaries including Africa Remix in Düsseldorf, Paris, London and Tokyo.

Biography

The exact place and date of Lilanga's birth are unknown although he said that he was born in 1934 in the village of Kikwetu, Masasi district, in the Mtwara Region of southern Tanzania.
Lilanga's parents were both Makonde (an ethnic group originating in Mozambique). His father was an agricultural labourer who worked on the sisal plantations and he had two brothers who died before him. His father left the family and married another woman. George and his family later moved to the city of Lutamba, in southern Tanzania, on the border with Mozambique.
Here Lilanga went to grammar school for four. Lilanga, in the works of his last years of life, which were dedicated to village life, returned many times to the representation of the happy moments when grammar and secondary school students received their diplomas. Shortly afterwards, he had his first contact with sculpture (roots, softwood and, later, hard ebony), working in the Makonde tradition. He dedicated himself almost exclusively to this technique from 1961 until 1972. He showed his first works to Europeans who worked in the refugee camps during Mozambique's war of independence. Following their advice, in 1970 Lilanga decided to move to Dar es Salaam, where there were greater opportunities for selling sculptures.
In 1971, George got his first job, thanks to his uncle, Augustino Malaba, an already well-known sculptor who would be his future collaborator. He worked as a night guard at the House of Art (Nyumba ya Sanaa), a typical African center for the development of art and craftsmanship. Lilanga's talents were soon recognised by Jean Pruitt. George Lilanga welcomed to Nyumba ya Sanaa to join other artists like Robino Ntila, Augustino Malaba and Patrick Francis Imanjama. He began to create batiks, works on goatskin and on sheets of iron for the finishing of railings and gates.
Lilanga frequented the art circles of the Tingatinga school. Around 1972 he became essentially a painter. Some of his works were presented at Dar es Salaam's National Museum in 1974.
In 1974, he was diagnosed with diabetes mellitus. "I was always very tired, unable to follow my normal daily routine. Therefore, I decided to go in for a complete checkup in the local hospital. On that occasion, the doctors determined that I had diabetes."
In 1977, he made his first journey outside Africa, travelling to New York, where he had a show at the Marycoll Ossing Center. He stayed for a brief time in Manhattan, selling prints made on paper or cardboard, standing on street corners.
In 1978, he participated in a collective exhibition of African artists in Washington D.C. Of the 280 works presented, about 100 were by Lilanga. It was on this occasion that he was compared with Jean Dubuffet. Lilanga was considered to have had an influence on the young American graffiti artists (Keith Haring said in an interview that he had been influenced by Lilanga's art). Lilanga began a long series of exhibitions. His works had increasing success in Africa, Europe, the US, India and Japan.
In the 1980s Lilanga participated a few times on Salzburg Summer Academy. There he learned to produce etching works which became to an important basic for his later coloured art works. Subsequently he dedicated himself almost exclusively to painting. His Shetani were represented two-dimensionally on Masonite (inexpensive panels made from wood fibre pressed, frequently used in poor African dwellings for stopping up attic roofs and as insulation), canvas, batiks and goat skin frames.
In the 1990s his works became increasingly larger (from this period are his oils on canvas about one square meter in size, his first large canvases over 200 centimetres in length and 61x122-centimeter works on Masonite/Faesite). During this period, after a break of many years, at the end of the 1990s he began working intensely again with sculpture, creating a large number of works in soft wood (usually mninga or mkongo), vividly coloured with oil-based enamels.
In the late 1990s, his diabetes worsened with severe complications. Lilanga was forced to reorganise his work, putting together an atelier that included numerous young pupils and his own relatives who were also sculptors and painters. They were closely supervised by Lilanga, and began to take over part of the work that Lilanga could no longer easily do by himself.
In 2000, the combination of diabetes, high blood pressure and heart disease led to a rapid deterioration in Lilanga's health. Due to gangrene, in October 2000 his right leg had to be amputated. In December of that year, the left leg was also amputated. Lilanga thus had to use a wheelchair; but after returning to his home in January 2001, he resumed his work.
In 2001, due to his serious physical impairments, he returned to small works with ink on paper and small goatskins 22.5 x 22.5 cm in size, which could be done more quickly and easily. With the assistance of his atelier, however, he also continued to create paintings of considerable size, and until shortly before his death, he produced large canvases, Masonites and tondos.
Lilanga died on Monday 27 June 2005, in Dar es Salaam, in his house-atelier at Mbagala.

