Hieronymus Bosch (pronuncia olandese [ɦijeːˈɾoːnimʏs bɔs]), pseudonimo di Jeroen Anthoniszoon van Aken (pronuncia [jəˈrun ɑnˈtoːnɪsoːn vɑn ˈaːkəⁿ]; 's-Hertogenbosch, 2 ottobre 1453 – 's-Hertogenbosch, 9 agosto 1516), è stato un pittore olandese.
Fu noto come El Bosco in lingua spagnola, Gerolamo Bosco, o Bosco di Bolduc, o ancora Ieronimo Bos in quella italiana (da Bosch e Bois le Duc, traduzione francese di 's-Hertogenbosch = Bosco Ducale, città natale di Bosch); in alcuni suoi dipinti si firmò con il solo cognome, Bosch (Boss nella pronuncia olandese).
La ricchezza di inventiva nelle sue opere, vere e proprie visioni, ha chiamato in causa dottrine diverse, tra esse la psicoanalisi, ciascuna delle quali dette una propria lettura, talvolta anche non compatibile storicamente. Sicuramente la sua opera andò di pari passo con le dottrine religiose e intellettuali dell'Europa centro-settentrionale che, al contrario dell'Umanesimo italiano, negavano la supremazia dell'intelletto, ponendo piuttosto l'accento sugli aspetti trascendenti e irrazionali: ne sono esempio le prime elaborazioni di Martin Lutero e le opere di Sebastian Brandt ed Erasmo da Rotterdam.
Con grande ironia, Bosch mise in scena i conflitti dell'uomo rispetto alle regole imposte dalla morale religiosa, quindi la caduta nel vizio e il destino infernale per redimersi dal quale appare il riferimento alle vite dei santi, attraverso l'imitazione della loro vita dedita alla meditazione anche se circondati dal male, sia nelle tavole con la Passione di Cristo, attraverso la meditazione sulle pene sofferte dal Cristo, per riscattare dal peccato universale il genere umano, che porta all'immedesimazione stessa del riguardante e alla salvezza.
Bosch non datò mai i suoi dipinti e ne firmò solo alcuni. Il re Filippo II di Spagna
fu un appassionato collezionista dei suoi lavori, muovendosi tramite i
suoi emissari nei Paesi bassi spagnoli qualche decennio dopo la morte
del pittore; come risultato la Spagna è oggi il paese che in assoluto possiede il maggior numero di opere del pittore, soprattutto al Museo del Prado e al Monastero dell'Escorial a Madrid.
Biografia
Origini e ascesa sociale
Nacque tra il 1450 e il 1455, forse il 2 ottobre 1453, a 's-Hertogenbosch, una città nel sud degli odierni Paesi Bassi, vicino a Tilburg e allora possedimento dei duchi di Borgogna. La sua famiglia, probabilmente era tedesca originaria di Aquisgrana (come farebbe pensare il cognome "van Aken"), si era trasferita nei Paesi Bassi inizialmente a Nimega e abitava a 's-Hertogenbosch dal 1426. Il nonno Jan e quattro dei suoi cinque figli, fra cui il padre dell'artista, Anton van Aken, erano pittori, così come lo erano i suoi due fratelli Goossen e Jan.
Nel febbraio del 1462 il padre acquista la casa sul versante orientale della Piazza del Mercato detta "In Sint Thoenis" (oggi al civico Markt 29) dove in seguito all'incendio dell'anno seguente che distrusse in città circa 4.000 abitazioni, verrà fissata la bottega di famiglia. A quest'epoca pare che Anton van Aken fosse il pittore di maggior prestigio in città e quindi il capo dell'impresa familiare che lavora per il patriziato locale e per la chiesa di San Giovanni (Sint Jan) che diverrà cattedrale nel 1559. Nella bottega di famiglia si praticava oltre alla pittura, compresa l'applicazione della policromia sulle sculture lignee, anche la doratura e la produzione di arredi sacri.
Le fonti d'archivio sono piuttosto scarse sulla biografia dell'artista e sulla sua famiglia, ma si sa che nel 1454 Jan, il nonno, morì e che nel 1474 il nome di "Jeronimus, detto Joen" è menzionato con quello di altri familiari in due atti notarili, datati rispettivamente 5 aprile e 26 luglio, relativi a questioni finanziarie, tra cui un prestito di 25 fiorini. Ancora nel 1480-1481 il nome di "Jeroen" è nominato per la prima volta come libero maestro in un documento sull'acquisto alla confraternita di Nostra Signora, di due scomparti di un trittico dipinto in origine dal padre nel 1463 e che in seguito alla distruzione della pala centrale non avevano più trovato collocazione liturgica e potevano pertanto essere riusati.
Il 15 giugno 1481 è menzionato come ammogliato, con Aleid van de Meervenne, nata intorno al 1447 da Postuluna van Arkel e Goyaert van der Meervenne, di estrazione borghese relativamente agiata. Con il matrimonio Hieronymus eleva il proprio rango sociale e se l'unione rimarrà senza progenitura, la moglie portò in dote alcuni terreni a Oirschot, non lontano da 's-Hertogenbosch e consentí alla coppia di trasferirsi nella casa di lei "In den Salvatoer" anch'essa sulla Piazza del Mercato ma sul versante nord di fronte al municipio (oggi al civico Markt 61). Mentre il fratello maggiore Goessen dirige l'impresa familiare "In Sint Thoenis", Hieronymus poteva disporre di un proprio studio privato in casa, essendo peraltro liberato da preoccupazioni finanziarie immediate. Infatti, pur non appartenendo alla ristretta cerchia dei notabili, beneficiava ormai della prosperità dei maggiorenti.
Nel 1497, Hieronymus subentra al fratello scomparso alla guida dell'impresa familiare. Fino al 1500 sembra che la clientela del pittore rimanga essenzialmente locale, ma progressivamente si allarga grazie alle conoscenze altolocate che può sviluppare in virtù del suo nuovo rango e della sua appartenenza alla confraternita di Nostra Signora diffusa anche negli ambienti cosmopoliti di Bruxelles a contatto con la gerarchia amministrativa degli Asburgo.
Vita di confratello
Dal 1486-1487 il nome di Hieronymus è tra i confratelli di Nostra Diletta Signora (Lieve-Vrouwe Broederschap). L'associazione, maschile e femminile, per laici ed ecclesiastici, aveva come simbolo un giglio tra le spine (sicut lilium inter spinas) e si dedicava al culto della Vergine, partecipando alla processione annuale e all'abbellimento della cappella del duomo riservata alla confraternita, alle onoranze funebri dei suoi membri, nonché ad opere di carità, contribuendo al ciclo annuale di banchetti festivi tra i quali spiccavano quelli durante i quali veniva servita carne di cigno.
