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mercoledì 6 luglio 2016

Giuseppe Bifolchi (Balsorano, 20 febbraio 1895 – Avezzano, 16 marzo 1978)

Giuseppe Bifolchi

Giuseppe Bifolchi (Balsorano, 20 febbraio 1895 – Avezzano, 16 marzo 1978) è stato un partigiano e anarchico italiano.

La guerra

Nel 1913, a 18 anni, si arruola volontario nell'esercito, presta servizio in Libia dove diventa sottufficiale, partecipa alla guerra 1915-18 e si congeda all'inizio del 1920 col grado di ufficiale. Alla fine del conflitto aderisce alle correnti anarco-individualiste, per poi spostarsi su posizioni anarco-comuniste.

In Francia

Nel maggio 1920 parte per la Francia, con una sosta a Corticella per salutare Luigi Fabbri. Lavora in un cementificio. Fin dall'inizio è attivo nel movimento, iniziando a scrivere su diversi giornali. Usa spesso, per tutto il periodo francese e belga, lo pseudonimo di Luigi Viola. Il suo primo articolo è su «Il Libertario» di La Spezia nel dicembre 1920; collabora poi a «Il Risveglio» di Ginevra, «Fede!», il numero unico «L'agitazione a favore di Castagna e Bonomini», «La Tempra», «Le Libertaire».
Dal 1920 al 1927 è impegnato nel movimento a favore di Sacco e Vanzetti.
Il 5 e 6 settembre 1925 partecipa a Parigi al convegno dell'Unione sindacale italiana (USI). È tra i più attivi sostenitori della ricostruzione dell'Unione anarchica italiana (UAI) in Francia.
Nel 1927 partecipa alle riunioni della ‘Piattaforma Archinof', unico italiano favorevole alla Piattaforma stessa, in contrapposizione con il gruppo di «Pensiero e Volontà» rappresentato da Camillo Berneri, Luigi Fabbri e Ugo Fedeli, ed è uno dei fondatori della I Sezione italiana della Federazione internazionale comunista-anarchica.
Nel 1927 viene espulso, come molti altri anarchici, rientrando più volte in Francia clandestinamente.
Nel 1928 e 1929 collabora al periodico «Germinal» di Chicago. A Bruxelles fonda e dirige il giornale «Bandiera Nera» (aprile 1929-maggio 1931). Collabora con i periodici svizzeri «Le réveil anarchiste» e «Vogliamo»

In Spagna

Ai primi di agosto del 1936, pochi giorni dopo l'inizio degli scontri con i militari golpisti, è in Spagna.
Prende immediatamente contatto con Buenaventura Durruti (conosciuto a Parigi insieme a Francisco Ascaso) sul fronte di Saragozza; torna a Barcellona ed apprende da Santillan della costituzione, all'interno della Colonna Ascaso, della Colonna Italiana di Berneri, Angeloni e Carlo Rosselli.
Alla caserma Predalbes (poi caserma Bakunin) addestra i volontari e dopo meno di quindici giorni la Colonna italiana parte per il fronte di Huesca. Il 28 agosto avviene il primo scontro con i nazionalisti nella battaglia di Monte Pelato, nella quale resta ucciso Angeloni. Le qualità militari di Bifolchi sono subito evidenti e riconosciute. Nel corso della battaglia assume il comando della sezioni fucilieri.
Alla metà di settembre è vicecomandante della Colonna. Il fronte si attesta attorno a Huesca. Alla fine di novembre la battaglia di Almudévar, che nonostante il valore dei singoli militanti della Colonna si risolve in una ‘vittoria mancata', acuisce i contrasti nati tra la componente anarchica maggioritaria e quella di Giustizia e Libertà (GL).
Il 6 dicembre Rosselli rassegna le dimissioni ed il comando passa a Bifolchi. Nel corso dei mesi seguenti Bifolchi viene più volte citato dai bollettini repubblicani per il suo valore.
All'inizio di aprile del 1937 gli viene offerto il comando effettivo del 19º reggimento della 126ª Brigata, dalla quale dovrebbe dipendere anche il battaglione italiano (ex-Colonna italiana) al comando del quale è stato nominato Antonio Cieri. I due reparti avrebbero fatto parte della 28ª divisione (ex-Colonna Ascaso). Tanto lui che Cieri declinano i rispettivi incarichi non accettando la militarizzazione delle formazioni combattenti imposta dal governo repubblicano.
Cieri viene ucciso il 7 aprile in circostanze sospette. Bifolchi è a Barcellona nei giorni di maggio. A proposito dell'assassinio di Camillo Berneri da parte degli stalinisti riferisce:
«La sera della prima giorna¬ta (3 maggio) vidi Berneri al Comitato Regionale della CNT e lo invitai a rimanere presso di me. Siccome Lu¬dovici che dormiva con lui mi assicurò che si era sicuri, io non insistetti e feci male».

