Albidona
Storia
Albidona tra storia e leggenda
La storia di Albidona è avvolta nella leggenda. Il paese sarebbe stato fondato da un gruppo di profughi guidati dall'indovino Calcante che, ritornando dalla guerra di Troia, approdò sulle coste della Calabria citeriore, dove morì. Le origini di Albidona sono legate all'antica città magno-greca Leutarnia, di cui parlarono Licofrone e Strabone, ma la convergenza topografica tra i due centri non è attestata da alcuna fonte storica. Saranno poi alcuni storici calabresi del XVII e XVIII secolo, il Barrio e il Fiore, a ipotizzare che Albidona sorgesse sulle rovine della mitica Leutarnia. In tempi più recenti ne parlano Giuseppe Antonini, l'abate Romanelli, l'autore inglese Cramer, il Coscia e Gustavo Valente, rifacendosi alle fonti sopra menzionate.(LA) « Supra est Levidonia oppidum et ipsum vetustum, Leutarnia olim dictum, distat a Vicenumo m.p. quattuor, cuius meminit Lycophron in Alex. ubi ait: "Multi vero Syrim circa et Leutarniam terram habitabunt": super quibus verbis Isacius ait: "Syris et Leutarnia civitates sunt et fluvii Italiae, quas incoluerunt reliquiae troianorum, qui ex Ilio evaserunt fugientes in Italiam". Per haec loca Podalirius filius Esculapii pugno ab Hercule interfectus est, et sepultus prope sepulchru Calcantis, ut Lycophron et Isacius aiunt. Adfuit praesens Padalirius bello troiano cum fratre Machaone, duxeruntque naves triginta, ut Dyctis Cretensis refert. Levidonensis ager frumenti et aliarum frugum ferax est, secus littus pinastri frequentes nascuntur. In hoc agro legitur manna, nascuntur cappares, fit et amygdalarum copia. » | (IT) « Sopra si trova il borgo di Levidonia e anch'esso antico, inoltre detto Leutarnia, dista da Vicenumo quattro miglia, di cuo ricorda Licofrone nell'Alexandra dove dice: "Molti, in verità, abiteranno nei pressi di Siri e della terra di Leutarnia": sulle quali parole Isacio afferma: "Siri e Leutarnia sono città e fiumi dell'Italia, che abitarono i superstiti dei troiani, i quali evasero da Troia fuggendo in Italia. Per questi luoghi Podalirio, figlio di Esculapio, fu ucciso in battaglia da Ercole, e fu sepolto vicino al sepolcro di Calcante, come affermano Licofrone e Isacio. Podalirio fu presente vicino nella guerra di Troia con il fratello Macaone, e condussero trenta navi , come riporta Ditti Cretese. Il terreno Levidonese è fertile di frumento e di altri raccolti, diversamente nel litorale nascono numerosi pini selvatici. In questo territorio, si legge, come la manna, nascono i capperi, e si trova abbondanza di mandorle. » |
(Gabriele Barrio, De antiquitate et situ Calabriae) |
Origini
Storicamente, l'esistenza del paese in epoca mediolatina è testimoniata da un documento (forse un atto notarile) risalente al 1106, dove si asserisce il baratto tra alcuni monaci del monastero di S. Angelo di Battipede (nel territorio di Albidona) e un tale Andrea Spezzanite, che abitava nel territorio di Cerchiara. Durante i restauri della Chiesa di Sant'Antonio da Padova del 1957 fu ritrovata una tavola in legno, risalente al 1070, che riporta il finanziamento del restauro della Chiesa da parte di un devoto, tale Massenzio de Rago ("Hoc tectum Massentius de Rago fecit pro sua devotione. 1070"). Ma questo non costituisce una prova certa che attesti l'esistenza di Albidona nell'anno 1000, poiché non è possibile accertare che la data riportata sia esatta o che la tavola lignea non sia una falso di periodi successivi, e inoltre perché il documento asserisce l'esistenza della chiesa, ma non del paese, perché non è certo che le origini del devoto de Rago siano albidonesi.Periodo feudale
