Acri
« Bella è la patria mia coi suoi vigneti, col suo vecchio castello e i suoi torrenti. Limpide son le sue fontane, e i venti sospirano d'amor per gli uliveti. Di monti coronata e di querceti sfidò l'ira dei nembi e dei potenti, culla di forti, impavidi ed ardenti, di Martiri di Santi e di Poeti. » (Vincenzo Julia)
L'etimologia del lemma Acri deriverebbe dal greco ακρα (Akra) che significa sommità. Tale nome è attestato già nel 1324 quando se ne fa riferimento con la frase In castro Acri ovvero 'nella città fortificata di Acra'.Secondo alcuni occuperebbe il posto di Acheruntia o di una città bruzia chiamata Acra.Gli abbondanti ritrovamenti archeologici degli ultimi anni suggeriscono la presenza di una città pre bruzia,probabilmente da identificare con Pandosia Bruzia fondata e capitale del regno di Italo, re degli Enotri (e degl'Itali-Morgeti), dal cui nome deriverebbe la parola Italia.
Veduta del centro storico di Acri. I quartieri di Picitti (quartiere dei
Greci), Santa Croce e Odivella (luogo dove nasce l'uva selvatica).
Acri,Basilica dedicata al Beato Angelo d'Acri XIX secolo,veduta della faccita centrale,e del portone in bronzo decorato.
Acri la Chiesa dell'Annunziata del XI secolo,veduta notturna da piazza Vincenzo Sprovieri.Autore della Foto Alan Curto.
Chiesa e convento di San Francesco di Paola - Vista frontale
Chiesa della Madonna del Rinfresco
Chiesa e Convento di San Domenico
Acri (CS): Palazzo Sanseverino-Falcone, del XVII secolo, appartenuto alla potente famiglia dei principi Sanseverino, veduta della facciata principale. Sono l'autore.
Statua dedicata a Giovanni Battista Falcone di Acri.
Foto notturna di una della delle torri del l'antico Castello di Acri di probabile epoca bruzia detto (Rocca dei Bruzi)
ACRI
Acheruntia o Pandosia?
Ancora oggi, nonostante i numerosi studi condotti sul territorio, non si possiedono certezze sull’origine della città. Secondo alcuni studiosi Acri era l’antica Acheruntia, situata sul fiume Acheronte, attuale Mucone; secondo altri si tratterebbe della leggendaria Pandosia che Tito Livio, Strabone ed Aristotele citano nei loro testi come quella città che, sorgendo su tre colli e vicino al fiume Acheronte, fu capitale di un regno importante al punto che, proprio in onore del suo sovrano più celebre (re Italo), si iniziò a designare come Italia (prima la Calabria centro-settentrionale e poi l’intera penisola).
Nonostante il toponimo “Acri” tragga la sua etimologia dal vocabolo greco Akra (sommità), è ormai però accertato che la città non venne fondata dai greci (come alcuni studiosi supponevano). Gli scavi archeologici condotti sul territorio hanno, infatti, portato alla luce numerosireperti chetestimoniano, ancor prima della colonizzazione greca, la matrice Osco-Bruzia della città.
Dalla conquista romana a Federico II
In seguito al declino delle poleis magno-greche e la conseguente conquista dell’Italia da parte dei Romani, la città divenne un centro periferico della provincia Regio III Lucania et Bruttii.
Quando, nel 476 d.C., venne deposto l’ultimo imperatore d’Occidente le molti invasioni che dovette subire l’intero Meridione (Ostrogoti, Longobardi, Bizantini, Saraceni e Normanni), inevitabilmente, segnarono anche le sorti della città che fu costretta ad arrendersi diverse volte a feroci saccheggi e devastazioni.
Ci volle il regno illuminato dello “stupor mundi” Federico II di Svevia, incoronato imperatore nel 1220, per risollevare le sorti della città che proprio in questo periodo ebbe uno dei momenti più prosperi della sua storia, diventando un importante centro nel commercio della seta e di derrate agro-alimentari.
