Aio Locuzio
Aio Locuzio o Aio Loquente (in latino: Aius locutius o Aius Loquens) è una divinità della mitologia romana.Il suo nome può essere tradotto come: "nunzio parlante". Divinità dell'avvertimento misterioso che avvisò Roma dell'invasione dei Galli nel 390 a.C. Aveva un tempio, ma non aveva statue o raffigurazioni.
Narra una leggenda che Aio Locuzio avvisò la città di Roma dell'imminente pericolo, ma la voce del Dio non venne ascoltata. Soltanto a pericolo concluso, i Romani compresero e capirono l'aiuto giunto dal dio. Per correggere il loro errore, dedicarono alla divinità un tempio, ma il dio, nonostante il gesto riparatore, non parlò più.
Scrive Tito Livio:
«Venne anche ricordata la necessità di espiare il prodigio di quella
voce notturna che si era sentita annunciare la disfatta prima della
guerra coi Galli ma che non era stata presa in considerazione, e fu
ordinata l'edificazione di un tempio dedicato ad Aio Locuzio sulla Via
Nuova.»
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(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, V, 32) |
Note
- ^ Marco Tullio Cicerone, De Divinatione, I, 101: Non molto prima che la città fosse presa dai Galli, si udì una voce proveniente dal bosco sacro a Vesta, che dai piedi del Palatino scende verso la Via Nuova: la voce ammoniva che si ricostruissero le mura e le porte; se non si provvedeva, Roma sarebbe stata presa dai nemici. Di questo ammonimento, che fu trascurato allora, quando si era in tempo a evitare il danno, fu fatta espiazione dopo quella terribile disfatta: dirimpetto a quel luogo, fu consacrato ad Aio Loquente un altare, che tuttora vediamo protetto da un recinto.
« Gaulois en vue de Rome », huile sur toile d'Evariste-Vital Luminais
(Nantes, 1822 - Paris, 1896). Musée des Beaux-Arts de Nancy.
Aius Locutius
Aius Locutius (Latin: āius locūtius, spoken affirmation) or Aius Loquens (Latin: āius loquens, speaking affirmation), was a Roman deity or numen associated with the Gallic invasions of Rome during the early 4th century BC.According to legend, a Roman plebeian named M. Caedicius heard a supernatural, nocturnal voice that issued from Vesta's sacred grove, at the base of the Palatine hill. It warned him of an imminent Gaulish attack, recommended that the walls of Rome be fortified and instructed him to pass these messages on to the tribune of the plebs; but because of the messenger's humble station, the message was ignored. In consequence, the Gauls entered and burned the city (c. 391 BC). Once the Gauls were repelled, the senate built a temple and altar (known as Ara Aius Locutius or Ara Saepta) to propitiate the unknown deity who had offered the warning. This was said to have been set up where Caedicius had heard the divine voice. Later Roman historians disputed its exact location and no trace remains of the temple or altar; the latter has been historically misidentified with the Palatine altar inscribed si deus si dea ("whether god or goddess"), in cautious dedication to some unknown deity..
In the broad context of official Roman religion, Aius Locutius is exceptional. Officially, the gods might speak through the cryptic writings and utterances of specialised oracles, or through a complex system of signs in answer to the specific questions of State augurs. They might also grant signs of fortune to their most favoured protégés, or speak privately to them in dreams. Aius Locutius gave clear, urgent instructions of great importance to the State, in a voice "clearer than human", but in everyday Latin, to an ordinary plebeian passer-by. Thereafter, according to Cicero, "having acquired a temple, an altar, and a name, 'Speaker' never spoke again". As a trained augur, Cicero was obliged to successfully identify and expiate any prodigies, including such "divine noise" that might signal imminent disaster or divine discontent. Beard (2012) places Aius Locutius at the "extraordinary limit" of such sounds, for the unequivocal clarity of the warning, and the consequences of its rejection by Roman authorities; a god "defined by his voice alone".
The epithet Locutius was also used to invoke one of the deities concerned with child development.
Mapa do Palatino. O Aius Locutius é o número 4, à esquerda, no centro-abaixo.
Guide to Italy and Sicily
Year: 1911 (1910s)
Authors: Macmillan & Co
CAIUS SEXTIUS CALVINUS
ALTARE A AIO LOCUZIO
Rodolfo Lanciani: Roma pagana e cristiana
Travertino. Alt. 106, largh. 82, prof. 67; inv. 379604.
L’ara ha la stessa forma proto-etrusca di due altari conservati nel Palazzo dei Conservatori: i pulvini cilindrici sui lati corti sono infatti aggiunte romane all'originaria forma etrusca. L’ara si compone di due plinti combacianti ed egualmente sagomati con una semplice scozia. Nella fascia del plinto superiore è incisa la seguente iscrizione: "Sei deo sei deivae / sac(rum) C. Sextius / C. f. Calvinus pr(aetor) / de senati sententia / restituit" (Sia a un dio, sia a una dea consacrato, Caio Sestio, figlio di Caio Calvino, pretore, per decreto del Senato rifece).
La divinità dell'ara di Calvino è dunque sconosciuta, non è specificato neppure se era un dio o una dea.
Da alcuni studiosi l'altare è stato messo in relazione con il santuario di Aius Locutius, la divinità misteriosa che aveva annunciato l'imminente invasione dei Galli. I Romani usavano una formula rituale incerta quando si rivolgevano a divinità tutelari di luoghi di grande importanza storica e religiosa, come riferisce Servio (Aen., II, 351). La stessa invocazione ambigua si ritrova infatti negli Atti dei Fratelli Arvali per la consacrazione dei boschi. Forse si temeva che le preghiere non avessero effetto se il nome del dio era designato in forma errata o, più probabilmente, si voleva
occultare al nemico il nome vero del dio, in modo che non potesse propiziarselo.
La formula risulta particolarmente adatta per i cippi pomeriali esposti alla vista del nemico.
Il verbo restituit fa supporre che l'altare venisse periodicamente rinnovato nella sua forma arcaica, per mantenere vivo il ricordo delle origini. Il Sextius Calvinus dell'iscrizione è stato ritenuto il figlio dell'omonimo console del 124 a.C.; l'altare sarebbe stato dedicato nell'età di Silla (i caratteri confermano tale datazione), in un luogo già da tempo sacro al culto del 'dio ignoto'.
CIL I2, 801; Lugli 1946, p. 401 ss.; Helbig 19644 II, p. 865, n. 2082 (E. Simon); Dräger 1994, p. 22 ss.; Tomei 1994, p. 1042 s.
- SEI·DEO·SEI·DEIVAE·SAC
- C·SEXTIVS·C·F·CALVINVS·PR
- DE·SENATI·SENTENTIA
- RESTITVIT
- Sei deo sei deivae sac(r + dative case ending o [masc.] / ae [fem.])
- C(aius) Sextius C(ai) f(ilius) Calvinus pr(aetor)
- de senati sententia
- restituit
- Whether to a god or goddess sacred,
- Gaius Sextius Calvinus, son of Gaius, praetor
- by order of the Senate
- restored this.
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