Aiello Calabro
"...
Ajello sopra una bicocca, e l mare in lontananza: il Cielo che, quale
splendida conca arrovesciata, posa sul colossale tripode di quei tre
monti, e 'l Sole che volgendo al tramonto spruzza strisce di sangue
sulle bianche mura di Ajello.... e poi ditemi se arte e natura, se
grazia di cielo, e fantasia di amante poteano chiudere ed immaginare
maggior beltà, e fascino più dolce nel seno di Cleopatra". Vincenzo
Padula, 1864
I segni della storia in questo piccolo ma suggestivo paese di Calabria sono ben visibili. Le origini (sebbene alcuni hanno sostenuto fosse la mitica Tilesio, città greca) risalgono ai Romani (il nome Agellus, piccolo campo, da cui deriva il nome attuale ne è una chiara testimonianza). Posto in un luogo strategico, per il controllo delle vie di comunicazione (una deviazione della Via Capua-Rhegium passava proprio da qui), Aiello è stato nel corso dei secoli al centro di aspre lotte di potere. I Saraceni del vicino Emirato di Amantea, come racconta la leggenda, nel tentativo di farlo capitolare “per fame”, furono persuasi a desistere dal genio degli aiellesi che per dimostrare di avere scorte a sufficienza, dalle mura del castello lanciarono delle pizze di formaggio ottenute dal latte delle loro donne. I normanni, nel 1065, guidati da Roberto il Guiscardo lo assediarono per quattro mesi, prima di ottenerne la resa. L'importanza di questo lembo di terra “…grossa, nobile, et civile” è dimostrata nel corso delle alterne vicende storiche. Con gli Aragonesi, il feudo aiellese, dai Sersale fu assegnato al viceré di Calabria e conte di Ajello, Francesco Siscar. Tale periodo per Aiello è molto florido e si registra una notevole espansione demografica, sociale ed economica che continua con il Viceregno spagnolo in cui cresce l'agricoltura e la produzione della seta. Nel 1566 il Feudo aiellese viene acquistato per 38 mila ducati dal principe di Massa, Alberico Cybo Malaspina. Con questa famiglia di origini liguri toscane, che mantenne la proprietà del feudo sino all'eversione della feudalità, lo “Stato di Aiello” passa da contea a marchesato e poi a ducato nel 1605. A questo periodo si devono alcune delle più pregevoli testimonianze architettoniche artistiche e storiche del Borgo antico: il palazzo Cybo e la omonima cappella gentilizia. Ma anche il castello, “una delle prime fortezze del regno”, come ebbe a definirlo Leandro Alberti nel 1525-6, che fu scelta come dimora dal cavaliere Francesco Cybo, dove organizzò una ricca biblioteca con opere rarissime. Nel decennio francese la cittadina passa nella giurisdizione del cantone di Belmonte, quindi nel governo di Rogliano, sino al 1811, anno in cui diventa capoluogo di Circondario (comprendente Terrati, Serra, Lago, Laghitello, Pietramala e Savuto). Dopo vi fu: la Restaurazione borbonica, poi Garibaldi che unì l'Italia, il Brigantaggio, e il terremoto del 1905 che distrusse buona parte dell'abitato. Nel 1864 prese il nome di Aiello di Calabria che mutò poi nel 1928 in Aiello Calabro, incorporando Cleto e Serra, i quali divennero comuni autonomi il primo nel 1934, il secondo nel 1937.
Navi dei veleni? Fantasie ambientaliste
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin? Uccisi per una
questione di donne! Natale de Grazia? Morto per un indigestione! La
Jolly Rosso? Trasportava Baci Perugina! I rifiuti nella valle
dell'Oliva? Qualche frigorifero e lavatrice buttati lì dagli stessi
amantani! La Cunsky, l'Ivonne e la Sporadis? navi usate da Fellini per i
suoi film! Il pentito Fonti? Un visonario che farà uso di LSD! gli
ambientalisti? guerrafondai! i giornalisti di inchiesta? avvoltoi che
scrivono per vendere libri! E' sarcasmo questo? No è quanto davvero
pensano i grandi rassicuratori regionali dopo aver letto la richiesta di
archiviazione emessa dal procuratore aggiunto della Procura di
Catanzaro Giuseppe Borrelli. La prima risposta a caldo viene da Alfonso
Lorelli del Comitato De Grazia, che da insigne professore studioso di
letteratura classica ci ricorda Tucidide. "La povera gente come noi, - scrive Lorelli
- che si batte a mani nude per conoscere la verità su problemi enormi
come l'affare nucleare, viene sempre zittita attraverso una vasta ed
incontrollabile organizzazione dei poteri forti e coalizzati operanti in
silenzio, che comprende sia la manipolazione dell'informazione che la
somministrazione di una verità ufficiale le cui fonti di prova sono
sempre sottratte ai cittadini. Come scrisse Tucidide, 2400 anni fa, "il
mondo è retto dagli arcana imperii... alcune verità vanno nascoste al
popolo nel superiore interesse del Principe....". Ha colto nel
segno Lorelli, ed ha sintetizzato bene il momento che viviamo. Il
rischio che una verità, anzi tante verità, vengano definitivamente
sepolte con dieci paginette di una richiesta di archiviazione.
Dovremo aspettare cosa deciderà il Gip a proposito, ma non ci illudiamo. Siamo abituati in Italia a queste operazioni. Lo siamo dalla strage di Piazza Fontana , dove ci fecero credere per diversi anni che la strage era stata compiuta dagli anarchici. E per anni subì la carcerazione e la continua persecuzione un anarchico come Pietro Valpreda, mentre l'amico Pinelli venne scaraventato giù da una finestra della Questura. Fu un suicidio ci dissero. Come ci dissero che era un terrorista Peppino Impastato. Ucciso dai clan palermitani e messo su un binario della ferrovia. Ci vollero anni per scoprire che era stato un omicidio. E ci volle la testardaggine della madre a scoprire la verità. Sulla strage di Ustica non sappiamo ancora niente. Ma ci vollero anni per stabilire che era stato colpito da un missile. Per anni ci dissero che era stato un incidente. Ci vorranno ancora anni per accertare che sono stati i francesi che sbagliarono obbiettivo , pensando di colpire l'aereo di Gheddafi. Come ci dissero che fu un incidente la morte di Mattei. Come fu un incidente la morte dei cinque anarchici calabresi investiti da un camion davanti l'abitazione del principe nero Julio Valerio Borghese. Potrei continuare per pagine e pagine, riscrivendo la storia dell'Italia, degli italiani, dei nostri governanti passati e presenti , del ruolo dei servizi segreti, del ruolo che hanno certi procuratori al servizio delle verità di Stato, degli "arcani imperi" come scrive Tucidide.
