Jacquemart de Hesdin (c. 1355 – c. 1414) was a French miniature painter working in the International Gothic style. In English, he is also called Jacquemart of Hesdin. During his lifetime, his name was spelt in a number of ways, including as Jacquemart de Odin.
Background
Jacquemart was a painter from Artois. Hesdin, the town from which he took his name, was a fortified citadel in the Pas-de-Calais, then part of Flanders and a stronghold of the Dukes of Burgundy. It is possible that Jacquemart was born there. He was one of the many Netherlandish artists who worked for members of the French royal family from about the middle of the fourteenth century.
Jacquemart's only known patron, John, Duke of Berry (1340–1416), was a younger brother of King Charles V of France. When Charles V died in 1380, his son Charles VI was a minor, so Berry and his brothers Louis I of Anjou, King of Naples (1339–84) and Philip the Bold, Duke of Burgundy (1342–1404), acted as regents of France until 1388. Berry and Burgundy again ruled France from 1392 to 1402, due to the madness of the young Charles VI. Berry spent enormous sums on his art collection, and when he died in 1416 he was deeply in debt. The web site of the Louvre says of Berry: "By his exacting taste, by his tireless search for artists, from Jacquemart de Hesdin to the Limbourg brothers, John of Berry made a decisive contribution to the renewal of art which took place in his time."
Together with Berry's master architect Guy de Dammartin, the Limbourg brothers, and the miniaturist André Beauneveu and his student Jean de Cambrai, Jacquemart was considered to be a friend as well as a protégé of the Duke.
Career and work
Jacquemart's whole career developed at Bourges (the capital of the Province of Berry) at the court of John, Duke of Berry. He was active in the Duke's service from 1384 until 1414 and made a significant contribution to the Duke's famous illuminated books, in particular the Très Belles Heures du Duc de Berry, the Grandes Heures, the Petites Heures, and a Psalter, often working with the Limbourg brothers and the painter known as the Boucicaut Master.
On 28 November 1384, Jacquemart was paid for the first time by the steward of John, Duke of Berry, to cover expenses he and his wife had incurred in Bourges, and he was also paid for his clothes for the coming winter. After 1384, he was paid a regular salary.
In 1398, while Jacquemart was working for Berry in the castle at Poitiers, he was accused with his assistant Godefroy and with his brother-in-law Jean Petit of the theft of colours and patterns from Jean de Hollande, another painter who worked for Berry. Jacquemart is recorded as staying in Bourges in 1399.
The Très Belles Heures du Duc de Berry
(sometimes called the Brussels Hours, from the city where it has long been kept) is chiefly the work of Jacquemart. The book is described in an inventory of Berry's library dated 1402:Unes très belles heures richement enluminées et ystoriées de la main Jacquemart de Odin.
The Très Belles Heures disappeared for several hundred years, but the scholarly consensus is that the manuscript in the Bibliothèque Royale at Brussels is the one described in the 1402 inventory.
Completion of the Petites Heures, which had been started by Jean Le Noir, was entrusted to Jacquemart and others in 1384. Millard Meiss suggests that at least five painters worked on the book's illuminations, Jacquemart and four unidentified artists. One of these four is commonly referred to as the Pseudo-Jacquemart.
Jacquemart's small painting The Carrying of the Cross (vellum mounted on canvas, 38 cm by 28 cm, dated before 1409) is in the Musée du Louvre.
Art
According to Anne Granboulan, Jacquemart "...manifests a certain mastery in the representation of space, thus showing that he had suitably assimilated the lesson of Siena". She says also that he "...attests the new northern naturalist tendencies, in contrast to the idealized art of Jean Pucelle".
The Columbia Encyclopedia (sixth edition) notes that Jacquemart was influenced by Sienese painting, and his work "...included elaborate architectural interiors used to place figures in a believable space". By studying the work of Pucelle and the Italian painters, Jacquemart developed his modelling and rendering of space and modified the realism which is characteristic of the Netherlandish painters of the period.
He is also noted for his marginalia, shapes of animals and foliage which give his manuscript pages a frame.