Nel periodo feudale Albidona appartenne prima a Corrado D'Amico (1291); questi lo trasmesse in dote alla nipote Avenia, la quale andò in sposa a Giacomo d'Oppido. Poi il feudo passò ai della Marra, ai Sanfelice, ai Castrocucco e infine ai Sanseverino. Con il dominio angioino nelle due Sicilie, il paese passò ai Mormile, duchi di Campochiaro, che lo detennero sino ai primi anni dell'Ottocento.I Chidichimo dall'inizio del 1800 fino al periodo fascista
Nel 1809 si insediarono nel territorio i Chidichimo, famiglia di origine albanese, che, dal duca di Campochiaro, acquisirono le loro proprietà e un certo potere nel territorio albidonese per tutto l'Ottocento e gli anni della dittatura fascista.Durante la loro permanenza napoletana, certamente i numerosi fratelli Chidichimo, dopo il principe di Alessandria Pignone del Carretto, avevano conosciuto e ben frequentato Ottavio Mormile, Duca di Campochiaro e Marchese di Albidona, il cui discendente divenne Ministro degli Esteri di Gioacchino Murat nel corso del 1800. Il Mormile aveva ereditato i feudi di Albidona dal primo duca Ottavio, che a sua volta li aveva ottenuti grazie il matrimonio con Caterina Castracane, baronessa di Albidona dal 1742.
Evidentemente, la buona riuscita dei fratelli Chidichimo nell'amministrare i beni del Pignone, indusse il Campochiaro a dare agli stessi fratelli, o ad alcuni di essi, il compito di gestire i suoi patrimoni, ricadenti nei territori di Trebisacce ed Albidona.
La permanenza ad Albidona dei Chidichimo fu utile alla Famiglia, che cominciò ad acquistare terreni, acquisendo presto la proprietà di quasi tutti i beni del Campochiaro. La piena acquisizione risale ai primi anni del 1800 e fu pagata impegnando i cespiti di Napoli e accendendo un mutuo di 50.000 ducati.
Due grandi riforme legislative mutarono il panorama politico dell'epoca: le leggi sulla eversione del feudalesimo e sulla secolarizzazione dei grandi beni ecclesiastici. Tutto ciò si ripercosse ovviamente anche nello sperduto paese di Albidona, dove già la voce del popolo aveva coniato il detto “la terra appartiene alle tre “C”: Comune, Campochiaro e Chidichimo".
Queste due grandi riforme portano l'avvio dello sviluppo della proprietà borghese e l'aspirazione alla nobiltà per i nuovi ricchi che, nonostante l'eco dei valori della rivoluzione francese, mantenevano come modello sociale la gerarchia aristocratica meridionale. Si vanno formando gli stati nazionali, inizia lo sviluppo dell'economia e, in assenza di strumenti finanziari e specializzati, diffusamente si ricorre ai prestiti privati ipotecari.
Si affaccia la politica senza ancora i partiti e si incominciano a delineare una destra e una sinistra. Dopo l'unità d'Italia, si organizzano le prime elezioni per collegi uninominali, riservate non solo ai nobili, ma anche a uomini appartenenti ad un certo livello di censo.
La politica viene così vista dalla nuova borghesia come la strada per raggiungere lo status nobiliare, tenuto conto che almeno i titoli nobiliari erano sopravvissuti e davano ancora lustro a chi poteva fregiarsene. L'assenza di partiti e le elezioni per collegi uninominali finirono per determinare una politica di alleanze finalizzata a conquistare quanti più voti possibili nei territori contermini.
Così, in ogni famiglia che intendeva dare la scalata al miglioramento sociale, si affermarono due necessità: mantenere ed accrescere il patrimonio, predisporre matrimoni allo scopo di aumentare l'influenza politica nel collegio. Per questo, era una sola figlia destinata a nozze di convenienza politica, per concentrare in tale tentativo di successo tutte le risorse dedicate alla costosa dote. Le altre femmine di Famiglia finivano con rimanere in casa, ovvero, quando non costasse troppo e potendoselo permettere, messe in Monastero.