E di servizi segreti ne parla proprio Giuseppe Bellantone ex comandante della capitaneria di Porto di Vibo Valentia, presente allo spiaggiamento della Jolly Rosso,sulla spiaggia di Formciche, il 14 dicembre del 1990, interrogato dal Presidente commissione rifiuti , Gaetano Pecorella, l'8 marzo scorso. Alcune sue dichiarazioni sono sconcertanti, così come lo furono quelle di Moschitta e Scimone sul caso De Grazia. Bellantone prima si nasconde dietro tanti "non ricordo" , poi pressato dalla commissione comincia a far affiorare qualcosa dalla sua mente. Per esempio quando ammette che nessuno gli chiese, da parte della Procura di Paola e dei carabinieri di fare particolari accertamenti sul contenuto della nave . Bellantone dice: "Se qualcuno avesse voluto un mio intervento, me lo avrebbe detto. Quando la nave era lì, io comunicavo con la magistratura e con tutti, ma nessuno mi ha mai detto di fare accertamenti particolari su altre questioni, o di indagare. Nessuno mi ha mai rivolto una richiesta del genere. Certamente, se qualcuno mi avesse appoggiato su questioni fuori dalle mie competenze, io avrei potuto verificare molte altre cose, che invece in quelle circostanze non vedevo, perché nessuno mi diceva di approfondire. Dunque, io ho fatto la mia inchiesta. Quello che dovevo fare, l'ho fatto, e la cosa finiva lì ". E Pecorella insiste . "Senta io sono veramente sorpreso. Leggo testualmente dalle sue dichiarazioni: «Preciso che solo successivamente, riflettendo su quanto accaduto, misi a fuoco la circostanza che alcuni dei documenti di cui sopra facevano riferimento alla radioattività. Ciò accadde precisamente in seguito alla visita presso la Capitaneria di porto di Vibo Valentia del dottor Neri, oggi presente, del maresciallo Scimone» - che lei oggi dice di non aver incontrato - «e del compianto capitano De Grazia». E qui descrive che il capitano De Grazia le mostrò i documenti fatti come «triangoli» eccetera, e lei ricordò che erano sulla nave e così via." Bellantone risponde di non conoscere quel verbale adducendo dubbi sulla sua compilazione da parte del dott. Neri , Procuratore di Reggio Calabria che indagava sulle navi affondate in Calabria. Poi si trincea dietro non ricordo.
Ma pressato dalla Commissione Bellantone comincia a ricordare qualcosa. Per esempio ricorda di aver avuto contatti con De Grazia e dice : " Io ho sempre detto che la morte di De Grazia è rimasta senza alcuna spiegazione. Il capitano De Grazia era sano come un pesce e non aveva mai avuto problemi. Il primo ad avere la notizia della sua morte sono stato io, e quindi sono il primo ad essere rimasto male. Non me la spiego nemmeno adesso. Prima che De Grazia partisse per quel viaggio, ci eravamo sentiti e io gli avevo chiesto se era preoccupato. Lui mi disse di no e che in quel viaggio avrebbe dovuto esserci anche il dottor Neri. Io gli raccomandai di stare attento, perché sapevo che la questione era delicata, anche perché lui ogni tanto me ne parlava. Poi è successo quello che è successo".
Così come ricorda che attorno alla nave ci fu un via vai continuo di gente che saliva e che scendeva, di camion che trasportavano rifiuti, di mancati controlli, che andrebbero tutti approfonditi in una inchiesta che nessuno al momento vuole più fare, considerando chiuso il caso. La richiesta di archiviazione del Procuratore Borrelli, non si accolla del lavoro che la commissione rifiuti sta facendo, e delle centinaia di ore di registrazione che ha a suo carico da diversi anni, di testimoni giunti da ogni parte dell'Italia. Persone che hanno detto tanto sulle navi affondate, sul lavoro svolto da persone come il capitano De Grazia che nelle dieci paginette non viene minimamente citato. La richiesta di archiviazione sembra scritta sulla Nave Oceano. Tutto proviene da quella settimana di lavoro, costata 345 mila euro . Lavoro che è consistito solo nello scandagliare quel pezzettino di tirreno davanti Cetraro riportando coordinate peraltro in contrasto con le altre prese dalla Coopernaut. Quella nave è il Catania, scrive il procuratore Borrelli, e nessuno lo mette in dubbio, ma nessuno esclude che a solo qualche centinaio di metri vi possa essere una nave affondata dal pentito Fonti o chi per esso. D'altra parte basterebbe leggere ciò che scrive la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria riguardo ad una quarantina di navi affondate lungo le coste calabresi e non rientranti in alcun censimento. Ciò non vuol dire che siano tutte navi tossiche, ma che non sono censite.
Buon senso avrebbe voluto che una nave giunta sul tirreno per valutare la presenza di navi tossiche facesse un lavoro ad ampio raggio censendo tutto ciò che vi è nei fondali calabresi. Sarebbe costato un poco di più di sicuro, ma alla fine tutto il lavoro finito sarebbe stato scientificamente perfetto al di là delle dichiarazioni di un pentito come Fonti, al quale tutto si chiede meno come facesse a sapere delle tre navi e della presenza di fronte a Cetraro di una nave affondata, se pur nella prima guerra mondiale. Fonti è un subacqueo ? Un esperto di battaglie navali ? Uno studioso della 1 guerra mondiale ? L'archiviazione peraltro smentisce tutto il lavoro fatto, non da alcuni giornalisti d'inchiesta e da ambientalisti, ma delle Procure di Reggio Calabria nella persona del procuratore Neri , dalle capitanerie di porto di Vibo e di Reggio Calabria, dal pm Francesco Greco che fu il primo a sviluppare un lavoro serio sulle navi dei veleni, la Jolly Rosso in particolare e poi quella davanti a Cetraro, per poi ritrattare clamorosamente tutto il suo stesso lavoro, dal capitano De Grazia, dall'ex assessore all'ambiente della regione Calabria Silvio Greco che attivò subito le ricerche tramite la nave Coopernaut, e per ultimo dal procuratore capo del Tribunale di Paola Bruno Giordano. Senza togliere il lavoro d'inchiesta fatto per decenni dalle associazioni ambientaliste quali Greenpeace, Legambiente e WWF. Lavoro di anni ed anni , inficiato e incredibilmente buttato a mare in dieci paginette. Così come viene buttato a mare , ed è il caso di dirlo, ciò che vide il tecnico della Coopernaut Giuseppe Arena. A pag.8 della richiesta di archiviazione, il procuratore Borrelli, a proposito della stiva piena di fusti, vista da Arena e poi negata dallo stesso, si riferisce alla commissione d'inchiesta scrivendo testualmente : " analoghe dichiarazioni sono state rese,in maniera anche esplicita, alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti".
Andiamo a leggere queste "dichiarazioni rese in maniera esplicite", che piuttosto, sembrano fatte in maniera contraddittoria. Giuseppe Arena parla esplicitamente di una stiva piena di sedimenti. Quindi la stiva non era vuota come sostenuto dal tecnico della Nave Oceano. Questo il passaggio:
"PRESIDENTE. Posto che le stive fossero piene, i sedimenti - sappiamo tutti che cosa sono - si appoggiano sul fondo. Comunque, per intenderci, siccome su questo punto ci sono notizie controverse, quando lei parla di una stiva che aveva dei sedimenti, anzi erano due le stive, lei le ha viste entrambe...