(o de Esdin, Esdun, Oudain, Odin, Hodin)
Pittore e miniatore, probabilmente di origine fiamminga, attestato al servizio del duca Jean de Berry dal 1384 al 1409.La data della nascita di J. dovrebbe cadere non oltre il 1365, se nel 1384 è designato come "peintre du duc" (Delisle, 1868, p. 62). Nonostante tale qualifica, il nome di J. rimane legato esclusivamente a opere miniatorie, non essendo pervenuta alcuna sua opera pittorica maggiore; dai documenti degli inventari della cancelleria ducale risultano certamente di sua mano la decorazione delle Très Belles Heures di Jean de Berry (Bruxelles, Bibl. Royale, 11060-11061), realizzata nel 1402, e le miniature a piena pagina delle Grandes Heures di Jean de Berry (Parigi, BN, lat. 919), codice decorato nel 1409, come precisa l'inventario del 1413, da J. e da "autres ouvriers de Monseigneur" (Guiffrey, 1894, p. 253).Oltre a ciò sono assegnabili, in parte o del tutto, alla mano di J. anche altre opere eseguite precedentemente per il duca di Berry; Meiss (1967) gli ha attribuito alcune miniature contenute nel Salterio di Jean de Berry (Parigi, BN, fr. 13091), indicato nell'inventario del 1402 come opera dello scultore André Beauneveu, a cui spetterebbero soltanto le ventiquattro figure di apostoli e profeti a grisaille, contenute tra c. 7v e c. 30r, che precedono, realizzando una sorta di concordanza tra Vecchio e Nuovo Testamento - al di sotto di ogni singolo personaggio sono infatti riportate sentenze relative a ciascuno di essi -, l'illustrazione del salterio vero e proprio; figure come quella del Folle (c. 106r) o di Davide salvato dalle acque (c. 127r), denunciando un voluto abbandono dell'accentuazione del modellato cara ad André Beauneveu miniatore e un ricorso a tipologie vicine a quelle di Jean Pucelle, trasfigurate da un nuovo ricorso a tonalità di colori intensi e squillanti, attesterebbero la paternità di J., mentre le rimanenti illustrazioni sarebbero pertinenza di un più debole collaboratore dello stesso J., che spesso si ritrova al suo fianco e che Meiss ha denominato pseudo-Jacquemart (Meiss, 1967, I, pp. 151-155; Les fastes du Gothique, 1981, pp. 341-342). I due collaborano anche alla prosecuzione della decorazione delle Petites Heures di Jean de Berry (Parigi, BN, lat. 18014), lasciata interrotta da Jean le Noir e ripresa verso il 1385 da una équipe guidata da J., al quale spetterebbe buona parte delle miniature. In queste immagini il suo stile si fa ancora più delicato nella resa dei morbidi passaggi chiaroscurali e sempre più attento alle novità provenienti dalla pittura italiana in materia di resa spaziale, attraverso una frequente scansione diagonale dello spazio, evidente in scene come l'Adorazione dei Magi (c. 42v) e Giovanni Battista davanti a Erode (c. 211r). Particolarmente interessante è la scena dell'Annunciazione (c. 22r), con figure eseguite da Jean le Noir e la splendida cornice e l'ambientazione architettonica di mano di Jacquemart.Nella Bibbia di Clemente VII (Roma, BAV, Vat. lat. 50-51), realizzata dopo il 1386 e donata all'antipapa dal duca di Berry e da sua moglie Jeanne de Boulogne, spettano a J. i fregi con le armi dei tre personaggi nel margine inferiore della c. I di entrambi i volumi e due angeli sulla destra della c. I del secondo volume; tale attribuzione risulta avvalorata dal confronto stilistico con le miniature maggiori dei già citati volumi delle Très Belles Heures di Bruxelles, chiaramente dette nell'inventario del 1402 "richement enluminées et ystoriées de la main Jaquemart de Odin" (Guiffrey, 1894). Anche in questo codice infatti emerge la preferenza per una resa sempre più delicata della figura umana e per la definizione dei piani tramite variazioni di colore e contrasti tra zone luminose e ombreggiate; inoltre ancora più evidenti appaiono qui i rapporti con la pittura italiana e segnatamente senese, sia negli splendidi paesaggi, e specialmente in quelli montuosi, che appaiono quasi in ogni scena, sia nella profonda attenzione che J. dimostra verso l'opera di Simone Martini, soprattutto in scene come la Salita al Calvario (p. 186).Propria di J. è poi la resa profondamente composta delle espressioni e dei sentimenti dei personaggi: vero capolavoro in tal senso la separazione tra Madre e Figlio nella stessa scena della Salita al Calvario. Questa stessa è l'unica scena superstite delle perdute miniature a piena pagina che decoravano le Grandes Heures di Parigi, ultima opera cui risulta legato il nome di Jacquemart. Spetta a Pächt (1956) aver riconosciuto nel dipinto su pergamena conservato a Parigi (Louvre) l'opera del miniatore, che mai come in questo vero e proprio pannello (cm. 37,928,3) si dimostra pittore a tutti gli effetti, quale è attestato dai documenti. Sempre più stretti appaiono poi i riferimenti all'opera di Simone Martini, in particolare al pannello di analogo soggetto conservato a Parigi (Louvre), proveniente dal polittico Orsini. Nuova e più vicina al modello è la maggiore tensione drammatica che caratterizza la narrazione, costituita, e questa risulta una novità iconografica, dall'unione della scena della Salita al Calvario con la scena del Suicidio di Giuda. Più articolata appare anche la resa prospettica dello spazio, ottenuta tramite frequenti incroci di diagonali. La decorazione delle Grandes Heures si dimostra dunque chiaramente il momento culminante, dal punto di vista sia del formato sia stilistico, dell'opera miniatoria di Jacquemart.
Bibl.:
Ed. in facsimile. - Les Petites Heures du Duc de Berry, 2 voll., a cura di F. Avril, L. Dunlop, Luzern-Paris 1988-1989.
Letteratura critica. - L. Delisle, Le cabinet des manuscrits de la Bibliothèque Impériale, I, Paris 1868, pp. 56-68; J. Guiffrey, Inventaires de Jean duc de Berry (1401-1416), I, Paris 1894; O. Pächt, Un tableau de Jacquemart de Hesdin?, RLouvre 6, 1956, pp. 149-160; M. Meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry. [I.] The Late Fourteenth Century and the Patronage of the Duke (Studies in the History of European Art, 2), 2 voll., London-New York 1967; M. Thomas, Les Grandes Heures de Jean de France, duc de Berry, Paris 1971; id., L'âge d'or de l'enluminure. Jean de France duc de Berry et son temps, Paris 1979; Les fastes du Gothique. Le siècle de Charles V, cat., Paris 1981; C. Sterling, La peinture médiévale à Paris. 1300-1500, I, Paris 1987.P. Castellani
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