Alcuni documenti che trattano del viaggio di Ferdinando II a Castrovillari nel 1852, attestano nel convento delle Clarisse la presenza di alcune monache Chidichimo tra cui la badessa. L'affermazione della nuova borghesia ha come conseguenza un maggiore impegno e un più attento controllo dei fattori di produzione del reddito, con particolare riguardo alle attività delle classi sociali inferiori e asservite. Le masse contadine, pur globalmente meno arretrate rispetto al periodo feudale, ne traggono impoverimento, cambiando sostanzialmente il rapporto con il padrone e soprattutto avendo il padrone così vicino, vigile e bisognoso di mezzi per permettersi “a somiglianza di quanto introdotto alla Corte di Francia, di fare vita alla Reggia con grande impiego di mezzi finanziari”. Tale impoverimento delle classi contadine, aggravato dalla politica doganale delle derrate e delle merci, come introdotta dai piemontesi, spingerà allora numerosi meridionali a cercare fortuna emigrando verso le Americhe.
Fu durante il 1800 che i Chidichimo subentrarono in larga parte al Campochiaro, ai monaci basiliani (di cui la Chiesa aveva deciso la secolarizzazione dei beni) e al Marchese Andreassi nella proprietà delle terre nelle zone di Alessandria, Albidona e Trebisacce. Ad avvantaggiare questa crescita patrimoniale e sociale servirono certamente l'aiuto e l'intelligenza di uno dei fratelli della seconda generazione: Luigi Rinaldo, monaco “Cantore” basiliano detto frate Barbaro.
È del 1855 il rogito notarile con cui la Famiglia Chidichimo (rappresentata da Nicolantonio) acquista dal Marchese Andreassi una serie di beni in zona di Trebisacce ed Albidona.
Negli stessi anni centrali del secolo diciannovesimo, c'è un impegno forte della Famiglia a dare la scalata alla politica, in vista dei traguardi nobiliari. Si annoverano così nella Famiglia prima alcuni esponenti con il titolo di Guardia d'Onore, poi diversi sindaci, consiglieri provinciali e due deputati.
Il primo deputato è Luigi Chidichimo (1835-1904), avvocato e politico. Sindaco di Albidona nel 1871, ancora dal 1874 al 1877 e dal 1878 al 1883, consigliere provinciale, presidente della Provincia di Cosenza nel 1881 e deputato al Parlamento nazionale nelle legislature Legislatura X e Legislatura XIV.
Paolino (1860-1918), invece, del ramo di Cassano allo Jonio, dove fu Sindaco, diventa deputato agli inizi del Novecento. Tra i due vi è una profonda differenza di posizione politica, essendo Luigi parlamentare della Sinistra, tra i pochi che ascoltò a Stradella il discorso di Depretis, e Paolino seguace della Destra e, soprattutto, espressione del mondo cattolico.
Si è detto che la politica ed i matrimoni erano l'occasione per alimentare la propria influenza politica nei Comuni in cui si voleva aumentare la propria affermazione e popolarità. Spesso i matrimoni univano nel tempo esponenti delle stesse famiglie come si racconterà delle famiglie Chidichimo e Rovitti, legate da vincoli matrimoniali e d‘affari per quasi un secolo.
Ma l'acquisita ricchezza non generava solo ascese politiche e nobiliari, spesso era lo spunto di grandi guai e problemi, come quando un rappresentante della famiglia veniva rapito a scopo di riscatto, come accadde con Pasquale Chidichimo, rapito dal brigante Franco. Era più che logico in questo contesto come la crescita sociale, anche in senso nobiliare, fosse un elemento importante. Il gradino minimo dell'affermazione politico-sociale era la carica di Sindaco. Si contano così in Famiglia numerosi sindaci nei comuni di influenza dei Chidichimo, a cominciare da Alessandria del Carretto. In questa scalata, il traguardo importante da raggiungere era il Baronato e alle condizioni per raggiungerlo si mescolavano il censo (e cioè la ricchezza), il grado già raggiunto, l'influenza politica.