GIUSEPPE ARENA, Amministratore unico della società Arena Sub. No, ne ho vista soltanto una. Comunque, abbiamo guardato appena all'interno della seconda, giusto per capire di che...
PRESIDENTE. Era piena, nel senso che i sedimenti o qualunque cosa fosse riempivano completamente la stiva, o solo la parte...
GIUSEPPE ARENA, È una bella domanda la sua. Ripeto, al momento in cui ci siamo affacciati, come si evince anche dal filmato che lei sicuramente avrà visto, abbiamo notato i sedimenti , a livello di coperta. Tuttavia, non me la sento di dire con certezza assoluta che la stiva fosse piena.
PRESIDENTE. Era piena la stiva? GIUSEPPE ARENA . No, non mi sento di dirle che era piena. Sicuramente bisognerebbe fare una più approfondita indagine. Quello che ho visto, guardando subito dopo la murata, come si vede dal filmato, sono dei sedimenti presenti fino alla profondità di campo illuminata dai fari. Al di là, a 450 metri di profondità, non si riesce a vedere.
Insomma i sedimenti c'erano ma la stiva non era piena ? Vi sembra una dichiarazione esplicita questa ? E poi il presidente Pecorella chiede se lui avesse rilasciato un intervista al settimanale Espresso. Arena nega in parte che fosse stata un intervista , ma piuttosto una "chiacchierata" . Il presidente Pecorella chiede chiarimenti a proposito della dichiarazione fatta all'Espresso sui fusti ( «La nave che ho ispezionato aveva due stive ed erano piene, tanto che un pesce cercava di entrare e non riusciva») e Arena così risponde :"Ho detto che le stive sembravano piene e che c'è anche il pesce posato sopra" .Se una stiva si riempie di sedimenti vuol dire che è anche possibile che in quella stiva ci fosse qualcosa. Il Procuratore Borrelli , infine riporta la dichiarazione di due pescatori della zona che affermano che le reti si rompevano in quei punti già da 45-50 anni , per cui la nave era lì da moltissimi anni e non dall'anno dell'affondamento detto dal pentito Fonti. Ma perché non ascoltare il giornalista Riccardo Bocca che a sua volta aveva registrato le dichiarazioni di Arena ? Falsità del giornalista quindi ? Perché non aprire , allora, un procedimento su di lui per diffamazione ? Nella richiesta di archiviazione si parla anche della lunghezza della nave. Il procuratore Borrelli scrive " che il relitto ispezionato dalla mare Oceano misura 103 metri, mentre la lunghezza del piroscafo Catania è indicata nel sito Miramar Ship Index in 95,8. La differenza tra la lunghezza di 103 mt e quella di 101,50 mt appare invece ben spiegabile con un imprecisione nella scansione e con eventuali fratture dello scafo quali effettivamente sembrano evidenziarsi dalla scansione tridimensionale ".
Insomma la misura della nave non è un dato scientificamente certo in quanto si parla di "eventuali fratture". La nave trovata nel 2006 dal Pm Francesco Greco misurava 126 metri. Il ROv inviato dalla regione Calabria il 12 settembre del 2009 indicava una lunghezza di 116. Differenze quindi sostanziali che non possono essere spiegate con una "eventuale frattura" della Catania. Così come le coordinate . Fra quelle del registro navale e quella della Mare Oceano c'è una differenza di 3,8 miglia nautiche, che vogliono dire ben 7 chilometri. Vi è di conseguenza il ragionevole dubbio che le navi potessero essere due ? E sempre a proposito di fondali marini e sedimenti, la richiesta di archiviazione non dedica neanche un rigo alla famosa ordinanza di divieto di pesca fatta dalla capitaneria di Porto di Cetraro. In quell'ordinanza, è bene ricordarlo agli smemorati, la n. N° 03/2007, così recitava. "Il Capo del Circondario Marittimo e Comandante del Porto di Cetraro: VISTA la nota prot. n° 04.02.6748 del 10.04.2007 con la quale la Direziona Marittima - 5° C.C.A.P. di Reggio Calabria ha fatto pervenire la comunicazione della Procura della Repubblica di Paola relativa ai risultati di campionamenti di sedimenti marini a profondità compresa tra i 370 metri e i 450 metri nelle acque antistanti i Comuni di Belvedere M.mo (CS) e di Cetraro (CS) nelle zone di mare indicate nell'articolo 1 della presente ordinanza;
VISTI i risultati delle predette analisi che hanno evidenziato il superamento del valore di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) nei predetti sedimenti marini, relativamente all'arsenico (area 1 e 2) e al cobalto (area 2), nonché un valore molto alto per l'alluminio e valori del cromo di attenzione nelle aree 1 e RITENUTO necessario disporre misure immediate per eliminare gli effetti della presenza di tali sostanze, al fine della tutela della pubblica e privata incolumità.....ORDINA Con decorrenza immediata e fino a nuova disposizione è vietata l'attività di pesca a strascico nelle due aree sotto indicate e riportate nell'allegato stralcio di carta nautica, parte integrante della presente ordinanza.
Nell'archiviazione non si parla dell'ordinanza di divieto di pesca ma se ne parla indirettamente ed in materia contraddittoria, quando proprio nell'ultima pagina si parla della presenza di tracce di Cesio 137 (prodotto che proviene dalle centrali nucleari quindi altamente radioattivo) . Qui il procuratore Borrelli scrive che " a proposito delle lievi tracce di CS137 rinvenute, ha evidenziato come la presenza di tale radionuclide nelle matrici ambientali " è di sovente rilevata". Quindi le tracce ci sono e dove sono state trovate se non nell'area controllata dalla Mare Oceano ? Tanto è vero che i pesci prelevati nell'area sono stati inviati all'Istituto Zooprofilattico di Portici che all'interno dei quali ha trovato la presenza di metalli che però scrive nell'archiviazione " non sono superiori ai limiti previsti dalla direttiva 2000/60/CE emanata dal parlamento Europeo ". Sappiamo come funzionano queste direttive. Si tengono alti i limiti altrimenti dovrebbero vietare tutto il pescato del mediterraneo pieno di fogne, metalli pesanti, arsenico, cesio e chissà quant'altro.