Dal 1488, grazie alla nuova posizione sociale ed economica, è registrato tra i "notabili" della confraternita, un gruppo selezionato di circa cento persone per lo più legate all'alta borghesia cittadina, e in tale rango continuò ad essere registrato fino alla morte nel 1516. Nello stesso anno presiedette l'annuale banchetto della Confraternita. Tra il 1488 e il 1489, sappiamo dai documenti che dipinse le ante di un polittico scolpito per questa stessa confraternita, non si sa però a quale tavola oggi conosciuta corrisponda.
Oltre alle opere di carità e alle pratiche devozionali legate all'immagine mariana della Zoete Lieve Vrouw nella principale chiesa cittadina, la confraternita si ispirava alla devotio moderna dei Fratelli e Sorelle della Vita Comune. In campo intellettuale la confraternita pubblicava libri, anche umanistici, e apriva case d'insegnamento della Scuola Latina: due ne erano state aperte a 's-Hertogenbosch, una nel 1424 e una nel 1480, che tra il 1485 e il 1487 era stata frequentata dall'allora diciassettenne Erasmo da Rotterdam. Sebbene non esistano collegamenti diretti tra Erasmo e Bosch, evidenti connessioni indirette sono ravvisabili tra i dipinti dell'artista e La nave dei folli di Sebastian Brant, che fece da principale fonte di ispirazione per l'Elogio della follia.
Alcuni studiosi, nel tentativo di spiegare i soggetti della poetica di Bosch, hanno ipotizzato la sua relazione con altre sette, come quella degli Homines intelligentiae (Franger, 1947), ispirata a un'eresia clandestina che prevedeva il nudismo e il libero amore come tramite per giungere a una rinascita dell'"innocenza paradisiaca" prima del peccato originale, oppure quella di una cellula superstite dell'eresia catara (Linda Harris, 1995). Si tratta di ipotesi declinate o prese molto scetticamente dalla critica successiva, prive di riscontri documentali. Altri tentativi hanno coinvolto la teoria degli umori (Larsen, 1998), l'alchimia (Combe, 1946, e Van Lannep, 1966), la farmaceutica (Dixon, 1984), le perversioni erotiche e l'omosessualità (Gibson, 1983).
Formazione e sviluppo artistico
Non sappiamo nulla della prima formazione di Hieronymus, ma possiamo supporre che apprese i rudimenti dell'arte in famiglia, cominciando l'apprendistato a bottega a partire dai suoi tredici anni. A parte le connessioni con la bottega familiare si ignora per quali vie si sviluppò l'arte di Bosch e non si hanno notizie di eventuali viaggi, ma si può supporre che intorno al 1476 egli abbia potuto compiere un viaggio di compagnonaggio nel Nord attraversando città come Utrecht, sede episcopale ed importante centro di miniatura, Haarlem, dove operava Geertgen tot Sint Jans, e soprattutto Delft, dove era attivo il Maestro della Virgo inter Virgines. Inoltre in quell'epoca circolavano xilografie e miniature, spesso legate al gusto gotico internazionale, verso le quali dovette essere indirizzato dai familiari, come dimostrerebbero alcune delle poche opere attribuibili alla bottega dei van Aken, come la Crocifissione del 1444, o altre produzioni locali come gli affreschi tre-quattrocenteschi nel duomo cittadino, con l'Albero di Jesse.
Sicuramente l'artista sviluppò un proprio stile diverso da quello allora maggiormente in voga, basato sulla finezza dei dettagli e la resa dei volumi plastici, optando per «un'esecuzione piatta, a due dimensioni, grafica anziché pittorica: erede, sotto questo aspetto, dell'arte dell'illustrazione miniata». Circa la tecnica pittorica è opportuno citare l'osservazione del primo storico dell'arte olandese che fornisce questa descrizione:
(FR)
«Comme nombre d'anciens peintres, il avait coutume de tracer complètement ses compositions sur le blanc du tableau et de revenir ensuite par une teinte légère et transparente pour ses carnations, attribuant, pour l'effet, une part considérable au dessous» |
(IT)
«Come molti pittori antichi, [Bosch] aveva l'abitudine di tracciare l'intera composizione direttamente sul sostrato bianco e di ritoccare in seguito il disegno con tratti leggeri e trasparenti di colore per gl'incarnati, ottenendo così un effetto che deve molto al sostrato» |
(Le livre des peintres de Carel van Mander : vie des peintres flamands, hollandais et allemands (1604), pag. 169) |
Bosch attinge da moltissime fonti (testi alchemici e astrologici, libri dei sogni) e la sua arte ha radici iconografiche medievali, domina la strutturazione spaziale mettendo a fuoco tutti i particolari di un universo sconvolto e ricomposto in una dimensione onirica, utilizzando una trama ritmica di gesti, azioni, rapporti cromatici e proporzionali. Le sue opere, anche di contenuto satirico, vanno dal sogno alla follia. La sua opera subì l'influsso della "devotio moderna" e del mistico Jan van Ruusbroec.
Il problema della cronologia
La ricostruzione del catalogo dell'artista è un'operazione estremamente problematica e controversa, data la generale scarsità di notizie. Nessuna opera è infatti datata e pochissimi sono i collegamenti certi tra opere e commissioni documentate. A ciò vanno aggiunti anche i dubbi sull'autografia, anche delle opere firmate o di parti di esse, la presenza di più versioni della stessa opera (con la difficoltà di risalire al prototipo), nonché gli effetti del successo della sua arte: i suoi lavori erano spesso copiati o imitati, anche da artisti di alta capacità, e nei secoli restauri impropri e ridipinture di parti lacunose hanno alterato la superficie pittorica delle sue tavole Tuttora per sormontare queste difficoltà ed evitare ricostruzioni puramente congetturali, gli studiosi si affidano alle tecniche di diagnostica artistica. Poiché la produzione pittorica è interamente composta di tavole su legno di quercia la dendrocronologia consente di determinare una datazione "alta" delle opere, che ha il merito di isolare dalla produzione autografa le copie tarde perché realizzate su legno abbattuto dopo la morte dell'artista. L'analisi del disegno preparatorio consentita dalla riflettografia e dalla radiografia permette invece di discernere la tecnica dell'artista relativamente alla preparazione del sostrato pittorico ed all'applicazione dei colori, e di identificarne alcuni schemi di base suscettibili, nella migliore delle ipotesi, di essere ricondotti a fasi distinte del suo sviluppo stilistico. Tra i contributi più moderni alla definizione di periodi stilistici nella produzione dell'artista, oltre ai classici studi di Justi (1889), Dollmayr (1898), Max Friedländer (1927), Charles de Tolnay (1937), Baldass (1943), Combe (1946), spiccano per l'appunto quelli legati ai restauri e alle indagini tecnico-scientifiche. In maniera schematica si sogliono distinguere tre periodi della produzione artistica del Bosch: il periodo iniziale (o giovanile) fino al 1490 con i primordi risalenti si suppone al 1470 e il 1475; il periodo mediano (o maturo) fino al 1505; ed il periodo tardo fino alla morte avvenuta ai primi del mese di agosto del 1516.