L'agognato baronato fu raggiunto a coronamento della carriera politica di Luigi, già Consigliere Provinciale e Presidente della Provincia: nell'annuario dei deputati della XIV legislatura, l'On. Luigi è indicato anche come Barone. Tuttavia, la nomina giunse in concomitanza con la grande crisi economica della Famiglia. Le spese ”politiche” del deputato avevano coinvolto praticamente tutta la famiglia, sicché non si fu più in grado di pagare i diritti relativi al brevetto di barone e questo riconoscimento, pur rimanendo agli atti, non fu trascritto nel registro della nobiltà.
In questo lungo periodo si alternarono come sindaci di Albidona altri esponenti della famiglia Chidichimo e di altre famiglie locali egemoni (e abbienti), quali gli Scillone, i Mele, i Dramisino, i Prinsi.
I "moti comunisti" del 1848
Negli anni in cui nelle città italiane ed europee maggiori scoppiarono i moti rivoluzionari, anche Albidona fu interessata dall'ondata di rivolta, che causò il ferimento (e la morte) di alcune persone e l'arresto di molte altre. Il sentimento ribelle fu incentivato anche dalle prime scintille rivoluzionarie scoppiate nel comprensorio di Albidona: ad Amendolara era stato istituito un circolo religioso affiliato alla ""Giovane Italia", guidati dal sacerdote don Vincenzo Mussuto; a Plataci si trovava il prete Angelo Basile, principale promotore dei movimenti.Anche nel piccolo comune di Albidona fu costituito un circolo di sentimento politico "liberale", chiamato dai Borboni "Setta dei rivoltosi", allo scopo di tutelare le famiglie povere e restituire loro le terre confiscate dalle famiglie nobili. Nel 1848 i rivoltosi iniziarono la sommossa, ma il movimento fu soffocato ed essi furono arrestati, processati e condannati dalla polizia borbonica.
I "comunisti", nella Settimana Santa del 1848, iniziarono in alcune aree del territorio albidonese il disboscamento, che non gli era stato concesso dal Comune, al fine di rendere i terreni disboscati coltivabili e assegnarli alle famiglie più povere. Ma le famiglie nobili albidonesi comunicarono, intanto, a Cosenza il "misfatto" dei rivoltosi. Essi, così, organizzarono una manifestazione popolare nel giorno di Pasqua del 1848, con l'appoggio di due liberali facenti parte della famiglia Scillone (altra famiglia abbiente di Albidona) e del notaio Dramisino. I ribelli protestarono in piazza Risorgimento davanti al palazzo Chidichimo, accusandoli di aver detratto il demanio agricolo alle famiglie meno abbienti; con i Chidichimo si schierarono i filo-borbonici. Ad avere la meglio furono i Chidichimo che, con l'appoggio della polizia borbonica, riuscirono a far arrestare e condannare i rivoltosi comunisti; nello scontro morirono addirittura due persone.
Alcuni rivoltosi, come il notaio Dramisino, Francesco Rizzo, Marzio Palermo, il Minucci e Giovanbattista Scillone furono condotti nell'isola di Procida, per scontare la prigionia, e qui morirono dopo qualche anno.
Padre Luigi d'Albidona
Tra i protagonisti dei moti rivoluzionari nel contesto regionale ci fu un frate cappuccino, il noto Padre Luigi d'Albidona, al secolo Luigi Cataldi, nato ad Albidona nel 1818. Il religioso, assegnato al convento di Torano Castello, entrò a far parte della "banda toranese" (composta da 27 uomini), stringendo amicizia con l'anarchico Giuseppe Petrassi e i fratelli Baviera. Partecipò, quindi, agli attacchi alle milizie del "Real governo" a Paola e alla "disfatta" di Castrovillari, dove incontrò anche i 17 albidonesi, che presero parte alla sommossa (tra questi si trovava anche Benedetto Cataldi, fratello del cappuccino, uno dei maggiori promotori della rivolta comunista ad Albidona). Fu arrestato nel 1850, processato nel febbraio del 1852 e condotto dopo un lungo periodo di latitanza nel carcere di Cosenza. Dopodiché fu portato nel carcere dell'isola di Nisida, nei pressi dell'isola di Procida. Il padre si dichiarò sempre e comunque "prigioniero politico", ma fu condannato prima alla pena di 18 anni di prigionia, ridotti in seguito a 13 anni; il cappuccino non li scontò mai tutti, perché morì dopo quattro anni, solo, malato e distrutto dalla terribile prigionia.Il ventennio fascista e il periodo repubblicano (DC)