Dagli Angioini e Aragonesi alla rinascita Risorgimentale
Quando il regno di Napoli cadde sotto l’egemonia degli Angioini prima e degli Aragonesi poi, Acri fu, al pari di molti altri centri, soggetta a pesanti tributi e vessazioni e la sua economia, fino ad allora florida, tornò a decrescere.
La città divenne poi parte del feudo più grande della Calabria, quello dei principi Sanseverino di Bisignano che vi costruirono quello che oggi è il maestoso palazzo Sanseverino-Falcone, residenza estiva del potente casato.
Sul finire del 1700 Acri istituì una municipalità repubblicana, ma gli entusiasmi popolari furono presto repressi dalle sanguinose lotte tra Borboni e napoleonici.
In epoca risorgimentale la città ebbe si distinse, oltre che per i contributi apportati al processo di unificazione d’Italia (durante la spedizione di Sapri perse la vita l'acrese Giambattista Falcone), soprattutto per un’intensa attività culturale; tra i numerosi intellettuali si ricordano Vincenzo Padula e Vincenzo Julia.
Ancora oggi, nonostante i numerosi studi condotti sul territorio, non si possiedono certezze sull’origine della città. Secondo alcuni studiosi Acri era l’antica Acheruntia, situata sul fiume Acheronte, attuale Mucone; secondo altri si tratterebbe della leggendaria Pandosia che Tito Livio, Strabone ed Aristotele citano nei loro testi come quella città che, sorgendo su tre colli e vicino al fiume Acheronte, fu capitale di un regno importante al punto che, proprio in onore del suo sovrano più celebre (re Italo), si iniziò a designare come Italia (prima la Calabria centro-settentrionale e poi l’intera penisola).
Nonostante il toponimo “Acri” tragga la sua etimologia dal vocabolo greco Akra (sommità), è ormai però accertato che la città non venne fondata dai greci (come alcuni studiosi supponevano). Gli scavi archeologici condotti sul territorio hanno, infatti, portato alla luce numerosireperti chetestimoniano, ancor prima della colonizzazione greca, la matrice Osco-Bruzia della città.
Dalla conquista romana a Federico II
In seguito al declino delle poleis magno-greche e la conseguente conquista dell’Italia da parte dei Romani, la città divenne un centro periferico della provincia Regio III Lucania et Bruttii.
Quando, nel 476 d.C., venne deposto l’ultimo imperatore d’Occidente le molti invasioni che dovette subire l’intero Meridione (Ostrogoti, Longobardi, Bizantini, Saraceni e Normanni), inevitabilmente, segnarono anche le sorti della città che fu costretta ad arrendersi diverse volte a feroci saccheggi e devastazioni.
Ci volle il regno illuminato dello “stupor mundi” Federico II di Svevia, incoronato imperatore nel 1220, per risollevare le sorti della città che proprio in questo periodo ebbe uno dei momenti più prosperi della sua storia, diventando un importante centro nel commercio della seta e di derrate agro-alimentari.
Dagli Angioini e Aragonesi alla rinascita Risorgimentale
Quando il regno di Napoli cadde sotto l’egemonia degli Angioini prima e degli Aragonesi poi, Acri fu, al pari di molti altri centri, soggetta a pesanti tributi e vessazioni e la sua economia, fino ad allora florida, tornò a decrescere.
La città divenne poi parte del feudo più grande della Calabria, quello dei principi Sanseverino di Bisignano che vi costruirono quello che oggi è il maestoso palazzo Sanseverino-Falcone, residenza estiva del potente casato.
Sul finire del 1700 Acri istituì una municipalità repubblicana, ma gli entusiasmi popolari furono presto repressi dalle sanguinose lotte tra Borboni e napoleonici.
In epoca risorgimentale la città ebbe si distinse, oltre che per i contributi apportati al processo di unificazione d’Italia (durante la spedizione di Sapri perse la vita l'acrese Giambattista Falcone), soprattutto per un’intensa attività culturale; tra i numerosi intellettuali si ricordano Vincenzo Padula e Vincenzo Julia.
Banda Musicale
Processione Venerdì Santo
Palio dei Ciucci ACRI (CS)
Foto Milizia Acri
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