Questa tripartizione abbastanza tradizionale può essere complicata in una sequenza pentapartita la cui scansione distingue il periodo della prima giovinezza (1475-80); quello della seconda giovinezza (1480-85), la fase della prima maturità (1485-1500), quella della seconda maturità (1500-10) per terminare con il periodo tardo (1510-1516).
La commessa di Filippo il Bello
Tra gli scarsi documenti che riferiscono della committenza del Bosch spicca quella di Filippo il Bello, che nel settembre del 1504, passa commessa per un grande quadro sul Giudizio universale:
(FR)
«Septembre l'an XVc quatre.A Jeronimus Van aeken dit bosch paintre dem[eurant] au boisleduc La somme de trente six livres dud[ict] pris En prest et paiement a bon compte Sur ce quil povoit et pourroit estre deu sur vng grant tableau de paincture de neuf pietz de hault et vnze pietz de long Ou doit estre le Jugement de dieu assvoir paradis et Infer que icellui S[eigneu]r lui avoit ordonné faire po[ur] son tres noble plaisir Pour ce icy par sa quictan[ce]ncy Rend[ue]n lad[icte] somme de XXXVI L[ivres]» |
(IT)
«Settembre 1504. A Hieronimus Van Aaken detto Bosch pittore dimorante in Bois-le-Duc si versa la somma di 36 lire a titolo di arra [acconto] su ciò che sarà dovuto per un grande quadro di nove piedi di altezza e undici piedi di lunghezza che dovrà raffigurare il Giudizio di Dio vale a dire l'Inferno e il Paradiso secondo quanto ordinatogli dal nostro Signore per il suo nobilissimo piacere con la presente si rende quietanza della detta somma» |
(Lille, Archives départementales du Nord, B.2185, f°230 v° pubblicato in facsimile in : Marijnissen e.a., cit., pagg. 19-20) |
Se si potesse ancorare l'analisi cronologica ad una data precisa come quella della commessa di Filippo il Bello, si godrebbe di un punto di riferimento certo. Purtroppo il Giudizio universale di Filippo il Bello non è noto con certezza. Cionondimeno il dibattito verte sull'ipotesi che la tavola dell'Accademia di Vienna, malgrado le dimensioni più ridotte e l'assenza di emblemi araldici, possa identificarsi con "il grande quadro" voluto dal governatore delle Fiandre. È così che la data del 1505 è assunta da alcuni studiosi, tra cui l'Elsig, quale asse portante dell'analisi stilistica e da discrimine cronologico. Tale assunto conduce all'attribuzione al periodo 1505-1510 di un gruppo ben definito di opere cardini: il trittico del Giudizio di Vienna, il trittico del Giardino delle delizie; la Salita al Calvario di Gand e l'Incoronazione di spine di Londra. Tutte queste opere sarebbero accomunate da una maniera più plastica nella resa delle figure e nell'applicazione dei colori per zone omogenee contrastate. Il prototipo di tale indirizzo stilistico sarebbe il trittico di Vienna che farebbe da tramite tra la maniera di quello di Lisbona (Tentazioni di sant'Antonio) e quello di Madrid (Giardino delle delizie).
Anni iniziali
Intorno al 1480 è datata l'Estrazione della pietra della follia ora al Prado. Il tema si rifà al detto popolare che indicava i pazzi come coloro che hanno un sasso nella testa. In essa, il chirurgo intento all'estrazione indossa un copricapo a forma di imbuto simbolo di stupidità, qui usato come pesante critica mossa contro chi crede di sapere ma che, alla fine, è più ignorante di colui che deve curare dalla «follia». L'iscrizione in alto e in basso recita: Meester snijt die keye ras, Myne name is lubbert das cioè: «Maestro, cava fuori la pietra [della follia]» e «Il mio nome è sempliciotto» (o letteralmente: "bassotto castrato").
Tra il 1480 e il 1485 esegue L'Epifania, oggi conservata a Filadelfia al Museum of Art, in cui l'andamento lineare, tortuoso e spezzato della linea e l'incerta applicazione della prospettiva, rivelano un deciso influsso della pittura tardo gotica. Sempre a quel periodo risale la Crocifissione, oggi a Bruxelles al Musée Royal des Beaux-Arts, di iconografia tradizionale e con sullo sfondo una città turrita identificabile con il suo paese natale.
Della fine di questi anni è l'Ecce Homo, conservato a Francoforte allo Städelsches Kunstinstitut: su un rialzo il Cristo e Pilato si fronteggiano stagliandosi contro la parete, l'uno composto e rassegnato l'altro vestito all'orientale mentre ghigna; in basso la folla, armata di pugnali e alabarde, con volti grotteschi resi con una linea tormentata, mentre sulla sinistra sono in parte riconoscibili i donatori, la veduta di città sullo sfondo è costruita senza un uso coerente della prospettiva tanto che il primo piano non si distingue da quello di fondo.
Del 1490 è la Salita al Calvario, ora a Vienna, in cui il Cristo è circondato da una folla bestiale e grottesca, in basso è un frate che confessa il ladrone prima dell'esecuzione. Sul retro è un bambino su un girello che gioca con una girandola, il bambino forse allude a Gesù Bambino.
Databile intorno al 1490, Il carro di fieno, che ora si trova al Museo del Prado di Madrid, rappresenta la frenesia e la caoticità della vita guidata dalle passioni e dai vizi. Il fieno, così ambito dai personaggi raffigurati (medici, frati, suore, mercanti, donne e bambini), rappresenta i beni materiali della terra. In mezzo a scenette di umanità varia, emergono le figure di uomini-mostri, con il viso dell'animale significante un vizio, che si allontanano dal carro dopo aver momentaneamente appagato il bisogno. Nell'insieme, è un'opera che anticipa, per certi aspetti (come per la lirica paesaggistica) il Seicento olandese.