Nel ventennio fascista si distinsero ancora i Chidichimo (che governarono nel comune a periodi alternati e con i diversi esponenti della famiglia per ben 27 anni) e i Dramisino. Nel primo periodo repubblicano si alternarono ancora i Chidichimo e i Ferraro, ai quali si insediò poi Salvatore Dramisino (già commissario prefettizio durante la dittatura fascista), di ideale degasperiano (DC).Dall'avvento socialista a oggi
Nel 1964, dopo un'amministrazione di 19 anni, fu superato da Antonio Mundo (poi consigliere provinciale, assessore regionale e deputato al Parlamento con il PSI). La campagna elettorale del 1964 fu molto accesa: la lotta politica tra l'esordiente Mundo e l'ormai veterano Dramisino sfociò in duri scontri non solo diplomatici, ma anche fisici, come la cosiddetta "Guerra degli asini" (A guerr d'i ciucc), la quale portò al ferimento di alcuni esponenti e sostenitori dei due partiti. Ma il malcontento popolare causato da un'amministrazione di Dramisino radicata ancora ai vecchi ideali autoritaristi del ventennio Fascista, favorì la vittoria di Mundo.Nei primi anni della sua amministrazione Albidona mutò la sua situazione, con la doverosa costruzione di servizi primari allora non ancora presenti (1964), quali, ad esempio, il sistema fognario, la luce elettrica e la viabilità rurale, della cui attuazione Mundo risentiva l'onere in quanto simbolo di un nuovo sistema politico ormai radicato ad Albidona dopo un periodo non troppo positivo.
L'opposizione degli esponenti della Democrazia Cristiana, che si rifacevano a Dramisino, si affievolì sempre più con il tempo, fino a quando non comparì nel 1970 sulla scena politica locale Michele Viceconte (capogruppo della Democrazia Cristiana), che oppose una strenua ma vana resistenza all'egemonia socialista fino al 1975. Dal 1990 lo stesso Viceconte, diventato capogruppo del P.P.I., ristabilì una nuova opposizione, a cui inoltre si affiancava la storica, seppur flebile dal punto di vista dei consensi, ma non dell'attività di opposizione, frangia del P.C.I., guidata da esponenti quali Rizzo e Corrado. Nella tornata elettorale del 1995, tuttavia, la lista civica che si rifaceva al P.C.I. riuscì ad ottenere un alto numero di consensi, seguito dai Popolari (la cui sommatoria superava i voti ottenuti dai socialisti, anche se l'esito delle elezioni avrebbe comunque favorito la lista civica "mundiana", guidata da Sangineto, il quale, però, fu costretto a dimettersi. Nel 1996 furono indette le nuove elezioni, sancite da un'accesa campagna elettorale. Infatti, la lista dei Popolari (guidata nel 1995 da Arvia) e la lista civica di ispirazione comunista (guidata dall'esordiente e giovane avv. Lizzano) organizzarono un locale "compromesso storico", presentando i propri candidati in una lista comune. Tuttavia, l'esito delle elezioni favorì i socialisti per soli 51 voti.
Dopo il ritiro dalla scena politica locale del Viceconte, alcuni degli esponenti già suoi alleati nel 1996 (Lizzano, Napoli, Salandria, Adduci), insieme ambirono invano alla costituzione di una nuova alleanza politica, che potesse sradicare l'ormai egemone sistema socialista dal potere.
L'ex deputato ha detenuto ininterrottamente le redini dell'amministrazione albidonese per 52 anni, con l'avvicendamento di sindaci di ideale politico comune.
Nel 2016, la tornata elettorale ha portato invece alla fine della storia politica "mundiana", con la vittoria di una lista civica, costituita principalmente da giovani (alcuni di estrazione politica socialista, che hanno rinnegato il legame al vecchio sistema politico guidato dall'ex deputato, e altri provenienti da altre estrazioni politiche minoritarie o neutrali). Dopo una campagna elettorale alquanto accesa, che ha visto come protagonisti i giovani "rottamatori" , guidati dalla candidata Di Palma, avversi alla compagine di espressione della continuità socialista, guidata dal candidato Lizzano, fedelissimo dell'on. Mundo, l'esito delle consultazioni ha portato all'elezione del primo sindaco donna della storia di Albidona, Filomena Di Palma
Chiese e monasteri scomparsi?