Ed ecco subito all'attacco i rassicuratori. Non aspettavano altro. Si sono subito riuniti a Cetraro il 31 marzo scorso per organizzare, dicono, un rilancio della costa tirrenica, sollecitati dal direttore del quotidiano Calabria Ora, Piero Sansonetti, che dopo aver cercato di riabilitare con un convegno i fascisti della rivolta di Reggio Calabria , insieme al governatore Scopelliti, adesso vuole riabilitare la costa tirrenica "dalle falsità e bugie a mezzo stampa" . Tutti insieme , i rassicuratori organizzeranno un mega convegno nel mese di maggio, dal gruppo subacqueo paolano, agli albergatori, ai pescatori , agli imprenditori e naturalmente da tutti i sindaci ed amministratori vari provinciali e regionali se non nazionali a questo punto come la Ministro Prestigiacomo. Dovranno dimostrare che qui è tutto pulito; che non ci sono navi affondate; che non ci sono depuratori che vanno in tilt a Scalea e Santa Maria del Cedro, come dimostrato dal recente rapporto della Legambiente ; dovranno dimostrare , anche, che qui non ci sono cosche ‘ndranghetiste che gestiscono i traffici della droga, dell'usura, delle tangenti, e che Cetraro che ha avuto un mese fa, una quarantina di arrestati come appartenenti alla cosca Muto, è un paesino tranquillo. A questo punto potrebbero far intervenire anche il "Re del pesce", che ha querelato il pentito Fonti sentendosi diffamato dalle sue affermazioni sul suo coinvolgimento nell'affondamento delle navi, dal momento che è stato definitivamente prosciolto nella richiesta di archiviazione. Ma il convegno potrebbe andare ben oltre, "già che ci siamo" come si usa dire. Potrebbe tranquillizzare l'opinione pubblica del tirreno riguardo ai centomila metri cubi di materiale tossico ritrovato , attraverso i carotaggi lungo il fiume Oliva, asserendo che trattasi di materiale normale. Così come la radioattività riscontrata nella cava lungo il fiume Oliva è normale e naturale. Anche i malati di tumore nella costa tirrenica, qualche migliaio, si potrebbe dire che quel tumore lo hanno preso in gita a Porto Marghera a Venezia, o all'ILVA di Taranto, o con le radiazioni venute da Cernobyl e recentemente da Fukushima . Potrebbero anche dire, "già che ci siamo" che le centinaia di morti di tumore alla Marlane di Praia a Mare sono dovuti al fumo di sigarette, essendo tutti ex fumatori, e potrebbero anche dire "già che ci siamo " che la famiglia di Antonella Politano di Paola, sterminata dai vapori di una centralina elettrica posta di fronte a casa sua, è morta per le verdure che mangiavano. Rassicuriamo tutti, seppelliamo le verità insieme ai rifiuti tossici, tanto nessuno potrà mai dimostrare, cosa c'è a 500 metri di profondità. La ‘ndrangheta ha vinto, questo possiamo dirlo. Ha vinto perché ha dimostrato che questo lavoro sporco si può fare ed è più redditizio di qualsiasi altro lavoro. Basta andare in Bangladesh, come hanno dimostrato in un servizio televisivo " le Iene" ( pensate chi fa le inchieste serie ! ndr) e registrare o comprare qualsiasi nave e rimetterla di nuovo in mare o destinare alla demolizione . Dopo di che , si affonda la nave piena di rifiuti tossici in qualche parte del mondo e se questa viene cercata, la ritroveranno iscritta nei registri in Cina ed in Bangladesh. Non ci aveva pensato nessuno!
Fonte: Blog Scirocco e Mezzoeuro
Dovremo aspettare cosa deciderà il Gip a proposito, ma non ci illudiamo. Siamo abituati in Italia a queste operazioni. Lo siamo dalla strage di Piazza Fontana , dove ci fecero credere per diversi anni che la strage era stata compiuta dagli anarchici. E per anni subì la carcerazione e la continua persecuzione un anarchico come Pietro Valpreda, mentre l'amico Pinelli venne scaraventato giù da una finestra della Questura. Fu un suicidio ci dissero. Come ci dissero che era un terrorista Peppino Impastato. Ucciso dai clan palermitani e messo su un binario della ferrovia. Ci vollero anni per scoprire che era stato un omicidio. E ci volle la testardaggine della madre a scoprire la verità. Sulla strage di Ustica non sappiamo ancora niente. Ma ci vollero anni per stabilire che era stato colpito da un missile. Per anni ci dissero che era stato un incidente. Ci vorranno ancora anni per accertare che sono stati i francesi che sbagliarono obbiettivo , pensando di colpire l'aereo di Gheddafi. Come ci dissero che fu un incidente la morte di Mattei. Come fu un incidente la morte dei cinque anarchici calabresi investiti da un camion davanti l'abitazione del principe nero Julio Valerio Borghese. Potrei continuare per pagine e pagine, riscrivendo la storia dell'Italia, degli italiani, dei nostri governanti passati e presenti , del ruolo dei servizi segreti, del ruolo che hanno certi procuratori al servizio delle verità di Stato, degli "arcani imperi" come scrive Tucidide.
E di servizi segreti ne parla proprio Giuseppe Bellantone ex comandante della capitaneria di Porto di Vibo Valentia, presente allo spiaggiamento della Jolly Rosso,sulla spiaggia di Formciche, il 14 dicembre del 1990, interrogato dal Presidente commissione rifiuti , Gaetano Pecorella, l'8 marzo scorso. Alcune sue dichiarazioni sono sconcertanti, così come lo furono quelle di Moschitta e Scimone sul caso De Grazia. Bellantone prima si nasconde dietro tanti "non ricordo" , poi pressato dalla commissione comincia a far affiorare qualcosa dalla sua mente. Per esempio quando ammette che nessuno gli chiese, da parte della Procura di Paola e dei carabinieri di fare particolari accertamenti sul contenuto della nave . Bellantone dice: "Se qualcuno avesse voluto un mio intervento, me lo avrebbe detto. Quando la nave era lì, io comunicavo con la magistratura e con tutti, ma nessuno mi ha mai detto di fare accertamenti particolari su altre questioni, o di indagare. Nessuno mi ha mai rivolto una richiesta del genere. Certamente, se qualcuno mi avesse appoggiato su questioni fuori dalle mie competenze, io avrei potuto verificare molte altre cose, che invece in quelle circostanze non vedevo, perché nessuno mi diceva di approfondire. Dunque, io ho fatto la mia inchiesta. Quello che dovevo fare, l'ho fatto, e la cosa finiva lì ". E Pecorella insiste . "Senta io sono veramente sorpreso. Leggo testualmente dalle sue dichiarazioni: «Preciso che solo successivamente, riflettendo su quanto accaduto, misi a fuoco la circostanza che alcuni dei documenti di cui sopra facevano riferimento alla radioattività. Ciò accadde precisamente in seguito alla visita presso la Capitaneria di porto di Vibo Valentia del dottor Neri, oggi presente, del maresciallo Scimone» - che lei oggi dice di non aver incontrato - «e del compianto capitano De Grazia». E qui descrive che il capitano De Grazia le mostrò i documenti fatti come «triangoli» eccetera, e lei ricordò che erano sulla nave e così via." Bellantone risponde di non conoscere quel verbale adducendo dubbi sulla sua compilazione da parte del dott. Neri , Procuratore di Reggio Calabria che indagava sulle navi affondate in Calabria. Poi si trincea dietro non ricordo.
Ma pressato dalla Commissione Bellantone comincia a ricordare qualcosa. Per esempio ricorda di aver avuto contatti con De Grazia e dice : " Io ho sempre detto che la morte di De Grazia è rimasta senza alcuna spiegazione. Il capitano De Grazia era sano come un pesce e non aveva mai avuto problemi. Il primo ad avere la notizia della sua morte sono stato io, e quindi sono il primo ad essere rimasto male. Non me la spiego nemmeno adesso. Prima che De Grazia partisse per quel viaggio, ci eravamo sentiti e io gli avevo chiesto se era preoccupato. Lui mi disse di no e che in quel viaggio avrebbe dovuto esserci anche il dottor Neri. Io gli raccomandai di stare attento, perché sapevo che la questione era delicata, anche perché lui ogni tanto me ne parlava. Poi è successo quello che è successo".