Anni centrali
Tra il 1490 e il 1500 realizza Nave dei folli, conservata al Museo del Louvre, ispirata dal poema satirico La nave dei folli (Das Narrenschiff), dell'umanista Sebastian Brandt: nel poema un gruppo di pazzi si imbarca su una nave per Narragonien, la terra promessa dei matti, prima del naufragio, arrivano a Schlaraffenland, la terra della cuccagna. Nel dipinto i pazzi sono stipati su una nave, per nocchiere mette un suonatore di cornamusa e come albero della barca utilizza quello della cuccagna. In quel periodo i pazzi non venivano esclusi, perché si riteneva che a volte Dio si esprimesse attraverso di loro, con ciò venivano lasciati liberi di girare per le campagne o caricati sulle cosiddette Navi azzurre che veleggiavano liberamente. Databile tra il 1490 e il 1500 è L'Allegoria di Yale, forse coperta per la Nave dei folli.
Sempre a questo periodo dovrebbe appartenere la tavola, forse di un trittico non identificato, con la Morte di un avaro, ora alla National Gallery of Art di Washington: la scena è ambientata in un interno con il letto di morte dell'avaro disposto obliquamente. Il moribondo, invece di alzare gli occhi verso la luce sprigionata dal Crocifisso posto davanti ad una finestra in alto che gli viene indicata dall'angelo custode alle sue spalle, guarda il demonio ed il sacchetto di denari che gli offre da sotto la tenda. A lato c'è la morte, rappresentata come un scheletro che lo sta per colpire con una freccia mentre ai piedi del letto un vecchio, forse lo stesso avaro, sta riponendo monete dentro un forziere pieno di animali mostruosi; per questo soggetto, comunque già presente nei Sette peccati capitali, può far riferimento l'opuscolo Het sterfboek (il libro della morte), una traduzione in fiammingo dell'Ars moriendi. Tra il 1500 e il 1504, non si hanno documenti riguardo a Bosch. È probabile che in questi anni l'artista abbia fatto un viaggio in Italia, fermandosi a Venezia: infatti nella città lagunare sono presenti molte sue opere in collezioni private sin dai primi decenni del Cinquecento; inoltre a partire da questi anni lo stile di Bosch cambia, in direzione rinascimentale con figure monumentali inserite in un arioso paesaggio.
Tra il 1500 e il 1504 realizza il Trittico di santa Giuliana (in realtà Giulia), sappiamo di questo che si trovava nel Palazzo Ducale Veneziano nel 1771, negli sportelli laterali quello si sinistra La città in fiamme, mentre in quello di destra Il porto, nello sportello centrale il martirio della santa, alla presenza di una folla di personaggi non scalati in profondità, sulla sinistra ai piedi della croce un uomo svenuto: se si interpreta la scena con martirio di santa Giulia, dovrebbe trattarsi di Eusebio, mentre se si interpreta la scena come martirio di santa Liberata (meglio Wilgefortis), l'uomo svenuto potrebbe essere il re pagano del Portogallo: suo padre, che la condanna al martirio.
Dello stesso anno sono le quattro tavole, oggi alle Gallerie dell'Accademia con il Paradiso terrestre, l'Ascesa all'Empireo, la Caduta dei dannati e l'Inferno, costituenti a coppie gli sportelli laterali di un perduto trittico. Nella tavola con l'Ascesa all'Empireo le anime sostenute dagli angeli sono condotte verso la luce divina attraverso un passaggio cilindrico, oltre il quale devono proseguire da sole, forse qui l'artista fa riferimento ad una frase dell'Ornamento delle Nozze spirituali di Jan van Ruysbroeck, in cui si parla dell'irradiazione di Dio come un abisso immenso di luce essenziale.
Tra il 1503 e il 1504 realizza la Salita al Calvario del Musée des Beaux-Arts di Gand. La tavola, gremita di volti grotteschi, è costruita secondo due diagonali che si incontrano nel volto rassegnato del Cristo: una che dalla croce conduce fino al cattivo ladrone, l'altra che parte dal volto del buon ladrone, confessato da un frate grottesco e arriva fino al volto della Veronica. In questa tavola Bosch utilizza il grottesco e la deformazione e non più simboli per introdurre nella scena il male.
Nel 1504, i documenti riportano il pagamento di 36 livres per un Giudizio Universale commissionato da Filippo il Bello di 9 piedi di altezza per 11 di larghezza, forse il trittico ora a Vienna o il Giudizio di Monaco. Nel Trittico del Giudizio sia la tavola centrale che le due parti laterali sono all'Accademia di Vienna. Delle parti laterali, la sinistra raffigura il Peccato originale e, sulla faccia esterna, san Giacomo, mentre la destra raffigura l'Inferno e, sulla faccia esterna, san Bavone; nella parte centrale, in alto, quasi separato dal resto della composizione, il Cristo giudice è appoggiato su un arcobaleno mentre ai lati su nuvole sono la Vergine e san Giovanni Battista con un esiguo numero di eletti; nel resto della composizione viene raffigurato il mondo del peccato e le pene assegnate ai peccatori; qui prevalgono i riferimenti alla "cucina" e agli arnesi di metallo, infatti gli avari sono cucinati sullo spiedo, gli iracondi appesi a ganci da macello e gli iracondi cucinati in padella.
Tra il 1504 e il 1505, realizza sia il San Giovanni Battista in meditazione, ora a Madrid; sia la tavola con il San Giovanni a Patmos, ora a Berlino, sportello laterale di un perduto trittico, primo dei dipinti cosiddetti meditativi, in cui il santo, immerso in un paesaggio idilliaco, con toni cristallini che ricordano la pittura giorgionesca, ha la visione di un angelo e della Vergine nel cielo, in basso a destra un diavolo con occhiali, ali e coda di scorpione, sul retro a grisaglia varie scene della Passione.
Dello stesso periodo è il San Cristoforo di Rotterdam, probabilmente per l'altare della Confraternita di Nostra Signore nella Cattedrale della sua città natale. Del 1505 circa è la Salita al Calvario ora nel Palazzo Reale di Madrid e il San Girolamo in preghiera di Gand, dove i frutti in decomposizione intorno alla grotta del santo, alludono alle tentazioni.
Ultimi anni
Tra il 1506 e il 1508 realizza il Trittico del Giudizio del Groeninge Museum di Bruges, nello sportello destro l'Inferno, dove vengono utilizzati, come strumenti di tortura, oggetti quotidiani ingigantiti. Sempre dello stesso periodo è il Giudizio universale dell'Alte Pinakothek di Monaco.