La storia di Albidona, anche se in molti tratti legata alla leggenda, racconta l'esistenza nel passato di altri luoghi di culto, che non esistono più: il Monastero di S. Angelo Battipede, il cenobio del Monte S.Elia, il monastero di Santa Veneranda e probabilmente altre chiese o cappelle, che si trovavano forse in paese, attestandosi ai nomi che alcuni rioni di Albidona mantengono ancora: (San Salvatore, San Pietro).Come riporta Giuseppe Rizzo, "La cappella di San Pietro si trovava nello stesso quartiere, all'imbocco della via che porta al rione Convento. Messa fuori uso la cappella, i privati ne ricavarono un piccolo orto recintato; successivamente, al posto dell'orticello fu costruito il garage del segretario Don Ciccio Scillone [...]".
Leonardo Rago
Lo Zampognaro
Festa di San Michele Arcangelo e rito delle "pioche"
La festa di San Michele Arcangelo, Santo patrono di Albidona, si svolge l'8 maggio di ogni anno.
Anticamente
pare che la festa si svolgesse il 29 settembre, giorno consueto per la
Chiesa Cattolica dedicato ai tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.
Poi da un anno all'altro la data fu modificata e da quel momento San
Michele fu festeggiato l'8 maggio. La festa del Santo patrono è quella
che richiama ogni anno tantissimi emigrati, che rinunciano a qualsiasi
impegno, pur di rivivere la festa che più rappresenta il proprio paese.
Il
7 maggio di ogni anno, invece, si festeggia San Francesco da Paola. La
mattina si svolge la tradizionale fiera annuale, mentre nel pomeriggio
si attua la celebrazione eucaristica, seguita da un corteo
processionale, durante il quale il santo viene trasportato lungo le vie
del paese.
Nella
stessa giornata viene intrapresa una tradizione locale molto antica,
legata a un rito arboreo di carattere pagano: la "pioca". Enormi
esemplari di Pino d'Aleppo vengono trasportati a forza d'uomo o con
l'ausilio (da pochi anni) di mezzi a motore agricoli in tutto il paese,
accompagnati dalla musica popolare di suonatori locali di zampogna,
organetto, fisarmonica e tamburello e con i gustosi prodotti tipici di
Albidona (salumi, formaggi, vino locale). La festa si diparte per tutto
il paese, dove altri gruppi di suonatori intraprendono gli stessi
suggestivi accompagnamenti musicali. Solitamente nella serata della
festa di San Francesco le "pioche" vengono innalzate nei punti più ampi
del paese, sorretti da fascine e piccoli legnetti.
L'8
maggio si festeggia il Santo patrono. Nella mattinata si svolge la
celebrazione eucaristica, seguita dalla prima parte della processione,
accompagnata dalla musica della banda musicale o di suonatori locali di
zampogna e da donne in costume tradizionale che trasportano i "cinti"
(suggestivi contenitori per misure agricole decorati con omaggi floreali
o candele). In questa prima parte del corteo processionale si trasporta
l'imponente statua lignea di San Michele di datazione forse
settecentesca dalla Chiesa Madre al quartiere nuovo (Piano Giumenta),
arrestandosi in Piazza S. Rocco.
Nel
primo pomeriggio si riprende la processione, che raggiunge tutto il
centro storico, fino a ritornare nella piccola piazzetta antistante al
Vestibolo della Chiesa nel tardo pomeriggio. Qui si svolge il
tradizionale "incanto", un'asta di prodotti tipici, animali o manufatti
artistici dedicati al santo offerti da alcuni devoti; i soldi ricavati
saranno poi destinati alle spese sostenute per allestire la festa.
Terminato l'incanto nella prima serata, vengono effettuati i suggestivi
fuochi pirotecnici.