Clandestinità e prigionia

Bifolchi lascia la Spagna nel mese di giugno e raggiunge Parigi. Nel settembre 1937 viene arrestato a Perpignan insieme a Luigi Evangelista, mentre cerca di attraversare la frontiera con un camion di indumenti e viveri per la Spagna.
Agli inizi del 1938 si stabilisce nuovamente a Bruxelles. Qui aiuta molti anarchici a fuggire in Sud America, grazie a passaporti falsificati presi in Spagna durante la guerra civile.
Negli anni dal 1937 al 1940 collabora a «Le Libertaire», ma soprattutto a «Il Risveglio» sul quale compaiono suoi articoli in ogni numero.
Il 10 maggio 1940 viene arrestato dalla polizia belga per essere inviato in Francia. Nei pressi della stazione ferroviaria di Ath (Hainaut, Belgio) il treno sul quale viaggia viene bombardato da aerei tedeschi e Bifolchi viene colpito da una scheggia alla spalla destra. Ricoverato all'ospedale di Ath vi rimane 10 giorni. Dimesso dall'ospedale raggiunge la sua abitazione a Bruxelles facendosi curare ambulatorialmente all'ospedale di Ixelles. Il 25 novembre 1940 viene arrestato dalla polizia tedesca e inviato in Italia per essere consegnato a quella fascista, che lo arresta nell'ufficio di PS di Confine del Brennero il 16 dicembre 1940.
Il 28 gennaio 1941 viene condannato dal Tribunale de L’Aquila a 3 anni di confino perché «combattente antifranchista in Spagna».
Giunge a Ponza e poi, l'8 febbraio 1941, a Ventotene.
Dopo il 25 luglio 1943 segue la sorte degli anarchici lì confinati, non liberati dal governo di Badoglio e spediti al campo di concentramento di Renicci d’Anghiari (AR) alla fine di agosto, da dove riescono ad evadere.

Resistenza e Liberazione

Bifolchi torna a Balsorano, aderisce a partecipa alla guerra partigiana di Resistenza; entra in contatto con alcuni ufficiali inglesi, passando più volte il fronte dopo Cassino per sollecitare la ripresa dell'avanzata alleata. Chiede agli Alleati di non bombardare il paese, dato che i tedeschi si erano ritirati. La richiesta non viene accolta ed il paese abruzzese viene bombardato il 4 giugno 1944.
Dopo la guerra di Resistenza è per qualche tempo sindaco “repubblicano” della Liberazione di Balsorano. Organizza una cooperativa anarchica e collabora con gli organi di stampa del movimento («Umanità Nova», «L'Adunata dei Refrattari», «L'Internazionale»).
Collabora negli anni '70 con le edizioni «Antistato» di Cesena, impegnandosi a far stampare diversi libri presso una tipografia di Sora e pubblicando anche un suo libro, Spartaco, la rivolta che dura.
Muore presso l'ospedale di Avezzano il 16 marzo 1978.