Agli anni 1508-09 veniva fatta risalire l'Incoronazione di spine (Londra, National Gallery), opera invece degli anni ottanta del Quattrocento, dove maggiore è l'influenza della pittura italiana sia nella resa volumetrica delle figure sia nel tratto non più ondulato ma angoloso e spezzato; inoltre la composizione è costruita con meno personaggi ritratti a mezzobusto, il Cristo rassegnato è al centro mentre quattro aguzzini lo circondano, gli aguzzini possono far riferimento ai quattro tipi di carattere: il flemmatico e malinconico in alto e il sanguigno e collerico in basso. Del 1510 è il Trittico della Passione del Museo de Bellas Artes a Valencia, il pannello centrale presenta una composizione, con figure disposte asimmetricamente, inserita in un cerchio. Sempre dello stesso anno è la tavola con Tentazioni di sant'Antonio, ora al Prado, in cui il santo non viene distolto dalla sua meditazione dai demoni che lo circondano.
Dello stesso anno è il Trittico dell'adorazione dei Magi di Madrid.
Sempre dello stesso anno circa è Il figliol prodigo di Rotterdam. Come scrive Jos Koldeweij: «esso rappresenta l'homo viator, il viandante, l'uomo sul sentiero della sua vita. Minacciato da pericoli e tentazioni, egli deve continuare il cammino lungo una via spesso stretta o accidentata e irta di ostacoli», in cui si aprono due strade o quella del peccato, simboleggiata dal bordello sulla sinistra che ha per insegna un'oca bianca, simbolo di lascivia, oppure quella del ritorno che sembra aver imboccato in figliol prodigo la cui iconografia deriva dal ventiduesimo Arcano dei Tarocchi: il Matto.
Il 9 agosto 1516 si celebrano in forma solenne le esequie del pittore nella Cappella di Nostra Signora, appartenente alla Confraternita, nei cui registri è ricordato come: «Hieronymus Aquen, alias Bosh, insignis pictor».
Pieter Bruegel il Vecchio venne influenzato dall'opera di Bosch e produsse diversi dipinti con uno stile simile, ad esempio il Trionfo della morte del 1562.
Citazioni su Bosch
«La caratteristica veramente sconcertante della pittura di Bosch è che, nonostante tutta la profusione di realismo, quasi fin dall'inizio esso si sforza di esprimere l'immateriale.» |
(Hieronimus Bosch di A. Linfert (1959)) |
«Bosch evoca un male immateriale, un principio di ordine spirituale che deforma la materia, un dinamismo che agisce in senso contrario a quello della natura.» |
(Jérome Bosch di L. van de Bossche (1944)) |
Opere
Grazie alla radiografia, alla riflettografia e alla dendrologia, si sono raccolti dati che hanno stabilito, ad esempio, che alcuni supporti erano troppo "giovani" per essere stati dipinti da Bosch, escludendo dal catalogo opere come l'Incoronazione di spine dell'Escorial, l'Ecce Homo di Filadelfia, le Nozze di Cana di Rotterdam e la Natività di Colonia.
Oggi la cronologia delle opere si basa sulla datazione dendrocronologica combinata all'analisi stilistica.
Dipinti
Opere reputate autografe | f | dT(α) | dT(ω) | dTS | dS(α) | dS(ω) |
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Ecce Homo, olio su tavola, 75 × 61 cm, Francoforte sul Meno, Städelsches Kunstinstitut | 1480 | 1485 | 1470 | 1485 |
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Trittico del Giardino delle delizie, olio su tavola, 220 × 195 cm, Madrid, Museo del Prado | 1503 | 1504 | 1458 | 1505 | 1510 | |
Trittico del Giudizio di Vienna, olio su tavola, 163,7 × 127 cm, Vienna, Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste | 1508 | 1512 | 1474 | 1505 |
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San Girolamo in preghiera, olio su tavola, 77 × 59 cm, Gand, Museum voor Schone Kunsten | 1505 | 1474 | 1504 | 1505 | ||
Crocifissione con donatore, olio su tavola, 70,5 × 59 cm, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique | 1480 | 1485 | 1477 | 1510 | 1516 | |
Incoronazione di spine, olio su tavola, 73,7 × 58,7 cm, Londra, National Gallery | 1508 | 1509 | 1477 | 1505 | 1510 | |
Trittico dell'Adorazione dei Magi, olio su tavola, 138 × 72 cm, Madrid, Museo del Prado | X | 1510 | 1500 | 1510 | 1516 | |
San Giovanni Battista in meditazione, olio su tavola, 48,5 × 40 cm, Madrid, Museo Lázaro Galdiano | 1504 | 1505 | 1472 | 1504 | 1505 | |
San Giovanni a Patmos e storie della Passione, olio su tavola, 63 × 43,3 cm, Berlino, Gemäldegalerie | X | 1504 | 1505 | 1487 | 1504 | 1505 |
Quattro visioni dell'Aldilà, olio su tavola, 87 × 40 cm ciascuno, Venezia, Gallerie dell'Accademia | 1500 | 1504 | 1482 | 1502 | 1503 | |
Trittico degli eremiti, olio su tavola, 86,5 × 60 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia | X | 1505 | 1485 | 1502 | 1503 | |
Venditore ambulante, olio su tavola, 71 × 70,6 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen | 1510 | 1486 | 1502 |
| ||
Allegoria dei piaceri, olio su tavola, 35,9 × 31,4 cm, New Haven, Yale University Art Gallery | 1490 | 1500 | n.d. | 1502 |
| |
Nave dei folli, olio su tavola, olio su tavola, 57,9 × 32,6 cm, Parigi, Louvre | 1490 | 1500 | 1486 | 1502 |
| |
Morte di un avaro, olio su tavola, olio su tavola, 92,6 × 30,8 cm, Washington, National Gallery of Art | 1490 | 1500 | 1486 | 1502 |
| |
San Cristoforo, olio su tavola, 113 × 71,5 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen | X | 1504 | 1505 | 1488 | 1503 | 1504 |
Trittico della martire crocifissa, olio su tavola, 105 × 63 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia | X | 1500 | 1504 | 1489 | 1502 | 1503 |
Salita al Calvario, olio su tavola, 150 × 94 cm, Madrid, Monastero dell'Escorial | 1505 | 1507 | 1490 | 1504 | 1505 | |
Cristo portacroce e Bambino che gioca, olio su tavola, 57,2 × 32 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum | 1490 | 1500 | 1500 | 1490 | 1495 | |
Sette peccati capitali, olio su tavola, 120 × 150 cm, Madrid, Museo del Prado | X | 1475 | 1480 | 1490 | 1505 | 1510 |
Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio, olio su tavola, 131 ×119 cm, Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga | X | 1505 | 1506 | 1493 | 1503 | 1504 |
Salita al Calvario , olio su tavola, 76,7 × 83,5 cm, Gand, Museum voor Schone Kunsten | 1515 | 1516 | n.d. | 1505 | 1510 | |
Tavole del Diluvio, olio su tavola, 69,5 × 39 e 69 × 36 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen | 1500 | 1504 | 1506 | 1510 | 1516 | |
Trittico del Carro di fieno,olio su tavola, 135 × 200 cm, Madrid, Museo del Prado | X | 1500 | 1502 | 1508 | 1501 | 1502 |
Opere di discussa attribuzione | f[ | dT(α) | dT(ω) | dTS] | dS(α) | dS(ω) |
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Estrazione della pietra della follia, olio su tavola, 48 × 35 cm, Madrid, Museo del Prado | 1475 | 1480 | 1486 | 1516 |
| |
Prestigiatore (con bottega), olio su tavola, 53 × 65 cm, Saint-Germain-en-Laye, Musée Municipal | 1475 | 1480 | 1494 | 1510 | 1515 | |
Giudizio universale, olio su tavola, 60 × 114 cm, Monaco, Alte Pinakothek | 1506 | 1508 | 1440 | 1520 | 1525 | |
Tentazioni di Sant'Antonio, olio su tavola, 70 × 51 cm, Madrid, Museo del Prado | 1510 | 1460 | 1520 | 1525 |
Opere di attribuzione respinta | f | dT(α) | dT(ω) | dTS | dS(α) | dS(ω) |
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Adorazione dei Magi, tempera e olio su tavola, 71,1 × 56,5 cm, New York, Metropolitan Museum | 1474 | 1466 | 1475 | |||
Ecce Homo, olio su tavola, 50 × 52 cm, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art | 1500 | 1504 | 1555 | 1560 | 1570 | |
Nozze di Cana, olio su tavola, 93 × 72 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen | 1475 | 1480 | 1553 | 1555 | 1560 | |
Trittico del Giudizio di Bruges, olio su tavola, 99 × 117,5 cm, Bruges, Groeningemuseum | X | 1505 | 1510 | 1478 | 1505 | 1510 |
Incoronazione di spine, olio su tavola, 165 × 195 cm, Madrid, Monastero dell'Escorial | 1510 | 1525 | 1530 | 1540 | ||
Adorazione dei Magi, olio su tavola, 94 × 74 cm, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art | 1480 | 1485 | 1491 | 1500 |
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Film e documentari
- cortometraggio Il paradiso perduto di Luciano Emmer ed Enrico Gras (1947)
- lungometraggio Pictura (segmento "Hieronymus Bosch") di Ewald André Dupont, Luciano Emmer, Robert Hessens ed Enrico Gras (1951)
- cortometraggio Hieronymus Bosch di François Weyergans (1963)
- documentario Y del sabor fugaz de la fresa di José Antonio Ramos Terrados (1969)
- cortometraggio Le Jardin des délices de Jérôme Bosch di Jean Eustache (1980)
- documentario The Dutch Masters: Bosch di Bob Carruthers, Ronald Davis e Dennis Hedlund
- documentario Hieronymus Bosch di Adrian Maben (2003)
- documentario Hieronymus Bosch- Unto dal diavolo di Pieter van Huystee (2016)
Influenza culturale
Hieronymus Bosch viene citato più volte nei romanzi di Michael Connelly, il cui protagonista, il detective Harry Bosch, ha lo stesso nome del pittore olandese.
Citazioni su Hieronymus Bosch
- Altri provano a dipingere l'uomo per come è fuori, mentre solo lui ebbe l'audacia di dipingerlo per come è dentro. (José de Sigüenza)
- Che cosa vede, o Geronimo Bosch, quel tuo occhio attonito? che cosa, quel pallore steso sul volto? Scorgi forse dinanzi a te i mostri e i fantasmi volanti dell'Erebo? Si direbbe che tu abbia affrontato il varco dell'avaro Dite e le dimore del Tartaro, sì bene ha dipinto la tua destra tutto ciò che esiste nei recessi del profondo Averno. (Dominicus Lampsonius)
- [Hieronymus Bosch, arte come profezia] La profezia consiste nella sua conoscenza dei più profondi valori, in cui si specchiano e si ritrovano i secoli; come oggi il mondo della tecnica con i suoi particolari. Infatti, da queste tavole si possono presagire le forme delle bombe degli aerei e le forme dei sottomarini e in una di esse, mi pare nel Giardino delle libidini, si trova anche il pauroso pendolo di E. A. Poe, uno dei grandi simboli del ritmico mondo della morte. Bosch è il veggente di un aeon, come Poe lo è di un saeculum. (Ernst Jünger)
- Riuscì a conferire... forma tangibile alle paure che avevano perseguitato la mente dell'uomo nel Medioevo. (Ernst Gombrich)
- Se mai ci fossero delle assurdità, sono le nostre, non le sue... sono satire dipinte sul peccato e il delirio dell'uomo. (José de Sigüenza)
Hieronymus Bosch (/haɪˈrɒnɪməs bɒʃ, bɔːʃ, bɔːs/, Dutch: [ɦijeːˈroːnimʏz ˈbɔs] (listen);[a] born Jheronimus van Aken [jeːˈroːnimʏs fɑn ˈaːkə(n)]; c. 1450 – 9 August 1516) was a Dutch/Netherlandish painter from Brabant. He is one of the most notable representatives of the Early Netherlandish painting school. His work, generally oil on oak wood, mainly contains fantastic illustrations of religious concepts and narratives. Within his lifetime his work was collected in the Netherlands, Austria, and Spain, and widely copied, especially his macabre and nightmarish depictions of hell.
Little is known of Bosch's life, though there are some records. He spent most of it in the town of 's-Hertogenbosch, where he was born in his grandfather's house. The roots of his forefathers are in Nijmegen and Aachen (which is visible in his surname: Van Aken). His pessimistic fantastical style cast a wide influence on northern art of the 16th century, with Pieter Bruegel the Elder being his best-known follower. Today, Bosch is seen as a hugely individualistic painter with deep insight into humanity's desires and deepest fears. Attribution has been especially difficult; today only about 25 paintings are confidently given to his hand along with eight drawings. About another half-dozen paintings are confidently attributed to his workshop. His most acclaimed works consist of a few triptych altarpieces, including The Garden of Earthly Delights.
