Emilio Canzi (Piacenza 1893-1945) Un taciturno combattente per la libertà.
Nato a Piacenza il 14 marzo 1893, deceduto a Piacenza il 17 novembre 1945.
Generosa figura di anarchico,
all'avvento del fascismo era stato a capo del "Battaglione Cantarana"
degli "Arditi del Popolo" piacentini. Ricercato per l'uccisione di uno
squadrista, era riparato clandestinamente in Francia, di dove era
passato in Spagna
battendosi contro i franchisti nella vana difesa della Repubblica
democratica. Consegnato alla polizia italiana, l'anarchico piacentino fu
confinato a Ventotene e poi, in Toscana, nel campo di Renicci. Liberato
con la caduta del fascismo tornò nella sua terra, dove entrò nella
Resistenza. Comandante unico della XIII Zona operativa, si batté, pur
contrastato, sino alla Liberazione sull'Appennino tosco-emiliano. Nel
settembre del 1945 fu tra i fondatori, a Carrara, della FAI (Federazione
Anarchica Italiana). Due mesi dopo sarebbe morto in un incidente
stradale, travolto da una camionetta inglese su una via della sua città
natale. Per la scomparsa di Emilio Canzi a Piacenza fu proclamato il
lutto cittadino e furono chiuse anche le scuole. Tra i tanti messaggi di
cordoglio, giunsero alla Città anche quelli del Presidente del
Consiglio Ferruccio Parri e dell'allora vice segretario del PSI, Sandro Pertini. A Emilio Canzi il Comune di Piacenza ha intitolato una via.
Emilio Canzi (Piacenza, 14 marzo 1893 – Piacenza, 17 novembre 1945) è stato un partigiano italiano.
Anarchico e combattente antifascista nella Guerra di Spagna, fu comandante unico della XIII Zona operativa, zona relativa all'Appennino Tosco-Emiliano
Accusato di aver ucciso un fascista nel 1922, riparò dapprima in Francia dove si occupò di organizzare le frange antifasciste; fu successivamente esiliato in Spagna e partecipò alla Guerra di Spagna. Catturato, venne confinato e inviato al campo di concentramento di Anghiari , per finire la sua parabola di militante antifascista come comandante partigiano nel Piacentino, subendo anche un arresto da parte di militari statunitensi (arresto erroneamente attribuito a militanti filosovietici da parte di gruppi anarchici, ma da sempre smentito dai famigliari dello stesso Canzi e da tutti gli antifascisti piacentini, di qualunque orientamento politico, dal 1945 ad oggi). Venne di seguito reintegrato al comando della XIII zona operativa, con la qualifica di comandante unico.
Verrà liberato dal breve stato d'arresto grazie anche alla dura presa di posizione del comando delle Brigate Partigiane facenti capo a Giustizia e Libertà Morì in circostanze non chiare, in seguito a un incidente stradale, investito da una camionetta inglese che gli amputò le gambe, come risulta dalla testimonianza di un comandante partigiano.
In Spagna combatté sul fronte di Huesca, dove vide cadere Antonio Cieri, un altro importante personaggio dell'anarchia, protagonista della difesa di Parma del 1922.
Nella zona agiva la Colonna Italiana - comandata da Giuseppe Bifolchi ed era presente la 29ª Divisione (prima denominata Colonna Lenin del POUM). Fra i combattenti italiani vi era Etrusco Benci, Pietro Fancelli, Mario Traverso, Giuseppe Fusero, Pasquale Fioravanti, Camillo Lanzilotta, (nome di battaglia Lancillotto o Nathan).
La giornata è iniziata con i discorsi dei sindaci
di Piacenza (Roberto Reggi) e di Coli (Massimo Poggi), presentati dal
presidente dell’ANPI di Piacenza Mario Cravedi. Discorsi di circostanza,
certo, ma animati dalla coscienza dell’importanza, soprattutto di
questi tempi, di rifarsi ai valori imperituri della Resistenza
antifascista, con un forte richiamo all’etica della politica e dei
comportamenti quotidiani. Significativo, nel discorso del presidente
dell’ANPI, un accenno al “brutto episodio” della defenestrazione e poi
anche del provvisorio arresto di Canzi da parte di un settore del
Partito Comunista.