Artworks

George Lilanga's colourful artworks underscore a whimsical evolution from traditional Makonde art, which is the source of the shetani fantastic creatures depicted in virtually all of Lilanga's paintings and sculptures. While, traditionally, Makonde sculptors choose the finest woods for their pieces and would frown upon painting over the woods' natural textures, the bright enammel multi-colour painting technique pioneered by George Lilanga gives his pieces a more contemporary aesthetical appeal and a unique style that has made them popular with collectors and art dealers. As a result, George Lilanga became a reference in african art and enjoyed considerable commercial success in the latter part of his life; prices for his pieces were further boosted after his death in 2005.
However, many pieces have been attributed by gallerists to George Lilanga based solely on their 'Lilangalike' appearance. Because pieces sold as 'Lilangas' number in the many hundreds it stands to reason that George Lilanga could not possibly have crafted them all himself, in particular in view of his frail health during the last decade of his life when the bulk of such pieces was produced.
The reality was that George Lilanga mentored and inspired several artists who worked with him and capitalised on the value of the 'Lilanga' label. After George Lilanga's death, several of those artists and new ones continued to produce under the Lilanga attribution.
A lot of George Lilanga's lifetime art works can be found in leading international collections like The Contemporary African Art Collection (CAAC) of Jean Pigozzi and Hamburg Mawingu Collection HMC of Peter-Andreas Kamphausen. Directly after the death of the artist the HMC: George Lilanga Collection has presented in a work directory for the first time a systematically and thematically complete summary of Lilanga's work (see references). In addition, the book explores the traditional roots of East African Makonde art as well as four decades of Lilanga's artistic development with different materials and techniques including sculpture, paintings, etchings, drawings and metal works. Currently the HMC publish the George Lilanga News as an online blog with information about the artist, his art works, exhibitions and other interesting background material. Also in 2005 the African Collection series (Skira Editore, Milan) published a well-illustrated book on Lilanga's work with useful information.

Party  1970

George Lilanga 'Shy Shetani' early 90's

George Lilanga 'Green Shetani with book' late 90's - painted wood | 61 cm 

 
THEY ARE DISCUSSING PAST STORIES / "KUISHI MJINI ISIWE SABABU YA KUSAAU ulikotoka "
George Lilanga
(1992)
Enamel on ceiling board
48.03 x 96.06 inches
122 x 244 cm
 

 George Lilanga 'Mbona Munacheka Wote Mumefurii' 1992 - enamels on canvas | 71 cm x 87 cm

 George Lilanga 'Mkusanyiko Watu Unakatazwa Hayo Magenge Yenu' 1992 - enamels on canvas | 117 cm x 176 cm

 They are celebrating New Year / "HII NI NGOMA YA KIMAKONDE"
George Lilanga
(1996)
Enamel on canvas
90.16 x 46.06 inches
229 x 117 cm

 George Lilanga 'Mazungumzo Ya Vijama Katika Maisha Ya Kila Siku' 1996 

 George Lilanga 'Sasa Nyinyi Nyote Ni Kitu Kimoja Haina Maana Kugombana' 1996 - enamels on canvas | 100 cm x 100 cm

 George Lilanga 'Naomba Uniachie Hiki Kichwa Changiu, Kwani Mimi Sina Kosa Lolote' 1996 - enamels on canvas | 100 cm x 100 cm

 George Lilanga 'Nishivia Kimnyonyesha Mwanae' 1998 - enamels on canvas | 60 cm x 60 cm

George Lilanga 'Shetani with phone' 1999 - painted wood | 50 cm


 George Lilanga 'Footballer Shetani' 1999 - painted wood | 66 cm

 
VILLAGERS ARE HAPPY WITH NEW SHOES
George Lilanga
(2000)
Enamel on canvas
99 x 56 inches
252 x 143 cm

George Lilanga 'Blue Shetani' 2003 - painted wood | 37 cm

  George Lilanga 'Small Yellow Shetani' 2003 - painted wood | 26 cm

Untitled (Black Shetani man with bananas and gourd)
painted wood
63 x 20 x 15 cm 

Angazin Kama Nime Umia Sana
oil on board
30 x 30 cm  

Untitled (Blue Shetani Man with umbrella and mobile phone)
painted wood
63 x 15 x 13 cm 

Untitled (Green Shetani man with child and gourds)
painted wood
64 x 20 x 17 cm  

Untitled (Grey Shetani Man with bananas and knife)
painted wood
63 x 15 x 14 cm 

 Untitled (Grey Shetani Man with hand in gourd)
painted wood
62 x 19 x 19 cm 

Untitled (Gulf War Soldier 1)
painted wood
70 x 35 x 25 cm  

Untitled (Gulf War Soldier 2)
painted wood
67 x 30 x 18 cm 

Huko Unako Kwenda Siko
oil on board
30 x 30 cm  

Kaa Vizuzi Ni Kunyoshe
oil on board
30 x 30 cm 

Nitaliidi Kesho
oil on board
30 x 30 cm  

Untitled (Pink Shetani man with hoe)
painted wood
68 x 23 x 20 cm 

Untitled (Red Shetani Girl singer with Microphone)
painted wood
64 x 18 x 19 cm  

Sehapo Ndo Panapo Uma
oil on board
30 x 30 cm 

Untitled (Shetani Girl with mobile and bottle)
painted wood
65 x 18 x 20 cm  

Untitled (Shetani Girl wrestling with snake)
painted wood
63 x 25 x 20 cm 

Sitawezakuku Sa Idia Shida Yako Rafiki
oil on board
30 x 30 cm  

Tuzia Hapo Hapo Nikue Zeze
oil on board
30 x 30 cm 

Wacha Hayo Si Mayani
oil on board
30 x 30 cm  

Wewe Nenda Utafika Wala Uptei Kabisa
oil on board
30 x 30 cm 

Untitled (Yellow Shetani man with bat)
painted wood
64 x 15 x 18  

Il genio di un grande artista

Il tanzaniano George Lilanga è l’artista africano del momento. Piace alla critica, alla stampa e ai collezionisti. Le sue opere di pittura e scultura oggi sono esposte nelle più celebri gallerie pubbliche del mondo. E' uno dei nomi più gettonati dalla critica e dal grande collezionismo, soprannominato il Picasso d’Africa. Ottiene grandi consensi grazie ad uno stile immediato e ad un sapiente uso del colore.