Bibliografia

  • E. Puglielli, Il movimento anarchico abruzzese 1907-1957, Textus, L'Aquila, 2010
  • E. Puglielli, Dizionario degli anarchici abruzzesi, CSL “Camillo Di Sciullo”, Chieti, 2010
  • ACS, CPC, b. 641, f. ad nomen
Esistono, al mondo, luoghi e persone spesso sconosciuti ai piu’: localita’ spesso insignificanti, uomini che alla maggior parte non dicono nulla, ma che possono ben vantarsi  di aver avuto ruoli importanti per lo sviluppo ed il progresso dell’umanita’. Nel nostro caso, si e’ lottato, anche a rischio della propria vita, soprattutto per la liberta’ delle generazioni future e quelle ancora a venire.
E’ la storia di Giuseppe Bifolchi, mai come in questo caso figlio glorioso del leggendario Abruzzo: nato a Balsorano (Aq), sin da ragazzo abbraccia le idee irredentiste arruolandosi volontario nell’esercito per partecipare alla campagna di Libia nella Grande Guerra, salvo poi congedarsi da ufficiale ed aderire alle correnti anarco-individualiste e poi comuniste
Inizia quindi a collaborare con varie riviste straniere che aderiscono al movimento, mentre al tempo stesso continua un lungo pellegrinare per la Penisola, impegnandosi nel frattempo per tutti gli anni 20 per la liberazione degli ingiustamente accusati Sacco e Vanzetti, poi trucidati da innocenti sulla sedia elettrica.
Comincia anche un lungo periodo di clandestinita’ tra espulsioni e rientri anonimi dalla Francia, che lo indurranno alla fine a rendersi protagonista in Spagna tra le fila dei rivoltosi antifranchisti nella lunga Guerra Civile,guadagnandosi sul campo per le sue imprese,  il grado di comandante delle colonne in rivolta. Continua il suo peregrinare da perseguitato politico, che lo porta prima in Francia e poi in Belgio, da dove aiuta altri anarchici a fuggire con documenti falsi in Sudamerica.
Nei primi mesi degli anni ‘40 subisce diversi arresti, cui seguono altrettanto rocambolesche evasioni, sino al novembre dello stesso anno in cui viene fermato dai tedeschi che lo rimpatriano in Italia, dove viene condannato dal Tribunale dell’Aquila a 3 anni per la sua resistenza antifranchista, che sconta tra Ponza e Ventotene.
Dopo la caduta del regime, viene condotto in un campo di prigionia in provincia di Arezzo da cui, anche stavolta, riesce ad evadere,per tornare a Balsorano: anche qui riesce a distinguersi per il suo coraggio. Entrato in contatto con la Resistenza,nonche’ con gli Alleati, dopo aver valicato piu’ volte la linea di fronte intorno a Cassino, chiede ripetutamente a questi ultimi di non bombardare il paese, stante l’abbandono dei nazisti di tutta la linea del fronte.
La richiesta tuttavia non viene accolta ed il 4 giugno 1944, mentre i liberatori entrano in Roma, Balsorano viene bombardata e distrutta. Alla fine del conflitto mondiale, diviene anche Sindaco del paese e collabora con diverse riviste anarchiche dell’epoca, per tramandare la memoria storica degli eventi luttuosi del ventennio fascista.
E cosi’ sara’ per tutto il resto della avventurosa vita di questo abruzzese venuto da lontano e spintosi sino ad avere un ruolo di protagonista negli eventi avvenuti nel periodo piu’ buio della storia del nostro Paese, alla cui liberta’ hanno contribuito anche e soprattutto personaggi oscuri ma leggendari per coloro che li hanno conosciuti, come senza dubbio e’ stato Giuseppe Bifolchi,che chiuse i suoi giorni ad Avezzano il 16 marzo 1978.
Il ricordo di questo combattente della liberta’ e’ stato inoltre immortalato dal suo Paese, con l’intitolazione a suo nome di una scuola elementare.
   GIUSEPPE BIFOLCHI   -  The anarchist came from a far
 
There, in the world, people and places that are often unknown to most ': places' often insignificant to most people that does not say anything, but that may well boast of having played important roles in the development and progress of mankind.
In our case, and fought, even at the risk of his own life, especially for the freedom of future generations and those yet to come.
It 's the story of Giuseppe Bifolchi, never as in this case, the glorious son of the legendary Abruzzo:born in Balsorano (Aq), as a boy embraces the irredentist ideas enlisting volunteer army to participate in the Libyan campaign in the Great War, only to take leave of the official and adhere to current anarchy-individualists and then communist
He then began to work with various foreign journals that adhere to the movement, while at the same time continuing a long pilgrimage to the Peninsula, engaging in the meantime for all 20 years for the release of the unjustly accused Sacco and Vanzetti, then slaughtered the innocent from the electric chair .
Begins also a long period of illegal immigration is' between expulsions and returns anonymous from France, which will cause it to eventually become protagonist in Spain among the ranks of the against-Franco rebels during the long civil war, earning his exploits on the field to the rank of commander of the columns in revolt.
Following continued his wanderings from political persecution, which leads him first to France and then in Belgium, where it helps other anarchists to escape with false documents in South America.
In early 40’s suffered several arrests, followed by equally daring escapes, until November of the same year in which it is stopped by the Germans who repatriated to Italy, where he is sentenced by the Court in Aquila 3 years for his anti-Franco resistance , who is serving between Ponza and Ventotene.
After the fall of the regimen, is conducted in a prison camp in the province of Arezzo where, once again, managed to escape, to return to Balsorano: here manages to stand out for his courage.
Came into contact with the Resistance, as well as with the Allies, after crossing more times the line in front around Cassino, repeatedly asks them to not bomb the country, given the abandonment of the Nazis across the front line .
The request is not accepted, however, and June 4, 1944, while the liberators come in Rome, Balsorano was bombed and destroyed.
At the end of World War II, also became Mayor of the country and collaborates with various anarchist journals of the time, to pass on the historical memory of the tragic events of the Fascist period.
And so 'will' for the rest of the adventurous life of this Abruzzo came from far and pushing himself up to have a starring role in the events that occurred in the period more dark history of our country, whose freedom have also contributed, and especially obscure characters but legendary for those who knew them, as no doubt and 'state Giuseppe Bifolchi, who closed his days in Avezzano in the 16/3/78.
The memory of this freedom fighter and' has also been immortalized by his country, with the dedication to his name an elementary school.