Nella
notte, dopo gli spettacoli musicali allestiti grazie alle offerte della
festa, vengono finalmente incendiate le maestose "pioche", il tutto
accompagnato con la musica di strumenti musicali popolari, prodotti
tipici e il buon vino; la festa, spesso, si inoltra anche fino alla
tarda notte o la prima mattinata.
Albidona - Veduta del Centro Storico
Festa di Sant'Antonio da Padova e la "Ndinna" (albero della cuccagna)
La festa di Sant'Antonio da Padova si svolge il 13 giugno di ogni anno.
È
la festa più sentita dagli albidonesi dopo quella del Santo patrono San
Michele, in quanto è molto ricca di tradizioni popolari alquanto
arcaiche e la devozione verso il santo portoghese è molto forte.
Il
rito religioso è affine a quello del patrono, in quanto la mattina si
tiene la celebrazione liturgica, seguita dalla processione, nella quale
il santo di Padova viene trasportato per tutto il paese a forza di
braccia; al rientro del santo nell'omonima chiesa, in piazza Convento,
termina il culto religioso.
Nel
pomeriggio si ha il momento più atteso dell'anno: la "Ndinna" (albero
della cuccagna). Si tratta di un albero di abete, che viene acquistato,
grazie al denaro ricavato dalla festa o alle offerte di alcuni devoti,
dai comuni vicini di Alessandria del Carretto o Terranova del Pollino, i
cui boschi di alta montagna sono ricchi di questo magnifico esemplare
arboreo. Qualche giorno prima della festa di Sant'Antonio, l'abete viene
trasportato da un corteo di albidonesi per le vie principali del paese,
accompagnato dal suggestivo suono di organetti, tamburelli e zampogne e
viene rilasciato in via Armando Diaz, attigua a Piazza Convento.
Nella
festa di Sant'Antonio la "ndinna" viene innalzata nella citata piazza,
dopo essere stata addobbata nella cima con prodotti tipici (uova, vino
locale, fichi secchi, "taralli", formaggio) e a volte con animali vivi
(galli, agnelli, capretti). Dopo di che inizia l'ambita scalata
dell'albero ad opera di alcuni giovani albidonesi, che cercano di
raggiungere la cima dell'albero (assicurati delle dovute precauzioni di
sicurezza), per gustare i suoi buoni prodotti, lanciare dall'alto (circa
15 metri) uova o fichi, nel tentativo di colpire qualche sfortunato
spettatore e diventare il protagonista assoluto della festa di
Sant'Antonio. Nel momento in cui il coraggioso scalatore riesce a
raggiungere la cima si assiste a scene molto divertenti, perché la gente
gremita cerca di spostarsi in zone protette, al fine di evitare qualche
tuorlo d'uovo sul vestito indossato per la festa. Dopo la scalata di
diversi concorrenti, la "Ndinna" viene calata e viene trasportata per il
paese nel suo rifugio, perché sarà utilizzata ancora l'anno seguente.
In
passato l'abete veniva anche unto con oli o sapone, al fine di renderlo
più scivoloso e meno facilmente scalabile, ma oggi questa usanza è
stata ormai eliminata. La festa si conclude nella tarda serata con uno
spettacolo musicale finanziato dalle offerte ricavate dalla festa.
Festa della Madonna del Cafaro
Lungo
un pendio verso la fiumara Avena, si trova l'Abbazia della Madonna del
Cafaro, ricostruita nel Settecento dopo un crollo, contenente un'antica
statua di Madonna con Bambino. La statua è oggetto di devozione e ogni
anno il 15 agosto gli abitanti di Albidona la portano in processione nei
campi circostanti, organizzando una tradizionale festa che unisce il
sacro al profano.
Veduta panoramica dalla timpa del Corice o Garoccella:
si intravedono da sinistra Albidona col Monte Mostarico, la fiumara
Saraceno coi monti di Plataci, i monti dello Sparviere e Alessandria del
Carretto, la Serra Dolcedorme sullo sfondo, Farneta, Nocara,
Montegiordano e il torrente Ferro sulla destra
Veduta panoramica dalla Timpa del Corice (Albidona)
Festa della Madonna della Pietà
La Festa della Madonna della Pietà si svolge il 5 agosto di ogni anno.
