Angelantonio Masini
Angelantonio Masini, soprannominato Ciuccolo (Marsicovetere, 1837 – Padula, 20 dicembre 1864), è stato un brigante italiano, che operò in Basilicata, Terra di Bari e Vallo di Diano. Fu tra i più temibili briganti postunitari e tra i massimi ricercati in Basilicata, dopo Ninco Nanco e Carmine Crocco.
Biografia
Di padre ignoto, adottò per questa ragione il cognome della madre. Cresciuto nella miseria, sin da piccolo iniziò a lavorare come contadino e pastore. Era definito da fonti dell'epoca come un ragazzo prestante, di bell'aspetto e di alta statura. Raggiunta la maggiore età, venne reclutato nella fanteria dell'esercito borbonico ma disertò quando un reparto delle truppe borboniche si ritirò davanti ai garibaldini in Calabria, tornando nel proprio paese natio e rimanendo disoccupato. Con l'unità d'Italia l'instaurazione della dinastia Savoia, rifiutò la chiamata alle armi e si rifugiò sul monte Volturino, formando, assieme al cugino Nicola Masini detto Colicchione, una banda di briganti.Inizialmente attivo nella Val d'Agri, in seguito arrivò ad effettuare scorrerie nelle zone di Melfi, Matera e Terra di Bari, unendosi alle bande dei temibili briganti del Vulture come Carmine Crocco, Ninco Nanco e Giuseppe Caruso. Fu anche attivo nel Vallo di Diano e nel Cilento, saccheggiando in particolare le campagne di Montesano, Arenabianca e Padula. Durante le sue grassazioni, conobbe Maria Rosa Marinelli, giovane contadina che abitava presso suo zio Francesco Nasca, dopo che suo padre fu arrestato con l'accusa di manutengolismo. La Marinelli, arrestata e poi rilasciata perché sospettata di connivenza con Masini, decise poi di seguirlo diventando la sua druda.
Con la nomina del generale Emilio Pallavicini, che fruttò la cattura e la fucilazione di numerosi briganti nel Vulture e in Capitanata, Masini si vide costretto a ripiegare nel Vallo di Diano, cercando protezione e sostentamento nell'influente famiglia Acciari di Sala Consilina. L'abitazione della nobile famiglia Acciari ospiterà anche la sua consorte Maria Rosa. Nel 1864 venne emessa su di lui una taglia di 12.000 lire, rendendolo il terzo brigante più ricercato dalla commissione antibrigantaggio lucana, preceduto da Ninco Nanco (15.000 lire) e Carmine Crocco (20.000 lire).
Masini venne ucciso a Padula durante una serata del 20 dicembre 1864, in un'imboscata tesa dalla Guardia Nazionale del posto, comandata da Filomeno Padula, e da un reggimento di fanteria del regio esercito, guidato dal capitano Francesco Fera, in combutta con un manutengolo che l'aveva ospitato nella sua abitazione. La sua consorte Maria Rosa si costituì e fu condannata a quattro anni di carcere dal tribunale di Potenza. Con la morte del capobrigante, la sua banda venne decimata e i suoi giustizieri vennero decorati ed onorati. Filomeno Padula ricevette un premio di 2857 lire mentre Francesco Fera ricevette un'onorificenza dell'ordine militare di Savoia e fu elogiato dal ministro della guerra Agostino Petitti di Roreto.