Life
Hieronymus Bosch was born Jheronimus (or Joen, respectively the Latin and Middle Dutch form of the name "Jerome") van Aken (meaning "from Aachen"). He signed a number of his paintings as Jheronimus Bosch. His surname derives from his birthplace, 's-Hertogenbosch ('Duke's forest'), which is commonly called "Den Bosch" ('the forest').
Little is known of Bosch's life or training. He left behind no letters or diaries, and what has been identified has been taken from brief references to him in the municipal records of 's-Hertogenbosch, and in the account books of the local order of the Illustrious Brotherhood of Our Blessed Lady. Nothing is known of his personality or his thoughts on the meaning of his art. Bosch's date of birth has not been determined with certainty. It is estimated at c. 1450 on the basis of a hand-drawn portrait (which may be a self-portrait) made shortly before his death in 1516. The drawing shows the artist at an advanced age, probably in his late sixties.
Bosch lived all his life in and near 's-Hertogenbosch, which was located in the Duchy of Brabant. His grandfather Jan van Aken (died 1454) was a painter and is first mentioned in the records in 1430. Jan had five sons, four of whom were also painters. Bosch's father, Anthonius van Aken (died c. 1478), acted as artistic adviser to the Illustrious Brotherhood of Our Blessed Lady. It is generally assumed that either Bosch's father or one of his uncles taught the artist to paint, but none of their works survive. Bosch first appears in the municipal record on 5 April 1474, when he is named along with two brothers and a sister.
's-Hertogenbosch was a flourishing city in 15th-century Brabant, in the south of the present-day Netherlands, at the time part of the Burgundian Netherlands, and during its[clarification needed] lifetime passing through marriage to the Habsburgs.[citation needed] In 1463, four thousand houses in the town were destroyed by a catastrophic fire, which the then (approximately) thirteen-year-old Bosch presumably witnessed. He became a popular painter in his lifetime and often received commissions from abroad.[citation needed] In 1486/7 he joined the highly respected Brotherhood of Our Lady, a devotional confraternity of some forty influential citizens of 's-Hertogenbosch, and seven thousand 'outer-members' from around Europe.
Sometime between 1479 and 1481, Bosch married Aleyt Goyaerts van den Meerveen, who was a few years his senior. The couple moved to the nearby town of Oirschot, where his wife had inherited a house and land from her wealthy family. An entry in the accounts of the Brotherhood of Our Lady records Bosch's death in 1516. A funeral mass served in his memory was held in the church of Saint John on 9 August of that year.
Works
Bosch produced at least sixteen triptychs: of them, eight survive fully intact with another five surviving in fragments. Bosch's works are generally organised into three periods of his life dealing with the early works (c. 1470–1485), the middle period (c. 1485–1500), and the late period (c. 1500 until his death). According to Stefan Fischer, thirteen of Bosch's surviving paintings were completed in the late period, with seven attributed to his middle period. Bosch's early period is studied in terms of his workshop activity and possibly some of his drawings. Indeed, he taught pupils in the workshop, who were influenced by him. The recent dendrochronological investigation of the oak panels by the scientists at the Bosch Research and Conservation Project led to a more precise dating of the majority of Bosch's paintings.
Bosch sometimes painted in a comparatively sketchy manner, contrasting with the traditional Flemish style of painting in which the smooth surface—achieved by the application of multiple transparent glazes—conceals the brushwork.[citation needed] Bosch's paintings with their rough surfaces, so called impasto painting, differed from the tradition of the great Netherlandish painters of the end of the 15th, and beginning of the 16th centuries, who wished to hide the work done and so suggest their paintings as more nearly divine creations. Bosch did not date his paintings, but—unusual for the time—he seems to have signed several of them, although some signatures purporting to be his are certainly not. About twenty-five paintings remain today that can be attributed to him. In the late 16th century, Philip II of Spain acquired many of Bosch's paintings; as a result, the Prado Museum in Madrid now owns The Adoration of the Magi, The Garden of Earthly Delights, the tabletop painting of The Seven Deadly Sins and the Four Last Things and The Haywain Triptych.
Painting materials
Bosch painted his works mostly on oak panels using oil as a medium. Bosch's palette was rather limited and contained the usual pigments of his time. He mostly used azurite for blue skies and distant landscapes, green copper-based glazes and paints consisting of malachite or verdigris for foliage and foreground landscapes, and lead-tin-yellow, ochres and red lake (carmine or madder lake) for his figures.
The Garden of Earthly Delights
Bosch's most famous triptych is The Garden of Earthly Delights (c. 1495–1505) whose outer panels are intended to bracket the main central panel between the Garden of Eden depicted on the left panel and the Last Judgment depicted on the right panel. It is attributed by Fischer as a transition painting rendered by Bosch from between his middle period and his late period. In the left hand panel God presents Eve to Adam; innovatively God is given a youthful appearance. The figures are set in a landscape populated by exotic animals and unusual semi-organic hut-shaped forms. The central panel is a broad panorama teeming with nude figures engaged in innocent, self-absorbed joy, as well as fantastical compound animals, oversized fruit, and hybrid stone formations.
The right panel presents a hellscape; a world in which humankind has succumbed to the temptations of evil and is reaping eternal damnation. Set at night, the panel features cold colours, tortured figures and frozen waterways. The nakedness of the human figures has lost any eroticism suggested in the central panel, as large explosions in the background throw light through the city gate and spill onto the water in the panel's midground.
Interpretation
In the 20th century, when changing artistic tastes made artists like Bosch more palatable to the European imagination, it was sometimes argued that Bosch's art was inspired by heretical points of view (e.g., the ideas of the Cathars and/or putative Adamites or Brethren of the Free Spirit) as well as by obscure hermetic practices. Again, since Erasmus had been educated at one of the houses of the Brethren of the Common Life in 's-Hertogenbosch, and the town was religiously progressive, some writers have found it unsurprising that strong parallels exist between the caustic writing of Erasmus and the often bold painting of Bosch.
Others, following a strain of Bosch-interpretation datable already to the 16th century, continued to think his work was created merely to titillate and amuse, much like the "grotteschi" of the Italian Renaissance. While the art of the older masters was based in the physical world of everyday experience, Bosch confronts his viewer with, in the words of the art historian Walter Gibson, "a world of dreams [and] nightmares in which forms seem to flicker and change before our eyes". In one of the first known accounts of Bosch's paintings, in 1560 the Spaniard Felipe de Guevara wrote that Bosch was regarded merely as "the inventor of monsters and chimeras". In the early 17th century, the artist-biographer Karel van Mander described Bosch's work as comprising "wondrous and strange fantasies"; however, he concluded that the paintings are "often less pleasant than gruesome to look at".