È toccato poi a Paolo Finzi, della redazione di “A”, ricordare davanti alla tomba di Canzi, nell’adiacente piccolo cimitero, la figura di Canzi. Finzi ha sottolineato la presenza (perlopiù ignorata) degli anarchici nella Resistenza, certo non limitata al solo Canzi. Accanto alla necessità – allora come oggi – dell’unità antifascista, Finzi ha sottolineato la presenza nella Resistenza di movimenti – non solo quello anarchico – che puntavano a una soluzione ben più avanzata di quella poi raggiunta il 25 aprile 1945. E ha invitato le altre forze antifasciste a non dimenticare questa componente certo minorataria, per numero ma non per dignità.
Dopo il pranzo si sono succeduti al microfono varie persone, tra cui il responsabile dell’Istituto storico della Resistenza piacentina Franco Sprega (autore del breve testo di presentazione del Museo) e Natale Grassi, l’ultimo superstite di quegli abitanti del borgo che 65 e più anni fa vissero al fianco di Canzi quella stagione dura ma ricca di speranze. I ricordi di Natale – fra gli altri, quando a cavallo accompagnava Canzi da Peli di Coli a Bettola, sede del comando partigiano – hanno coinvolto e commosso i presenti: una lezione di semplicità e di umanità, in linea con la lezione più alta della Resistenza antifascista.
Emilio Canzi (Piacenza, 14 marzo 1893 – Piacenza, 17 novembre 1945) è stato un partigiano italiano.
Anarchico e combattente antifascista nella Guerra di Spagna, fu comandante unico della XIII Zona operativa, zona relativa all'Appennino Tosco-Emiliano
Biografia
La sua vita di combattente antifascista inizia con la militanza, in qualità di istruttore militare (grazie al suo passato di sergente maggiore dei bersaglieri), della "sezione" piacentina degli Arditi del Popolo, inquadrata nel "Battaglione Cantarana" forte di 200 miliziani. La stima fra i miliziani antifascisti del "Battaglione Cantarana" verso Emilio Canzi era tale che, quando dichiarò di essere anarchico, anche i compagni socialisti e comunisti lo salutarono con un Viva Canzi.Accusato di aver ucciso un fascista nel 1922, riparò dapprima in Francia dove si occupò di organizzare le frange antifasciste; fu successivamente esiliato in Spagna e partecipò alla Guerra di Spagna. Catturato, venne confinato e inviato al campo di concentramento di Anghiari , per finire la sua parabola di militante antifascista come comandante partigiano nel Piacentino, subendo anche un arresto da parte di militari statunitensi (arresto erroneamente attribuito a militanti filosovietici da parte di gruppi anarchici, ma da sempre smentito dai famigliari dello stesso Canzi e da tutti gli antifascisti piacentini, di qualunque orientamento politico, dal 1945 ad oggi). Venne di seguito reintegrato al comando della XIII zona operativa, con la qualifica di comandante unico.
Verrà liberato dal breve stato d'arresto grazie anche alla dura presa di posizione del comando delle Brigate Partigiane facenti capo a Giustizia e Libertà Morì in circostanze non chiare, in seguito a un incidente stradale, investito da una camionetta inglese che gli amputò le gambe, come risulta dalla testimonianza di un comandante partigiano.
In Spagna combatté sul fronte di Huesca, dove vide cadere Antonio Cieri, un altro importante personaggio dell'anarchia, protagonista della difesa di Parma del 1922.
Nella zona agiva la Colonna Italiana - comandata da Giuseppe Bifolchi ed era presente la 29ª Divisione (prima denominata Colonna Lenin del POUM). Fra i combattenti italiani vi era Etrusco Benci, Pietro Fancelli, Mario Traverso, Giuseppe Fusero, Pasquale Fioravanti, Camillo Lanzilotta, (nome di battaglia Lancillotto o Nathan).
