El-Gabal
El-Gabal è una divinità solare adorata ad Emesa, in Siria, nei primi secoli dell'Era volgare, e nota per il fatto che uno dei suoi grandi sacerdoti divenne imperatore romano col nome di Eliogabalo. In seguito venne importato nel pantheon romano e assimilato alla divinità solare romana nota come Sol Indiges durante la Repubblica romana e come Sol Invictus nel II e III secolo.
Dio di Emesa
Il nome del dio era derivato da due parole siriache, El ("dio") e gabal (concetto associabile a "montagna", si veda l'ebraico gevul e l'arabo jebel), e significa "il dio [che si manifesta in una] montagna". El-Gabal era adorato nel tempio di Emesa, dove era conservato un betilo (una pietra sacra) conico, probabilmente un meteorite. Erodiano, uno storico siriano del III secolo, racconta che «questa pietra è adorata come se fosse stata inviata dal cielo; su essa si trovano piccole protuberanze e segni, che alla gente piace considerare un grezzo ritratto del sole, perché è così che li vedono».La dinastia reale di Emesa riforniva anche la classe sacerdotale di El-Gabal di alti sacerdoti; quando Domiziano decise di annettere la città all'Impero romano, i sovrani spodestati continuarono ad esercitare una certa influenza sul loro territorio continuando a tenere per sé la carica di gran sacerdote.
Uno dei grandi sacerdoti di El-Gabal fu Giulio Bassiano, la cui prima figlia sposò un generale romano poi salito al trono, Settimio Severo: in questo modo i sacerdoti di El-Gabal si unirono alla dinastia dei Severi, che iniziò a regnare nel 193 sull'Impero.
Eliogabalo
Un nipote di Giulio Bassiano, impropriamente passato alla storia come Eliogabalo, divenne imperatore romano; durante il suo breve regno (218-222) cercò non solo di far entrare il dio sole di Emesa, di cui era gran sacerdote, nel pantheon romano, ma, soprattutto, di renderlo la divinità principale della Religione romana, prima associandolo a Giove e poi facendovi confluire tutte le divinità romane.Fin dal regno di Settimio Severo, l'adorazione della divinità solare era cresciuta in tutto l'impero; Eliogabalo sfruttò questa popolarità per introdurre El-Gabal, che venne rinominato Deus Sol Invictus ("Dio Sole Invitto") e posto al di sopra di Giove (il culto venne introdotto a partire dal 220); per rafforzare il legame tra il nuovo dio e la Religione romana, Eliogabalo fece contrarre a Deus Sol Invictus un "matrimonio sacro" (hieros gamos) con Astarte (la dea lunare), con Minerva, e con la dea cartaginese Urania (Dea Caelestis o Tanit).
Per diventare l'alto sacerdote di El-Gabal, Eliogabalo si fece circoncidere, costringendo anche alcuni suoi collaboratori a fare lo stesso: Cassio Dione Cocceiano racconta che pensò persino di castrarsi, ma non ebbe poi il coraggio di farlo. L'imperatore costrinse i senatori a guardarlo mentre danzava attorno all'altare di Deus Sol Invictus al suono di tamburi e cembali, e ogni solstizio d'estate divenne una grande festa in onore del dio, popolare tra le masse per via della grande distribuzione di viveri. Durante questa festa, Eliogabalo poneva la pietra di Emesa su di un carro adornato con oro e gioielli, che girava la città in parata:
«Un tiro a sei cavalli trasportava la divinità, I cavalli enormi e di un bianco immacolato, con dispendiosi finimenti in oro e ricchi ornamenti. Nessuno teneva le redini, e nessuno era a bordo della biga; il veicolo era scortato come se il dio stesso fosse l'auriga. Eliogabalo camminava all'indietro davanti alla biga, rivolto verso il dio e reggendo le redini dei cavalli. Compiva tutto il viaggio in questo modo inverso, guardando in faccia il suo dio.» |
(Erodiano, Storia romana, v.6) |
Il tempio del dio sole El-Gabal a Emesa, con la pietra sacra, sul retro di questa moneta in bronzo l'usurpatore romano Uranio Antonino
Uranius Antoninus. 253-254 AD. Æ 32mm (21.42 gm). Struck in year 565 of the Seleukid era or 253/254 AD in Emesa.
AYTOK. COYΛΠ. ANTΩNINOC CE., laureate, draped and cuirassed bust right; viewed from behind
EMICΩN KOLΩN , hexastyle temple containing the conical stone of El Gabal (ornamented with a facing eagle), shaded by two umbrellas; pediment ornamented with crescent; date EXF in the exergue.
BMC Galatia etc. pg. 241, 24; Delbrück, "Uranius of Emesa," NumChron (1948), pg. 12, 2d; Baldus 38-42 (pl. IV, dies I/5).