MADONNA DEL CAFARO
Torre di Albidona
Palazzo Chidichimo
Palazzo Mele
Palazzo Scillone
Albidona: la Festa di San Michele Arcangelo - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=pMBY_1aqz1Q
18 mag 2015 - Caricato da wditv
Si è tenuta anche quest'anno, ad Albidona, sull'alto ionio calabrese, la tradizionale e partecipata ...Albidona - Attraverso la Fotografia di Franco Middonno. - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=I47E1cieKMA
25 dic 2009 - Caricato da middonno
Albidona - Attraverso la Fotografia di Franco Middonno.Albidona - Tarantella Albidonese - Suona P.le Grizzuti - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=JRkUUMu_40o
24 feb 2008 - Caricato da middonno
Tipica tarantella albidonese suonata da Pasquale GRIZZUTI con l'organetto ed accompagnata con il ...Albidona-ICugini di(in) Campagna (south Italy) - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=6qjTBMKJCts
14 set 2011 - Caricato da levidonia
Albidona - Giornata tra cugini in campagna. Consigliata visione in HD Albidona, Italia, calabria ...Albidona "La murra" - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=WU5NK5j3n_Y
19 ago 2012 - Caricato da Sirio8279
2°torneo di"MURRA" (Città di Siderno) 18/19 settembre lungomare lato sud ....By "BRACCO AND VMV ...ATTENTATO AL SINDACO DI ALBIDONA - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=sxFM7nvTkOo
19 ago 2015 - Caricato da Tele Dehon
ATTENTATO AL SINDACO DI ALBIDONA.Suonata con zampogna alla Pioca 2015 in Albidona - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=Vryg57mypfE
20 mag 2015 - Caricato da Michele_Laino
Pioca 2015 in onore di San Michele Arcangelo in Albidona. In genere la pioca si fa il 7 maggio, ma ...Tarantella ad albidona...!!!! - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=JxMZ6N8pyAA
15 mar 2016 - Caricato da alessio martino
Albidona 2009.... - Duration: 2:24. TheLeonardoo 4,765 views · 2:24 · Carnevale Albidonese 2016 ...Mietitura tradizionale del grano - Albidona (CS) - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=cXIWIO5FRpU
3 lug 2013 - Caricato da middonno
La mietitura tradizionale del grano nella campagna di Albidona. Masseria Filazzola. Video registrato ...Albidona (CS) 1° festa della ciliegia - YouReporter.it
www.youreporter.it/video_Albidona_CS_1_festa_della_ciliegia_1
12 giu 2010
www.villapianaonline.it ha voluto documentare la 1° festa della ciliegia tenutasi il 12 giugno 2010, ad ...Costumi tradizionali di Albidona - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=sOIPPiIO8Bk
25 dic 2009 - Caricato da middonno
Costumi tradizionali di Albidona - Riprese e montaggio video a cura di Franco Middonno, Attori ...Albidona, Calabria, sud italia, south Italy, Süditalien, sud de l'Italie ...
https://www.youtube.com/watch?v=o2B89XElLI8
14 apr 2013 - Caricato da levidonia
mail:gaservice@libero.it - Albidona in foto. Consigliata visione in HD Raccolta fotografica di alcuni ...Albidona da Vivere - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=isuRKy3hQjg
15 lug 2012 - Caricato da albidona davivere
Up next. Albidona Natura Cultura Storie e Tradizioni Popolari Parte V Chiesette fuori dal centro abitato ...Albidona - "...ANTINN" - L'albero della Cuccagna - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=NKNvq2qT-Tw
4 gen 2008 - Caricato da middonno
ANTINN", in dialetto albidonese, l'albero delle Cuccagna. Si innalza il giono dei festeggiamenti in ...
Contiene molte inesattezze e imperfezioni. Ad esempio 1070 non poteva essere scritto in cifre arabe perchè ancora non conosciute. E poi citere le fonti in una ricerca storica è essenziale
RispondiEliminaInfatti le cifre indo-arabe furono introdotte da Finonacci nel 1222 con la pubblicazione del "Liber abbaci"
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