Così come ricorda che attorno alla nave ci fu un via vai continuo di gente che saliva e che scendeva, di camion che trasportavano rifiuti, di mancati controlli, che andrebbero tutti approfonditi in una inchiesta che nessuno al momento vuole più fare, considerando chiuso il caso. La richiesta di archiviazione del Procuratore Borrelli, non si accolla del lavoro che la commissione rifiuti sta facendo, e delle centinaia di ore di registrazione che ha a suo carico da diversi anni, di testimoni giunti da ogni parte dell'Italia. Persone che hanno detto tanto sulle navi affondate, sul lavoro svolto da persone come il capitano De Grazia che nelle dieci paginette non viene minimamente citato. La richiesta di archiviazione sembra scritta sulla Nave Oceano. Tutto proviene da quella settimana di lavoro, costata 345 mila euro . Lavoro che è consistito solo nello scandagliare quel pezzettino di tirreno davanti Cetraro riportando coordinate peraltro in contrasto con le altre prese dalla Coopernaut. Quella nave è il Catania, scrive il procuratore Borrelli, e nessuno lo mette in dubbio, ma nessuno esclude che a solo qualche centinaio di metri vi possa essere una nave affondata dal pentito Fonti o chi per esso. D'altra parte basterebbe leggere ciò che scrive la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria riguardo ad una quarantina di navi affondate lungo le coste calabresi e non rientranti in alcun censimento. Ciò non vuol dire che siano tutte navi tossiche, ma che non sono censite.
Buon senso avrebbe voluto che una nave giunta sul tirreno per valutare la presenza di navi tossiche facesse un lavoro ad ampio raggio censendo tutto ciò che vi è nei fondali calabresi. Sarebbe costato un poco di più di sicuro, ma alla fine tutto il lavoro finito sarebbe stato scientificamente perfetto al di là delle dichiarazioni di un pentito come Fonti, al quale tutto si chiede meno come facesse a sapere delle tre navi e della presenza di fronte a Cetraro di una nave affondata, se pur nella prima guerra mondiale. Fonti è un subacqueo ? Un esperto di battaglie navali ? Uno studioso della 1 guerra mondiale ? L'archiviazione peraltro smentisce tutto il lavoro fatto, non da alcuni giornalisti d'inchiesta e da ambientalisti, ma delle Procure di Reggio Calabria nella persona del procuratore Neri , dalle capitanerie di porto di Vibo e di Reggio Calabria, dal pm Francesco Greco che fu il primo a sviluppare un lavoro serio sulle navi dei veleni, la Jolly Rosso in particolare e poi quella davanti a Cetraro, per poi ritrattare clamorosamente tutto il suo stesso lavoro, dal capitano De Grazia, dall'ex assessore all'ambiente della regione Calabria Silvio Greco che attivò subito le ricerche tramite la nave Coopernaut, e per ultimo dal procuratore capo del Tribunale di Paola Bruno Giordano. Senza togliere il lavoro d'inchiesta fatto per decenni dalle associazioni ambientaliste quali Greenpeace, Legambiente e WWF. Lavoro di anni ed anni , inficiato e incredibilmente buttato a mare in dieci paginette. Così come viene buttato a mare , ed è il caso di dirlo, ciò che vide il tecnico della Coopernaut Giuseppe Arena. A pag.8 della richiesta di archiviazione, il procuratore Borrelli, a proposito della stiva piena di fusti, vista da Arena e poi negata dallo stesso, si riferisce alla commissione d'inchiesta scrivendo testualmente : " analoghe dichiarazioni sono state rese,in maniera anche esplicita, alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti".
Andiamo a leggere queste "dichiarazioni rese in maniera esplicite", che piuttosto, sembrano fatte in maniera contraddittoria. Giuseppe Arena parla esplicitamente di una stiva piena di sedimenti. Quindi la stiva non era vuota come sostenuto dal tecnico della Nave Oceano. Questo il passaggio:
"PRESIDENTE. Posto che le stive fossero piene, i sedimenti - sappiamo tutti che cosa sono - si appoggiano sul fondo. Comunque, per intenderci, siccome su questo punto ci sono notizie controverse, quando lei parla di una stiva che aveva dei sedimenti, anzi erano due le stive, lei le ha viste entrambe...
GIUSEPPE ARENA, Amministratore unico della società Arena Sub. No, ne ho vista soltanto una. Comunque, abbiamo guardato appena all'interno della seconda, giusto per capire di che...
PRESIDENTE. Era piena, nel senso che i sedimenti o qualunque cosa fosse riempivano completamente la stiva, o solo la parte...
GIUSEPPE ARENA, È una bella domanda la sua. Ripeto, al momento in cui ci siamo affacciati, come si evince anche dal filmato che lei sicuramente avrà visto, abbiamo notato i sedimenti , a livello di coperta. Tuttavia, non me la sento di dire con certezza assoluta che la stiva fosse piena.
PRESIDENTE. Era piena la stiva? GIUSEPPE ARENA . No, non mi sento di dirle che era piena. Sicuramente bisognerebbe fare una più approfondita indagine. Quello che ho visto, guardando subito dopo la murata, come si vede dal filmato, sono dei sedimenti presenti fino alla profondità di campo illuminata dai fari. Al di là, a 450 metri di profondità, non si riesce a vedere.
Insomma i sedimenti c'erano ma la stiva non era piena ? Vi sembra una dichiarazione esplicita questa ? E poi il presidente Pecorella chiede se lui avesse rilasciato un intervista al settimanale Espresso. Arena nega in parte che fosse stata un intervista , ma piuttosto una "chiacchierata" . Il presidente Pecorella chiede chiarimenti a proposito della dichiarazione fatta all'Espresso sui fusti ( «La nave che ho ispezionato aveva due stive ed erano piene, tanto che un pesce cercava di entrare e non riusciva») e Arena così risponde :"Ho detto che le stive sembravano piene e che c'è anche il pesce posato sopra" .Se una stiva si riempie di sedimenti vuol dire che è anche possibile che in quella stiva ci fosse qualcosa. Il Procuratore Borrelli , infine riporta la dichiarazione di due pescatori della zona che affermano che le reti si rompevano in quei punti già da 45-50 anni , per cui la nave era lì da moltissimi anni e non dall'anno dell'affondamento detto dal pentito Fonti. Ma perché non ascoltare il giornalista Riccardo Bocca che a sua volta aveva registrato le dichiarazioni di Arena ? Falsità del giornalista quindi ? Perché non aprire , allora, un procedimento su di lui per diffamazione ? Nella richiesta di archiviazione si parla anche della lunghezza della nave. Il procuratore Borrelli scrive " che il relitto ispezionato dalla mare Oceano misura 103 metri, mentre la lunghezza del piroscafo Catania è indicata nel sito Miramar Ship Index in 95,8. La differenza tra la lunghezza di 103 mt e quella di 101,50 mt appare invece ben spiegabile con un imprecisione nella scansione e con eventuali fratture dello scafo quali effettivamente sembrano evidenziarsi dalla scansione tridimensionale ".