Uranius Antoninus is unknown from the ancient literary sources, although Zosimus
perhaps confuses this usurper with two usurpers he names as Antoninus
and Uranius during the reign of Severus Alexander. He established his
government at Emesa in Syria,
probably in response to repeated Persian attacks rather than as a
challenge to Rome. In any event, it appears he was finally subdued when Valerian I marched to recover the East.
Elagabalus /ˌɛləˈɡæbə.ləs/, Aelagabalus, or Heliogabalus /ˌhiːliəˈɡæbə.ləs/ is a Syro-Roman sun god. Although there were many variations of the name, the god was consistently referred to as Elagabalus in Roman coins and inscriptions from AD 218 on, during the reign of emperor Elagabalus.
Cult
Elagabalus was initially venerated at Emesa in Syria. The name is the Latinised form of the Semitic Ilāh hag-Gabal, which derives from Ilāh "god" and gabal "mountain" (compare Arabic: جبل jabal), resulting in "the God of the Mountain", the Emesene manifestation of the deity. The cult of the deity spread to other parts of the Roman Empire in the second century. For example, a dedication has been found as far away as Woerden, in the modern-day Netherlands.In Rome
The cult statue was brought to Rome by the Emperor Heliogabalus - Marcus Aurelius Antoninus, who, before his accession, was the hereditary high priest at Emesa and was commonly called Elagabalus after the deity.The Syrian deity was assimilated with the Roman sun god known as Sol Invictus ("the Undefeated Sun").
A temple called the Elagabalium was built on the east face of the Palatine Hill to house the holy stone of the Emesa temple, a black conical meteorite. Herodian writes of that stone:
This stone is worshipped as though it were sent from heaven; on it there are some small projecting pieces and markings that are pointed out, which the people would like to believe are a rough picture of the sun, because this is how they see them.Herodian also relates that Elagabalus forced senators to watch while he danced around his deity's altar to the sound of drums and cymbals, and at each summer solstice celebrated a great festival, popular with the masses because of food distributions, during which he placed the holy stone on a chariot adorned with gold and jewels, which he paraded through the city:
A six horse chariot carried the divinity, the horses huge and flawlessly white, with expensive gold fittings and rich ornaments. No one held the reins, and no one rode in the chariot; the vehicle was escorted as if the god himself were the charioteer. Elagabalus ran backward in front of the chariot, facing the god and holding the horses reins. He made the whole journey in this reverse fashion, looking up into the face of his god.Herodian's description strongly suggests that the Emesene cult was inspired by the Babylonian Akitu-festival.
The Emperor also tried to bring about a union of Roman and Syrian religion under the supremacy of his deity, which he placed even above Jupiter, and to which he assigned either Astarte, Minerva or Urania, or some combination of the three, as wife. The most sacred relics from the Roman religion were transferred from their respective shrines to the Elagabalium, including "the emblem of the Great Mother, the fire of Vesta, the Palladium, the shields of the Salii, and all that the Romans held sacred". He reportedly also declared that Jews, Samaritans and Christians must transfer their rites to his temple so that it "might include the mysteries of every form of worship".
After the emperor was killed in 222, his religious edicts were reversed and the cult of Elagabalus returned to Emesa.
Aureo di Eliogabalo, con, al rovescio, la legenda SANCT DEO SOLI ELAGABAL ("Al sacro dio sole El-Gabal") e la raffigurazione di una quadriga che trasporta il betilo (sacra pietra) del tempio del sole di Emesa, custodita nell'Elagabalium a Roma.
Elagabalus
AV Aureus. Struck 218-219 AD. Antioch mint.
IMP C M AVR ANTONINVS P F AVG, laureate, draped & cuirassed bust left, seen from behind;
SANCT DEO SOLI, ELAGABAL in exergue, quadriga right bearing stone of Emesa upon which is an eagle; four parasols around.
Creato: tra il 218 e il 219
Altar of the god Elagabalus, dedicated by Gaius Iulius Avitus Alexianus, about 196/200 A.C: Römisches Museum Augsburg, lap. 331
Leaf disc dedicated to Sol Invictus. Silver, Roman artwork, 3rd century AD. From Pessinus (Bala-Hissar, Asia Minor).
Sol Invictus presso il Museo nazionale romano
Questi elementi e altri ancora – la teatralità, la brutale commistione religiosa orientale-romana – divennero per Artaud un formidabile reagente in un momento insidioso della sua vita, gli anni 1933-34, già pieni di quella radicale insofferenza per il mondo dell’epoca che poi si sarebbe sempre più dichiarata in lui, e lo spinsero a tentare un paradossale ‘romanzo storico’ centrato sulla figura di Eliogabalo. Ma raccontare la storia non può voler dire, per Artaud, muovere dei personaggi fittizi, sulla base di qualche documento. Nonostante la precisa e prestigiosa individuazione delle figure – per esempio nei memorabili ritratti delle varie donne che tramano intorno al giovanissimo imperatore – Eliogabalo non è una storia di personaggi: ciò che Artaud vuole innanzitutto mostrare è un canovaccio metafisico, un episodio della ‘guerra delle effigi’, il balenare dello scontro dei princìpi nell’eros e nel sangue di una vicenda fissata nel tempo.