In recent decades, scholars have come to view Bosch's vision as less fantastic, and accepted that his art reflects the orthodox religious belief systems of his age. His depictions of sinful humanity and his conceptions of Heaven and Hell are now seen as consistent with those of late medieval didactic literature and sermons. Most writers attach a more profound significance to his paintings than had previously been supposed, and attempt to interpret them in terms of a late medieval morality. It is generally accepted that Bosch's art was created to teach specific moral and spiritual truths in the manner of other Northern Renaissance figures, such as the poet Robert Henryson, and that the images rendered have precise and premeditated significance. According to Dirk Bax, Bosch's paintings often represent visual translations of verbal metaphors and puns drawn from both biblical and folkloric sources.However, the conflict of interpretations that his works still elicit raises profound questions about the nature of "ambiguity" in art of his period.[citation needed]
Latterly art historians have added a further dimension to the subject of ambiguity in Bosch's work, emphasising ironic tendencies, for example in The Garden of Earthly Delights, both in the central panel (delights), and the right panel (hell). They theorise that the irony offers the option of detachment, both from the real world and from the painted fantasy world, thus appealing to both conservative and progressive viewers.[citation needed] According to Joseph Koerner, some of the cryptic qualities of the artist's work are due to his special focus on social, political, and spiritual enemies, whose symbolism is, by nature, obscure because it is intended to conceal or to harm.
A 2012 study on Bosch's paintings alleges that they actually conceal a strong nationalist consciousness, censuring the foreign imperial government of the Burgundian Netherlands, especially Maximilian Habsburg. By systematically superimposing images and concepts, the study asserts that Bosch also made his expiatory self-punishment, for he was accepting well-paid commissions from the Habsburgs and their deputies, and therefore betraying the memory of Charles the Bold.
Debates on attribution
The exact number of Bosch's surviving works has been a subject of considerable debate. His signature can be seen on only seven of his surviving paintings, and there is uncertainty whether all the paintings once ascribed to him were actually from his hand. It is known that from the early 16th century onwards numerous copies and variations of his paintings began to circulate. In addition, his style was highly influential, and was widely imitated by his numerous followers.
Over the years, scholars have attributed to him fewer and fewer of the works once thought to be his. This is partly a result of technological advances such as infrared reflectography, which enable researchers to examine a painting's underdrawing. Art historians of the early and mid-20th century, such as Tolnay and Baldass, identified between thirty and fifty paintings that they believed to be by Bosch's hand, while a later monograph by Gerd Unverfehrt (1980) attributed only twenty-five paintings and 14 drawings to him. In early 2016, The Temptation of St. Anthony, a small panel in the Nelson-Atkins Museum of Art in Kansas City, Missouri, long attributed to the workshop of Hieronymus Bosch, was credited to the painter himself after intensive forensic study by the Bosch Research and Conservation Project. The BRCP has also questioned whether two well-known paintings traditionally accepted to be by Bosch, The Seven Deadly Sins in the Prado and Christ Carrying the Cross in the Museum of Fine Arts, Ghent should instead be credited to the artist's workshop rather than to the painter's own hand.
dipinto a olio su tavola (35,9x31,4 cm)
Hieronymus Bosch, databile al 1494 circa
Yale University Art Gallery di New Haven.
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 192 x 270 mm
Collocazione: Albertina, Vienna
Tecnica: Penna
Dimensione: 236 x 198 mm
Collocazione: Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam
Già attribuito a Bosch.
dipinto a olio su tavola (57x32 cm)
Hieronymus Bosch, databile al 1500 circa
Kunsthistorisches Museum di Vienna
Sul retro la tavola mostra un Bambino che gioca a monocromo entro un medaglione.Due mostri
Tecnica: Disegno a penna
Dimensione: 86 x 182 mm
Collocazione: Staatliche Museen, Berlino
Due mostri - Tartaruga e demone alato
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 164 x 116 mm
Collocazioneon: Staatliche Museen, Berlino
Due streghe - Volpe e gallo
Due teste caricaturali
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 133 x 100 mm
Collocazione: Lehmann Collection, New York
Hieronymus Bosch, databile al 1506-1508 circa
Date: 1507
Tecnica: Inchiostro e colore grigio
Dimensione: 250 x 350 mm
Collocazione: British Museum, Londra
Già attribuito a Bosch.
La foresta che ascolta e il campo che vede
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 202 x 127 mm
Collocazione: Staatliche Museen, Berlino
La nave dei pazzi
Date: c. 1500
Tecnica: Colore su carta grigia
Collocazione: Musée du Louvre, Parigi
Compiuto dopo la morte di Bosch da artista sconosciuto.
L'Uomo-Albero
Date: c.1470s (?)
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 277 x 211 mm
Collocazione: Graphische Sammlung Albertina, Vienna
L'Uomo-Albero apparirà poi nel Trittico del Giardino delle delizie.
Mago - Festaioli ed elmi Mendicanti
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 285 x 205 mm
Collocazione: Albertina, Vienna
Non è certo se l'autore sia Bosch o Pieter Bruegel il Vecchio.
Mendicanti e storpiTecnica: Penna e bistro
Dimensione: 264 x 198 mm
Collocazione: Bibliothèque Royale Albert I, Bruxelles
Come il disegno Mendicanti, non è certo se sia opera di Bosch o Bruegel.
Mostri
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 318 x 210 mm
Collocazione: Ashmolean Museum, Oxford
Mostri - Studi di San Antonio
Tecnica: Penna e bistro
Date: 176 x 153 mm
Collocazione: Akademie der bildenden Künste, Vienna
Attribuzione incerta.
Hieronymus Bosch, databile al 1496 circa
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 203 x 264 mm
Collocazione: Musée du Louvre, Parigi
Tavole del Diluvio
Tavole del DiluvioTentazione di San Antonio - Cantanti nell'uovo
Tecnica: Penna e bistro
Dimensione: 257 x 175 mm
Collocazione: Staatliche Museen, Berlino
Attribuzione incerta.
Trittico del Giardino delle delizie
Tecnica: Penna e inchiostro marrone su gesso nero
Dimensione: 174 × 207 mm.
Collocazione: Londra, British Museum
Questo disegno sarà successivamente posto in incisione da Pieter van Der Heyden.
Uomo visto da dietro
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