Insomma la misura della nave non è un dato scientificamente certo in quanto si parla di "eventuali fratture". La nave trovata nel 2006 dal Pm Francesco Greco misurava 126 metri. Il ROv inviato dalla regione Calabria il 12 settembre del 2009 indicava una lunghezza di 116. Differenze quindi sostanziali che non possono essere spiegate con una "eventuale frattura" della Catania. Così come le coordinate . Fra quelle del registro navale e quella della Mare Oceano c'è una differenza di 3,8 miglia nautiche, che vogliono dire ben 7 chilometri. Vi è di conseguenza il ragionevole dubbio che le navi potessero essere due ? E sempre a proposito di fondali marini e sedimenti, la richiesta di archiviazione non dedica neanche un rigo alla famosa ordinanza di divieto di pesca fatta dalla capitaneria di Porto di Cetraro. In quell'ordinanza, è bene ricordarlo agli smemorati, la n. N° 03/2007, così recitava. "Il Capo del Circondario Marittimo e Comandante del Porto di Cetraro: VISTA la nota prot. n° 04.02.6748 del 10.04.2007 con la quale la Direziona Marittima - 5° C.C.A.P. di Reggio Calabria ha fatto pervenire la comunicazione della Procura della Repubblica di Paola relativa ai risultati di campionamenti di sedimenti marini a profondità compresa tra i 370 metri e i 450 metri nelle acque antistanti i Comuni di Belvedere M.mo (CS) e di Cetraro (CS) nelle zone di mare indicate nell'articolo 1 della presente ordinanza;
VISTI i risultati delle predette analisi che hanno evidenziato il superamento del valore di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) nei predetti sedimenti marini, relativamente all'arsenico (area 1 e 2) e al cobalto (area 2), nonché un valore molto alto per l'alluminio e valori del cromo di attenzione nelle aree 1 e RITENUTO necessario disporre misure immediate per eliminare gli effetti della presenza di tali sostanze, al fine della tutela della pubblica e privata incolumità.....ORDINA Con decorrenza immediata e fino a nuova disposizione è vietata l'attività di pesca a strascico nelle due aree sotto indicate e riportate nell'allegato stralcio di carta nautica, parte integrante della presente ordinanza.
Nell'archiviazione non si parla dell'ordinanza di divieto di pesca ma se ne parla indirettamente ed in materia contraddittoria, quando proprio nell'ultima pagina si parla della presenza di tracce di Cesio 137 (prodotto che proviene dalle centrali nucleari quindi altamente radioattivo) . Qui il procuratore Borrelli scrive che " a proposito delle lievi tracce di CS137 rinvenute, ha evidenziato come la presenza di tale radionuclide nelle matrici ambientali " è di sovente rilevata". Quindi le tracce ci sono e dove sono state trovate se non nell'area controllata dalla Mare Oceano ? Tanto è vero che i pesci prelevati nell'area sono stati inviati all'Istituto Zooprofilattico di Portici che all'interno dei quali ha trovato la presenza di metalli che però scrive nell'archiviazione " non sono superiori ai limiti previsti dalla direttiva 2000/60/CE emanata dal parlamento Europeo ". Sappiamo come funzionano queste direttive. Si tengono alti i limiti altrimenti dovrebbero vietare tutto il pescato del mediterraneo pieno di fogne, metalli pesanti, arsenico, cesio e chissà quant'altro.
Ed ecco subito all'attacco i rassicuratori. Non aspettavano altro. Si sono subito riuniti a Cetraro il 31 marzo scorso per organizzare, dicono, un rilancio della costa tirrenica, sollecitati dal direttore del quotidiano Calabria Ora, Piero Sansonetti, che dopo aver cercato di riabilitare con un convegno i fascisti della rivolta di Reggio Calabria , insieme al governatore Scopelliti, adesso vuole riabilitare la costa tirrenica "dalle falsità e bugie a mezzo stampa" . Tutti insieme , i rassicuratori organizzeranno un mega convegno nel mese di maggio, dal gruppo subacqueo paolano, agli albergatori, ai pescatori , agli imprenditori e naturalmente da tutti i sindaci ed amministratori vari provinciali e regionali se non nazionali a questo punto come la Ministro Prestigiacomo. Dovranno dimostrare che qui è tutto pulito; che non ci sono navi affondate; che non ci sono depuratori che vanno in tilt a Scalea e Santa Maria del Cedro, come dimostrato dal recente rapporto della Legambiente ; dovranno dimostrare , anche, che qui non ci sono cosche ‘ndranghetiste che gestiscono i traffici della droga, dell'usura, delle tangenti, e che Cetraro che ha avuto un mese fa, una quarantina di arrestati come appartenenti alla cosca Muto, è un paesino tranquillo. A questo punto potrebbero far intervenire anche il "Re del pesce", che ha querelato il pentito Fonti sentendosi diffamato dalle sue affermazioni sul suo coinvolgimento nell'affondamento delle navi, dal momento che è stato definitivamente prosciolto nella richiesta di archiviazione. Ma il convegno potrebbe andare ben oltre, "già che ci siamo" come si usa dire. Potrebbe tranquillizzare l'opinione pubblica del tirreno riguardo ai centomila metri cubi di materiale tossico ritrovato , attraverso i carotaggi lungo il fiume Oliva, asserendo che trattasi di materiale normale. Così come la radioattività riscontrata nella cava lungo il fiume Oliva è normale e naturale. Anche i malati di tumore nella costa tirrenica, qualche migliaio, si potrebbe dire che quel tumore lo hanno preso in gita a Porto Marghera a Venezia, o all'ILVA di Taranto, o con le radiazioni venute da Cernobyl e recentemente da Fukushima . Potrebbero anche dire, "già che ci siamo" che le centinaia di morti di tumore alla Marlane di Praia a Mare sono dovuti al fumo di sigarette, essendo tutti ex fumatori, e potrebbero anche dire "già che ci siamo " che la famiglia di Antonella Politano di Paola, sterminata dai vapori di una centralina elettrica posta di fronte a casa sua, è morta per le verdure che mangiavano. Rassicuriamo tutti, seppelliamo le verità insieme ai rifiuti tossici, tanto nessuno potrà mai dimostrare, cosa c'è a 500 metri di profondità. La ‘ndrangheta ha vinto, questo possiamo dirlo. Ha vinto perché ha dimostrato che questo lavoro sporco si può fare ed è più redditizio di qualsiasi altro lavoro. Basta andare in Bangladesh, come hanno dimostrato in un servizio televisivo " le Iene" ( pensate chi fa le inchieste serie ! ndr) e registrare o comprare qualsiasi nave e rimetterla di nuovo in mare o destinare alla demolizione . Dopo di che , si affonda la nave piena di rifiuti tossici in qualche parte del mondo e se questa viene cercata, la ritroveranno iscritta nei registri in Cina ed in Bangladesh. Non ci aveva pensato nessuno!