E quella stessa guerra infuriava nella vita privata di Artaud, era la sua guerra, quella di cui ci parlano tutti i suoi scritti. La fomentazione dell’anarchia, durante il regno di Eliogabalo, diventa così, per Artaud, un processo di riavvicinamento alle forze ‘principiali’, altrimenti occultate dietro lo schermo dell’ordine. Proprio in questo senso i trentacinque anni trascorsi dalla pubblicazione di Eliogabalo dovrebbero averci resi sempre più sensibili a questo romanzo ‘storico’ che si rivolta contro la storia.
Elagabalus in a Chariot drawn by Two Women. Illustration from History of Rome by Victor Duruy (Kegan Paul, Trench & Co, 1884).
Sol Invictus and Jupiter Dolichenus. 2nd century. Museum of Dioclecian Baths (Rome)
L'imperatore Marco Aurelio Antonino Eliogabalo
Le rose di Eliogabalo (Lawrence Alma-Tadema, 1888, olio su tela, collazione privata di Juan Antonio Pérez Simón)
Eliogabalo gran sacerdote del Sole, Simeon Solomon, 1866. Eliogabalo era, per diritto ereditario, gran sacerdote del dio solare di Emesa, El-Gabal; già all'età di quattordici anni esercitava il proprio sacerdozio.
Il trionfo di Eliogabalo, con il betilo dietro le spalle, raffigurato da A. Leroux (1902)
Risvolto
Nel ricchissimo repertorio di vicende
truculente, viziose e fastose della decadenza romana, che da tanti anni
continua a provocare l’immaginazione e il pensiero in tante forme, che
vanno dalla delectatio erotica alla severa riflessione sul
tramontare delle fortune umane, la vita di Eliogabalo è un caso limite:
imperatore-dio a quattordici anni, ucciso e gettato nelle fogne a
diciotto, sacerdote e depravato, amministratore consapevole della
disgregazione e dell’anarchia in seno all’ordine politico più grandioso
che il mondo classico abbia creato, tutto ciò che sappiamo della sua
vita si presenta già di per sé sotto il segno della esasperazione di
tutti i contrasti, una biografia fatta solo di eccessi.Questi elementi e altri ancora – la teatralità, la brutale commistione religiosa orientale-romana – divennero per Artaud un formidabile reagente in un momento insidioso della sua vita, gli anni 1933-34, già pieni di quella radicale insofferenza per il mondo dell’epoca che poi si sarebbe sempre più dichiarata in lui, e lo spinsero a tentare un paradossale ‘romanzo storico’ centrato sulla figura di Eliogabalo. Ma raccontare la storia non può voler dire, per Artaud, muovere dei personaggi fittizi, sulla base di qualche documento. Nonostante la precisa e prestigiosa individuazione delle figure – per esempio nei memorabili ritratti delle varie donne che tramano intorno al giovanissimo imperatore – Eliogabalo non è una storia di personaggi: ciò che Artaud vuole innanzitutto mostrare è un canovaccio metafisico, un episodio della ‘guerra delle effigi’, il balenare dello scontro dei princìpi nell’eros e nel sangue di una vicenda fissata nel tempo.
E quella stessa guerra infuriava nella vita privata di Artaud, era la sua guerra, quella di cui ci parlano tutti i suoi scritti. La fomentazione dell’anarchia, durante il regno di Eliogabalo, diventa così, per Artaud, un processo di riavvicinamento alle forze ‘principiali’, altrimenti occultate dietro lo schermo dell’ordine. Proprio in questo senso i trentacinque anni trascorsi dalla pubblicazione di Eliogabalo dovrebbero averci resi sempre più sensibili a questo romanzo ‘storico’ che si rivolta contro la storia.
11 marzo. La morte di Eliogabalo.
La guardia pretoriana uccide
l’imperatore romano Eliogabalo e proclama Augusto al suo posto il cugino
Alessandro Severo, ultimo rappresentante della dinastia dei Severi. Il
nuovo imperatore sarà a sua volta ucciso 3 anni più tardi.
Elagabalus in a Chariot drawn by Two Women. Illustration from History of Rome by Victor Duruy (Kegan Paul, Trench & Co, 1884).
Statue of Elagabalus as Hercules, re-faced as his successor, Alexander Severus, Naples
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