Bifolchi, Giuseppe, 1895-1978

Giuseppe Bifolchi aka Viola aka V
Born Balsorano, Italy 1895. Died Avezzano Italy 1978

Born in the Abruzzi in Balsorano on 20th February 1895
A non-commissioned officer during World War One Giuseppe Bifolchi became an individualist anarchist, later moving over to a pronouncedly organisational anarchist communism.
Forced into exile in France in the 1920s, he became a supporter of the Organisational Platform of the Libertarian Communists of Arshinov, Makhno, Mett et al. He participated in the international meetings convened by the Platformists in 1927.
In 1924 he contributed to the single issue (15th December) of the Italian paper L’Agitazione a favore di Castagna e Bonomini published in Paris to support the two comrades Mario Castagna and Ernesto Bonomini accused of having killed two fascists and threatened with extradition. They were sentenced respectively to seven and eight years in prison.
In 1927 he worked in a cement works and lived at 47 rue Rebeval in the 19th arrondissement of Paris with his partner Argentina Gantelli. He contributed to the French anarchist paper Le Libertaire under the signature "V". The 7th August 1927 he took part in the demonstration in the Bois de Vincennes of the International Committee of Anarchist Defence for Sacco and Vanzetti. The same year he suffered an expulsion order in September and was forced to move to Brussels. There between1929-1931 he was the publisher of the Italian anarchist monthly Bandiera Nera (Brussels, 17 issues from April 1929 to May 1931). During the same period he contributed to the bilingual Franco-Italian paper published since 1900 in Geneva by Luigi Bertoni, Il Risveglio anarchico-Le réveil anarchiste and to the monthly magazine Vogliamo (Lugano, August 1929 – January 1931).
In July 1936, with Camillo Berneri, M. Centrone, Girotti, Perrone, Ernesto Bonomini and Fantozzi he was part of the first group of Italians to go to Perpignan to prepare to fight in Spain. He was later joined there by Argentina. A member of the Italian section of the Ascaso Column, he was the leader of the group of riflemen who on the 25th August 1936 managed to capture the heights of Monte Pelato, albeit with heavy losses. He was later named as responsible for the Rosselli Column on the Huesca front. Giuseppe Biffolchi was the real military head of the column whose political head was the militant of the anti-fascist organisation, Giustizia e Liberta, Carlo Rosselli. In November 1936 during the offensive on Almudevar he was responsible for the right wing of the attack. Bifolchi showed great courage and calmness in action and was a significant tactician.
During the events of May 1937 he was a member of the Italian section of the Defence Committee of the CNT.
In a letter to his brother on the 14 August 1937, he wrote: "I can say that in Spain I have passed the happiest year of my existence, If I have to die I will die happy”
He was forced to return to France where he was arrested in 1937 at Perpignan and again served with an expulsion notice.
He was able to bring back Spanish passports and these were used to help comrades in Belgium escape to South America on the eve of the Second World war. Thus the passport of Giovanni Aragno, killed on 7th January 1937 on the Mirabueno front, was used by the anarchist Emilio Marziani who, in 1940, departed from Anvers for South America, and that of Luigi Fthealda, killed January 1937 at Majadahonda (Madrid), was passed over to the anarchist Aramis Crenonini for the same purpose.
In 1940 he was interned in a prison camp then extradited to Italy. There he was deported to Ponza and then Ventotene, and then fought in the Resistance. He was nominated as the "Liberation Mayor" of Balsorano in 1944. In this capacity he went on 4th June with a delegation from the town to plead with the Allies not to bombard Balsorano as the Germans had departed. The delegation was received in bad grace, and Balsorano was not spared two further artillery shellings before the firing stopped.
After the Liberation he set up a fruit cooperative based on anarchist principles. He contributed to the anarchist magazine L'Internationale.
In 1970 he appears to have lived in the USA.
Giuseppe Bifolchi died at Avezzano on the 16th March 1978.
Nick Heath

 

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