Fonte: Blog Scirocco e Mezzoeuro
Francesco Cirillo
04/04/2011
La storia di Aiello Calabro
Aiello, un piccolo borgo circondato da innumerevoli campagne, ha una lunga storia alle sue spalle.
Originariamente, i grandi studiosi della storia riconducevano Aiello, o meglio, Ayello, alla famosa citta’ greca di Tyllesium e sebbene evidenti traccie di riconoscimento si rivelano nel luogo, ancor oggi questo dubbio non e’ stato sciolto.
Sul territorio aiellese sono evidenti i segni distintivi della presenza di diverse dominazioni, come quelle romane, greche, saracene e bizantine che in diversi periodi occuparono il paese. Ma solo con l’ arrivo dei Normanni (1059/1193) si hanno le prime documentazioni scritte.
Si narra che nel 1065 Roberto il Guiscardo e suo fratello Ruggero, conquistatori del Sud d’ Italia, dovettero affrontare una dura resistenza per impossessarsi di Aiello, assediando per quattro mesi il suo castello.
Era evidente l’ attaccamento del duca Roberto alla citta’ di Aiello e alla vicina Terrati, per esso luogo di grande culto religioso e innumerevoli saranno i suoi interventi e provvedimenti a favore delle istituzioni religiose di Aiello che in periodo era alquanto isolato poiche’ oggetto delle razzie dei Saraceni E’ sotto la dominazione normanna che Aiello diventa un importante centro nevralgico e funzionale all’ intero circondario.
La dominazione normanna fu seguita dalla quella degli Svevi(1194/1250) con a capo il geniale imperatore Federico II che in settant’ anni di dominio porto’ un grande progresso e un benessere sociale anche per le classi sociali meno abbienti.
Dolorose furono le conseguenze all’ avvento degli angioini(1266/1442). Carlo I D’ Angio’, re di Sicilia nel 1265 nomino’ castellano di Aiello Guglielmo Usvaldo. Nel 1268 gli angioni subirono la rivolta di Corradino, figlio di Federico II, che vide la resistenza di Aiello ed Amantea contro Pietro Ruffo.
Gli angioini superarono ogni difficile situazione, ogni tradimento, ponendo la propria egemonia sui terrotori che non avevano nessuna intenzione di cedere ad altro popolo.
Il periodo della dominazione angioina e’ ricordato come uno dei piu’ buio della storia aiellese e a pagare le conseguenze furono le classi piu’ povere, rese ancora piu’ povere dal forte aumento di tassi e dazi.
Con Alfonzo I di Aragona inizia la sovranita’ spagnola in Calabria ( 1442/ 1503) e anche un periodo di forte prosperita’ economica, sociale e culturale. La stampa fa il suo ingresso nella societa’ di Aiello che si trova a vivere anni d’ oro soprattutto nella seconda meta’ del secolo quando accresce il suo sviluppo e la sua espansione economica e demografica.
In questo periodo fanno il loro ingresso nel territorio le nobili famiglie dei Di Malta, Giannuzzi, Liguori, Gallo Amato, Borazio che influenzeranno di molto le scelte sociali del paese.
Morto Alfonso I D’ Aragona, Francesco Siscar, suo nominato, soffri’ molto le conseguenze dell’ attacco che gli Angioini mossero agli Aragonesi.
Aiello nel 1574 passa alla nobile famiglia dei Cybo Malaspina che resteranno al potere fin’ oltre il 1700 e in questo lasso di tempo si ha la costruzione della chiesa di S. Giuliano, la Cappella nel convento dei Minori Osservanti e la contea di Aiello divenne “ Marchesato” in primo momento e “Ducato” in seguito.
Questi attimi di luce furono rabbuiati da tristi episodi come la carestia del 1604/1606, la crisi monetaria del 1622,
il terribile terromoto del 1638 che causo’ gravi danni e perdite. Ma forte sulle proprie gambe, Aiello guidato da persone potenti riesce a risalire dalla sua bassa fortuna e ad essere descritto dall’ abate Pachinelle, in visita nel 1693, come un paese prospero nonostante la notevole riduzione di popolazione.
Allontanatosi quasi del tutto i Cybo Malaspina, Aiello subi’ un nuovo dominio da parte dei Borboni il cui sopo principaleera l’ attuazione di una politica liberale e di sviluppo e a paterne le maggiori conseguenze furono nobilta’ e clero che persero parte dei loro privilegi.
La rivoluzione napoletana del 1799 fu appoggiata dagli aiellesi che sognavano i principi liberali che essa propugnava.
Ma questi sogni svanirono in poco tempo sopraffatti da una realta’ di dure imposizioni da parte dei francesi, reduci della loro rivoluzione del 1789. Cosi Aiello si rassegno’alla reazione del cardinale Ruffo che nomino’ suo amministratore il barone De Dominicis. Tra atti di violenza e sollevazioni popolari le condizioni del paese peggiorarono smisuratamente finche’ nel 1808 re Giocchino intrarprese iniziative per sollevare Aiello dalla sua bassa fortuna.
E fu proprio esso ad emanare la “ Legge eversiva della feudalita’” e approvo’ l’ abolizione dei patrimoni ecclesiastici costringendo il nobile De Dominicis a dimettersi dal suo ruolo di amministratore.Dalla meta’ del diciassettesimo secolo le condizioni demografiche di Aiello registrano un aumento di popolazione che comunque non durera’ per molto in quanto gia’ negli anni sessanta i paesi verranno abbandonati per andare incontro al richiamo della citta’.
Nel 1905 un grave terremoto provoco’ il distacco di enormi parti di roccia su cui era stato costruito il castello che si andarono ad abbattersi su case e strade distruggendo e seppellendo tutto cio’ che era sul loro cammino.
Ricostruita , Aiello nel 1928 ebbe il cambio del nome in “ Aiello Calabro”.
Colpita e mai affondata delle guerre che si sono svolte nel corso degli anni, Aiello Calabro ha resistito al trascorrere del tempo e alla pesantezza dei piedi che hanno percorso le sue vie, le sue vinelle, le sue piazze…
Dalle rughe del suo volto si nota la sua antichita’, dal colore del suo cielo si vede quanto questo paese ha lottato e quanto ancora lottera’ per la sua liberta’ e per la sua storia da conservare e raccontare a chi la vuole ascoltare.
Originariamente, i grandi studiosi della storia riconducevano Aiello, o meglio, Ayello, alla famosa citta’ greca di Tyllesium e sebbene evidenti traccie di riconoscimento si rivelano nel luogo, ancor oggi questo dubbio non e’ stato sciolto.
Sul territorio aiellese sono evidenti i segni distintivi della presenza di diverse dominazioni, come quelle romane, greche, saracene e bizantine che in diversi periodi occuparono il paese. Ma solo con l’ arrivo dei Normanni (1059/1193) si hanno le prime documentazioni scritte.
Si narra che nel 1065 Roberto il Guiscardo e suo fratello Ruggero, conquistatori del Sud d’ Italia, dovettero affrontare una dura resistenza per impossessarsi di Aiello, assediando per quattro mesi il suo castello.