La filastrocca sulla fine del brigante
Poco dopo l'uccisione di Masini iniziò a circolare a Padula una filastrocca che racconta gli avvenimenti della serata del 20 dicembre 1864. L'autore è sconosciuto e venne tramandata oralmente senza essere mai stata trascritta. La versione riportata di seguito è stata ricostruita da Giuseppina Pinto.Maria Rosa beltà divina
tutt'u munn a te s'nchina
Tein 'na vest r' seta fina
ca t'ha fatt' u caru Masin
Tien li scarp' r' pell prigiata
ca cumpa' Masin t'ha rialat
Tien' nu vantsin r seta Gregorio
ca t'ha cusut cumpa' Vittorio
Tien li trezz bell e durat
e tutt u' riest è comm na fata
Ind' a la camer' r Masino
C'è na lampada mortacina
Ohi Masino mio stamn attiend
ca stasera c'è trar'miend
Maria Rosa mia statt'sicura
ca 'a casa ru cumpar nun c'è paura
All'intrasatt s'apriu la porta
e Masin' sbiancau comm' a la mort
Si Masin 'na cosa 'e chesta sapia
a chiesa e San Martin l'abbattia
e Maria Rosa pronta e lesta
s' menau pe la f'nesta
Pe' cumpa' G'lard lu traditor
Masin perdiu la vita e l'onor
Fu strasc'nat p' dret e p' nnand
e ch'est è la fin r lu brigand
Taglia sulla cattura di Carmine Crocco, Ninco Nanco e Angelantonio Masini 1864
Maria Rosa Marinelli
a storia
di Maria Rosa è quella di tante ragazze del Sud, figlie di poveri
braccianti. Da questo punto di vista, la sua vicenda costituisce una
sorta di paradigma; il
tempo di queste ragazze era scandito tra il lavoro nei campi come
braccianti d'estate e la tessitura della lana durante l'inverno. Spesso
le uniche occasioni di socializzazione erano le feste religiose del
paese, dove facevano bella mostra di sé ex soldati borbonici, uomini
circondati ad un alone di fascino, accentuato dalla loro divisa azzurro
cupo con i bottoni dorati. Bastava uno sguardo perché scoppiasse
l'amore e insieme al nuovo sentimento, l'inizio, per le donne, di una
vita impossibile. Gli ex soldati del Re bomba erano sovente sorvegliati
speciali della Guardia nazionale, perché sospettati, e non a torto, di
brigantaggio e insieme a loro, le loro donne, che, per sfuggire a una
vita di persecuzioni e stenti, si davano alla macchia divenendo drude di
briganti. Poteva poi accadere che durante un conflitto armato il
capobrigante morisse e la sua donna si costituisse. Giudicata dai
Tribunali militari che erano stati istitutiti in seguito alla legge
Pica, la donna, riconosciuta colpevole, veniva condannata ai lavori
forzati, dopodiché ritornava alla vita normale , spesso tra onori e
riconoscenze. Diversa sorte era riservata agli uomini , come mostrano le
numerose foto scattate dai fotografi ufficiali dell'esercito, macabri
trofei da esibire come deterrenti contro il brigantaggio.
Maria Rosa Marinelli era una
poverissima contadina di Marsicovetere, dal 1862 druda del capobrigante
Angelantonio Masini, terzo tra i massimi ricercati dopo Carmine Crocco e
Ninco Nanco. E' con lui quando il 20 dicembre 1864 il brigante viene
sorpreso dalla Guardia nazionale nella casa di un ex manutengolo di
Padula. Masini viene ucciso, mentre lei riesce a fuggire saltando sui
tetti della case vicine. Costituitasi , verrà sottoposta a processo.
Gli atti del processo, secondo la
ricostruzione fattane nel libro sopracitato, costituiscono un momento
di profonda riflessione non solo per quanto concerne la vicenda della
donna, ma anche sulle conseguenze che il Risorgimento ebbe nell'Italia
meridionale. Attraverso la figura del sottotenente Antonio Polistina,
uomo del Sud, ma piemontesizzato, principale protagonista nelle indagine
sul caso Marinelli , gli autori stimolano ad una riflessione che si
sostanzia nelle parole del militare : forse non era questo il sogno
dell'Italia unita e soprattutto non erano quelli i mezzi per
realizzarlo. E con ciò fa riferimento alle malvagità commesse contro i
briganti e la popolazione civile in seguito all'emanazione della Legge
Pica. Il nuovo stato italiano, infatti, scelse la repressione armata ,
coinvolgendo in questa lotta fratricida rivoltosi e civili, anzi in
particolare quest'ultimi in quanto fonte di sostentameno principale
del brigantaggio: colpendo la rete di conniventi, informatori e
rifornitori, l'insorgenza sociale si sarebbe estinta spontaneamente.
Maria Rosa racconta al sottotenente
di essere stata perseguitata e infamata, sottoposta alla prova della
verginità; racconta della morte del fratello e del padre, di come
rimasta sola fosse stata costretta a seguire il suo uomo, non avendo
altra scelta, lei donna del Sud, senza altro futuro se non quello di una
vita di stenti e di duro lavoro. Polistina , da parte sua, a poco a
poco impara a conoscerla, ad apprezzarne la dignità e il coraggio e a
riconoscere, infine,in tanta sofferenza, anche la responsabilità del
neostato italiano.
Dopo
il processo, il Tribunale di Potenza la condannerà a quattro anni di
reclusione per "associazione a malfattori, estorsione, sequestro di
persona, lesioni". Scontata la pena, Maria Rosa potè sposarsi e vivere
nel suo paese, confortata dall'affetto dei suoi paesani.
perchè google prima di visualizzare il contenuto,...lo ritiene adatto alla visione solo per adulti???
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