L’artista nasce nel 1934 nel villaggio di Kikwetu, nel sud della Tanzania. All’inizio del suo quindicesimo anno di età, George fu accompagnato dal padre in un luogo isolato nella foresta, dove insieme con altri giovani del suo clan venne “iniziato” nella cerimonia detta jandoni; durante questo rito i componenti maschili dell’etnia Makonde apprendono tutto ciò che i ragazzi devono conoscere per diventare uomini.
Dopo l’iniziazione al giovane George verrà insegnato a scolpire usando dapprima una radice, la cassave, poi del legno dolce e successivamente, il duro legno di ebano. Trasferitosi in cerca di fortuna nella grande Dar es Salaam, Lilanga inizia ad apprendere le tecniche della stampa ad inchiostro su carta e della litografia e a disegnare con penne colorate.
Questi disegni verranno usati per eseguire i celebri batiks e per le prime, rarissime opere su pelle di capra. Questo è anche il periodo delle grandi opere su lastra di ferro, tagliata a fiamma ossidrica e dipinte con smalti colorati, opere oggigiorno da considerarsi introvabili e che Lilanga produceva come veri e propri particolari architettonici, ringhiere, cancelli, ecc.
Un quadro di George Lilanga. Ogni opera del grande artista tanzaniano contiene un semplice messaggio di saggezza popolare africana.
L’immaginario mondo di Lilanga risulta popolato da una moltitudine di personaggi che sembrano usciti dai cartoni animati, ma che in realtà non sono poi tanto diversi dagli uomini. Nonostante abbiano solo tre dita nel piede e solitamente due dita nelle mani, con labbra allungate che ricordano quelle delle donne Makonde più tradizionali (solite mettersi un piccolo anello di legno nel labbro superiore) e con delle grandi orecchie, per il resto il loro corpo può tranquillamente considerarsi quello di un essere umano.

Gli alieni di Lilanga sono più simpatici che terribili e sono rappresentati nel momento del massimo divertimento come dei piccoli folletti, ritratti nelle situazioni quotidiane della vita in Africa. A ben guardare, ricordano gli elfi e gli gnomi della letteratura fantastica occidentale.
Quello che l’artista ci racconta tramite una forma grafica immediatamente comprensibile da tutti, senza bisogno di ulteriori spiegazioni, è che la vita può essere così bella se non la si prende troppo sul serio. Questi spiritelliossessioni, irriverenti ed espliciti, popolano il labirinto della nostra mente e del nostro spirito.

Le nostre preoccupazioni così come le nostre certezze non sono né migliori né peggiori di noi stessi; esse sono identiche a noi e si alimentano allo stesso nostro modo, facendosi nutrire da noi. Nella loro esistenza, dunque, fanno riferimento ai medesimi problemi con cui siamo soliti confrontarci quotidianamente e mostrano come le creazioni di questo artista possiedano un senso artistico e ironico imbattibili, assieme ad un assoluto ed irripetibile senso della contemporaneità

Luca Faccenda e Marco Parri

Da Africa, n° 2, 2005










Il cancello del Centro culturale Julius Nyerere (Nyumba ya Sanaa) a Dar es Salaam, decorato da Lilanga
Moongateclimber - Opera propria
The Julius Nyerere Cultural Centre, aka Nyumba ya Sanaa ("House of Arts") in Dar es Salaam, Tanzania. The gate is a work by the famous tanzanian artist George Lilanga.

Lilanga 1998 (opere HMC: George Lilanga Collection)

George Lilanga, assieme alla sua opera We banana anangalia ulimi kiangu unawasha (olio su faesite).
Cesare Pippi
 
 

George Lilanga - YouTube

 

 
 
https://www.youtube.com/watch?v=o43UL6ffipo
14 ago 2011 - Caricato da inesvigo
George Lilanga nacido en 1934 y fallecido en 2005 Pertenecía a la cultura Makonde de gran tradición escultórica.
 
 

A visit with George Lilanga - YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=mZgJv4Huo6U
03 dic 2006 - Caricato da HMCLilangaCollection
George Lilanga explains his works of art which are in the collection today in an interview for HMC held in his ...

George Lilanga - YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=moDmw8QXgRI
03 dic 2006 - Caricato da HMCLilangaCollection
George Lilanga the so called "Picasso of Africa" with a book present of the Hamburg Mawingu Collection ...


 

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