Era evidente l’ attaccamento del duca Roberto alla citta’ di Aiello e alla vicina Terrati, per esso luogo di grande culto religioso e innumerevoli saranno i suoi interventi e provvedimenti a favore delle istituzioni religiose di Aiello che in periodo era alquanto isolato poiche’ oggetto delle razzie dei Saraceni E’ sotto la dominazione normanna che Aiello diventa un importante centro nevralgico e funzionale all’ intero circondario.
La dominazione normanna fu seguita dalla quella degli Svevi(1194/1250) con a capo il geniale imperatore Federico II che in settant’ anni di dominio porto’ un grande progresso e un benessere sociale anche per le classi sociali meno abbienti.
Dolorose furono le conseguenze all’ avvento degli angioini(1266/1442). Carlo I D’ Angio’, re di Sicilia nel 1265 nomino’ castellano di Aiello Guglielmo Usvaldo. Nel 1268 gli angioni subirono la rivolta di Corradino, figlio di Federico II, che vide la resistenza di Aiello ed Amantea contro Pietro Ruffo.
Gli angioini superarono ogni difficile situazione, ogni tradimento, ponendo la propria egemonia sui terrotori che non avevano nessuna intenzione di cedere ad altro popolo.
Il periodo della dominazione angioina e’ ricordato come uno dei piu’ buio della storia aiellese e a pagare le conseguenze furono le classi piu’ povere, rese ancora piu’ povere dal forte aumento di tassi e dazi.
Con Alfonzo I di Aragona inizia la sovranita’ spagnola in Calabria ( 1442/ 1503) e anche un periodo di forte prosperita’ economica, sociale e culturale. La stampa fa il suo ingresso nella societa’ di Aiello che si trova a vivere anni d’ oro soprattutto nella seconda meta’ del secolo quando accresce il suo sviluppo e la sua espansione economica e demografica.
In questo periodo fanno il loro ingresso nel territorio le nobili famiglie dei Di Malta, Giannuzzi, Liguori, Gallo Amato, Borazio che influenzeranno di molto le scelte sociali del paese.
Morto Alfonso I D’ Aragona, Francesco Siscar, suo nominato, soffri’ molto le conseguenze dell’ attacco che gli Angioini mossero agli Aragonesi.
Aiello nel 1574 passa alla nobile famiglia dei Cybo Malaspina che resteranno al potere fin’ oltre il 1700 e in questo lasso di tempo si ha la costruzione della chiesa di S. Giuliano, la Cappella nel convento dei Minori Osservanti e la contea di Aiello divenne “ Marchesato” in primo momento e “Ducato” in seguito.
Questi attimi di luce furono rabbuiati da tristi episodi come la carestia del 1604/1606, la crisi monetaria del 1622,
il terribile terromoto del 1638 che causo’ gravi danni e perdite. Ma forte sulle proprie gambe, Aiello guidato da persone potenti riesce a risalire dalla sua bassa fortuna e ad essere descritto dall’ abate Pachinelle, in visita nel 1693, come un paese prospero nonostante la notevole riduzione di popolazione.
Allontanatosi quasi del tutto i Cybo Malaspina, Aiello subi’ un nuovo dominio da parte dei Borboni il cui sopo principaleera l’ attuazione di una politica liberale e di sviluppo e a paterne le maggiori conseguenze furono nobilta’ e clero che persero parte dei loro privilegi.
La rivoluzione napoletana del 1799 fu appoggiata dagli aiellesi che sognavano i principi liberali che essa propugnava.
Ma questi sogni svanirono in poco tempo sopraffatti da una realta’ di dure imposizioni da parte dei francesi, reduci della loro rivoluzione del 1789. Cosi Aiello si rassegno’alla reazione del cardinale Ruffo che nomino’ suo amministratore il barone De Dominicis. Tra atti di violenza e sollevazioni popolari le condizioni del paese peggiorarono smisuratamente finche’ nel 1808 re Giocchino intrarprese iniziative per sollevare Aiello dalla sua bassa fortuna.
E fu proprio esso ad emanare la “ Legge eversiva della feudalita’” e approvo’ l’ abolizione dei patrimoni ecclesiastici costringendo il nobile De Dominicis a dimettersi dal suo ruolo di amministratore.Dalla meta’ del diciassettesimo secolo le condizioni demografiche di Aiello registrano un aumento di popolazione che comunque non durera’ per molto in quanto gia’ negli anni sessanta i paesi verranno abbandonati per andare incontro al richiamo della citta’.
Nel 1905 un grave terremoto provoco’ il distacco di enormi parti di roccia su cui era stato costruito il castello che si andarono ad abbattersi su case e strade distruggendo e seppellendo tutto cio’ che era sul loro cammino.
Ricostruita , Aiello nel 1928 ebbe il cambio del nome in “ Aiello Calabro”.
Colpita e mai affondata delle guerre che si sono svolte nel corso degli anni, Aiello Calabro ha resistito al trascorrere del tempo e alla pesantezza dei piedi che hanno percorso le sue vie, le sue vinelle, le sue piazze…
Dalle rughe del suo volto si nota la sua antichita’, dal colore del suo cielo si vede quanto questo paese ha lottato e quanto ancora lottera’ per la sua liberta’ e per la sua storia da conservare e raccontare a chi la vuole ascoltare.
Lepore Rosanna
donne fanno "La Vucata" ad Aiello Calabro
Banda di Aiello Calabro 1925
Bar Di Peppino u Varbiere di Aiello Calabro
Piazza Plebiscito Aiello Calabro
Il Forno a legna per fare il pane
Castello di Aiello Calabro
Il ritorno dei soldati dalla guerra 1919
chiesa di san giuliano facciata aiello
La via d'accesso al Castello medioevale. AIELLO CALABRO
A. Civitelli con familiari
Novanta anni fa, il 20 febbraio 1921, i fatti di Aiello Calabro. Due morti in una dimostrazione contro la tassa sul focatico
AIELLO CALABRO (COSENZA).
Aiello Calabro. La festa delle Grazie
AIELLO CALABRO IERI OGGI E .....mpg - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=f7YaJrapSc0
07 nov 2011 - Caricato da Simona Falsetti
IL CASTELLO Il castello di Aiello è il castello che sovrasta il paese di Aiello Calabro, in provincia di ...
Banda di Aiello Cal
Aiello Calabro : OLIVO la vallata della morte : - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=rUXKH1BstLk
10 set 2016 - Caricato da Luciano Imperato
Aiello morta: due negozi alimentari-due macellerie e tre bar -la posta- la farmacia ed una benzina ...UN SORRISO DA AIELLO CALABRO - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=yQ1AQ4MAB4U
13 mar 2012 - Caricato da ComuneAielloCalabro
L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI AIELLO CALABRO ED IL COMITATO "Aiello Calabro RADIOATTIVA - YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=x0EVOR57e0k
03 set 2009 - Caricato da Nicola Coccimiglio
CESIO 137 AD AIELLO CALABRO ! ... Scorie in Calabria, Sindaco Aiello Calabro "Intervenga Governo ...
...A SUIVRE!
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