Funerali di Canzi
Il giorno dei funerali, il Provveditorato agli Studi di Piacenza chiuse le scuole per permettere la partecipazione alla cerimonia ed il tribunale restò chiuso per lutto cittadino. Fra i messaggi di cordoglio, quelli del Presidente del Consiglio Ferruccio Parri e del vicesegretario del PSI Sandro Pertini. Per gli anarchici, ai funerali era presente un altro nome storico dell'anarchia italiana, Alfonso Failla, col quale Canzi aveva preso parte a Carrara nel settembre 1945, due mesi prima della morte, alla conferenza costitutiva della FAI.Epigrafe sulla tomba
Sulla tomba di Emilio Canzi è scritto:« A
EMILIO CANZI (Ezio Franchi) PARTIGIANO D'ITALIA MCML QUI TRA GLI ALTI
MONTI E LA GENTE UMILE DONDE CON POCHI ANIMOSI INTRAPRESE L'ULTIMA SUA
BATTAGLIA PER LA LIBERTÀ DEI POPOLI EMILIO CANZI VOLLE RIPOSASSERO LE
SUE SPOGLIE MORTALI SPOSATA LA CAUSA DEI POVERI E DEGLI OPPRESSI DA
COMBATTENTE LEALE ED INDOMITO IN TERRA D'ITALIA E DI FRANCIA IN BELGIO,
IN ISPAGNA, IN GERMANIA PER IL TRIONFO DELLA LIBERTÀ PER LA GIUSTIZIA
SOCIALE E PER UN'UMANITÀ MIGLIORE SOFFRÌ PERSECUZIONI, ESILIO, GALERA O TU CHE QUI PIETOSO T'AGGIRI ASCOLTA LA VOCE CHE AMMONITRICE ED IMPLACATA S'ALZA DA QUESTA TOMBA CIMITERO DI PELI (Coli) » |
Riconoscimenti
Piacenza gli ha dedicato una via Via Emilio Canzi
Tra i monti di Canzi
Una “festa partigiana”,
una bella giornata di sole, un’ottima mangiata, discorsi e interventi
ricordando il comandante (anarchico) della XIII Zona Partigiana.
Domenica 29 agosto, sul cucuzzolo della
collina di Peli di Coli, nell’Appennino Piacentino, si è svolta – come
ormai avviene regolarmente da 6 anni – una “festa partigiana” promossa
dall’ANPI di Piacenza – e in particolare dal Comitato Giovani ANPI
“Comandante Muro” – e dal Comune e dalla Pro loco di Coli. Almeno
duecento persone hanno affollato dalla mattinata al tardo pomeriggio lo
spazio antistante la piccola chiesa di Peli, proprio quella da cui
Emilio Canzi – tra il 1943 e il 1945 – ha guidato per un periodo la
Resistenza antifascista, avvalendosi della collaborazione della brava
gente del piccolo borgo e in particolare di don Bruschi, il parroco
antifascista con cui ha strettamente collaborato.
L’intero percorso umano e politico dell’anarchico Emilio Canzi (Piacenza 1893 - Piacenza 1945) è ricostruito nel dossier Emilio Canzi. Un taciturno combattente per la libertà da noi pubblicato 4 anni fa.
L’intero percorso umano e politico dell’anarchico Emilio Canzi (Piacenza 1893 - Piacenza 1945) è ricostruito nel dossier Emilio Canzi. Un taciturno combattente per la libertà da noi pubblicato 4 anni fa.
È toccato poi a Paolo Finzi, della redazione di “A”, ricordare davanti alla tomba di Canzi, nell’adiacente piccolo cimitero, la figura di Canzi. Finzi ha sottolineato la presenza (perlopiù ignorata) degli anarchici nella Resistenza, certo non limitata al solo Canzi. Accanto alla necessità – allora come oggi – dell’unità antifascista, Finzi ha sottolineato la presenza nella Resistenza di movimenti – non solo quello anarchico – che puntavano a una soluzione ben più avanzata di quella poi raggiunta il 25 aprile 1945. E ha invitato le altre forze antifasciste a non dimenticare questa componente certo minorataria, per numero ma non per dignità.
Dopo il pranzo si sono succeduti al microfono varie persone, tra cui il responsabile dell’Istituto storico della Resistenza piacentina Franco Sprega (autore del breve testo di presentazione del Museo) e Natale Grassi, l’ultimo superstite di quegli abitanti del borgo che 65 e più anni fa vissero al fianco di Canzi quella stagione dura ma ricca di speranze. I ricordi di Natale – fra gli altri, quando a cavallo accompagnava Canzi da Peli di Coli a Bettola, sede del comando partigiano – hanno coinvolto e commosso i presenti: una lezione di semplicità e di umanità, in linea con la lezione più alta della Resistenza antifascista.
Natale Grassi, ultimo sopravvissuto
del gruppo di abitanti del borgo di Peli
che protessero l’incolumità e
collaborarono con Emilio Canzi, durante
le fasi più dure della Resistenza
del gruppo di abitanti del borgo di Peli
che protessero l’incolumità e
collaborarono con Emilio Canzi, durante
le fasi più dure della Resistenza
http://www.arivista.org/riviste/Arivista/357/99.
PELI DI COLI: LA CHIESA DI SAN MEDARDO E LA STATUA DEDICATA AD EMILIO CANZI
Emilio Canzi, a sinistra, in Spagna
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